• Non ci sono risultati.

2. Cantiere delle Navi Antiche di Pisa San Rossore

2.5. Cause del dissesto idrogeologico

Le dinamiche formative degli eventi alluvionali sono da attribuire ad una concomitanza di fattori ambientali ed antropici, che hanno provocato esondazioni con cadenza regolare1086.

La presenza di una vera propria ‘industria del legname’ porta a valutare l’intenso disboscamento, collegato alla colonizzazione romana, quale causa dei dissesti idrogeologici1087. Una

possibile spiegazione viene suggerita dalla lettura di un passo di Strabone (Strabo., V.2.5) che, descrivendo Pisa, riporta che la città «un tempo sia stata prospera e ancora oggi gode di fama grazie alla fertilità della terra, alle cave di pietra e al legname per allestire le navi, delle quali si servivano in passato contro i pericoli provenienti dal mare (…) oggi questo legname si usa per lo più per la costruzione di palazzi a Roma e che i proprietari si fanno costruire fastosi come regge dei re persiani (…)»1088.

L’insediamento dei nuovi coloni, la suddivisione del territorio boschivo in lotti regolari da coltivare, il conseguente disboscamento dell’area, la regolarizzazione dei corsi d’acqua minori per irregimentarli nella griglia centuriale deve aver portato a un profondo dissesto idrogeologico, caratterizzato dalla ricorrenza di frequenti e disastrose alluvioni1089.

1076 BENVENUTI ET ALII 2006. 1077 BENVENUTI ET ALII 2006.

1078 BENVENUTI ET ALII 2006. La transizione improvvisa di sabbia e ciottoli in sezioni ortogonali al paleoflusso sono piuttosto simili

a quelli riportati nei depositi di fiumi con multicanali.

1079 BENVENUTI ET ALII 2006. 1080 BENVENUTI ET ALII 2006. 1081 BENVENUTI ET ALII 2006. 1082 BENVENUTI ET ALII 2006. 1083 BENVENUTI ET ALII 2006. 1084 BENVENUTI ET ALII 2006. 1085 BENVENUTI ET ALII 2006. 1086 CAMILLI-SETARI 2005, p. 16.

1087 REMOTTI 2012; CAMILLI-SETARI 2005, p. 16.

1088 CAMILLI ET ALII 2006B, p. 15 ; CAMILLI ET ALII 2006C, p.15; CAMILLI-SETARI 2005, p. 16. 1089 CAMILLI-SETARI 2005, p. 16.

Il regime deposizionale alluvionale del periodo romano risulta, inoltre, provocato dagli eventi idroclimatici ad alta magnitudine, che hanno causato, poi, l’instabilità del fiume Arno1090. Le intense

precipitazioni risultano essere state concentrate in brevi intervalli temporali e si sono ripetute periodicamente generando esondazioni catastrofiche dei fiumi, caratterizzanti la piana pisana1091.

L’occorrenza di eventi alluvionali catastrofici durante l’epoca romana è confermata dai dati storici relativi alle frequenti esondazioni del fiume Tevere, che hanno interessato la città di Roma dal 200 a.C. al 200 d.C.1092

Il confronto tra dati sulle fluttuazioni climatiche nel periodo romano dimostra che il record sedimentario nell’approdo pisano trova corrispondenza con le alluvioni storiche e la frequenza di piene eccezionali del fiume Tevere1093. I dati disponibili per quanto riguarda il regime idrogeologico del fiume

Tevere indicano alluvioni ricorrenti attorno al II sec. a.C., una bassa frequenza di flusso attorno al I sec. a.C. e un’alta incidenza alluvionale attorno alla nascita di Cristo, fino ad una diminuzione verso il IV sec. d.C.1094 Il millennio coincidente con l’età romana vede un’estensione del clima caldo a livello mondiale,

che segue e precede i periodi più freddi (dal IX al III sec. a.C. e l’inizio del Medio Evo)1095. L’affinità e la

corrispondenza tra il regime alluvionale del Tevere e del tratto terminale del fiume Arno può indicare che il periodo climatico caldo romano è stato caratterizzato in Italia centrale da un regime piovoso, che ha determinato condizioni idrologiche, oscillanti da uno stato propenso alle alluvioni ad uno di quiescenza su scala centennale1096.

Questo regime idroclimatico, documentato da 4 unità sedimentarie nell’approdo di Pisa, trova riscontro con il regime alluvionale del delta del Rodano tra il I sec. a.C. e il II sec. d.C.1097 In questo

intervallo temporale, il delta del Rodano è stato caratterizzato da frequenti avulsioni dei suoi canali affluenti, a causa di un aumento della paleoportata del bacino di circa 97800 m2, che, a sua volta, è il

riflesso di variazioni idroclimatiche di ampio significato1098. La calibrazione cronologica evidenzia due

periodi di più frequente avulsione, I sec. e II sec. d.C., separati da un breve intervallo di quiescenza1099.

L’alternanza di periodi dominati da alluvioni e quiescenza si adatta alla cronologia degli eventi alluvionali proposta per i depositi delle unità sedimentarie 2 e 3 di San Rossore1100.

Il cambiamento del livello marino può aver contributo agli eventi alluvionali, determinando cambiamenti della pendenza del canale, che, poi, ha ostacolato la portata fluviale così da generare il superamento degli argini1101.

Nel sito, il materiale romano è sepolto ad una profondità massima di 6 m sotto il presente livello del mare, suggerendo alcune subsidenze in questa porzione della piana alluvionale1102. Confrontando

questo dato con i siti etruschi attorno all’approdo rinvenuti ad una profondità di 2 m dalla superficie, è stata ipotizzata una media locale di subsidenza di circa 0,8 mm/anno negli ultimi 2600 anni1103.

Relativamente al livello del mare è possibile evidenziare una fluttuazione, che si è registrata tra 6400 e 2000 BP1104. Nel sito, il canale fluviale documenta un’incisione dei depositi argillosi pertinenti ad

un ambiente salmastro1105. L’assenza nei campioni relativi ad una facies graduale di transizione tra

questi depositi e i successivi riempimenti sabbiosi del canale non trova corrispondenza con la facies di

1090 BENVENUTI ET ALII 2006.

1091 CAMILLI ET ALII 2006B, p. 19; CAMILLI ET ALII 2006C, p. 19; CAMILLI ET ALII 2005A, p. 75. 1092 CAMILLI ET ALII 2006B, p. 19; CAMILLI ET ALII 2006C, p. 19.

1093 BENVENUTI ET ALII 2006. 1094 BENVENUTI ET ALII 2006. 1095 BENVENUTI ET ALII 2006. 1096 BENVENUTI ET ALII 2006. 1097 BENVENUTI ET ALII 2006. 1098 BENVENUTI ET ALII 2006. 1099 BENVENUTI ET ALII 2006. 1100 BENVENUTI ET ALII 2006. 1101 BENVENUTI ET ALII 2006. 1102 BENVENUTI ET ALII 2006. 1103 BENVENUTI ET ALII 2006. 1104 BENVENUTI ET ALII 2006. 1105 BENVENUTI ET ALII 2006.

trasgressione postglaciale, relativa all’innalzamento del livello del mare1106. Il canale è stato riempito a

seguito dell’incremento del livello del mare registrato in epoca romana, a causa della vicinanza alla costa1107.

Una concomitanza di effetti geomorfologici e sedimentari del livello marino sulla piana alluvionale ha contribuito all’evoluzione del canale. In tal senso, a questi eventi è da attribuire l’abbandono del canale pre-romano a causa dell’aumento del livello marino e il suo successivo riempimento per essere riutilizzato come approdo, con depositi alluvionali riforniti da un canale attivo instabile posto nelle vicinanze1108. Questa ipotesi spiegherebbe il possibile comportamento avulsivo del

fiume Arno in epoca romana non solo come effetto delle catastrofiche alluvioni, ma anche in risposta a un aumento di scala ridotta del livello marino1109.

In sintesi, il periodo in cui si sono verificate questi eventi alluvionali corrisponde ad una fase di sensibile riscaldamento successiva alla cd. piccola età glaciale arcaica, coincidente con l’età del Ferro (tra 900 e 300 a.C.) e nella quale si sono accumulati i depositi alluvionali dell’unità a); tale ipotesi è confermata dalla presenza, negli stessi depositi argillosi, di formazioni boschive microtermiche, che, nei livelli più recenti, vanno riducendosi1110. Si ritiene che in questa fase il livello marino fosse più basso di

1-2 m dell’attuale, mentre durante il successivo riscaldamento del periodo romano il livello del mare potrebbe essere stato più alto1111. La concomitanza di un incremento del livello marino e di fasi di

intense precipitazioni, concentrate in brevi intervalli temporali, potrebbe aver generato le periodiche esondazioni catastrofiche1112. Durante questi eventi eccezionali si sono verificate, dunque, le rotte

d’argine attraverso le quali sono state rovesciate enormi quantità di sedimenti sabbiosi nella pianura, che hanno travolto ed inglobato le navi ormeggiate presso l’approdo di San Rossore1113.

Si può, dunque, concludere che gli eventi alluvionali ad alta magnitudine sarebbero stati provocati da un’interazione di fenomeni, quali: eventi idroclimatici ad alta magnitudine, fluttuazioni del livello del mare e impatto antropico nell’ambito di una piana alluvionali sulle dinamiche e processi geomorfologici e sedimentari1114.