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2. Cantiere delle Navi Antiche di Pisa San Rossore

2.1. La scoperta del sito

Il Cantiere è stato oggetto di numerose campagne di scavo, che si sono succedute, in maniera non sempre continuativa, dal 1998 fino al 2014 e che hanno interessato una superficie complessiva di circa 3000 m2.

L’area, entro cui ricade il ritrovamento, è stata dichiarata di interesse storico archeologico nel 1993 dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici della Toscana557. Questo intervento ha garantito la

realizzazione di saggi preventivi, con i quali si è pienamente confermato l’interesse archeologico dell’area558.

Queste prime indagini archeologiche hanno interessato l’intera zona, adibita fino ad allora a scalo merci del complesso ferroviario559. Lo scavo ha messo in luce, immediatamente sotto il manto di

544 BRUNI 2006, pp. 179-180; CAMILLI-SETARI 2005, p. 78; CAMILLI ET ALII 2005A, p. 76; GIACHI 2005; COLOMBINI ET ALII 2003; GIACHI ET

ALII 2003; BRUNI 2003, pp. 183-221; BRUNI 2000, pp. 80-82.

545 CAMILLI-SETARI 2012.

546 CAMILLI-SETARI 2012; CAMILLI-SETARI 2005, p. 74; CAMILLI ET ALII 2006A, pp. 214-220; CAMILLI ET ALII 2005B, p. 76. 547 MARIOTTI LIPPI ET ALII 2007; GIACHI ET ALII 2003; MACCHIONI 2003.

548 CAMILLI ET ALII 2009; REMOTTIET ALII 2010A; REMOTTIET ALII 2010B; REMOTTI-MACHETTI 2009; REMOTTI-MACHETTI 2008; REMOTTIET ALII

2008; CAMILLI ET ALII 2008; GIACHI ET ALII 2008; CAMILLI-SETARI 2005, pp. 40-44, p. 80; BRUNI 2003, p. 15; BRUNI 2002, p. 7; BRUNI 2000,

pp. 353-358.

549 CAMILLI ET ALII 2009; BENVENUTI ET ALII 2006. La compresenza di depositi fluviali sabbiosi o argillosi e strati complessi di argilla

e sabbia di origine alluvionale, nonché la mancata risalita dell’acqua di falda hanno evitato l’ossidazione dei materiali organici.

550 REMOTTI 2012, pp. 120-133; REMOTTI 2010; CAMILLI-SETARI 2005, p. 78; BRUNI 2003, pp. 137-140, 159-18; BRUNI 2000, pp. 80-

86, 109-117, 329-352.

551 Si veda il lavoro di PECCHIONI 2007 per quanto riguarda lo studio archeometrico delle anfore e zavorre rinvenute nell’area dei

relitti D e B e nell’Ampliamento Sud; BRUNI 2000, pp. 110-114.

552 REMOTTI 2010 per quanto riguarda lo studio di materiali tessili e in fibra vegetale. 553 PECCHIONI 2007; BRUNI 2000, pp. 119-164.

554 REMOTTI 2010; BRUNI 2000, pp. 113-114.

555 CAMILLI ET ALII 2009 ; BRUNI 2006, pp. 181- 187 ;CAMILLI ET ALII 2005A, p. 74; CAMILLI ET ALII 2006A; BRUNI 1999, p. 11. 556 BRUNI 2006, pp. 163-169 ; CAMILLI ET ALII 2005A, p. 76.

557 BRUNI 2003, p. 18; BRUNI 2002, p. 9.

558 CAMILLI-SETARI 2012; CAMILLI ET ALII 2009; BRUNI 2003, p. 18; BRUNI 2002, p. 9. 559 BRUNI 2003, p. 75.

asfalto, uno spesso strato di riporto di epoca moderna560, relativo ai lavori effettuati nei decenni centrali

del XX sec. per la realizzazione del piazzale stesso561. Al di sotto di questo strato è stato individuato un

livello di terreno compatto (dallo spessore compreso tra 60 e 100 cm), al cui interno sono stati recuperati pochissimi materiali inquadrabili tra XIV e primi anni del Novecento e relativi all’utilizzo dell’area per scopi agricoli a partire dal Medioevo562. A una profondità di 2, 10 m è stato rinvenuto uno

strato, caratterizzato da diverse testimonianze archeologiche e presumibilmente relativo alla fase di abbandono dell’area, databile dopo il V sec. d.C.563. Questo strato di obliterazione ha coperto un

deposito caratterizzato dalla presenza di due canali, larghi 80 cm orientati perpendicolarmente Nord- Ovest Sud-Est e Nord-Est Sud-Ovest564. Dal momento che le dimensioni e l’orientamento dei canali

sembra adattarsi ai lotti centuriali rinvenuti nel corso delle campagne di scavo del 1995 nella vicina area Scheibler, Stefano Bruni ha ipotizzato che possano riferirsi alla rete centuriale dell’immediato suburbio di Pisa565.

Questo livello, a sua volta, copriva una struttura566, probabilmente un edificio con muri in opus

craticium567 e con un porticato presso il lato settentrionale568. S. Bruni ha ipotizzato che questa

struttura sia stata magazzino o edificio di supporto alle attività che si svolgevano sulla darsena pisana569.

Lacune sussistono anche per quanto riguarda l’inquadramento cronologico di questa struttura, per la quale si dispone di pochi frammenti ceramici, da cui è stato ipotizzato la realizzazione in età tardo repubblicana570.

In seguito a questi interventi e alla decisione delle Ferrovie dello Stato nel 1997 di realizzare un fabbricato relativo al vicino scalo ferroviario di Pisa San Rossore, è stato avviato uno scavo estensivo nel 1998571.

Nelle prime fasi, l’intervento si è configurato come ‘scavo d’emergenza’, volto a recuperare resti di interesse archeologico e finalizzato all’identificazione delle imbarcazioni, che man mano emergevano dai depositi alluvionali572. Si spiega così che il primo dei natanti individuati (relitto A) sia stato

inavvertitamente sezionato dall’infissione delle grandi paratie metalliche di contenimento e sia rimasto in tale condizione, una metà all’interno dell’area indagata ed una (non indagata) all’esterno dello scavo573.

Le prime fasi di indagine sono state, inoltre, segnate da difficoltà di lettura stratigrafica, complicata dalla presenza della risalita di acqua di falda574. Solo la stabilizzazione del drenaggio dell’area

tramite un fitto sistema di well points ha permesso la percezione delle differenze stratigrafiche e una maggiore accuratezza nella redazione della documentazione575.

560 Questo strato presentava una potenza variabile da 1,40 m nella parte più meridionale a 2,10 m in quella più settentrionale. 561 BRUNI 2003, p. 75.

562 BRUNI 2003, p. 75.

563 BRUNI 2003, p. 75. Questa ipotesi interpretative, secondo l’Autore, sembrerebbe concordare con i dati derivanti dalle fonti

storiche relative all’impaludamento della piana pisana in quell’epoca.

564 BRUNI 2003, p. 75. 565 BRUNI 2003, p. 75.

566 BRUNI 2003, pp. 75-76. La struttura è stata rinvenuta ad una quota di -2.26/2.17 m e risulta essere costituita da una serie di

lastre di panchina di forma irregolare e spessore variabile tra i 25 e 30 cm, che formavano un’area lastricata larga 2,80 m e lunga oltre 7 m con orientamento Nord-Ovest Sud-Est. La struttura risulta essere fiancheggiata da una serie di 5 pali (di cui sono stati rinvenuti i fori per l’alloggiamento) sul lato corto meridionale e da 8 su lato orientale.

567 BRUNI 2003, p. 75. Questa ricostruzione è stata formulata in seguito al ritrovamento di argilla pressata in uno dei fori per

l’alloggiamento dei pali lignei.

568 BRUNI 2003, pp. 75-76. Questa ipotesi è basata sul rinvenimento di un blocco squadrato in corrispondenza dell’angolo

meridionale, probabilmente destinato a sorreggere una colonna o un pilastro.

569 BRUNI 2003, p. 76. 570 BRUNI 2003, pp. 76-77.

571 BRUNI 2003, p. 18; BRUNI 2002, p. 9.

572 REMOTTI 2012, p. 14; CAMILLI ET ALII 2009; CAMILLI-SETARI 2005, p. 12; CAMILLI ET ALII 2005A, p. 74; BRUNI 2003, p. 18; BRUNI 2002,

p. 9. All’inizio i lavori sono stati finanziati dalle stesse Ferrovie.

573 REMOTTI 2012, p. 19; BRUNI 2003, p. 19; BRUNI 2002, p. 10.

574 REMOTTI 2012, p. 14; CAMILLI ET ALII 2009; CAMILLI-SETARI 2005, p. 12; CAMILLI ET ALII 2005A, p. 74; BRUNI 2003, p. 18; BRUNI 2002,

p. 9.

Le prime operazioni di scavo sono state avviate con l’uso del mezzo meccanico, che ha consentito di raggiungere, in breve tempo, una profondità di circa 5 m rispetto al piano di calpestio moderno576. A partire da questa quota sono stati effettuati otto saggi, distanti 7 m gli uni dagli altri.

Quattro di essi sono stati posizionati ad Ovest del palancolato (che delimita, tuttora, l’intera superficie del Cantiere delle Navi Antiche), raggiungendo una profondità di circa 11 m, altri tre sul lato Nord e l’ultimo sul lato Est (a circa 11 m dall’angolo Nord). I primi saggi sono risultati essere sterili, mentre il Saggio 8 ha restituito una notevole concentrazione di materiale anforaceo (a quota577 -276 cm rispetto

al piano di cantiere). In quest’ultimo saggio (12 x 5 m) l’indagine ha consentito il rinvenimento del primo relitto (allora definito US 6578, oggi Nave A).

I lavori sono proseguiti a 6 m dall’angolo Sud del limite esterno del cantiere, dove sono stati rinvenuti i resti di un’altra imbarcazione (corrispondente alla Nave B579), al cui interno sono state

scoperte diverse anfore integre, appoggiate una sull’altra lungo una fiancata del relitto ed interpretate come probabile carico (US 9). A poca distanza è stato messo in luce un altro relitto (Nave F), che, come il precedente, ha conservato in situ il carico di anfore (questa volta non integre).

In seguito, la straordinaria rilevanza del rinvenimento pisano e il ritmo incalzante delle scoperte580 hanno determinato la decisione di trasferire altrove la costruzione prevista in loco,

destinando il sito alla ricerca sistematica581.

In tal senso, è stato necessario l’abbandono della strategia d’intervento iniziale, la progettazione sul lungo periodo del completamento dell’indagine sul contesto ed il superamento dell’originario progetto edilizio, spostando il nucleo direzionale nei pressi della stazione centrale di Pisa582.

A tal proposito, alla fine del dicembre 1998 è stato deciso, vista l’enorme estensione della superficie e le esigenze di cantiere, di suddividere la grande superficie iniziale in sub aree. Questa metodologia, dettata da ragioni di conservazione e recupero delle navi, ha compromesso la lettura finale dei dati di scavo, richiedendo, nella fase analitica, un lavoro di ricomposizione della ‘stratigrafia frammentata’ in singole aree in un organico quadro di insieme, passando dalle singole unità stratigrafiche ad una messa in fase complessiva delle attività riconoscibili583.

L’area di scavo è stata suddivisa nei seguenti settori: Area 1, corrispondente alla porzione del Cantiere in cui è stata rinvenuta la Nave A; l’Area 3, caratterizzata dalla presenza della Nave B; l’Area 2, compresa fra la 1 e la 3 e contraddistinta dal rinvenimento di numerose imbarcazioni (Nave F, presumibilmente Nave E-G-H indicate come US 12-13-14); infine l’Area 4, settore meridionale del Cantiere, dove sono state scoperte la Nave C e la cd. Nave Ellenistica.

Nel febbraio del 1999 è avvenuta la scoperta di un’altra struttura navale, definita Nave D. Il 22 febbraio dello stesso anno viene impiantata una nuova area di scavo, denominata Ampliamento Sud, nella zona Sud-Ovest dell’area di indagine; nell’ambito di questo settore, vengono scoperti alcuni elementi lignei lavorati, facenti parti di un relitto disfatto. In corrispondenza dell’estremo limite Sud dell’area di scavo, nell’angolo Sud Est dell’Ampliamento Sud, è stata rinvenuta, ancora in situ, una palizzata in legno e nel settore 2 della stessa area è stata individuata una struttura costituita da blocchi litici di grosse dimensioni ed un agglomerato con reperti litici di minori dimensioni. Alla fine del Luglio del 1999 è stato rivenuto lo scheletro del cosiddetto marinaio con il suo cagnolino, travolti dal peso della Nave B.

576 Le informazioni di seguito riportate sono state desunte dai primi giornali di scavo inediti relativi alla campagna del 1998-

1999, che ha interessato l’area del Cantiere.

577 Le quote riportate sono relative, dal momento che non è indicata nella documentazione quella assoluta sul livello del mare. 578 Le imbarcazioni, scavate nel corso delle indagini archeologiche del 1998-2001, sono state individuate come singole Unità

Stratigrafiche.

579 Nelle relazioni del 1998-199 la Nave B è definita US 10. 580 Nei primi mesi di scavo del 1999 sono stati scoperti sedici relitti.

581 CAMILLI-SETARI 2012; CAMILLI-SETARI 2005, p. 12; BRUNI 2003, pp. 18-19; BRUNI 2002, p. 9. 582 CAMILLI ET ALII 2009; CAMILLI ET ALII 2005A, p. 74; BRUNI 2003, pp. 18-19.

I lavori sono stati interrotti per circa un anno e sono stati ripresi nel corso del Dicembre del 2000584. Lo scopo di questa seconda campagna di scavo è stato quello di individuare, rimuovere e

trasferire in laboratorio le Navi C, D e F. Pur essendo queste le premesse, gli obiettivi non sono stati raggiunti nei tempi previsti per la complessità e la difficoltà delle condizioni, in cui è stato condotto lo scavo. Alla fine delle indagini nel 2001, infatti, le tre navi sono state solo esplorate parzialmente.

Nello specifico, in questa fase, le indagini hanno interessato il settore 5 dell’Ampliamento Sud, dove sono stati individuati diversi depositi, che sono stati interpretati come livelli derivanti da eventi alluvionali (US 161, 162, 164, 160, 166).

Successivamente le ricerche archeologiche sono state condotte nell’Area 4, a Sud e Ovest dell’imbarcazione C, dove è stata scoperta una successione stratigrafica caratterizzata da un’alternanza di strati a matrice argillosa-sabbiosa. L’indagine archeologica ha interessato la fascia Nord, Sud e l’interno del relitto; anche in questo caso sono stati rinvenuti una serie di depositi alluvionali, di matrice argillosa-sabbiosa, caratterizzati da spessore decrescente verso Est. Le indagini archeologiche, condotte in questo settore di scavo, hanno restituito oggetti singolari, in eccezionale stato di conservazione, quale un cesto di vimini (assieme al suo contenuto di semi, noci, ghiande, foglie) ed una scopetta.

Il 5 Aprile 2001, nell’Area 2 si è proceduto allo scavo della Nave F, praticando due trincee a Nord e a Sud; una di queste, posizionata sopra la cd. ’piroga‘, ha portato all’individuazione di una parte strutturale di un’imbarcazione (USL 243, probabilmente Nave G), presumibilmente il ponte. La campagna di scavo si è conclusa nel luglio del 2001, in seguito al sollevamento della Nave F.

Per quanto riguarda le metodologie di indagine, utilizzate nel corso delle indagini del 1998- 2001, hanno dovuto tener conto di una serie di difficoltà, connesse alla volontà di preservare il più possibile i relitti. In tal senso, la procedura adottata prevedeva in un solo giorno il completamento dello scavo a piccole sezioni delle imbarcazioni, per permettere un accurato lavaggio in grado di eliminare i residui di sabbia e per consentire, al tempo stesso, il rilievo tridimensionale e la relativa documentazione fotografica585.

Terminate queste operazioni, le imbarcazioni sono state ricoperte da un guscio di vetroresina586, che è stato applicato anche sulle parti lesionate587. Lo strato protettivo ha garantito

alla superficie del legno una certa anaerobicità e riparo dalla luce, assicurando, nello stesso tempo, un’umidità costante grazie al sistema di irrigazione temporizzata588.

L’eccezionalità e la complessità del ritrovamento, dunque, hanno determinato una specifica organizzazione del lavoro, con un’équipe, costituita da competenze diverse, capaci di operare all’interno delle varie aree, dove una o più navi sono state esplorate contemporaneamente589.

Nel 2003 i lavori, eseguiti in collaborazione con l’Università degli Studi di Pisa, hanno interessato l’area circostante la nave A (nota come Area 1)590.

L’anno successivo le indagini archeologiche hanno riguardato quasi integralmente l’area del Cantiere. Gli obiettivi di questa campagna di scavo, condotta tra l’estate del 2004 e l’inizio del 2006, sono stati: il completamento dell’indagine dell’Area 4, l’asportazione dei livelli sottostanti la Nave C, l’analisi delle stratigrafie a Nord e a Sud della Nave B (localizzata nell’Area 3), il completamento dello scavo ed il sollevamento della Nave D (che giaceva capovolta nell’Area 5)591.

584 Le prime campagne sono individuate con l’acronimo del Cantiere “PSR” seguito da una cifra araba che individua l’intervento

di scavo (ad esempio PSR 2).

585 CAMILLI-SETARI 2005, pp. 40-41.

586 La vetroresina è suddivisa in pannelli di 1 m, anche se le dimensioni sono state variabili a seconda delle parti della nave da

ricoprire. I vari pannelli, combacianti tra loro e fissati tramite bulloni, hanno consentito una facile apertura della struttura.

587 Le tavole staccate sono state legate con delle fascette di plastica al guscio stesso.

588 CAMILLI-SETARI 2005, p. 40 che evidenzia come il sistema abbia dato risultati positivi, permettendo il protrarsi dei tempi tecnici

di scavo (anche per periodi superiori ai 36 mesi) con conseguenze trascurabili sullo stato di conservazione del legno.

589 Nel periodo più attivo (tutta l’estate del 1999) l’équipe è stata impegnata nello scavo di cinque navi differenti.

590 REMOTTI 2012, p. 19; CAMILLI 2007. Lo scavo è stato eseguito sotto la direzione della Prof. ssa L. Gualandi con un gruppo di

studenti e laureandi coordinati dalla dott.ssa A. De Laurenzi.

Lo scavo, iniziato nell’Area 4 ed estesosi nell’area alle spalle della Nave B (Area 3) e tra questa e la Nave E (Area 2 e 3), ha portato all’identificazione di una serie di depositi alluvionali592. I livelli più

antichi sono stati individuati all’estremità sudorientale dell’Area 3, nella porzione compresa tra il relitto B e il palancolato delimitante l’area di scavo593. I materiali, qui rinvenuti, hanno consentito una

datazione del deposito compresa tra III e prima metà II sec. a.C. e sono stati interpretati come parte del carico di una o più imbarcazioni, di cui, a causa della limitata estensione dello scavo, non sono state individuate ulteriori evidenze594.

Nelle aree 3 e 4, l’indagine archeologica ha interessato solo parzialmente i livelli posteriori all’età augustea595. Le operazioni di scavo condotte nella zona centrale dell’area si sono limitate al

ripristino della sicurezza e alla documentazione delle sezioni stratigrafiche già esposte in passato596.

Nelle stesse aree si è proceduto alla asportazione delle due imbarcazioni fluviali, denominate G e P, già precedentemente liberate dai sedimenti che le ricoprivano597.

Nel corso di questa campagna di scavo, è stato scoperto un interessante deposito ceramico, costituito da grandi mattoni refrattari, dotati di una presa ad una delle estremità, e da tegole con evidenti tracce di fuoco598. La formazione di questo contesto è stata attribuita a fenomeni di discarica

di materiale frammentario ed inutilizzabile, che hanno interessato l’area del bacino599.

Le indagini archeologiche del 2004-2006 hanno interessato, anche, l’Area 5, condizionata dalla presenza dei relitti D e I, entrambi di notevole dimensioni e disposti l’uno sull’altro600. Le due

imbarcazioni hanno influenzato le attività di scavo, legate alla necessità di interventi tempestivi sui relitti e alla volontà di documentare le strutture lignee nel modo più esaustivo possibile601. A rendere più

complessa l’operazione di scavo è stata presenza di grossi tonchi lignei semilavorati, incastrati tra le bitte della Nave D ed il fasciame della Nave I602.

Le attività del 2004-2006 hanno consentito il sollevamento e il recupero della nave D, documentata con strumentazioni 3D in ogni singolo dettaglio, trattata e messa in sicurezza con un complesso sistema costituito da un guscio di vetroresina, appositamente progettato, ed ancorato ad una struttura metallica in grado di sostenere le sollecitazioni durante il suo sollevamento e così trasportata nei locali del Centro di Restauro del Legno Bagnato attigui all’area di scavo, dove l’imbarcazione è stata condotta il 30 novembre 2005603.

Nell’Area 5 le testimonianze più antiche sono riconducibili al II-III sec. d.C. e sono state attribuite ad un piano di fondale, sulla base del rinvenimento di un’estesa concentrazione di reperti archeologici di diversa tipologia, ammassati e compattati tra loro604. La presenza di resti considerati residuali rispetto

allo strato di appartenenza605 ha consentito di formulare l’ipotesi circa la presenza di un probabile carico

e di un relitto nelle vicinanze606. La fase successiva, riconosciuta nell’ambito dell’Area 5, è caratterizzata

dal naufragio nella Nave I, datato fra il IV e il V sec. d.C.607 Il relitto, nel corso della campagna del 2004-

592 CAMILLI ET ALII 2006A. 593 CAMILLI ET ALII 2006A. 594 CAMILLI ET ALII 2006A.

595 CAMILLI ET ALII 2006A. Presso il settore prossimo alla riva è stata documentata una sostanziale continuità, che risulta essere

confermata dalla presenza di depositi argillosi compatti, interrotti da circoscritti fenomeni erosivi.

596 CAMILLI ET ALII 2006A. 597 CAMILLI ET ALII 2006A. 598 CAMILLI ET ALII 2006A.

599 CAMILLI 2004A; CAMILLI ET ALII 2006B, pp. 35-37 ; CAMILLI ET ALII 2006C, pp. 32-33; 600 CAMILLI ET ALII 2006A.

601 CAMILLI ET ALII 2006A.

602 CAMILLI ET ALII 2006A.I reperti potrebbero dimostrarsi la sommità di un livello più esteso, intaccato e parzialmente sconvolto

dalle correnti al momento della formazione del fondale di epoca più recente.

603 CAMILLI ET ALII 2006A. 604 CAMILLI ET ALII 2006A.

605 CAMILLI ET ALII 2006A. Si tratta di contenitori da trasporto (quali anfore tipo Dressel 20, Dressel 2-4), vasellame da mensa e da

cucina.

606 CAMILLI ET ALII 2006A. 607 CAMILLI ET ALII 2006A.

2006, è stato indagato solo in parte, relativamente alle estremità di poppa e prua608. Lo scavo ha

consentito la scoperta, a pochi metri a Nord della Nave I, di un elemento ligneo di grandi dimensioni ed infisso nel terreno, che secondo gli operatori di scavo sarebbe una testimonianza di un intervento da parte dei frequentatori dell’approdo per migliorare la funzionalità del settore609. Queste considerazioni

sono basate sul fatto che il taglio della trincea e i suoi differenti riempimenti presentano caratteristiche di intenzionalità, mentre i livelli successivi all’impianto si connotano come depositi ‘naturali’610.

Una delle ultime fasi, documentate dallo scavo degli anni 2004-2006, è costituita dal naufragio tra la seconda metà del VI e inizio VII secolo d.C. della Nave D611. La posizione del natante ha favorito lo

scorrere delle correnti in alcuni settori: le masse d’acqua presso il bordo più sollevato hanno originato profondi solchi erosivi, che sono stati riempiti da depositi sabbiosi, sottoposti allo scafo, ma che in realtà si sono depositati posteriormente al suo affondamento612.

L’analisi delle stratigrafie posteriori ha restituito l’immagine di una porzione dell’alveo fluviale non più scosso da fenomeni alluvionali di grande entità613. I livelli di sabbie sottili, limi ed argille si sono

depositati sia all’interno sia all’esterno del relitto tardo antico, essendo stato rinvenuto privo di chiglia e capovolto, e si sono adagiati seguendo il suo profilo fino a colmare progressivamente lo scheletro614.

L’ingente quantità di materiale vegetale presente negli strati, in particolare le estese lenti di fogliame pluristratificato all’interno delle argille e le tracce di sottili arbusti nelle sabbie, sembrerebbero indicare un ambiente di sponda percorso da lievi correnti e ricco di vegetazione di tipo palustre615.

In generale, questa campagna di scavo, così come le precedenti, ha consentito il recupero di un gran numero di reperti organici, che si sono conservati grazie alle particolari condizioni di giacitura del deposito. Tra i materiali, rinvenuti nel corso delle indagini del 2004-2006, si segnalano reperti in fibra vegetale intrecciata e la porzione superiore di un’anfora di produzione rodia, ancora recante al collo la corda originariamente utilizzata per sigillarne il contenuto616.

Questa campagna di scavo è stata particolarmente utile perché ha consentito di raggiungere oltre che le finalità progettate, come il recupero della nave D, anche la definizione di alcuni aspetti della formazione del deposito617. In particolare, sono stati chiariti alcuni aspetti riguardanti la

caratterizzazione geomorfologica e topografica del Cantiere ed altri ancora relativi a processi formativi del sito618. In tal senso, risultano essere state individuate le diverse sponde dell’alveo fluviale e risultano