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Area della prevenzione del rischio di disabilità nell’anziano

Anche in questo caso cominciamo riportando un quadro generale che descrive la frequenza con cui le SESP si sono dichiarate impegnate nelle 8 attività indagate. Su un campione di 37 SESP rispondenti, 22 (59%) si sono occupate di sviluppo di programmi e/o progetti, 21 SESP (57%) dichiarano di svolgere attività di promozione della salute e di lavorare in rete con altre strutture e/o istituzioni, 20 (54%) di attivarsi per il coinvolgimento della Comunità e gruppi di interesse. Sono meno le SESP che dichiarano di effettuare supporto e/o supervisione e /o formazione del personale (14, cioè il 38%), sorveglianza 13 (35%), monitoraggio e/o qualità ed efficacia dei servizi e/o ricerca e proposta di nuove soluzioni (10, cioè il 27%) e infine di identificare e ridurre le disuguaglianze di salute (9, ovvero il 24%) (Figura 18).

Figura 18. Percentuale di SESP che dichiarano di svolgere le attività indagate nell’ambito della prevenzione del rischio di disabilità nell’anziano

Riportiamo di seguito i risultati più importanti per ognuna delle attività studiate nell’ordine in cui erano presenti nel questionario seguite da alcune informazioni ricavate sulle prospettive di governance nella prevenzione del rischio di disabilità nell’anziano.

La sorveglianza è realizzata da 13 SESP su 37. Fra queste il 61% eroga questi servizi in forma di attività routinaria istituzionale, mentre il 54% perché previsti da un progetto/programma del Piano Nazionale della Prevenzione 2010-2012. Le SESP sono per il

54% delle strutture semplici e per il 46% sono complesse e prevalentemente (30%) all’interno del DP.

In particolare, in riferimento all’anno 2010-2012, il 69% delle SESP che si sono occupate di prevenzione della disabilità nell’anziano ha partecipato al Sistema di Sorveglianza al Passi e il 61% al PASSI d’Argento.

Per quanto riguarda le modalità con cui le SESP effettuano la sorveglianza, i dati raccolti evidenziano che 3 SESP partecipanti su 4 (77%) hanno effettuato la raccolta dati, mentre il 100% ha effettuato l’analisi e l’interpretazione. Nell’ambito del nostro campione, il 78% delle SESP utilizza i dati della sorveglianza per la programmazione delle attività di prevenzione e promozione della salute, il 61% per supportare il monitoraggio e il 61% per valutare ciò che è stato implementato

Tra coloro ai quali le SESP hanno indicato di diffondere i risultati raccolti, troviamo: gli operatori coinvolti nelle attività di prevenzione e promozione della salute (61%), i rappresentanti della popolazione in studio (31%), i decisori politico sanitari (61%). Anche se con percentuali minori, risultano destinatari delle informazioni derivanti dalla sorveglianza anche altri gruppi di interesse (38%) non meglio specificati e la popolazione generale (15%). Quanto ai bisogni formativi degli operatori, nel 100% dei casi si avverte la necessità di una maggiore formazione; l’area dei bisogni formativi risulta ampia e variegata, dal potenziamento delle competenze nella raccolta (46%), nel miglioramento delle conoscenze statistiche (54%), epidemiologiche (69%) ma soprattutto di comunicazione (92%) e nel management dei dati (92%).

Per quanto riguarda le attività di Informazione, educazione e comunicazione (empowerment) su aspetti di salute, sono realizzate da 21 SESP su 37 (56%). Fra queste il 76% eroga i servizi in forma di attività routinaria istituzionale, mentre il 43% perché previsti da un progetto/programma del Piano Nazionale della Prevenzione 2010-2012. Le SESP impegnate nella promozione sono per il 71% (15) delle strutture semplici e per il 29% (6) complesse. Tra queste, il 38% si collocano nel DP, il 19% nei Distretti e nelle Direzioni Generali.

Per ciò che riguarda le modalità con cui le attività di promozione vengono effettuate nell’ambito della prevenzione del rischio di disabilità nell’anziano, sono stati raccolti i giudizi delle SESP relativamente alla definizione di obiettivi operativi, dei setting, del grado di collaborazione e di valutazione. Per i primi 3 aspetti, circa 8 SESP su 10 hanno riferito giudizi complessivamente adeguati (ovvero hanno riferito di effettuare “abbastanza”, “molto” o “completamente” le suddette attività). Da rimarcare invece il risultato relativo alla valutazione, ambito nel quale il 60% di tutte le SESP riportano giudizi di adeguatezza.

Per ciò che riguarda la formazione, quasi tutte le SESP (97%) ritengono necessario il potenziamento di alcune competenze inerenti: la progettazione (48%), l’implementazione (56%), la conoscenza delle metodologie quali-quantitative (52%). Capacità che vengono ritenute particolarmente importanti in ottica di potenziamento sono il monitoraggio e la valutazione (81%) e la comunicazione e la costruzione/sviluppo di reti per la collaborazione tra enti, istituzioni (71%).

Per quanto riguarda il coinvolgimento della comunità e dei gruppi di interesse, 20 SESP su 38 (54%) dichiarano di mettere in atto tali attività mirate alla prevenzione del rischio di disabilità nell’anziano nel periodo 2010-2012. Tale attività, nel 40% dei casi rientra nei progetti/programmi previsti dal Piano Nazionale della Prevenzione, mentre nel 75% fa parte dell’attività routinaria istituzionale. Le strutture impegnate sono per il 65% di tipo complesso e per il 35% di tipo semplice. Per ciò che riguarda le fasi di coinvolgimento delle comunità e/o i gruppi di interesse, il 100% delle SESP riferiscono di farlo durante la realizzazione di progetti/programmi di prevenzione, il 55% prima della stesura degli stessi e il 45% durante la valutazione. Sono 7 (35%) le SESP che coinvolgono i soggetti interessati in tutte le fasi proposte.

Le attività per lo sviluppo di progetti, programmi, strategie di supporto alla prevenzione del rischio di disabilità nell’anziano sono realizzate da 22 SESP su 37 (59%) nel periodo 2010- 2012. Tale attività nel 73% dei casi rientra nei progetti/programmi previsti dal Piano Nazionale della Prevenzione, mentre nel 45% fa parte dell’attività routinaria istituzionale. Le strutture impegnate in quest’attività sono in buona parte afferenti al DP (36%), al distretto (14%), minoritario il ruolo delle altre unità organizzative delle ASL.

Il 73% delle SESP dichiara di occuparsi di monitoraggio, il 59% di comunicazione di risultati e il 64% di valutazione .

Nell’ambito della pianificazione dei progetti/programmi, il 77% delle SESP svolge tale attività in collaborazione con altre istituzioni, il 18% autonomamente e il 18% subordinatamente ad altre strutture; non vi sono particolari differenze tra strutture semplici e complesse.

Quanto alla elaborazione, all’interno dell’attività di pianificazione, di uno studio di contesto preparatorio, la maggior parte delle SESP risponde positivamente (77%), il 18% “poco”, il 6% “per niente”.

Per ciò che riguarda la formazione, oltre 9 SESP su 10 ritengono necessario il potenziamento di alcune competenze inerenti: la valutazione (73%), la pianificazione (68%), la gestione delle attività (50%) e il monitoraggio (68%).

Poche SESP (9) hanno dichiarato di aver messo in atto misure per studiare e ridurre le diseguaglianze nell’ambito della prevenzione della disabilità dell’anziano nel periodo 2010- 2012. Si tratta di 7 strutture semplici e 2 complesse. Nonostante vengano messe in atto attività intersettoriali e interdisciplinari indirizzate a ridurre condizioni di disuguaglianza nelle popolazione, la maggior parte dei rispondenti (78%) sente la necessità di un’ulteriore formazione.

Come precedentemente evidenziato, la necessità di migliorare le competenze è trasversale agli ambiti considerati. In tutti i settori, dalla promozione della salute fino alla riduzione delle diseguaglianze, le percentuali rivelano costantemente valori particolarmente elevati. Anche per quest’area della prevenzione, il risultato dell’indagine evidenzia l’utilità e la necessità per gli operatori di acquisire sempre nuove conoscenze e abilità che possano supportare lo svolgimento del proprio lavoro. Dalla nostra indagine, emerge che 14 SESP su 37 (37%) sono state coinvolte in attività di supporto, supervisione, formazione del personale impiegato nella prevenzione della disabilità dell’anziano.

I costi e il budget a disposizione di queste strutture possono condizionare la realizzazione di iniziative di formazione; nel nostro campione il 36% dei rispondenti dichiara di avere uno stanziamento ad hoc. Per quanto riguarda le modalità con cui avviene la programmazione della formazione, vengono tenuti in considerazione i bisogni formativi espressi direttamente dal personale (79%) e vengono analizzate le competenze necessarie alla realizzazione delle attività che si intende condurre (86%). L’impatto degli interventi formativi rivolto al personale interno viene valutato attraverso la qualità dei servizi (46%), la supervisione delle performance del personale formato (31%) e la somministrazione ripetuta di test di apprendimento a distanza del momento formativo (20%). Tuttavia il 43% delle SESP che mettono in atto attività di supporto, supervisione e formazione del personale non valutano in nessun modo la ricaduta della formazione (Figura 19).

Gli approcci formativi maggiormente utilizzati dalle SESP sono la formazione in presenza (75%), seguita dai congressi e le conferenze (50%) e dal tutoraggio diretto (50%), mentre le strategie blended o a distanza sono poco utilizzate raggiungendo il 5%.

Le iniziative ritenute utili per il miglioramento delle performance del personale riguardano la possibilità di avere maggiori opportunità formative (85%), di poter svolgere una sistematica valutazione delle prestazioni (45%), di poter disporre di incentivi (35%) e adottare uno stile manageriale di qualità totale (35%).

Figura 19. Modalità della formazione e sua valutazione

Sono 10 (37%) SESP su 37 impegnate nella prevenzione della disabilità dell’anziano dichiarano di essersi occupate di monitoraggio e/o qualità ed efficacia dei servizi e/o ricerca e proposta di nuove soluzioni. Si tratta di 3 strutture semplici e 3 complesse. Il 30% utilizza indicatori scelti a livello regionale o centrale e il 100% indicatori scelti invece a livello locale. Quanto alla frequenza con cui viene registrato il gradimento dei destinatari delle attività di prevenzione, emerge che 8 SESP su 10 lo effettuano molto o abbastanza. In merito a ricerca e a innovazione, 9 SESP su 10 rispondenti dichiara di realizzare o collaborare ad attività di ricerca nel campo della prevenzione della disabilità adottando anche approcci innovativi nella pratica lavorativa.

Quasi tutte le SESP dichiarano la necessità di ulteriore formazione del personale dedicato alle attività di monitoraggio, qualità ed efficacia dei servizi, ricerca e proposta di nuove soluzioni (Figura 20).

Figura 20. Modalità di monitoraggio, valutazione del gradimento degli utenti, innovatività e ricerca nel servizio

Analisi delle competenze necessarie per le attività Bisogni formativi del personale Valutazione qualità dei servizi No valutazione Budget Supervisione 0 86 79 46 43 36 31 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 % Indicatori scelti localmente Innovatività del servizio Buona frequenza di valutazione gradimento utenti Indicatori scelti da regione Attività di ricerca 100 90 80 30 30 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 % 100 90 80 30 30 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 %

Le attività di rete (networking) sono state rilevate utilizzando una matrice dove per le diverse categorie di partecipanti alla rete vengono identificati i ruoli all’interno dei programmi/progetti di prevenzione. Il 56% delle SESP identificate lavora in rete per la prevenzione della disabilità nell’anziano. È stato chiesto di precisare se i diversi partecipanti (alle reti) abbiano giocato uno o più dei ruoli consideranti per il funzionamento della rete rispetto alla promozione dell’attività fisica. Per comodità di rappresentazione si sono riassunti i risultati in cinque categorie (Figura 21).

Figura 21. Frequenza con cui i diversi membri della rete giocano i ruoli di networking (in %)

Secondo gli intervistati le SESP appartenenti al DP svolgono un ruolo chiave nella rete per la promozione dell’attività fisica, prevalentemente nella promozione delle attività. Anche le altre strutture della ASL, della scuola, degli enti locali e del mondo no profit sono frequentemente identificate come svolgenti diversi ruoli importanti per il funzionamento delle reti.

Ruoli rispetto al funzionamento della rete

A = Promotore delle attività della/e rete/i nella promozione dell’attività fisica B = Coordinamento della/e rete/i;

C = Programmatore delle attività della/e rete/i;

D = Addetto al monitoraggio del funzionamento della/e rete/i; E = Addetto alla valutazione del funzionamento della/e rete/i; F = Erogatore di servizi alla popolazione;

G = Consulente per le attività della/e rete/i; H = Finanziatore;

I = Formatore del personale esterno alla tua Azienda Sanitaria.

>75% 51-75% 31-50% 11-30% <10% Ruolo interventi Dipartimento Prevenzione Altra struttura ASL Enti locali MMG No profit Ospedale Promotore Coordinatore Programmatore Monitoratore Valutatore Erogatore servizi Consulente Finanziatore Formatore operatori Ruolo interventi Dipartimento Prevenzione Altra struttura ASL Enti locali MMG No profit Ospedale Promotore Coordinatore Programmatore Monitoratore Valutatore Erogatore servizi Consulente Finanziatore Formatore operatori

Frequentemente (67%) le attività di rete sono basate su accordi istituzionali ma più frequentemente (95%) la rete è informale, senza un protocollo definito, con riunioni “al bisogno”, senza una precisa programmazione.

Risultati: la completezza delle attività all’interno