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Prevenzione dell’obesità e del sovrappeso

Con Legge Regionale 28/4/2006, n. 4 all’art. 154 la Regione riconosce l’obesità quale malattia di particolare rilevanza sociale. L’attività di prevenzione, diagnosi e cura dell’obesità è assicurata presso ciascuna ASL dal DP.

La Regione Lazio, tenendo conto della rilevanza del fenomeno obesità, dell’evidenza scientifica disponibile e della pianificazione sanitaria nazionale e regionale, ha deciso di adottare una strategia di intervento per la riduzione e la prevenzione del sovrappeso, articolata in due sottoprogetti con la DGR del 6/2/2007, n. 62 – La direttiva ha modificato la DGR del 23/12/2005, n. 1166 per la parte relativa al progetto Piano per la sorveglianza e prevenzione dell’obesità nella Regione Lazio articolandolo in due sottoprogetti:

– Sottoprogetto 1. Prevenzione dell’obesità e del soprappeso in età evolutiva nella Regione Lazio; – Sottoprogetto 2. Sorveglianza e prevenzione dell’obesità e del soprappeso nella popolazione adulta

della Regione Lazio.

Altro progetto di tipo interregionale che ha coinvolto anche la Regione Lazio è il Progetto CCM “OKkio alla ristorazione” volto promozione della corretta alimentazione presso la ristorazione collettiva (con altre 5 Regioni, tra cui Sicilia capofila, Emilia-Romagna, Campania, Marche e Veneto “finalizzato al miglioramento dell’offerta nutrizionale attraverso la ristorazione collettiva e al monitoraggio dei consumi

di frutta e verdura attraverso la costituzione di una rete inter-regionale composta dai SIAN delle ASL e dalle aziende di ristorazione collettiva per promuovere la diffusione e adozione di corretti stili alimentari.

Il riconoscimento e la gestione dei disturbi del comportamento alimentare è ad oggi affidato, nella Regione Lazio, per la gran parte, ad una serie molteplice di strutture e di servizi: dipartimenti materno- infantili, consultori adolescenziali e familiari, servizi per la salute mentale in età evolutiva, dipartimenti di salute mentale, dipartimenti di igiene e prevenzione, servizi di riabilitazione, servizi per le tossicodipendenze, servizi ambulatoriali e ospedalieri di medicina generale o specialistica e in, numero sempre crescente, al settore privato.

“Queste strutture operano spesso senza una precisa definizione dei limiti rispettivi di competenza, quindi con vuoti e sovrapposizioni e, soprattutto, senza canali precostituiti e fluidi per lo scambio di informazioni, la collaborazione e l’invio. Inoltre, ed è fondamentale, manca nella Regione Lazio un registro della malattia, uno strumento utile e fondamentale per conoscere la casistica esatta.

Per questo motivo si ritiene sia necessario e non più procrastinabile far approvare la proposta di legge (n. 373 del 28/2/2008 “Norme per la prevenzione, diagnosi e cura dell’anoressia, della bulimia e degli altri disturbi del comportamento alimentare”), che allo stato attuale non è stata ancora varata. Questa proposta ha come specifica finalità la salvaguardia della salute dei cittadini attraverso l’attivazione di interventi diretti alla prevenzione, diagnosi e cura dell’anoressia, della bulimia e degli altri disturbi del comportamento alimentare.

Recentemente all’interno della Legge Regionale del 24/12/2010, n. 9 Disposizioni collegate alla Legge finanziaria regionale per l’esercizio finanziario 2011 (art. 12, comma 1, Legge Regionale del 20/11/2001, n. 25), la Regione, ha previsto nell’ambito delle finalità politico sociali amministrative di promozione e salvaguardia della salute pubblica, l’attivazione di interventi diretti alla prevenzione, alla cura e alla diagnosi dell’anoressia, della bulimia e di tutti i disturbi del comportamento alimentare.

Prevenzione della disabilità degli anziani

A livello programmatorio strumento fondamentale nella strategia organizzativa della Regione Lazio è il Piano regionale di Prevenzione 2010-2012, approvato con DGR 29/12/2010, n. 613.

Il Piano Regionale ha diversi obiettivi che riguardano tutte le fasce di età, e in particolare alcuni che sono mirati alla popolazione anziana. Tra i primi, si segnala il Progetto “Comunicazione integrata dei dati PASSI e delle altre sorveglianze di popolazione a sostegno degli interventi di promozione della salute e dell’empowerment dei cittadini”, volto alla prevenzione e sorveglianza di abitudini, comportamenti, stili di vita non salutari e patologie correlate (alimentazione scorretta, sedentarietà, abuso di alcol, tabagismo, abuso di sostanze).

I progetti di tale Piano rivolti alla popolazione anziana sono riportati sinteticamente di seguito: – Promozione di interventi mirati ad incidere sui rischi infortunistici in ambito domestico tra gli

anziani e bambini di 0-4 anni.

Due sono le linee di attività che si propone il Programma:

a. Promozione di comunicazione e iniziative organizzate miranti a promuovere l’attività fisica negli anziani.

b. la riduzione dei rischi da trauma domestico

Obiettivo di salute: aumentare la consapevolezza degli anziani di oltre 65 anni su come rendere la casa più sicura e sull’importanza dell’attività fisica per prevenire le cadute.

Le fasi previste per la realizzazione della linea di attività a) sono:

– creazione di una rete di Referenti aziendali che coinvolga i Centri di aggregazione per anziani presenti nel territorio per lo svolgimento degli interventi di comunicazione e promozione; – formazione/aggiornamento degli operatori dei servizi territoriali per il trasferimento delle

conoscenze e competenze sulle modifiche da apportare in casa per ridurre il rischio di incidente e sui benefici dell’attività fisica;

– promozione attraverso attività di comunicazione e consegna di materiale informativo presso i Centri di aggregazione anziani.

Il Piano auspica l’avvio di gruppi di cammino per anziani, che oltre ad incrementare l’esercizio fisico nella vita quotidiana, rappresentano un modo per svolgere un’attività accessibile a tutti, in

quanto economica, in spazi pubblici e per attivare, al tempo stesso, strumenti di integrazione sociale. La criticità alla realizzazione di gruppi di cammino è determinata principalmente dalla necessità di disponibilità economica per la remunerazione degli istruttori di attività motoria, indispensabili nella fase di avvio dell’attività.

– Monitoraggio della copertura e della qualità percepita degli interventi sociosanitari nella popolazione degli anziani – Prevenzione e sorveglianza della disabilità e della non autosufficienza.

Nel Lazio, sono attivi numerosi sistemi informativi sanitari a copertura regionale capaci di fornire informazioni sistematiche sulle caratteristiche socio-demografiche e clinico-assistenziali delle persone che accedono ai servizi sanitari. La Regione, inoltre, ha aderito al progetto CCM che prevede la sperimentazione, in 16 fra Regioni e PA italiane, di un sistema di monitoraggio dei bisogni di salute e in particolare della disabilità e del rischio di disabilità. Nel Lazio questa sperimentazione ha coinvolto le ASL di Latina, Viterbo e Roma E, permettendo di raccogliere informazioni su campioni rappresentativi della popolazione anziana e/o di testare le procedure di sorveglianza. Gli indicatori misurati dalla sperimentazione PASSI d’Argento indicano che in circa il 40% della popolazione anziana sono presenti fattori di rischio comportamentali, sociali e di disabilità.

La sperimentazione ha inoltre mostrato che nella popolazione anziana risultata portatrice di disabilità, vi sono ampi spazi d’azione per arginare l’evoluzione verso la disabilità e per il miglioramento della qualità dell’assistenza e delle azioni di prevenzione.

Obiettivi di salute e obiettivi di processo perseguiti: Implementazione, entro il 2012, del Sistema di Sorveglianza PASSI D’ARGENTO nel territorio regionale con definizione di un piano di comunicazione mirato dei risultati, che consenta di:

– Disegnare un profilo della popolazione anziana basato sulle ADL e IADL, dinamico e utile alla programmazione e al monitoraggio degli interventi, che fornisca stime attendibili sulla distribuzione della popolazione anziana in sottogruppi corrispondenti a diversi target di intervento da parte dei servizi socio-sanitari e socio-assistenziali.

– Mettere a regime un rilevamento periodico di un pool di indicatori sulla qualità di vita, sulle condizioni di salute, sulla copertura delle attività di prevenzione e assistenziali, sulla qualità dell’assistenza della popolazione anziana capace di integrare le informazioni esistenti a livello regionale e locale.

– Promuovere competenze e qualità professionale all’interno dei servizi del settore sociale e sanitario e favorire l’adozione o il miglioramento di interventi miranti a garantire la qualità delle attività di prevenzione e della continuità assistenziale attraverso il diretto coinvolgimento di questi servizi nelle attività di monitoraggio e interpretazione congiunta dei risultati.

– Sviluppare una strategia comunicativa mirata che, a partire dai risultati della sorveglianza, permetta di indirizzare in maniera più razionale ed efficace azioni e strategie di intervento settoriali e intersettoriali.

Precedentemente al Piano Regione di Prevenzione, è intervenuta la DGR del 3/8/2006, n. 500 – “Piano di utilizzazione biennale 2006-2007 degli stanziamenti per il sistema integrato regionale di interventi e servizi socio-assistenziali. Approvazione documento concernente «Linee-guida ai comuni per l’utilizzazione delle risorse per il sistema integrato regionale di interventi e servizi sociali». La delibera prevede interventi in favore di anziani autosufficienti con l’attuazione di politiche sociali per gli anziani che prevedono lo sviluppo di programmi improntati ad una visione positiva della terza età e di iniziative che valorizzino l’anziano come una risorsa della società.

In questo quadro, i progetti operativi devono prevedere misure e servizi per anziani volti a: – contrastare l’emarginazione e favorire le attività di socializzazione e reinserimento sociale; – inserimento in attività socialmente utili;

– sviluppare strutture residenziali e semi-residenziali socio-assistenziali (case famiglia, comunità alloggio, case di riposo, case albergo);

– tutelare la donna anziana in relazione alla maggiore aspettativa di vita rispetto all’uomo; – promuovere iniziative che favoriscono lo scambio tra generazioni;

– promuovere programmi che favoriscono la protezione della salute e del benessere lungo tutto l’arco della vita.

Promozione attività fisica

Nell’ambito delle linee guida del “Piano Nazionale della Prevenzione” del CCM (Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie), nella Regione Lazio è stato avviato il progetto scientifico, assegnato dall’VIII Municipio “Le Torri” del comune di Roma, denominato “Miglioramento dell’Autosufficienza nell’anziano”. Il progetto è stato attuato grazie alla costituzione di reti tra ASL, i Servizi sociali dei Comuni, i Centri Anziani ecc. Il progetto finalizzato a favorire l’invecchiamento in buona salute della popolazione anziana, ruotava attorno ad un programma approfondito nel campo della prevenzione e dell’educazione motoria adattata nella progettazione, conduzione e gestione delle attività motorie per gli anziani; nel recupero delle patologie correlate a scorretti stili di vita, come la sedentarietà, per:

– Migliorare il tono dell’umore.

– Percepire un senso di benessere generale. – Aumentare la forza e la capacità funzionale. – Aumentare l’autostima.

– Rallentare i processi legati all’invecchiamento.

– Coadiuvare la socializzazione (infatti le attività sono tutte praticate in gruppi).

Il Progetto “La vita in più!” prevede la sperimentazione di un modello di intervento integrato socio- sanitario per la prevenzione dei rischi delle temperature eccessive rivolto alla popolazione ultrasettantacinquenne del municipio “centro storico” del Comune di Roma, che si pone in attuazione della Deliberazione del 25/1/2008, allegato B del Comune di Roma nella parte che concerne la costituzione dei «Poli sperimentali integrati per il benessere delle persone anziane e lo sviluppo dei rapporti intergenerazionali». Il Progetto, negli anni della sua sperimentazione, ha consolidato e implementato un modello di intervento innovativo che, oltre ai risultati che si era prefissato, ha potuto raggiungere l’obiettivo impegnativo, a solo pochi anni dall’inizio della sperimentazione, di divenire un tassello fondamentale dei 6 poli sperimentali che la Regione Lazio sta avviando nelle 5 province regionali (nel Comune di Roma sarà realizzato uno specifico Polo supplementare). La prossima ulteriore sperimentazione del modello del Progetto in tutte le province laziali rappresenterà un passaggio fondamentale per la sua completa verifica, secondo una graduale implementazione modulare e il suo inserimento organico nel sistema di interventi a fianco e a rinforzo dei servizi domiciliari e residenziali tradizionali, sociali e sanitari, rivolti alla popolazione anziana.

Il Programma ha avuto l’obiettivo specifico di mettere la popolazione anziana ultra75enni al riparo dai fattori di rischio derivanti dagli eventi critici sfruttando e promuovendo il ruolo protettivo delle reti di supporto sociale (portieri, vicini di casa, volontari, negozianti, medici di famiglia, assistenti a pagamento ecc.) e con il coinvolgimento dei diversi soggetti (MMG, day hospital geriatrici, ospedali, CAD, UVG, servizi domiciliari comunali, ecc.).