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Area del sovrappeso e dell’obesità

Il quadro generale seguente descrive la frequenza con cui le SESP si sono dichiarate impegnate nelle 8 attività studiate. Su un campione di 68 SESP rispondenti, 57 SESP (85%) dichiarano di svolgere attività di promozione della salute, 50 (75%) di sviluppo di programmi e/o progetti, 48 (73%) di attivarsi per il coinvolgimento della Comunità e gruppi di interesse, 46 (69%) di effettuare sorveglianza, 40 (60%) di effettuare supporto e/o supervisione e/o formazione del personale, 44 (60%) di lavorare in rete con altre strutture e/o istituzioni. Molte meno sono le SESP che dichiarano di svolgere attività mirata alla identificazione e riduzione delle disuguaglianze di salute (17, ovvero il 25%) e quelle che si sono occupate di monitoraggio e/o di qualità ed efficacia dei servizi e/o ricerca e proposta di nuove soluzioni (15, cioè il 22%) (Figura 9).

Figura 9. SESP (%) che dichiarano di svolgere le attività indagate nell’ambito della prevenzione del sovrappeso e dell’obesità

Riportiamo di seguito i risultati più importanti per ognuna delle attività studiate nell’ordine in cui erano presenti nel questionario, seguite da alcune informazioni sulle prospettive di governance della prevenzione del sovrappeso e dell’obesità.

Sorveglianza e monitoraggio della popolazione

L’attività di sorveglianza viene svolta per il 35% (16) da strutture semplici e per il 65% (30) da complesse, prevalentemente all’interno del DP (85%).

In particolare, in riferimento all’anno 2010-2012, il 15% delle SESP che si sono occupate di prevenzione del sovrappeso e dell’obesità ha partecipato al sistema di sorveglianza OKkio alla SALUTE, l’80% al Passi e il 46% al PASSI d’Argento, mentre il 52% ha dichiarato di aver messo in atto altre attività di sorveglianza.

Nel nostro campione, il 54% delle SESP utilizza i dati della sorveglianza per la programmazione delle attività di prevenzione e promozione della salute, il 67% per supportare il monitoraggio e il 60% per valutare ciò che è stato implementato .

Tra coloro ai quali le SESP hanno indicato di diffondere i risultati raccolti, troviamo: gli operatori coinvolti nelle attività di prevenzione e promozione della salute (85%), i rappresentanti della popolazione in studio (63%), i decisori politico sanitari (43%). Anche se con percentuali minori, risultano destinatari delle informazioni derivanti dalla sorveglianza anche altri gruppi di interesse (39%) non meglio specificati e la popolazione generale (35%).

Quanto ai bisogni formativi degli operatori operanti attività di sorveglianza, nel 78% dei casi si avverte la necessità di una maggiore formazione; l’area dei bisogni formativi risulta ampia e variegata, dal potenziamento delle competenze nella raccolta (19%) e nel management dei dati (56%), al miglioramento delle conoscenze statistiche (39%), epidemiologiche (64%) e soprattutto di comunicazione (92%) .

Promozione della salute

L’84% delle SESP coinvolte effettua questa attività in forma routinaria istituzionale, mentre il 70% perché previsti da un progetto/programma del PNP 2010-2012. Le SESP impegnate nella promozione della salute sono per il 39% (22) delle strutture semplici e per il 61% (35) complesse; il 74% si collocano nel DP. I gruppi prioritari più segnalati sono i bambini tra i 6 e 10 anni (86% delle SESP). Contestualmente, circa la metà delle SESP (53%) coinvolte riferisce di coprire meno del 30% della popolazione prioritaria. Per i primi 3 aspetti studiati (qualità nella definizione di obiettivi operativi, dei setting, del grado di collaborazione) circa 8 SESP su 10 hanno espresso giudizi complessivamente adeguati (ovvero hanno riferito di effettuare “abbastanza”, “molto” o “completamente” le suddette attività). Da rimarcare invece per la valutazione solo il 50% di tutte le SESP riporta giudizi di adeguatezza.

Per ciò che riguarda la formazione, oltre 9 SESP su 10 ritengono necessario il potenziamento di alcune competenze inerenti: la progettazione (48%), l’implementazione (56%), la conoscenza delle metodologie quali-quantitative (52%). Capacità che vengono ritenute particolarmente importanti in un’ottica di potenziamento sono il monitoraggio e la valutazione (81%) e la comunicazione e la costruzione/sviluppo di reti per la collaborazione tra enti, istituzioni (71%).

Coinvolgimento della comunità e dei gruppi di interesse

Le SESP riferiscono che nel 63% dei casi rientra nei progetti/programmi previsti dal PNP, mentre nel 76% fa parte dell’attività routinaria istituzionale. Le strutture impegnate in questa attività sono per il 57% (28) di tipo complesso e per il 43% (21) di tipo semplice. Tra esse ritroviamo 36 SESP afferenti al DP (74% di tutte le strutture).

Per ciò che riguarda le fasi in cui vengono coinvolte le comunità e/o i gruppi di interesse, l’86% delle SESP riferiscono di farlo durante la realizzazione di progetti/programmi di prevenzione, il 59% prima della stesura degli stessi e il 33% durante la valutazione. Sono 11 (22%) le strutture che dichiarano di coinvolgere i gruppi in tutte le fasi proposte, di cui 2 (su 3

totali) afferenti alla Direzione Generale, 7 (su 36 totali) al DP, 1 alla direzione ospedaliera (su 2 totali) e 1 al Dipartimento di Cure Primarie .

Sviluppo di progetti/programmi

Le SESP dichiarano nel 65% dei casi di svolgere questa attività nell’ambito di progetti/programmi previsti dal PNP, mentre nel 75% fanno parte dell’attività routinaria istituzionale. Le strutture impegnate sono in grandissima parte afferenti al DP (95%). Nell’ambito dello sviluppo di programmi e progetti, l’80% delle SESP dichiara di occuparsi di monitoraggio, il 76% di comunicazione di risultati e il 61% di valutazione.

L’84% delle SESP svolge tale attività in collaborazione con altre istituzioni, il 31% autonomamente e il 12% subordinatamente ad altre strutture; non vi sono particolari differenze tra strutture semplici e complesse (Figura 10).

Figura 10. Modalità di pianificazione dei progetti da parte delle SESP rispetto alle strutture gerarchicamente superiori

Quanto all’elaborazione – all’interno dell’attività di pianificazione – di uno studio di contesto preparatorio, la maggior parte delle SESP risponde abbastanza (53%), il 27% “poco”, il 14% “per niente”.

Per ciò che riguarda la formazione, oltre 9 SESP su 10 ritengono necessario il potenziamento di alcune competenze inerenti: la valutazione (85%), la pianificazione (72%), la gestione delle attività (70%) e il monitoraggio (60%).

Relativamente all’attività finalizzata allo studio di misure per identificare e ridurre le diseguaglianze, 16 SESP su 68 (23%) si sono dichiarate attive in tal senso.

Vengono riferite un’ampia varietà di iniziative da esse svolte: corsi di accompagnamento alla nascita rivolti a donne e madri in condizioni di fragilità che possano essere supportate, nel rientro a casa o nell’inserimento scolastico dei figli, da mediatori culturali; analisi sistematica dei dati raccolti attraverso i sistemi di sorveglianza e altri studi epidemiologici, al fine di comprendere approfonditamente i determinanti di salute e le motivazioni che allontano alcune fasce della popolazione da una sana e corretta alimentazione; counselling nutrizionale, educazione alla spesa e scuole di cucina fruibili a tutti; interventi di educazione sanitaria; progetti diretti alle scuole dell’obbligo; attività fisica adattata a basso costo. Nonostante vengano messe in atto attività intersettoriali e interdisciplinari indirizzate a ridurre condizioni di disuguaglianza nella popolazione, ben l’87% dei rispondenti sente la necessità di un’ulteriore formazione. 31% 12% 84% 0 20 40 60 80 100 % Autonomamente Subordinatamente In collaborazione 31% 12% 84% 0 20 40 60 80 100 % Autonomamente Subordinatamente In collaborazione

Come precedentemente evidenziato, la necessità di migliorare le competenze è trasversale agli ambiti considerati. In tutti i settori, dalla promozione (91%), fino alla riduzione delle diseguaglianze (87%), le percentuali rivelano costantemente valori particolarmente elevati. Tale dato evidenzia l’utilità e la necessità per gli operatori di acquisire sempre nuove conoscenze e abilità che possano supportare lo svolgimento del proprio lavoro.

Per ciò che riguarda l’attività di supporto, supervisione e formazione del personale, emerge dalla nostra indagine che 40 SESP su 68 (59%) erano attive in quest’ambito. Per quanto riguarda le modalità con cui avviene la programmazione della formazione, vengono tenuti in considerazione i bisogni formativi espressi direttamente dal personale (80%) e vengono analizzate le competenze necessarie alla realizzazione delle attività che si intende condurre (75%). Un aspetto importante è il ruolo che i costi e il budget a disposizione di queste strutture possono avere nel vincolare la realizzazione di iniziative di formazione; nel nostro campione il 23% dei rispondenti dichiara di avere uno stanziamento ad hoc. Gli approcci formativi maggiormente utilizzati dalle SESP sono la formazione in presenza (90%), seguita dai congressi e le conferenze (63%) e dal tutoraggio diretto (28%), mentre le strategie blended o a distanza sono poco utilizzate raggiungendo il 10%. In una minoranza di casi (10%), la formazione si basa su ciò che è previsto dal PNP, dalla programmazione regionale, dalle indicazioni provenienti dalle linee guida e dalla tipologia della attività svolte dalle SESP. L’impatto degli interventi formativi rivolto al personale interno viene valutato attraverso la qualità dei servizi (28%), la supervisione delle performance del personale formato (25%) e la somministrazione ripetuta di test di apprendimento a distanza del momento formativo (20%). Nel 7% dei casi la valutazione avviene monitorando l’adesione agli standard BFC (Baby-friendly community iniziative) e attraverso l’analisi degli outcome dei progetti e delle attività realizzate. Importante notare che il 30% delle SESP che mettono in atto attività di supporto, supervisione e formazione del personale non valutano in nessun modo la ricaduta della formazione (Figura 11).

Figura 11. Modalità della formazione e sua valutazione

Analisi bisogni formativi Analisi competenze necessarie Budget specifico Valutazione apprendimento a distanza dalla formazione Supervisione performance Valutazione qualità servizi No valutazione 80 75 23 20 25 28 30 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 % 80 75 23 20 25 28 30 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 %

Le iniziative ritenute utili per il miglioramento delle performance del personale riguardano la possibilità di avere maggiori opportunità formative (81%), di poter svolgere una sistematica valutazione delle prestazioni (60%), di poter disporre di incentivi (35%) e adottare uno stile manageriale di qualità totale (27%). Tra le altre strategie da mettere in atto si rileva la possibilità di avere personale dedicato e stabilizzato, di poter far leva sulla collaborazione tra i Ministeri, di poter ottenere maggiore fiducia, sostegno e riconoscimento del lavoro svolto dagli operatori periferici i quali sarebbe auspicabile potessero accedere ad opportunità formative a costo zero. Ancora, soprattutto nel caso della prevenzione del sovrappeso e dell’obesità, sarebbe utile poter depotenziare la produzione e la messa in onda di pubblicità promotrici di cibo non salutare.

Per quanto riguarda l’attività di monitoraggio e/o di qualità ed efficacia dei servizi e/o ricerca e proposta di nuove soluzioni, 15 SESP (22%) si sono dichiarate attive. Di queste, per il monitoraggio, la metà utilizza indicatori scelti a livello regionale o centrale e l’altra metà indicatori scelti invece a livello locale.

Nell’ambito dell’attività di formazione, emerge che il 53% delle SESP dichiara di effettuare “molto” e il 33% “abbastanza” la valutazione del gradimento dei destinatari. In merito a ricerca e a innovazione, il 47% delle SESP rispondenti dichiara di realizzare o collaborare ad attività di ricerca nel campo della prevenzione del sovrappeso e dell’obesità e l’87% delle SESP dichiara di applicare adeguatamente approcci innovativi nella pratica lavorativa (Figura 12).

Figura 12. Modalità di monitoraggio, valutazione del gradimento degli utenti, innovatività e ricerca nel servizio

Infine, 12 SESP su 15 (80%) dichiarano la necessità di ulteriore formazione del personale dedicato alle attività di monitoraggio, qualità ed efficacia dei servizi, ricerca e proposta di nuove soluzione.

Per incrementare l’efficacia degli interventi di prevenzione, evidenze dimostrano l’importanza del lavoro in rete. Nella nostra indagine abbiamo rilevato le caratteristiche del networking utilizzando una matrice dove, per le diverse categorie di partecipanti alla rete, vengono identificati i ruoli all’interno dei programmi/progetti di prevenzione. I ruoli direttamente proposti nel questionario erano i seguenti: a) promotore delle attività della rete, b) coordinamento, c) programmatore delle attività, d) addetto al monitoraggio del funzionamento

localmente da regione

Buona frequenza di valutazione

gradimento utenti del servizio

Indicatori scelti Indicatori scelti Innovatività Attività ricerca

50 50 87 87 47 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 %

Indicatori scelti Indicatori scelti Innovatività Attività ricerca

50 50 87 87 47 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 %

della/e rete/i, e) erogatore dei servizi alla popolazione, f) consulente, g) finanziatore, h) formatore del personale esterno alla propria ASL, i) “altro” (con risposta aperta).

43 (64%) SESP su 68 hanno dichiarato di svolgere attività in rete con altre strutture, enti, istituzioni nel periodo 2010-2012 nell’ambito della prevenzione del sovrappeso e dell’obesità. Si tratta di 25 strutture complesse e 18 semplici, di cui 32 DP, 3 direzioni generali e distretti, 2 reparti ospedalieri e 1 DMI, di cure primarie e direzione ospedaliera. Limitatamente agli operatori delle SESP che svolgono attività di rete, è stato chiesto di precisare se i diversi partecipanti (alle reti) abbiano giocato uno o più dei ruoli consideranti. Per comodità di rappresentazione si sono riassunti i risultati in cinque categorie (Figura 13).

Figura 13. Frequenza con cui i diversi membri della rete giocano i ruoli di networking (in %)

Secondo gli intervistati le SESP appartenenti al DP svolgono un ruolo chiave nella rete per la prevenzione del sovrappeso/obesità, prevalentemente nella promozione delle attività. Anche le altre strutture della ASL, della scuola, degli enti locali e del mondo no profit sono frequentemente identificate come svolgenti diversi ruoli importanti per il funzionamento delle reti.

Ruoli rispetto al funzionamento della rete

A = Promotore delle attività della/e rete/i nella promozione dell’attività fisica B = Coordinamento della/e rete/i;

C = Programmatore delle attività della/e rete/i;

D = Addetto al monitoraggio del funzionamento della/e rete/i; E = Addetto alla valutazione del funzionamento della/e rete/i; F = Erogatore di servizi alla popolazione;

G = Consulente per le attività della/e rete/i; H = Finanziatore;

I = Formatore del personale esterno alla tua Azienda Sanitaria.

>75% 51-75% 31-50% 11-30% <10% Ruolo interventi Dipartimento Prevenzione Altra struttura ASL Enti locali

MMG PLS No profit Ospedale Scuola

Promotore Coordinatore Programmatore Monitoratore Valutatore Erogatore servizi Consulente Finanziatore Formatore operatori Ruolo interventi Dipartimento Prevenzione Altra struttura ASL Enti locali

MMG PLS No profit Ospedale Scuola

Promotore Coordinatore Programmatore Monitoratore Valutatore Erogatore servizi Consulente Finanziatore Formatore operatori

Frequentemente (68%) le attività di rete sono basate su accordi istituzionali ma più frequentemente (98%) la rete è informale, senza un protocollo definito, con riunioni “al bisogno”, senza una precisa programmazione.