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L’astensione elettorale in Italia comparata con l’ambito europeo in base ai dati ufficiali.

Il valore aggiunto dell’approccio bourdieusiano per interpretare l’astensione elettorale nel caso italiano

7.2 L’astensione elettorale in Italia comparata con l’ambito europeo in base ai dati ufficiali.

Si è detto in diverse occasioni che l’astensionismo elettorale è un elemento caratteristico di un sistema democratico e ciò è valido anche per quei paesi in cui il voto è obbligatorio o prevedeva una sanzione – seppure mai applicata – come in Italia fino al 1993. Ciò la distingue, tra l’altro, da sistemi autoritari dove l’esercizio del voto assume una torsione plebiscitaria, sommandosi all’impos- sibilità di scegliere tra diverse opzioni in campo. Il non voto (sia in termine di voto mancato che nullo), dunque, può assumere anche una valenza positiva in quanto esercizio della libertà di dissentire quale elemento fondante di una concezione garantista della democrazia (Ferrajoli 2013). In generale, storicamente si è assistito ad un disallineamento tra votanti ed elettori, con la persistenza, e in genere l’incremento costante, di uno scarto negativo tra i secondi e i primi non meramente attribuibile a problemi oggettivi (malattia, impossibilità di spostarsi, ecc.), tanto che la letteratura che si è concen- trata sul tema ha perlopiù tentato di problematizzare non tanto l’astensione in sé, quanto il suo tasso, ovvero l’esistenza (o meno) di una soglia considerata fisiologica di astensionismo rispetto ad una ritenuta critica oltre la quale le istituzioni democratiche entrerebbero in una crisi di legittimazione. Un modo, non tanto per rispondere sul merito della questione quanto per inquadrare il problema in un contesto più ampio – chi scrive pensa che una partecipazione elettorale diffusa sia sinonimo, al- meno teoricamente, di una democrazia non meramente formale (che andrebbe incentivata) e un dis- senso attivo rispetto all’offerta politica nel suo complesso si misura in prima istanza dall’entità del voto bianco e/o nullo, che a sua volta può essere letta come una forma di partecipazione diversa al gioco democratico –, è comparare la situazione italiana con quella europea, ambito culturalmente e politicamente di certo più omogeneo. In tal senso, si vedrà immediatamente (tab. 2.7) che in Italia il livello di partecipazione al voto è stato assai elevato fino (almeno) alla seconda metà degli anni Ot- tanta, tanto che a metà degli anni Settanta (con l’ammissione dei diciottenni al voto, seppure solo per l’elezione della Camera dei Deputati), il nostro paese registrava il tasso di affluenza elettorale più

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rilevante (93,4%) rispetto agli altri stati europei. Aspetto – quest’ultimo – che in qualche modo do- vrebbe stemperare la lettura critica sottolineata da alcuni studiosi a cavallo tra la fine degli anni Cin- quanta e l’inizio degli anni Sessanta (Almond e Verba 1963; Banfield 1958) che coglieva una con- traddizione tra una società segnata dalla presenza di partiti di massa, nonché da un forte conflitto politico-ideologico, e nel contempo tendenzialmente apatica, particolaristica e disimpegnata che ri- trovava una “maturità” politica quasi esclusivamente nel momento elettorale.

I processi di conflittuale modernizzazione che attraverseranno l’Italia negli anni Settanta apri- ranno certamente il varco, come vedremo meglio in seguito, a forme di laicizzazione politica e, suc- cessivamente, di distacco dalla politica139 (almeno da quella istituzionalizzata). Tuttavia, allo stesso tempo, non impediranno il dispiegarsi di un impegno diffuso e di una mobilitazione collettiva che trovava ancora nelle urne un luogo in cui contare (e contarsi). Si trattò di un desiderio e di una neces- sità di rappresentatività mai (più) così forte in tempi in cui, paradossalmente, le pratiche di democra- zia diretta o, meglio, di base140 risultarono più diffuse e reclamate contro la delega politica ai partiti.

In generale, nella comparazione con gli altri stati europei occidentali, in Italia, dalla fine degli anni Settanta, si osserva un calo dell’affluenza elettorale pressoché costante che la porta, oggi, a posizio- narsi all’ottavo posto per livello di partecipazione. L’incremento dell’astensionismo è osservabile anche in altri stati europei, dove il caso francese è sicuramente quello più allarmante se commisurato sulle elezioni parlamentari141, mentre gli ambiti più stabili e/o in cui si nota un incremento della par- tecipazione, a volte leggerissimo, rispetto a vent’anni prima, rinviano a quegli stati in cui il voto è obbligatorio (Lussemburgo e Belgio) o ad alcuni paesi scandinavi come la Danimarca, la Svezia e la Finlandia.

139 Per laicizzazione politica e distacco dalla politica, quali fenomeni che si espliciteranno in particolar modo a partire

dagli anni Ottanta, in questa sede intendiamo l’indebolimento delle appartenenze partitiche e le forme di disincanto e progressivo allontanamento dalla politica istituzionale, dunque dai luoghi in cui si esercita la politica legittima per dirla in termini bourdieusiani.

140 Per quanto concerne le pratiche di democrazia di base e di autonomia politica si pensi solo alla democrazia assembleare

studentesca del lungo Sessantotto o alla democrazia di mandato nei consigli di fabbrica che, alla fine degli anni Sessanta, assume rilevanza nelle grandi imprese con l’esplosione dell’Autunno caldo. Per tacere della rivoluzione femminista in- centrata sulle pratiche dal basso del partire da sé.

141 Infatti, in Francia, il voto per le presidenziali rispetto all’elezione dei parlamentari mostra scarti positivi mediamente

oltre i venti punti percentuali. Tuttavia, nelle elezioni del 2017, come si può notare nella tabella 2.7, lo scarto ha superato i trenta punti percentuali – facendo registrare l’affluenza più bassa di sempre anche per l’elezione del Presidente della Repubblica (pari al 74,6%) – a cui si somma un inconsueto, e indicativo di un problema di legittimazione democratica, numero di schede non valide pari all’11%.

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Tab. 2.7 Affluenza elettorale in percentuale in alcuni stati dell’Unione Europea dal secondo dopoguerra ad oggi

(elezioni politiche – parlamentari).

Prime elezioni Metà anni ‘70 Metà anni ‘80 Metà anni ‘90 Ultime elezioni*

Italia (1948-1976-1987-1996-2018) 92,2 93,4 88,9 82,9 72,9 Austria (1945-1975-1986-1995-2017) 94,3 92,8 90,4 86,0 80,0 Belgio (1946-1974-1985-1995-2014) 90,3 90,3 93,6 91,1 89,4 Danimarca (1945-1975-1984-1994-2015) 86,3 88,2 88,4 84,2 85,9 Finlandia (1945-1975-1983-1995-2019) 74,9 73,8 75,7 66,8 68,7 Francia (1945-1973-1986-1997-2016) Presidenziali (1974, 1988, 1995, 2017)** 79,8 80,9 (84,2) 78,5 (84,2) 68,0 (79,7) 42,6 (74,6) Germania (1949-1976-1983-1994-2017) 78,5 90,7 89,1 79,0 76,2 Irlanda (1948-1973-1987-1997-2016) 74,2 76,6 73,3 65,9 65,1 Lussemburgo (1948-1974-1984-1994-2018) 91,9 90,1 88,8 88,3 89,7 Olanda (1946-19771986-1994-2017) 93,1 88,0 85,8 78,7 81,9 Regno Unito (1945-1974-1987-1997-2017) 72,6 72,8 75,4 71,4 68,9 Svezia (1948-1976-1985-1994-2018) 82,7 91,8 89,8 86,8 87,2 Spagna (1977-1986-1996-2016) - 77,0 70,4 78,1 69,8 Portogallo (1977-1985-1995-2015) - 91,7 75,4 66,3 55,8 Grecia (1977-1985-1996-2015) - 88,1 83,8 76,3 63,9

*Per non rendere troppo sbilanciate le comparazioni tra i diversi intervalli temporali, abbiamo scelto di considerare il 2018 come data limite per l’ultima elezione.

** Per la Francia abbiamo riportato in prima battuta i dati relativi alle elezioni parlamentari e tra parentesi quelle presi- denziali.

Fonte: nostre elaborazioni su dati Idea (https://www.idea.int/data-tools/data/voter-turnout)

Ciò che abbiamo illustrato è ancora più facilmente visibile se osserviamo gli scarti relativi all’astensione commisurati alle ultime elezioni (Tab. 3.7) ed introduciamo nel confronto anche realtà extraeuropee come gli Stati Uniti e il Canada. In prima istanza, si può notare come in tutti gli Stati vi sia un incremento dell’astensione rispetto a quarant’anni fa. Ciò che varia, anche consistentemente, è l’intensità del fenomeno dato che si va dai 38 punti percentuali della Francia (se si assume il dato relativo alle elezioni parlamentari) e i 36 del Portogallo in più, a valori inferiori ad un punto percen- tuale negli stati in cui è in vigore l’obbligo di voto (Lussemburgo e Belgio). In questa particolare classifica l’Italia rispetto al 1976 ha perso circa 20 punti percentuali in termini di affluenza elettorale, posizionandosi meglio solo della Grecia oltre che delle già citate Francia e Portogallo. Rispetto alla metà degli anni Novanta, invece, l’incremento dell’astensione nel nostro paese si dimezza – a con- ferma del carattere di costante declino della partecipazione elettorale, come già segnalava in modo preoccupato Dario Tuorto (2006: 31) oltre dieci anni fa – mantenendo lo stesso livello registratosi in Portogallo e al di sotto solo della Grecia e della Francia. Vi è, d’altro canto, un decremento dell’asten- sione in Olanda (dove si registra il dato più significativo), Danimarca, Lussemburgo e Svezia. Ciò

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che invece a prima vista potrebbe stupirci è la riduzione, per quanto contenuta, dell’astensione in Canada e, soprattutto, negli Stati Uniti che raggiungono la stessa incidenza percentuale di astenuti di una democrazia giovane come quella del Portogallo la quale, allo stesso tempo, risulta nettamente inferiore a quella francese se commisurata all’elezione del Parlamento (occorre ricordare che in oc- casione delle ultime elezioni presidenziali francesi l’astensione è stata pari al 25,4%).

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Tab. 3.7 Incidenza percentuale di non votanti alle elezioni politiche in alcuni paesi dell’Unione Europea e in alcuni paesi extra-europei negli ultimi quattro decenni

Elezione intorno

a metà anni ‘70 Elezione intorno a metà anni ’90

Ultima elezione Differenza tra ul- tima elezione e

metà anni ‘70

Differenza tra ul- tima elezione e metà anni ‘90 Italia (1976-1996-2018) 6,6 17,1 27,1 +20,5 +10,0 Austria (1975-1995-2017) 7,2 14,0 20,0 +12,8 +6,0 Belgio (1974-1995-2014) 9,7 8,9 10,6 +0,9 +1,7 Danimarca (1975-1994-2015) 11,8 15,8 14,1 +2,3 -1,7 Finlandia (1975-1995-2015) 26,2 31,4 33,2 +7,0 +1,8 Francia (1973-1997-2016) 19,1 32,0 57,4 +38,3 +25,3 Germania (1976-1994-2017) 9,3 21,0 23,9 +14,6 +2,8 Irlanda (1973-1997-2016) 23,4 34,1 34,9 +11,5 +0,8 Lussemburgo (1974-1994-2018) 9,9 11,7 10,3 +0,4 -1,4 Olanda (1977-1994-2017) 12,0 21,3 18,1 +6,1 -3,2 Regno Unito (1974-1997-2017) 27,2 28,6 31,1 +3,9 +2,5 Svezia (1976-1994-2018) 8,2 13,2 12,8 +4,6 -0,4 Spagna (1977-1996-2016) 23,0 21,9 30,2 +7,1 +8,2 Portogallo (1977-1995-2015) 8,3 33,7 44,2 +35,9 +10,5 Grecia (1977-1996-2015) 11,9 23,7 36,1 +24,2 +12,4 USA (1976-1988-2016) 40,1 46,6 44,0 +3,9 -2,5 Canada (1974-1997-2018) 29,0 33,0 31,7 +2,7 -1,3

Nota: i valori si riferiscono alle elezioni parlamentari. Solo per gli Stati Uniti si riferiscono alle elezioni presidenziali e

alla popolazione in età di voto anziché alla popolazione registrata.

Fonte: nostre elaborazioni su dati Idea (https://www.idea.int/data-tools/data/voter-turnout)

Infine, se osserviamo graficamente in modo più puntuale le tendenze relative all’astensione nei principali paesi europei insieme agli Usa a partire dai primi anni Settanta, vedremo come i valori dell’astensione italiana, nella loro tendenza incrementale, subiscano, a partire dal 1979, una sola in- terruzione nel 2006 per poi risalire bruscamente e raggiungere nel 2018 il 27%, un dato superiore,

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seppure leggermente, a quello registratosi in Francia (se commisurato alle elezioni presidenziali) e, soprattutto, a quello tedesco che proprio nell’ultima tornata elettorale del 2017 ha mostrato un incre- mento dell’affluenza di quasi cinque punti percentuali. Una riduzione dell’astensione, allo stesso tempo, ha interessato anche il Regno Unito a partire dal 2005 in cui la percentuale dei non votanti ha raggiunto il 31%. Complessivamente, oggi, a differenza di poco più di un decennio fa, non siamo più il paese con l’affluenza più elevata (per quanto già in declino da alcuni decenni) rispetto ai quattro paesi considerati e risultiamo più vicini alla Francia e al Regno Unito che alla stessa Germania con- siderando, inoltre, che sia la Germania che il Regno Unito sono stati interessati da una tendenziale ripresa della partecipazione elettorale.

Grafico 1.7 Incidenza percentuale dei non votanti alle elezioni politiche in alcuni paesi europei e negli Stati Uniti

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