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X. Die Geschichte vom fliegenden Robert

6. Gaetano Negri: cenni di una biografia intellettuale

6.4 L’attività scientifica

sua casa di Milano e nell’aula della R. Accademia di Scienze e Lettere, dov’egli era solito presiedere le riunioni della Società dantesca. Una via centrale di Milano fu intitolata a suo nome, e un monumento voluto da 87

illustre personalità italiane, inaugurato l’11 ottobre 1908, lo rievoca seduto nell’atteggiamento pensoso che gli apparteneva, sullo sfondo verde di magnolie dei giardini pubblici milanesi. Un premio scolastico fu istituito a suo nome e la sua ricca biblioteca scientifica fu donata, per volere della vedova, all’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere. Ma forse il monumento più duraturo sono le sue opere, prontamente curate da Michele Scherillo e uscite a distanza di pochi anni dalla morte presso l’editore Hoepli di Milano.

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6.4 L’attività scientifica

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Il fervore della vita scientifica di quegli anni spinse Negri sulla via della scienza. Egli era consapevole di vivere in un momento importante della storia del pensiero, segnato da molteplici scoperte, viaggi facili e comunicazioni sempre più rapide. Tutto ciò aveva favorito il maturare di un vero e proprio rivolgimento intellettuale, il quale vedeva proprio nella scienza l’unica possibilità per l’Italia di risollevarsi e mettersi al livello degli altri Stati europei anche negli studi e nella cultura.

Al centro della sua ricerca vi fu sempre il problema del perché della vita e del mondo. Fra i vari studi scientifici Negri preferiva quelli geologici, allora coltivati a Milano dal più rinomato geologo italiano vivente, Antonio Stoppani. Egli lamentava che l’Italia, culla della geologia, l’avesse poi trascurata, lasciando che si sviluppasse in altri paesi grazie alle teorie che lei stessa aveva enunciato. Negri, al contrario, dedica a questa disciplina gran parte del suo tempo; riteneva che fosse necessario partire dallo studio della natura per capire le finalità del mondo, e con quelle anche le finalità

In appendice (fig. 2.) riporto una foto della lapide di Varazze appartenente a un vecchio

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album della famiglia Neri gentilmente fornita dal signor Antonio Nicola Negri. Si veda fig. 3. in appendice.

dell’umanità, lo scopo della vita in senso lato. Il suo approccio allo studio della terra era scientifico, ma nello stesso tempo era parte di un progetto filosofico più generale e ambizioso.

Dotato di spirito analitico e facoltà poetica, egli “studiava la natura come uno scienziato, e la risentiva dentro di sé come un poeta” (Negri 1905: 287-8, 301). Negli studi scientifici, così come in qualsiasi altra fase della sua vita e in qualsiasi altro aspetto della sua poliedrica personalità, Negri rivela una particolare virtù: dare sempre tutto se stesso. In questo Negri era molto simile a Stoppani, che esercitò su di lui un grande influsso non solo in ambito scientifico; appassionato alpinista, poeta e osservatore della natura, guidò Negri nelle sue prime escursioni scientifiche alpine, stimolando così anche il suo amore per l’alpinismo.

La loro stima e amicizia reciproche sopravvissero anche dopo la morte del maestro, al quale Negri volle dedicare parole di commozione e affetto sincero in suo articolo scritto per la Rivista mensile del Club alpino Italiano.

Nell’epoca nella quale egli iniziava a dedicarsi agli studi geologici, si innamorò della giovane cugina Carlotta Origoni, nata a Milano nel 1845 da nobile famiglia. Le nozze furono celebrate il 10 gennaio 1864 e santificate per tutta la vita da una costante e perfetta armonia di pensieri e di sentimenti.

Anche dopo le nozze, Negri continua gli studi geologici, proponendosi di fare ricerche nei terreni dei dintorni di Varese per potervi ritrovare le distinzioni stratigrafiche scoperte e precisate altrove. Al fine di riuscire nel proprio intento, egli percorre sentieri, si inoltra in dirupi, raccoglie fossili, interpreta il significato della loro presenza, scruta la stratigrafia dei terreni e traccia spaccati: solo in una seconda fase trae da quanto osservato delle osservazioni di carattere generale e, nel 1867, le legge alla Società italiana 88

di scienze naturali.

Proseguendo l’opera iniziata, egli volge la sua attività di studioso nei dintorni di Lugano. Quella zona, infatti, risultava particolarmente interessante, essendo una delle parti meno studiate della Lombardia. Gaetano

Osservazioni geologiche nei dintorni di Varese del socio dott. Gaetano Negri.

Negri ed Emilio Spreafico, dopo aver insieme perlustrato quella zona, poterono finalmente dimostrare, nel Saggio sulla geologia dei dintorni di

Varese e di Lugano, la veridicità della teoria del sollevamento delle rocce per

azione diretta delle forze vulcaniche in quella zona.

Pur continuando le indagini geologiche, Negri tenta di trovare una risposta al mistero del mondo volgendo il proprio interesse verso le teorie darwiniane: nel 1872 pubblica così, nella Rivista Europea, il saggio Teoria

dell’evoluzione nelle scienze naturali.

In esso Negri espone la teoria darwiniana, nella quale vede il solo sistema completo, logico e razionale, valido a dare una spiegazione scientifica della successione delle forme mostrata dalla geologia. Egli dimostra come questa teoria possa applicarsi al mondo organico nel suo sviluppo individuale e storico, come sia sostenuta dalle prove fornite dall’embriologia, dalla classificazione e dalla paleontologia e, infine, come essa possa risolvere il mistero delle origini della vita. Questo saggio scientifico-filosofico contiene necessariamente affermazioni smentite da ricerche successive, ma costituisce una perfetta sintesi di quella che era la scienza contemporanea.

Negri darà poi due altri contributi alla geologia: uno è la grande carta geologica della Svizzera, eseguita in collaborazione con Stoppani e Spreafico per commissione del Comitato geologico svizzero, e pubblicata dallo stesso nel 1875. L’altro è la Descrizione dei terreni componenti il suolo d’Italia (1878), la quale costituisce la prima parte della Geologia d’Italia ad opera dello stesso Negri e di Antonio Stoppani. Questa Descrizione è la più vasta e la più bella opera geologica del Negri, la quale, anche dopo diversi anni dalla sua pubblicazione, conserva un valore non soltanto storico, ma ancora vivo, e questo grazie soprattutto alla ricchezza di notizie e all’armonia della sua struttura generale. Nel redigere questa opera, seppur inconsciamente, Negri rivela anche le sue straordinarie doti artistiche e letterarie raccontando le varie vicende che avevano interessato il suolo italiano.

Nonostante gli studi geologici lo interessassero particolarmente, sembravano non essere in grado di spiegargli il perché della vita e del mondo;

ecco che Negri decide di ritornare alle scienze che studiano le manifestazioni dello spirito umano.

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6.5 Lo scrittore: i saggi

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L’attività filosofico-letteraria del Negri, iniziata già negli ultimi anni dei suoi studi scientifici, predomina nell’ultimo periodo della sua vita, dal 1890 al 1902. Egli pubblica, infatti, numerosi articoli, recensioni e saggi in varie riviste e volumi di saggi letterari, storici e filosofici.

Per la profonda umanità che animava il suo lavoro, Gaetano Negri fu uno tra i primi scrittori a porsi come intermediario fra la schiera dei filosofi e la massa dei lettori colti: pur trattando di argomenti di critica letteraria, storica e filosofica, egli riuscì a diffondere i suoi saggi nelle migliori riviste italiane e a raggiungere così un pubblico numeroso di lettori. Scriveva poiché credeva non privi d’originalità e d’importanza i risultati da lui ottenuti osservando gli aspetti del mondo; proprio fra questi osservava con il massimo interesse quelli a lui più contemporanei e vicini, trovando nel saggio storico-filosofico l’espressione letteraria più adatta.

Egli amava seguire senza alcun preconcetto tutte le questioni riguardanti la vita morale, religiosa e civile italiana, riflettendoci a lungo ed esponendo le sue conclusioni senza preoccuparsi delle eventuali reazioni dell’opinione pubblica. Questo suo atteggiamento contraddistingue tutti i suoi scritti e viene considerato un elemento originale della sua indole da pensatore.

La natura dello scrittore pieno di umanità si rivela anche nella forma e nella lingua dei saggi: egli si esprime sempre in modo chiaro, pur essendo, a volte, alquanto prolisso e ridondante, usa frequenti similitudini e abusa delle successioni di sinonimi, come temesse di non riuscire a rendere al meglio ogni sfumatura delle sue idee. Anche nella forma, dunque, mostra quel bisogno di sincerità e verità che lo accompagna per tutta la vita.