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X. Die Geschichte vom fliegenden Robert

6. Gaetano Negri: cenni di una biografia intellettuale

6.3 Gli ultimi anni e la tragica fine

socialista. “La ruota gira” disse Negri, ma di fronte alle accuse mosse a lui e ai suoi compagni ci teneva a sottolineare come la sua amministrazione, malgrado qualche errore, avesse saputo fornire alla città una nuova forza innovatrice e progressiva.

Il 18 novembre 1889 Negri dichiara ufficialmente il suo ritiro e qualche giorno dopo Giulio Belinzaghi viene eletto sindaco. In tale occasione Negri dichiara di aver trascorso un periodo piuttosto agitato, ben contento, tuttavia, di aver sempre lavorato con tutta l’anima per il bene del paese. Egli si compiace poi di pensare che, se ha potuto esser utile alla sua città nell’adempimento di un incarico così alto e difficile, allora potrà esserle utile anche nell’abbandonarlo. La dignità e la nobiltà con cui seppe ritirarsi dal suo incarico avevano impressionato persino Victor Hugo, che in un biglietto gli scrive: “Et les chutes parfois sont des apothéoses” . 85

La partecipazione di Negri alla vita politico-amministrativa milanese non finisce tuttavia col finire del suo sindacato: egli rimane l’uomo rispettabile, venerato da molti e considerato da tutti il capo del liberalismo milanese, al quale continua a offrire il suo contributo partecipando a numerose commissioni e attraverso la sua attività di giornalista.

Il 4 dicembre 1890 viene poi nominato senatore e il primo febbraio del 1891 presta giuramento.

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6.3 Gli ultimi anni e la tragica fine

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Nell’ultimo periodo della sua esistenza Negri, quasi fosse consapevole della brevità del tempo a lui concesso, intensificò la sua abituale attività.

Escluso dal governo diretto del Comune, diede un importante contributo a diverse istituzioni culturali e di beneficenza. Fin dal 1880 si era tentato di fondare a Milano una società che avesse lo scopo di promuovere gli studi danteschi. Il 31 maggio 1889 si riunì così a Firenze un comitato che

”E le cadute a volte sono delle apoteosi”.

approvò lo statuto della nuova Società Dantesca Italiana, nata ufficialmente a Firenze il 31 luglio 1888 (Si veda http://www.dantesca.it/ita/), e volle nominare come suo primo presidente proprio Gaetano Negri.

Nel 1890, anno segnato dalla perdita del padre, Negri venne eletto presidente del sotto-comitato regionale della Croce Rossa Italiana di Milano, incarico che terrà poi sino alla morte.

In quello stesso periodo pubblicò numerosi articoli e non di rado interessava i più colti uditori di Milano e Roma con discorsi d’argomento storico o letterario, esibendo un linguaggio ormai estraneo all’uso quotidiano, ma certamente elegante.

Nel 1891 venne nominato membro effettivo del R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, di cui sarà presidente nel 1902. In quel periodo si lega poi ad un altro istituto cittadino, il Museo Civico di Storia Naturale, del quale era e si sentiva il fondatore: fu grazie al suo prezioso contributo che l’istituzione poté infatti rinnovarsi e ampliarsi, dotandosi di mezzi di studio più appropriati e di numerosi laboratori; la nuova sede del Museo Civico venne inaugurata nell’aprile del 1892.

Quello stesso anno Negri venne chiamato a ricoprire la carica di presidente della Società Italiana di Scienze Naturali, avente sede proprio nel Museo Civico di Storia Naturale di Milano; di questa gloriosa attività rimase presidente dal 1892 al 1894, anno in cui fu aggregato alla I. R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti degli Agiati a Rovereto.

Negri fu poi presidente della Casa di riposo per i musicisti per desiderio e imposizione di Giuseppe Verdi, del quale ricevette poi il ritratto con dedica autografa.

A Negri, dunque, si pensava ogni qualvolta bisognasse fondare, tutelare o sviluppare un’istituzione: per questo motivo fu presidente di tante altre istituzioni, oltre a quelle già menzionate. Da parte sua, Negri assunse tali incarichi sempre con estrema gioia, dedicandovi tutto se stesso. Non stupisce, dunque, che egli fosse considerato da tutta Italia il primo cittadino di Milano: “Nessuna parte d’Italia dubitava che in un’ora di sconforto o d’ingiustizia,

appellandosi a lui, non avrebbe trovato un giudice equanime, un consigliere amorevole, un soccorritore gentile…” (Del Vecchio Veneziani 1934: 428).

Sempre assiduo ai lavori del Consiglio provinciale di Milano, egli continua a dare il pensiero e la parola anche alle discussioni senatoriali, e a frequentare, durante i suoi soggiorni a Roma, i salotti e le riunioni più elevate per aristocrazia e cultura. Proprio tornando da Roma dopo aver assistito ai funerali di Re Umberto I (agosto 1900) era scampato miracolosamente al disastro ferroviario di Castel Giubileo: molti furono i morti e i feriti, ma la carrozza nella quale era salito Negri fu salvata dalla consistente mole delle vetture letto, rimanendo immobile all’urto con il treno sopraggiunto. La vita di Negri sarebbe stata tuttavia presto troncata nel pieno fervore della sua attività benefica.

Egli continua a pubblicare articoli, saggi, recensioni; intensifica la sua attività alla vita pubblica milanese e italiana, e partecipa alle nuove elezioni pubbliche, sentendosi ancora giovane di corpo e di spirito. Alla vigilia del suo ultimo giorno, i milanesi lo rivedono ai funerali del senatore Porro e a quelli del principe Trivulzio. Poi, inconsapevole Gaetano Negri parte verso il suo destino.

Egli decide infatti di tornare presso la sua famiglia, che si trovava allora a Varazze, in Liguria. La mattina del 31 luglio 1902 sale così con la moglie, le figlie Gina e Teresa e con il futuro genero, l’avvocato Giussani, un sentiero; lungo il cammino incontra alcune pietre di basalto, piuttosto larghe e lisce, e mentre si gira per avvertire i suoi cari, scivola egli stesso e cade nel letto del vicino torrente battendo la tempia destra contro la punta di un sasso.

La salma di Gaetano Negri giunse a Milano il tre agosto, sotto una fitta pioggia, e fu deposta nel cimitero monumentale. L’annuncio si diffuse per Milano e per tutta Italia: innumerevoli furono le commemorazioni provenienti dalle varie istituzioni fondate, ma anche dagli uomini più illustri (tra cui anche Giosuè Carducci e Gabriele D’Annnunzio).

Lapidi in memoria del Negri furono poste sul colle di Varazze , nella 86

sua casa di Milano e nell’aula della R. Accademia di Scienze e Lettere, dov’egli era solito presiedere le riunioni della Società dantesca. Una via centrale di Milano fu intitolata a suo nome, e un monumento voluto da 87

illustre personalità italiane, inaugurato l’11 ottobre 1908, lo rievoca seduto nell’atteggiamento pensoso che gli apparteneva, sullo sfondo verde di magnolie dei giardini pubblici milanesi. Un premio scolastico fu istituito a suo nome e la sua ricca biblioteca scientifica fu donata, per volere della vedova, all’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere. Ma forse il monumento più duraturo sono le sue opere, prontamente curate da Michele Scherillo e uscite a distanza di pochi anni dalla morte presso l’editore Hoepli di Milano.

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6.4 L’attività scientifica

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Il fervore della vita scientifica di quegli anni spinse Negri sulla via della scienza. Egli era consapevole di vivere in un momento importante della storia del pensiero, segnato da molteplici scoperte, viaggi facili e comunicazioni sempre più rapide. Tutto ciò aveva favorito il maturare di un vero e proprio rivolgimento intellettuale, il quale vedeva proprio nella scienza l’unica possibilità per l’Italia di risollevarsi e mettersi al livello degli altri Stati europei anche negli studi e nella cultura.

Al centro della sua ricerca vi fu sempre il problema del perché della vita e del mondo. Fra i vari studi scientifici Negri preferiva quelli geologici, allora coltivati a Milano dal più rinomato geologo italiano vivente, Antonio Stoppani. Egli lamentava che l’Italia, culla della geologia, l’avesse poi trascurata, lasciando che si sviluppasse in altri paesi grazie alle teorie che lei stessa aveva enunciato. Negri, al contrario, dedica a questa disciplina gran parte del suo tempo; riteneva che fosse necessario partire dallo studio della natura per capire le finalità del mondo, e con quelle anche le finalità

In appendice (fig. 2.) riporto una foto della lapide di Varazze appartenente a un vecchio

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album della famiglia Neri gentilmente fornita dal signor Antonio Nicola Negri. Si veda fig. 3. in appendice.