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Aumento del costo di upload ed insinuazione del dubbio

strategie di tipo normativo

7. Le strategie persuasive: come manipolare le norme social

7.3. Aumento del costo di upload ed insinuazione del dubbio

Gli utenti delle reti peer-to-peer si collegano ad internet grazie a connessioni ADSL sempre più veloci ed economiche. Sono ormai diffusissimi gli abbonamenti forfettari (c.d. flat-rat), che permettono ai sottoscrittori di navigare senza limiti di tempo e consumo. Dal punto di vista tecnico, ogni connessione ADSL339residenziale presenta due distinte velocità di connessione: una in download, che varia, attualmente, da 1 a 20 Mbit/sec a seconda della linea, ed una in upload, tipicamente molto inferiore, che va da 256 kbit/sec fino a 1 Mbit/sec340. Questa differenza quantitativa si giustifica per il fatto che pressoché la totalità della navigazione web è svolta in download: l’utente digita un

339 ADSL sta per Asymmetric Digital Subscriber Line, si tratta pertanto di una linea caratterizzata

da un’asimmetria per quanto riguarda la distribuzione della larghezza di banda, cioè della sua velocità di trasmissione dei dati.

340 In informatica il termine download indica l’azione di ricevere o prelevare dalla Rete (ad es. da

un sito web) un file, trasferendolo sul disco rigido del computer dell’utente. Il termine upload indica l’operazione inversa, cioè il caricamento di files dal proprio computer verso la rete.

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sito internet e il server web scarica sul computer richiedente le informazioni necessarie per visualizzare la pagina.

Il concetto di upload è, tuttavia, fondamentale nelle reti P2P e nei programmi di file-sharing, poiché attraverso di essi non ci si limita ad utilizzare la connessione in download, per scaricare files condivisi da altre persone. In queste architetture, infatti, si utilizza molto la parte di upload, necessaria per trasmettere dal proprio computer alla rete i files condivisi nel momento in cui questi sono richiesti da un altro utente connesso al programma di file-sharing.

Questa introduzione tecnica è fondamentale per comprendere un’altra strategia persuasiva suggerita da Strahilevitz: posto che la condivisione sulle reti P2P si basa sull’utilizzo massiccio della connessione in upload, l’idea è di mantenere la tariffazione forfettaria per quanto riguarda lo scaricamento dei files e di eliminarla per quanto riguarda, invece, la trasmissione in upload degli stessi, sostituendola con una tariffa proporzionale all’ammontare di dati trasmessi attraverso la connessione ADSL. Questa tariffa, peraltro, non è necessario che sia molto alta: al fine di dissuadere gli utenti a condividere i files può essere sufficiente anche un costo relativamente basso. La somma di un 1 ogni 50 megabytes potrebbe essere sufficiente: tenendo conto che un singolo MP3 occupa circa 5 megabytes ed un album intero circa 10 volte tanto, questo significherebbe, rispettivamente, un costo di 10 centesimi e un costo di 1 euro per compiere la trasmissione online di tali files341. L’introduzione di questo tipo di tariffazione potrebbe essere idonea ad ingenerare uno sbilanciamento tra costi e benefici che ogni file-sharer deve affrontare, determinando un meccanismo in grado di diminuire lo scambio non autorizzato di materiale protetto dal diritto d’autore sulle reti peer-to-peer.

Questa soluzione, tuttavia, risulta di difficile applicazione pratica. In primo luogo, poiché gli internet service provider determinano il canone di sottoscrizione alla connessione ADSL sulla base delle logiche del mercato, e non tenendo conto degli interessi dell’industria dell’intrattenimento. È una logica che va palesemente contro gli interessi degli ISP, il cui traffico è in gran

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parte determinato proprio dallo scambio di files tramite reti P2P. A questo si aggiunga l’attuale conformazione di internet in senso partecipativo. Il Web 2.0 ha determinato una rivoluzione quanto ai contenuti: si pensi solo ai blog, ai siti di caricamento di fotografie e video (es. Flickr e YouTube), nonchè alla recentissima diffusione del c.d. cloud computing342. Si tratta di servizi che

trasmettono contenuti in Rete, anche di dimensioni elevate, e che comportano un utilizzo massiccio della banda in upload.

L’introduzione di una tariffazione a consumo a fronte dell’attuale diffusione delle tariffe flat e dei servizi contenutistici del Web 2.0 rendono sostanzialmente inattuabile questa strategia. In molti si opporrebbero a questa prospettiva, sostenendo, a ragione, che i benefici che si potrebbero ottenere non sono tali da giustificare una cosi ingente alterazione della stessa natura di internet, strumento democratico, di libera espressione e di dibattito per eccellenza343.

Lior Strahilevitz propone un ulteriore strada per contrastare il fenomeno del file-sharing. L’intento è portare alla conoscenza del popolo cybernauta la vera natura delle reti P2P, smentendo la visione distorta e cooperativa che i software di file-sharing vogliono attribuire alla comunità di file- sharers. In altri termini, l’industria dell’intrattenimento dovrebbe attuare delle misure volte a magnificare il comportamento non cooperativo e a mascherare quello cooperativo344.

Una via per ottenere questo risultato potrebbe essere quella di pubblicizzare delle statistiche che riflettano il reale livello di condivisione sulle reti P2P. Il problema sta in ciò che tale messaggio, per il solo fatto che è diffuso dall’industria dell’intrattenimento, potrebbe generare un certo scetticismo nei cybernauti, che difficilmente sarebbero portati ad interiorizzare

342 Cfr. la voce “Cloud Computing” su Wikipedia, disponibile all’URL:

http://it.wikipedia.org/wiki/Cloud_computing.

343 V. L.LESSIG, The Death of Cyberspace, 57 WASH.& LEE L.REV. 337, 341-43 (2000) e

STRAHILEVITZ, Charismatic Code, cit., 589.

344 Questo meccanismo è definito da Strahilevitz come “un-charismatic code”, ed è

esattamente l’opposto del risultato che i software di file-sharing mirano ad ottenere, cioè una percezione di prevalente comportamento cooperativo, laddove nella realtà è il comportamento da free-rider ad essere la norma. Cfr. STRAHILEVITZ, ibidem, cit., 591.

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tale propaganda. Come afferma Strahilevitz: “anche se le persone apprendessero il messaggio che il comportamento da free-rider è la norma su Gnutella e in una certa misura se ne convincessero, laddove tale messaggio risulti essere incoerente con la distorsione generata dall’influenza carismatica dei software peer-to-peer, ecco che le statistiche sarebbero percepite meno “reali” della distorsione stessa”345.

Oltre che tramite la pubblicazione di statistiche, il carattere prevalentemente opportunistico dei file-sharers potrebbe essere reso noto avvalendosi degli stessi strumenti con i quali i software peer-to-peer esercitano la loro influenza carismatica346. Le applicazioni che operano sulle reti P2P, ad esempio, sono per lo più di tipo open-source. Questo significa che il codice sorgente è disponibile a tutti, industrie dell’intrattenimento comprese. Quest’ultime potrebbero “giocare sporco”, programmando di loro iniziativa una versione particolare di software peer-to-peer, la quale, contrariamente a quello che accade nelle versioni “originali”, esalti con veemenza il numero reale di free- riders presenti e di coloro che stanno condividendo pochi files. In questo modo si trasmetterebbe una concreta immagine della natura egoistica della comunità di file-sharers, minando alle radici la norma di reciprocità ivi diffusa. Il comportamento incoraggiato sarebbe quello di tipo opportunistico, dato che costituisce la norma, ed è noto che le persone agiscono sulla base del comportamento dei propri simili.

7.4. Sviluppare copynorms a sostegno del copyright: il caso delle