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Reciprocità e cooperazione condizionale nelle reti peer-to peer

esclusivamente sulla deterrenza legale

4.3. Reciprocità e cooperazione condizionale nelle reti peer-to peer

Nel precedente paragrafo si è descritto come lo scambio non autorizzato di opere protette da copyright abbia luogo in un contesto dove tale attività assume i connotati di un comportamento cooperativo e prosociale, determinando quindi un incoraggiamento reciproco delle copynorms che supportano il file-sharing illegale. In altri termini, se l’influenza carismatica delle reti P2P sembra funzionare, resta da capire quale ne sia il motivo.

Nelle reti peer-to-peer confluiscono milioni di persone che non si conoscono e che difficilmente hanno modo di interagire tra di loro, se non in maniera virtuale durante lo scambio dei contenuti protetti. L’anonimato, infatti, è una delle caratteristiche principali di questi sistemi che ha certamente contribuito a decretarne l’ampio successo. La comunità dei file-sharers, in altri termini, rientra in quelle che lo stesso Strahilevitz ha definito loose-knit group298:

gruppi composti da persone che non sono in grado acquisire informazioni sulla reputazione degli altri299, a differenza di quello che accade, invece, nei close-knit

groups300. Esempi di loose-knit groups sono l’insieme di persone che si incontrano

su una metropolitana, piuttosto che coloro che viaggiano sulla stessa autostrada

297 Merita di essere menzionato il messaggio che gli sviluppatori della rete P2P Gnutella

riportavano sul loro sito internet nella sezione “What is Gnutella”: “The other half of Gnutella is giving back. Almost everyone on GnutellaNet shares their stuff. Every client on the GnutellaNet is also a server, so you not only can find stuff, but you can also make things available for the benefit of others. So if you've got a good recipe for blueberry cobbler, you could answer someone's prayers by sharing it with the rest of the GnutellaNet!”, disponibile

tramite Wayback Machine all’URL:

http://web.archive.org/web/20010602160134/http://www.gnutellanews.com/information/w hat_is_gnutella.shtml (ultima visita: giugno 2012).

298 Cfr. STRAHILEVITZ,Social Norms from Close-Knit Groups to Loose-Knit Groups, cit., 359 ss. 299 V. STRAHILEVITZ, Charismatic Code, cit., 559-60.

300 Si tratta di quelle comunità compatte ed unite, formate da individui che condividono i

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nelle proprie automobili, e così via. Ciò che accumuna questi contesti è la difficoltà con cui può instaurarsi un comportamento cooperativo, stante le scarse probabilità di interagire nuovamente con gli stessi individui e di applicare meccanismi sanzionatori di tipo reputazionale301. A discapito di queste premesse, comportamenti cooperativi sono stati rilevati in molteplici situazioni302 riconducibili al modello loose-knit e la condivisione dei files nelle reti peer-to-peer ne rappresenta un esempio perfettamente calzante.

Il principio in base al quale studiosi come Schultz e Strahilevitz hanno giustificato il sorgere di comportamenti cooperativi in questi contesti è la reciprocità, una delle norme sociali più rilevanti e radicate nella società civile303. Il principio, di per sé considerato, è molto semplice: quando una persona (A) fa qualcosa per un’altra (B), quest’ultima si sente obbligata a restituire il favore ad A (reciprocità diretta) o ad un’altra persona che presenta le stessa caratteristiche, interessi o valori di A (reciprocità indiretta)304.

Schultz, richiamando gli studi compiuti dagli psicologi Falk, Fehr e Fishbacher, definisce la reciprocità in questo modo305:

“la reciprocità è ciò che motiva le persone a ricambiare le azioni degli altri con azioni simili – il valore ricevuto con quello dato, la cortesia con cortesia, la cooperazione con cooperazione. Se le circostanze, tuttavia, favoriscono l’opportunismo, la reciprocità stessa può accelerare il declino della cooperazione spingendo le persone a rifiutarsi di collaborare”.

301 Per approfondimenti si rimanda al capitolo II sulle norme sociali.

302 Richiamando l’esempio degli automobilisti in autostrada, capita spesso che costoro si

adoperino in comportamento cooperativi: si pensi a coloro che si fermano ad aiutare altri automobilisti fermi in panne, o che si spostano sul lato destro per far passare chi transita più velocemente, e così via.

303 Cfr. SCHULTZ, Fear and Norms and Rock & Roll, cit., 698-710. 304 V. STRAHILEVITZ, Charismatic Code, cit., 562.

305 Liberamente tradotto dall’inglese. Il testo originale è: “Reciprocity motivates people to repay

the actions of others with like actions—value received repaid with value given, kindness with kindness, cooperation with cooperation, and non-cooperation with retaliation. Under favorable conditions, it takes only a minority of people influenced by reciprocity to push a group to a sustained equilibrium of cooperation. If conditions favor opportunism, however, reciprocity may actually hasten the demise of cooperation by causing people to withhold cooperation”. Cfr. SCHULTZ, Copynorms: Copyright Law and Social Norms, cit., 16.

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Questa citazione, proveniente dalla dottrina psicologica, ci permette di comprendere come il concetto di reciprocità si risolva in un’ipotesi di cooperazione condizionale. In altri termini, affinché sussista reciprocità, deve diffondersi la percezione che gli altri membri del gruppo di riferimento non si stiano comportando in maniera opportunistica, bensì stiano agendo in maniera collaborativa e vicendevole. Il modo in cui i software peer-to-peer sono stati congegnati sembra proprio aver creato le corrette condizioni per promuovere e rafforzare l’esistenza di tali atteggiamenti reciproci306.

In definitiva, una plausibile spiegazione del motivo per il quale gli utenti delle reti P2P rendono i loro files disponibili in carenza di un incentivo in senso economico può essere riscontrata proprio nell’esistenza di queste norme di reciprocità e nel senso di colpa che queste possono ingenerare in caso di mancanza di uno scambio reciproco. Quest’ultima situazione viene definita come “teoria degli effetti avversi dei benefici non reciprocati” (aversive effects of nonreciprocated benefits). Alcune ricerche empiriche, infatti, hanno dimostrato che può sussistere una relazione tra individui solo se viene garantito un equilibrio nel reciproco scambio307. Quando qualcuno riceve qualcosa, un senso di dovere si insinua nella sua psiche, facendolo sentire debitore di chi ha tenuto la condotta cooperativa308. Il modo migliore per alleviare questo senso di colpa è contraccambiare direttamente il favore ricevuto, ma quando questo non è possibile, ricambiare nei confronti di altri soggetti può essere sufficiente. Nelle reti P2P si verifica proprio questa situazione: le persone condividono il loro materiale protetto da copyright, per mantenere un’immagine positiva di sé stessi ed alleviare il senso di colpa che deriverebbe da un comportamento opportunistico di solo download di ciò che è stato altruisticamente condiviso dagli altri309.

306 V. OPDERBECK, Peer-to-Peer Networks, cit., 1712 e STRAHILEVITZ,Social Norms from Close-Knit

Groups to Loose-Knit Groups, cit., 364.

307 STRAHILEVITZ, Charismatic Code, cit., 564.

308 P. BLAU P.,voce Scambio sociale, in Enciclopedia delle scienze sociali, Vol. VIII, Roma, 1996- 309 V. V. OPDERBECK, Peer-to-Peer Networks, cit., 1712 e STRAHILEVITZ,Social Norms from Close-

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5. Riconciliare norme sociali e legge sul copyright: le