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La New Chicago School e il Social Meaning

LE NORME SOCIAL

8. L’approccio dell’economia sperimentale e della psicologia sociale

8.1. La New Chicago School e il Social Meaning

Alla posizione (4) del nostro schema troviamo alcune teorizzazioni proposte da esponenti della c.d. New Chicago School133. Una delle teorie elaborate

da questo filone dottrinale è quella del Social Meaning (significanza sociale delle azioni)134. Gli autori sostengono che ogni azione umana porti con sé un significato ben preciso, il quale va ad associarsi al significato espresso da altre azioni e andando a costituire ciò che Lawrence Lessig, esponente della Scuola, chiama “contenuto semiotico”135.

Cass R. Sunstein, un altro esponente della New Chicago School, riprende questo tema attribuendo alle norme sociali una funzione di sostegno nell’attribuire alle azioni umane un certo significato:

133 Vale la pena spendere qualche parola su questa nuova Scuola: si tratta di un termine coniato

da Lawrence Lessig, per indicare un nuovo approccio che alcuni studiosi – per lo più dell’Università di Chicago – hanno intrapreso nei confronti dello studio delle norme sociali, in rapporto con quelle di tipo giuridico. Lessig precisa come sia la “vecchia” Scuola che la “nuova” condividano su un punto: il comportamento umano è influenzato da forze ulteriori rispetto alla sola legge. Ciò in cui differiscono le due Scuole è il risultato che traggono da questo insegnamento: gli esponenti della “vecchia” Scuola concordano che la presenza di tali regolatori alternativi giustifichino una minore attività a livello legislativo, viceversa gli esponenti della “nuova” Scuola sono dell’idea che tali regolatori informali costituiscano, al contrario, dei preziosi strumenti di cui lo Stato può avvalersi per modellare le norme nella maniera più efficiente ai suoi obiettivi. Cfr. L.LESSIG, “The New Chicago School, 27J.LEGAL STUD. 661, (1998). Tra gli esponenti di questo movimento dottrinale ritroviamo lo stesso Lessig, Cass Sunstein, Dan Kahan, Richard Pildes, ecc. Cfr. ELLICKSON, Law and Economics Discovers Social

Norms, cit., 548.

134 Cfr. D.M.KAHAN, What Do Alternative Sanctions Mean?, 63 U.CHI.L.REV. 591 (1996), L.

LESSIG,The Regulation of Social Meaning, 62 U.CHI.L.REV. 943 (1995); L.LESSIG,Social Meaning and Social Norms, 144 U.PA.L.REV. 2181 (1996) e SUNSTEIN, Social Norms and Social Roles, 96 COLUM.L.REV. 903 (1996), disponibile all’URL: http://ssrn.com/abstract=10001.

135 Ritengo possa essere utile riportare un paio di esempi di social meaning citati da Lessig: il caso

delle mance (in inglese: tipping) e quello della cintura di sicurezza. Abbiamo già visto supra come negli Stati Uniti sia una pratica diffusa dare la mancia alle persone che abbiano fornito un certo servizio, ma non a tutti: si lascia volentieri un piccolo extra al fattorino che ci porta i fiori a casa o al facchino che ci porta i bagagli in camera, ma a nessuno verrebbe in mente di elargire una gratifica al proprietario del negozio di fiori piuttosto che al gestore dell’albergo. Queste distinzioni sembrano ovvie, del tutto naturali, ma la loro complessità suggerisce che c’è qualcosa di più. L’azione di lasciare una mancia ha un preciso significato, che Lessig definisce, appunto, social meaning. Un altro esempio è quello del trasporto in taxi. Viene riportato il caso di Budapest, dove le vetture sono spesso molto piccole, e i clienti preferiscono sedersi sul sedile davanti anziché sulla poltrona posteriore. Fino ad un paio di anni fa, se qualcuno cercava di allacciarsi la cintura, il tassista lo avrebbe dissuaso. Se ciononostante si avesse proceduto con l’operazione, questa avrebbe avuto un effetto importante: allacciare la cintura equivaleva ad insultare il guidatore. V. LESSIG,The Regulation of Social Meaning, cit., 952.

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“[le] norme sociali aiutano le persone ad assegnare un determinato significato sociale al comportamento umano. Con questo termine mi riferisco alla dimensione espressiva del comportamento (senza escludere il linguaggio) in una determinata comunità. Il significato sociale è il prodotto delle norme sociali”136.

Sunstein vuole precisare come la maggior parte dei comportamenti abbia una funzione espressiva, in quanto idonea a veicolare un determinato messaggio per gli altri. Tale funzione, però, deve essere intesa non nel senso che chi compie l’azione voglia necessariamente comunicare agli altri un messaggio, bensì nel senso che le altre persone attribuiranno a quella condotta un certo significato in termini di preferenze e atteggiamenti del suo autore. Di questo aspetto è ben consapevole chi fa pubblicità, ed infatti molti spot perseguono l’obiettivo di andare ad incidere nei confronti del significato sociale da attribuire ad un determinato prodotto: chi lo compra sembrerà più sofisticato, alla moda, ecc. Il legame tra norme sociali e significato sociale è stretto ed articolato: le norme sociali possono determinare il significato sociale delle azioni, ma allo stesso modo possono esserne un artefatto137.

I sostenitori della tesi in esame ritengono che i modelli elaborati dai teorici della scelta razionale abbiano omesso di considerare il rapporto che sussiste tra il comportamento individuale e il contesto in cui quest’ultimo viene ad esistenza138. L’incorporazione, nell’ambito di un discorso sulle norme sociali, della valutazione del contesto in cui le azioni si dispiegano è proficuo sotto due punti di vista. In primo luogo, favorisce una migliore e completa comprensione delle norme sociali vigenti in un determinato contesto sociale, potendo intuire

136 SUNSTEIN, Social Norms and Social Roles, cit., 925. “Social norms help people assign ‘social

meaning’ to human behavior. With this term I refer to the expressive dimension of conduct (not excluding speech) in the relevant community. Social meaning is a product of social norms. The expressive dimension of conduct is, very simply, the attitudes and commitments that the conduct signals”.

137 SUNSTEIN, ibidem, 928.

138 Si veda LESSIG, Social Meaning and Social Norms, cit., 2183, il quale afferma: “Norm-talk

accounts for behavior; it does not discipline itself to account for context. It does not focus on the relation of behavior to context and the differences that relation raises”. E più avanti: “Norm-talk focuses on the action and ignores the context. Meaning-talk focuses on both. Norm-talk speaks of the price of behaviors; meaning-talk speaks of prices in particular contexts. Norm-talk abstracts; meaning-talk makes contingent”.

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quale sia il significato da attribuire alla condotta umana e i costi o benefici sociali che si porta dietro. In secondo luogo, l’apporto maggiore che questa tesi può fornirci, è dato dalla sua potenziale capacità di fungere da meccanismo in grado di cambiare le norme sociali e quindi il comportamento delle persone. Comprendere il significato che i consociati attribuiscono ad una certa azione può essere la chiave per comprendere come modificare il comportamento delle persone.

Un esempio chiarificatore ce lo fornisce Dan Kahan, un altro economista sperimentale della New Chicago School, nel momento in cui richiama un problema di politica criminale riguardante l’opportunità di sostituire le pene detentive (arresto o reclusione) con pene di tipo pecuniario (multe o ammende)139. Egli nota che nel corso degli anni l’utilizzo di questa sanzione privativa della libertà personale è sempre stato costante, ancorché per lo Stato sia più economico punire i criminali con delle sanzioni di tipo patrimoniale. Qual è il motivo di questa anomalia? Kahan sostiene che la risposta sia da ricercare nell’ambiguità del significato che la società attribuisce alle pene pecuniarie. L’opinione pubblica le percepisce come un qualcosa di insufficientemente severo, che ridicolizza la serietà dell’offesa cagionata. Alla pena pecuniaria, non importa quanto elevato possa essere il suo ammontare, non viene attribuito il valore di punizione – come accade invece per la detenzione – ma quello di un semplice costo che il colpevole deve sostenere. È come se per espiare le proprie colpe fosse sufficiente pagare una certa somma di denaro, come se la pena fosse il cartellino del prezzo attaccato al reato. L’impossibilità di ravvisare nella pena pecuniaria una valida alternativa alle pene detentive deve pertanto essere riscontrata nel conflitto tra la sensibilità dell’opinione pubblica e il significato che viene attribuito alle altre forme sanzionatorie.

La soluzione proposta da Kahan è quella di modificare il significato sociale attribuito alla pena pecuniaria, prevedendo che quest’ultime vengano previste non già in sostituzione di quelle detentive, ma come misura

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sanzionatoria che si va ad aggiungere in via opzionale, di modo che sia il giudice a stabilire caso per caso quale scegliere.140 Questo meccanismo va a legare insieme le due sanzioni (il termine usato dall’autore è “tying”) allo scopo di convincere l’opinione pubblica che esse sono equivalenti dal punto di vista del valore punitivo, e quindi con l’intento di alterare il contesto interpretativo e sbrogliare le ambiguità valorali delle pene pecuniarie.