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LE NORME SOCIAL

1. Norme sociali e proprietà intellettuale

1.2. Ricette gastronomiche

Più recentemente, diversi studiosi hanno analizzato una serie di comunità nelle quali i beni creativi prodotti non rientrano nell’alveo della tutela legale oppure dove la protezione non appare adeguata alle esigenze del gruppo sociale. Si tratta di ipotesi in cui la proprietà intellettuale viene regolata attraverso le norme informali proprie della comunità di riferimento. La letteratura giuridica che è sorta da questi studi consente di gettare nuova luce sul rapporto intercorrente tra il diritto formale e le norme sociali, sia nel senso di dimostrare come in queste comunità vi sia un incessante lavorio creativo ed innovativo anche in assenza di una protezione legale, contrariamente a quanto postula il paradigma dell’incentivo economico/utilitaristico, ma soprattutto nel senso di illuminare il modo in cui le comunità possano erigere un sistema di tutela dei lavori creativi al di fuori e a prescindere dall’esistenza di un sistema giudiziale di origine statale.

Emmanuel Fauchart ed Eric von Hippel si sono occupati del ruolo delle norme sociali nella protezione delle ricette gastronomiche, documentando l’esistenza di un vero e proprio sistema di protezione della proprietà

194 Poiché lo scopo di questo paragrafo è di illustrare a sommi capi quanto esplorato dalla

dottrina giuridica formatasi nel tempo in tema di norme sociali e proprietà intellettuale – brevetti per invenzione in questo caso – pertanto non si è nella sede opportuna per compiere ulteriori approfondimenti, per i quali si rimanda a RAI,Regulating Scientific Research, cit., 152 ss.

195 Il dibattito su questo punto è acceso, e non tutti condividono la posizione di Rai: su tutti

vale la pena menzionare almeno F. Scott Kieff, che ne critica diversi aspetti e difende l’assetto normativo determinato dalla legislazione del 1980, considerando i brevetti non già come una minaccia per il progredire della scienza, bensì come un valore aggiunto per la ricerca scientifica di base. Cfr. KIEFF, Facilitating Scientific Research, cit., 691 ss.

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intellettuale (norm-based IP system) che trova origine esclusivamente nelle norme informali condivise dai più qualificati chef di cucina francesi196. Tramite una serie di interviste e ricerche sul campo, condotte direttamente dai due autori, è stato possibile riscontrare l’esistenza di almeno tre norme sociali condivise da tutti gli chef.

La prima di queste regole non codificate (e che qui si cerca, per quanto possibile, di verbalizzare) è quella per cui uno chef non deve mai copiare la ricetta gastronomica altrui. Questa regola è molto radicata ed importante, in quanto svolge una funzione paragonabile a quella di un brevetto, cioè attribuire allo chef autore di una ricetta il diritto di escludere gli altri da ogni esecuzione della stessa che non sia esplicitamente autorizzata.

In secondo luogo, se uno chef rivela ad un suo collega una sua ricetta o delle tecniche di cucina, quest’ultimo non deve mai comunicare tali informazioni ad altri senza autorizzazione. Attraverso questa norma lo chef può selettivamente scegliere a chi rivelare i propri segreti, un po’ come accade con la disciplina in materia di segreti industriali.

Infine, una terza norma è quella per cui ogni chef deve sempre attribuire la paternità alle ricette che esegue. Per i professionisti ciò è di fondamentale importanza – anche ai fini dell’avanzamento di carriera e del prestigio – essere riconosciuti come gli autori delle ricette di haute cuisine che hanno creato ed elaborato, e tale sistema di norme mira al raggiungimento di tale finalità.

L’esistenza di un sistema di protezione basato esclusivamente su norme implicite è anche conseguenza della scarsa, se non totale, inapplicabilità della legislazione in materia di proprietà intellettuale. Le ricette di cucina e le tecniche culinarie difficilmente raggiungono quel grado di innovazione necessario per richiedere un brevetto per invenzione, così come il contenuto di tali ricette non è qualificabile come opera creativa alla stregua delle leggi sul diritto d’autore. Va precisato, peraltro, che anche laddove esistano gli strumenti legali per far valere i propri diritti in sede giudiziale, ciononostante gli chef

196 E. FAUCHART,E.VON HIPPEL, Norms-based intellectual property systems: the case of French chefs,

MIT Sloan Research Paper No. 4576-06 (2006), disponibile all’URL: http://ssrn.com/abstract=881781.

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seguono raramente quella via, lamentando come la difficoltà di giungere in tempi brevi ad una decisione, congiuntamente all’eccessivo costo delle azioni giudiziarie, rendano il tutto poco fattibile197.

A ben vedere, questo sistema di protezione della proprietà intellettuale basato su norme sociali presenta diverse similitudini il sistema che ha origine nel diritto formale: il fine è il medesimo, ma i mezzi sono differenti. Da ultimo va affrontato il versante sanzionatorio, cioè le reazioni della comunità di chef alle trasgressioni delle tre basilari norme citate poc’anzi. Si tratta per lo più di sanzioni di tipo reputazionale di grande efficacia, posto che nella comunità degli chef di alto rango la stima e il prestigio contano più di tutto il resto. Gossip negativo (cioè diffusione di informazioni riguardanti la violazione tra i membri del gruppo), shaming (cioè il rifiuto di interagire con l’individuo che ha violato la norma sociale) e nei casi più gravi addirittura l’esclusione dal gruppo del membro deviante: sono queste le conseguenze a cui rischia di andare incontro lo chef colpevole di inosservanza normativa198.

197 FAUCHART,VON HIPPEL, Norms-based intellectual property systems, cit., 14. In realtà questa non

è l’unica ragione per la quale gli chef preferiscono adottare un sistema basato su norme sociali. In un altro lavoro sempre sul tema della protezione delle ricette gastronomiche, Christopher J. Buccafusco articola il proprio discorso cercando di dimostrare come, contrariamente a quanto potrebbe sembrare da un’analisi superficiale, non vi sia alcuna ragione per non ricomprendere le ricette gastronomiche nell novero dei beni intellettuali suscettibili di protezione legale tramite diritti d’autore (copyrightability of dishes). Dopo aver analizzato le finalità della normativa in materia di copyright ed averle analizzante una per una, l’autore giunge ad una chiara conclusione: le ricette gastronomiche non sono coperte da copyright non già perché questo sia giuridicamente impossibile, ma perché la comunità degli chef è intrisa da una cultura di condivisione ed ospitalità che difficilmente si concilia con l’esclusività del diritto d’autore. E non è tutto, poiché la motivazione primaria, che rende de facto inappropriata ed inutile la tutelabilità legale delle ricette di cucina, è l’esistenza di quelle norme sociali sull’attribuzione di paternità e contro il plagio, norme viventi ed operative molto più efficaci del diritto formale. Per approfondimenti si veda C.J. BUCCAFUSCO, On the Legal Consequences of Sauces: Should Thomas Keller’s Recipes Be Per

Se Copyrightable?, 24 CARDOZO ARTS &ENT.L.J. 1121 (2007).

198 Questo elenco di sanzioni riscontrate tramite ricerca sul campo è molto interessante, poiché

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