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LE NORME SOCIAL

8. L’approccio dell’economia sperimentale e della psicologia sociale

8.2. Elster e la tesi eclettica

Jon Elster, filosofo e sociologo norvegese, si mostra molto più sensibile rispetto ai giuristi-economisti, nello studio degli aspetti affettivi delle norme sociali, della loro non-razionalità e del modo in cui tendono a coinvolgere le passioni umane. Egli si concentra sull’aspetto motivazionale, che spinge a seguire le norme, volendo sviluppare un modello di tipo induttivo, piuttosto che deduttivo. Per questi motivi la sua tesi può trovare posto nella posizione (5) dello schema di cui sopra.

Elster introduce il proprio discorso richiamando la vexata quaestio relativa alla teoria della scelta razionale: in che modo è possibile evitare che un agente razionale si comporti in modi che risultano essere individualmente razionali ma collettivamente disastrosi?141 Egli propone una tesi di tipo eclettico, secondo la quale, mentre alcune forme di comportamento sono meglio spiegate in base all’assunzione di razionalità, altre possono essere chiarite solo chiamando in causa qualcosa di simile ad una teoria delle norme sociali. Il suo discorso prende le mosse da una visione delle motivazioni individuali come “motore” della cooperazione, e distingue tra motivi della cooperazione dettati dalla razionalità e dettati dalle norme sociali. Pertanto, un individuo coopererà o perché agirà razionalmente, in quanto spinto dalle

140 KAHAN, ibidem, 650.

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proprie motivazioni egoistiche o non egoistiche142 o perché agirà irrazionalmente (dal punto di vista della scelta razionale), in quanto sussista una norma sociale. A ben vedere, la cooperazione indotta dalla presenza di una norma sociale viene definita come irrazionale in quanto il loro rispetto non porta necessariamente a dei risultati individualmente ottimali. Tuttavia, questa conclusione non è comune a tutti i teorici della scelta razionale, poiché taluni di essi adottano una nozione di razionalità che è in grado di ricomprendere anche il comportamento cooperativo sostenuto dalle social norms: come già accennato precedentemente, nel caso in cui il mancato rispetto di una norma sociale porti ad una sanzione informale come ad esempio la disapprovazione, piuttosto che un internalizzato senso di colpa dell’agente. Più in generale, il comportamento guidato da norme è sostenuto dalla minaccia delle sanzioni sociali: in virtù della loro presenza, obbedire diventa razionale.

Elster sostiene, infatti, che un elemento fondamentale delle norme sociali è il fatto che esse sono sostenute dall’approvazione o disapprovazione sociale. Proprio per questa ragione ci si chiede se è proprio tale impatto emotivo l’elemento che motiva il rispetto delle stesse e che renda razionale il comportamento conforme alla norma stessa, piuttosto che una mera valutazione dei costi e benefici associati alle sanzioni esterne.

Il punto chiave, che spinge ad affermare il carattere normativo (e non solo statistico) delle norme sociali è quello per cui il comportamento conforme è incoraggiato non solo dall’atteggiamento delle altre persone – dall’aggrottare delle ciglia, la disapprovazione, ecc.143 – ma anche dai “sentimenti di imbarazzo, di ansietà, colpa e vergogna suscitati dalla prospettiva di violare una prescrizione, o almeno di essere colti in flagrante”144. Tale aspetto emotivo è ciò che innesca la conformità, e quindi la cooperazione, piuttosto che una gretta analisi dei costi e benefici insiti nel cooperare o defezionare.

142 Elster distingue, nell’ambito delle motivazioni dettate dalla razionalità in egoistiche e non

egoistiche-. Le prime sono quelle distinguibili a loro volta in orientate al risultato o al processo. Il secondo gruppo è invece suddivisibile in interessi verso gli altri di tipo positivo (altruismo) o negativo (invidia e malevolenza). Cfr. ELSTER, ibidem, 57.

143 ELSTER, ibidem, 187. 144 ELSTER, ibidem, 145.

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In questo senso le norme sociali sono appunto normative, in quanto fungono da parametro di riferimento per giudicare il comportamento degli altri. Tale giudizio però, può provenire non solo dall’esterno (dalla famiglia, dai compagni di lavoro, dai propri amici, ecc.), ma anche dal proprio “tribunale interno”, che giudica le nostre azioni e ci fa sentire in colpa quando deviamo da una norma sociale che è stata ormai interiorizzata attraverso un processo di socializzazione. In questi casi la norma sociale verrà rispettata anche nei casi in cui la loro violazione passerebbe inosservata e quindi non esposta a sanzioni sociali. Il timore di provare tale sanzione sociale è sufficiente per impedire la violazione. Questa potrebbe essere una giustificazione all’esempio riportato supra, relativo alla mancia data al cameriere del bar: sono ragionevolmente sicuro che, in quanto turista di passaggio all’aeroporto, non rivedrò mai più quel cameriere, e non c’è nessuno che possa biasimarmi per questa mia manchevolezza, tuttavia darò la mancia, poiché quell’atto è stato ormai fatto proprio dalla persona in maniera così forte da operare inconsciamente.

Elster non si occupa di spiegare quale sia il modo in cui tali norme sociali vengono ad esistenza, anche perché ammette che è molto difficile capire l’effettiva genesi di quest’ultime nell’ambito di gruppi sociali più o meno grandi. La sua conclusione vuole essere un monito per tutti i teorici della scelta razionale che si approcciano ad analizzare il rapporto tra motivazioni di tipo egoistico e norme sociali. Ciò che spinge le persone a comportarsi in una certa maniera non può essere semplicemente ridotto alla razionalità individuale. Ogni teorico della scelta razionale deve trovare quel giusto rapporto tra interesse egoistico e motivazioni normative che sta dietro ogni azione. Così scrive nel suo libro sull’ordine sociale:

“Non sono molti i casi di azione collettiva riuscita che possono essere spiegati esigendo come condizione essenziale la sola razionalità egoistica, sia essa orientata al risultato o al processo. Ma non sosterrei che le motivazioni egoistiche non contribuiscono in alcun modo a superare il problema del comportamento da free rider. Quando ci si trova di fronte ad un’azione collettiva riuscita, il compito è identificare il preciso mix di motivazioni – egoistiche e normative, razionali e irrazionali –

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che l’hanno prodotta. Motivazioni che prese separatamente non avrebbero dato il via all’azione collettiva possono interagire, crescere vorticosamente e rafforzarsi l’un l’altra in modo che l’insieme superi la somma delle parti”.