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Comportamento regolare e comportamento regolato

LE NORME SOCIAL

2. Comportamento regolare e comportamento regolato

Abbiamo visto come all’interno di un gruppo sociale i comportamenti siano in larga misura prevedibili, ed infatti molto spesso l’esistenza di una norma sociale determina l’osservabilità di un comportamento tenuto con maggiore frequenza da parte degli individui in uno specifico contesto61. Si tratta della c.d. normalità statistica, cioè quel comportamento che viene tenuto da una maggioranza statisticamente individuabile di persone. Il punto di passaggio è spesso impercettibile: se ci basassimo esclusivamente sul comportamento delle persone per individuare quali sono le norme socialmente condivise, probabilmente ci scontreremmo con difficoltà insormontabili. Da un punto di vista “esterno” rispetto alla società, come capire quanto una certa regolarità comportamentale è frutto di una convinzione di tipo normativo e quando, invece, è semplicemente un’abitudine? Detto in altri termini, di fronte ad un comportamento “regolare”, come si rileva l’esistenza di un comportamento “regolato”, cioè di una norma sociale?

“Sorvolando una città in stato di guerra, mi avvedo che a un certo momento la gente per la strada accelera il passo e si affretta in modo compatto verso un rifugio. Osservando questa serie di comportamenti uniformi dall’esterno non sono in grado di stabilire se si tratti di comportamenti regolati, cioè uniformi soltanto perché ubbidienti ad una regola. […] La gente ha accelerato il passo e si è avviata verso il rifugio perché ha sentito un’esplosione, oppure perché ha obbedito al richiamo di una sirena d’allarme?”

Questo passaggio tratto dai Contributi ad un dizionario giuridico di Norberto Bobbio ci fa capire come un osservatore esterno non possa di fatto

61 Non sempre è vero anche il contrario: una ripetizione uniforme di certe condotte può,

invero, essere esclusivamente (o in parte) conseguenza di semplici abitudini, piuttosto che di norme tecniche Norma tecnica è quella che indica quale sia il comportamento adeguato per raggiungere un determinato scopo, del tipo: se piove e non mi voglio bagnare devo aprire l’ombrello.

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riuscire nell’intento di discriminare ciò che è semplicemente un comportamento regolare da ciò che è invece comportamento regolato. Nell’esempio riportato, se la fuga fosse stata determinata da un’esplosione saremmo stati di fronte ad un comportamento suscitato dalla paura, se invece la popolazione avesse obbedito al richiamo della sirena, ecco che il comportamento risponderebbe ad un modello comportamentale del tipo “se senti una sirena d’allarme è meglio entrare al più presto in un rifugio”62.

Sulla base di queste considerazioni, possiamo tentare di rispondere al quesito formulato poc’anzi, traendo spunto dalle teorizzazioni hartiane in tema di norme ed abitudini63. Hart fonda la distinzione tra abitudini e norme sociali (e tra comportamento regolare e regolato) sul concetto centrale di “aspetto interno delle norme”. Affinché un gruppo sociale abbia un’abitudine, è sufficiente che i comportamenti dei suoi membri convergano: ad esempio, è abitudine sociale diffusa andare al cinema il sabato sera, è abitudine di molti uomini radersi ogni mattina, e così via. Questa uniformità di comportamenti, afferma Hart, non è però sufficiente per potere affermare l’esistenza di una norma. Una norma sociale possiede un “aspetto interno, in aggiunta all’aspetto esterno che ha in comune con un’abitudine sociale e che consiste nel comportamento uniforme e regolare di cui un osservatore può rendersi conto”64.

Tale caratteristica è individuabile solo abbandonando il punto di vista dell’osservatore esterno e ponendosi dal punto di vista interno. Affinché si possa affermare l’esistenza di una norma sociale è necessario infatti che almeno una parte dei membri di quel gruppo sociale sia convinto che quel determinato comportamento sia un criterio generale di condotta per sé e per gli altri, un modello di comportamento al quale ci si deve uniformare e in presenza del quale ci si aspetta che gli altri membri del gruppo facciano altrettanto, con la conseguenza che quel comportamento diviene un punto di riferimento (interno) per poter criticare chi devia dal suo corso regolare.

62 BOBBIO,Delle norme in generale, cit., 180. 63 HART, Il concetto di diritto, cit., 67 ss. 64 HART, ibidem, 68.

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In buona sostanza, la presenza di una norma sociale è manifestata dal modo in cui i membri del gruppo reagiscono alle deviazioni dal comportamento o alle minacce di deviazione: sussiste un atteggiamento normativo interno (normative attitude) che avverte l’obbligo del comportamento conforme attraverso il grado di pressione sociale del gruppo cui si appartiene65.

Naturalmente il confine tra abitudine sociale e norma sociale, e quindi tra comportamento regolare privo di ogni valorazione normativa e comportamento regolare perché regolato è molto labile: può benissimo accadere che una condotta meramente abitudinaria come quella di andare al cinema o radersi al mattino possa col tempo acquistare una pregnanza normativa tale da trasformare quel comportamento in un vero e proprio modello da seguire: d’altronde se una compagnia di amici si vede ogni sabato sera al cinema può capitare che a lungo andare chi sia “assente ingiustificato” possa essere in qualche modo oggetto di disapprovazione, così come in un ambiente lavorativo particolarmente formale dove tutti sono vestiti in maniera elegante e gli uomini hanno il viso rasato, chi si presenta con la barba incolta è disapprovato dal “gruppo”, ecco che la mia abitudine di radermi il mattino è qualcosa di più, perché considero il radersi come un modello di comportamento che accetto come obbligatorio.