5. Le produzioni zootecniche
5.3. Gli avicoli e le uova
Gli avicunicoli, capi dal ciclo produttivo breve e quindi con strutture di al-levamento molto reattive alla situazione mercantile, sono caratterizzati per un’elevata variabilità produttiva inter-annuale. Nell’ultimo decennio le produ-zioni del comparto hanno in effetti oscillato circa tra 254 e 275 migliaia di tonnellate, senza mostrare una chiara tendenza evolutiva; così, dopo che nel 2012 vi era stata una crescita di 16 mila tonnellate, essa è stata quasi totalmen-te riassorbita tra il 2013 e il 2014, salvo poi tornare a crescere in misura mode-sta (+1,2%) nel 2015, remode-stare del tutto mode-stabile nel 2016 (tabella 5.6). Si è già accennato al fatto che a partire dal 2017 la struttura competente dell’Assessorato agricolo regionale ha rivisto le proprie stime di produzione di questo comparto, allineando il dato di quell’anno (che nella vecchia serie mo-strava un calo fino ad avvicinare il valore minimo del decennio verificato nel 2011) a quanto emerge dalla Banca Dati Nazionale di Teramo, mantenendo poi per il 2018 lo stesso dato produttivo del 2017. Relativamente alla produ-zione di uova, gli anni più recenti hanno mostrato un netto ridimensionamento, con cali importanti nel 2013 (-14%) e 2015 (-6%). Anche in questo caso il da-to 2017 non è comparabile con i precedenti, per le medesime ragioni che ri-guardano i capi avicunicoli, anche se con minor differenza tra la vecchia e la nuova serie; il dato del 2018 schizza poi verso l’alto del 18%, riportandosi a valori quasi in linea con il 2015 e 2016. Tale incremento deriva dalle buone condizioni climatiche che hanno favorito la produzione a capo.
Prima del 2017, l’ultimo anno con un aumento dei prezzi, dell’ordine del 4% per i polli bianchi, era stato il 2013, in concomitanza con una decisa frena-ta delle produzioni, seguito però da un crollo nel 2014, quasi dell’8%, e ulte-riori cali nel successivo biennio. Solamente il 2017 ha segnato un cambiamen-to con un +8,7%, con una coda del +2,7% nel 2018. Nel 2017 la riduzione del-la produzione ha avuto un impatto diretto sui prezzi, che si coglie nel corso dell’anno valutando l’evoluzione mese per mese (figura 5.5). Gli incrementi sono avvenuti in due step: fino a maggio, un +1,9%, poi da qui a settembre un ulteriore 7,5%, salvo poi arretrare del 6,3% nell’ultimo trimestre. Pertanto nel corso del 2017 vi è stato un incremento complessivo di prezzo del 5,7%. Co-me accade non di rado, l’auCo-mento Co-medio osservato per i prezzi del 2018 non è indice di un’evoluzione positiva nel corso dell’anno, ma dipende dagli
Tabella 5.6 - Il comparto avicolo in Emilia-Romagna, 2008-2018 2008 2013 2014201520162017 2018Var. % 2018/17Var. % 2017/16
Var. % media 2013-18
Var. % media 2008-18 QUANTITÁ VENDIBILE (000.t) Pollame e conigli274,2263,0258,0261,0262,0144,8*144,8*0,0-44,8-11,3-6,2 Uova (mln. pezzi)1.900,01.840,61.867,51.752,21.753,91.446,3*1.711,0*18,3-17,5-1,5-1,0 PREZZI DEI PRODOTTI AVICOLI (€/kg) Polli bianchi allevati a terra, pesanti1,091,211,121,080,991,071,102,78,7-1,90,1 Galline allevate in batteria, medie0,370,460,430,430,160,280,3316,174,2-6,7-1,2 Conigli fino a kg 2,51,621,901,791,751,681,861,83**4,211,1-0,82,4 Tacchinipesanti, maschi1,221,481,441,451,321,361,402,93,1-1,11,3 Uova fresche, nat. gr.53-63cat. M/100 pz9,9614,1513,0811,238,7611,3110,67-5,629,0-5,50,7 Uova fresche, gr. 53-63 cat M1,041,231,091,140,911,361,19***-8,348,8-0,61,4 *) Quantità 2017 e 2018 riviste alla luce dei dati della BDN dell’Anagrafe Zootecnica istituita dal Ministero della Salute presso il CSN dell’Istituto "G. Caporale" di Teramo”. **) I prezzi del 2018 disponibili solo fino a maggio, le var.% calcolate rispetto agli stessi mesi degli anni precedenti. ***) I prezzi del 2018 disponibili solo fino a novembre, le var.% calcolate rispetto agli stessi mesi degli anni precedenti. Fonte: Elaborazioni Osservatorio sul Mercato dei Prodotti Zootecnici su dati Assessorato all'Agricoltura della Regione Emilia-Romagna e della C.C.I.A.A. di Forlì.
incrementi che lo hanno preceduto e quindi dalla partenza delle quotazioni an-nuali su livelli già elevati. In effetti il 2018 è stato piuttosto in calo, con un da-to di dicembre inferiore del 4,5% rispetda-to ad un anno prima. I cali si sono in realtà concentrati unicamente in giugno-luglio (-18,6% di luglio rispetto a maggio) e in dicembre (-7,8% rispetto a novembre).
In confronto ai polli, la crescita di prezzo per i tacchini è stata un po’ più accentuata se si considera l’arco decennale (+1,3% contro il +0,1% dei polli), molto simile invece nell’ultimo anno. Qui il ciclo stagionale dei prezzi è meno chiaro, poiché mentre i polli vengono consumati preferibilmente in primavera-estate, la domanda di tacchini è più uniforme; il principale elemento di regola-rità è un calo dei listini nei primi mesi dell’anno, quando in genere l’offerta si fa più abbondante, calo che però non si è verificato nel 2017. Quell’anno è in effetti iniziato su livelli di prezzo particolarmente bassi, ma ha mostrato una dinamica positiva ragguardevole: nel complesso il listino ha guadagnato nell’anno l’11,8%, senza mostrare flessioni ma solo fasi di stasi in aprile-maggio e in dicembre. Nel 2018 è riapparso il calo di fine inverno-inizio pri-mavera, con una riduzione del listino del 9,2% tra dicembre 2017 e febbraio 2018, poi esso è proseguito inalterato fino a verso la fine dell’anno, mostrando infine un progresso del 3,6% tra settembre e novembre.
Figura 5.5 - Prezzi medi mensili all’ingrosso di alcuni avicunicoli: gennaio 2009-dicembre 2018
gen-09 gen-10 gen-11 gen-12 gen-13 gen-14 gen-15 gen-16 gen-17 gen-18
Euro/kg
Polli
Tacchini Conigli leggeri fino 2,5 kg
Fonte: Elaborazioni Osservatorio sul Mercato dei Prodotti Zootecnici su dati C.C.I.A.A. di Forlì.
I conigli hanno tipicamente una componente stagionale opposta a quella dei polli, e molto più incisiva, con valori elevati ad inizio e fine anno, e minimi nel mezzo; non si smentiscono il 2016 e il 2017, quando lo scarto del prezzo massimo annuale, che si colloca rispettivamente a novembre e a dicembre, ed il minimo, che cade a maggio nel primo anno e a luglio nel secondo, in en-trambe gli anni del 66-67%. Nel 2018 si ripropone anche qui lo steso problema dei suini, poiché dopo maggio la rilevazione di riferimento non è più quella della singola piazza (nel nostro caso, Forlì) ma quella della CUN. Per i mesi direttamente rilevati si osserva il classico calo della prima parte dell’anno, e le rilevazioni effettuate dalla Commissione Nazionale segnalano un incremento del 66,7% tra giugno e dicembre. In questo mese la quotazione rilevata ecce-deva quella di un anno prima del 10% circa.
Per il comparto delle uova, la crescita produttiva del 2018 appare essere la chiara conseguenza dell’aumento dei prezzi nell’anno precedente, mediamente vicino al 30% per le uova selezionate e al 50% per quelle naturali.
L’incremento si è sviluppato nel corso dell’anno, in particolare nella sua se-conda parte: tra agosto e novembre nel listino delle uova selezionate si è sus-seguita una serie di incrementi mensili compresi tra il +6% e il +16% e il prez-zo di 100 pezzi a fine anno era pari al 157% di quello di giugno e al 165% ri-spetto ad un anno prima (figura 5.6). Ancor più marcato è stato il fenomeno per le uova naturali, merceologia che ha visto anch’essa il passaggio dalla quo-tazione camerale a quella della CUN, ma solo a dicembre 2018. In questo caso il dato di dicembre 2017 corrisponde ad un incremento del 77% in un anno e addirittura del 95% negli ultimi sei mesi. Per entrambe le tipologie, la caduta dei listini nel primo semestre del 2018 è stata speculare all’ascesa nel secondo semestre del 2017: il dato di giugno 2018 mostra un calo, rispetto al preceden-te mese di dicembre, del 48,8% per le uova naturali e del 33,8% per quelle se-lezionate. Successivamente l’anno è proseguito con una stabilizzazione in estate e un recupero in autunno-inizio inverno: per le uova selezionate, si è ac-cumulato tra giugno e dicembre un incremento del 6,0%, per quelle naturali l‘incremento fino a novembre è stato del 3,9%.
Il prezzo delle galline da macello ha un chiaro collegamento con quello del-le uova, poiché quando quest’ultimo è meno remunerativo, aumenta la riforma delle ovaiole. Mentre nel 2015 e nel 2016 la performance di queste ultime era stata peggiore di quella del loro prodotto, il 2017 aveva portato decisamente aria nuova, con una tendenza in generale in forte crescita: il guadagno nell’arco dell’anno è stato del 293%, da meno di 20 centesimi a 54 centesimi/kg. Il 2018 è però iniziato direttamente in flessione, che si è protratta sino a luglio-agosto (-47,8% rispetto al precedente dicembre), cui ha fatto seguito una decisa ripresa nella seconda parte dell’anno, con un +35,7% tra luglio e dicembre.