2. Le politiche comunitarie e nazionali
2.1. Lo scenario comunitario
L’economia europea, pur presentando tassi di crescita leggermente inferiori rispetto al 2017 (area euro e EU28, +2,4%), prosegue nella dinamica positiva del Pil, +1,8% nell’area euro e +1,9% nell’UE28). Nel quarto trimestre regi-strano valori positivi quasi tutti i paesi: Estonia (+2,2%), Lituania (+1,3%), Lettonia e Svezia (+1,2%). Valori negativi vengono invece registrati per la Grecia e l’Italia (-0,1%), mentre il PIL rimane stabile in Germania. Nel 2018 l’occupazione cresce del +1,5% nell’area euro e del +1,3% nell’UE28, mentre nel 2017 era stato del +1,6% sia nell’area euro che nell’UE28.
Il 2018 ha visto, nella prima metà dell’anno proseguire la discussione sulle prospettive di bilancio finanziario dell’UE 2021-2027, sul futuro della PAC post 2020 e sulla Brexit. Il 2 maggio 2018 la Commissione ha presentato il Quadro Finanziario Pluriennale e le proposte legislative sulla PAC sono state anticipate ai primi di giugno 2018. Da quel momento la discussione è ruotata intorno alle proposte contenute nei documenti presentati.
Il futuro bilancio dovrà cogliere e affrontare le sfide emergenti e sempre più pressanti per l’Unione Europea: il progresso tecnologico; l’evoluzione de-mografica; i cambiamenti climatici e la scarsità delle risorse; la disoccupazio-ne, in particolare quella giovanile; la crisi dei rifugiati e le pressioni migratorie e l’instabilità geopolitica che rischia di minare i valori e i principi democratici fondanti l’UE. Il negoziato su un bilancio, che vuole essere ambizioso e mo-derno, è stato e sarà molto difficile poiché su di esso pesa il tema della Brexit ancora irrisolto. Per gli anni dal 2021 al 2027 si propongono 1.135 miliardi di euro, pari al 1,11% del Pil dell’UE. La riorganizzazione del bilancio su 7 ru-briche è in coerenza con il Libro bianco della Commissione sul futuro dell’Europa, pubblicato il primo marzo 2017.
Le sette rubriche sono:
1. Mercato unico innovazione e agenda digitale: per un totale di 166,3
mi-liardi di euro da destinare a ricerca e innovazione, trasporti, infrastruttu-re strategiche e progetti spaziali (15%).
2. Coesione e valori: 391,9 miliardi di euro, per lo sviluppo regionale e la coesione e il completamento dell’Unione economica e monetaria (35%).
3. Risorse naturali e ambiente: 336,3 miliardi dedicati alla PAC, alla pesca e alle azioni per il clima e per l’ambiente (30%).
4. Migrazione e gestione delle frontiere: una nuova politica fortemente ri-chiesta dall’Italia e dai Paesi del Mediterraneo per il rafforzamento della gestione della migrazione e delle frontiere esterne, assorbirà 30,8 mi-liardi di euro (3%).
5. Sicurezza e difesa: il 2% delle risorse, 18,5 miliardi di euro, sono desti-nate alla sicurezza e difesa europea.
6. Vicinato e resto del mondo: 108,9 miliardi sono destinati a politiche di pre-adesione, a strumenti di vicinato e cooperazione allo sviluppo (10%).
7. Pubblica amministrazione europea: 75,6 miliardi di euro, per il funzio-namento dell’UE (7%).
La Commissione sostiene che questa proposta di bilancio consentirà di rea-lizzare risparmi e di incrementare l’efficienza della spesa pubblica. Le due più rilevanti Politiche dell’UE, la PAC e quella di Coesione, subiranno riduzioni di risorse che andranno destinate per le nuove sfide.
La discussione sulla riforma, che aveva preso avvio da tempo, con la co-municazione della Commissione europea sulla PAC post 2020 del 29 novem-bre del 2017, ha subito un’accelerazione e un nuovo slancio con la presenta-zione, dopo le proposte per il bilancio, del documento di proposte legislative sulla PAC 2021-2027. Il dibattito è proseguito per tutto il 2018 e nel febbraio 2019 la Commissione agricoltura ha deciso che la plenaria non si esprimerà sulla riforma della PAC entro la fine di questa legislatura. I deputati agricoli del Parlamento UE hanno escluso la possibilità di giungere ad un accordo en-tro marzo per l’incertezza su diversi punti piuttosto rilevanti. I nuovi eletti al Parlamento europeo dovranno scegliere se reimpostare completamente la pro-posta o agire in continuità.
Vediamo quali sono i principali punti in discussione. Le proposte legislati-ve prelegislati-vedono novità molto rilevanti sui nuovi strumenti della PAC (pagamenti diretti, sviluppo rurale, misure di mercato), su obiettivi e indicatori, sui dettagli operativi per i pagamenti diretti (tipologia e valore dei pagamenti disaccoppiati e accoppiati, agricoltore attivo, capping), sulle misure di mercato (ortofrutta, vitivinicolo, olio di oliva, apicoltura) e sullo Sviluppo Rurale.
La prima novità riguarda il crescente ruolo degli Stati Membri nel decidere
gli strumenti della PAC, con la redazione di un Piano Strategico sulla PAC che definisca i nuovi pagamenti diretti, la convergenza, l’eventuale abolizione dei titoli, il capping, l’agricoltore attivo (detto genuine farmer). La PAC 2021-2027 sarà incentrata sui seguenti nove obiettivi:
1. Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per rafforzare la sicurezza alimentare;
2. Migliorare l’orientamento al mercato e aumentare la competitività sfrut-tando le potenzialità offerte dalla ricerca, dalla tecnologia e dalla digita-lizzazione.
3. Rafforzare la posizione degli agricoltori nella catena del valore.
4. Contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici e all’adattamento a essi, come pure allo sviluppo delle energie alternative e sostenibili;
5. Promuovere lo sviluppo sostenibile e un’efficiente gestione delle risorse naturali (acqua, suolo e aria).
6. Contribuire alla tutela della biodiversità e migliorare i servizi ecosiste-mici.
7. Attirare i giovani agricoltori e facilitare le attività a carattere imprendi-toriale nelle aree rurali.
8. Promuovere la crescita, l’inclusione sociale e lo sviluppo locale nelle aree rurali, comprese la bioeconomia e la silvicoltura sostenibile.
9. Migliorare l’incontro dell’agricoltura con le esigenze della società in materia di alimentazione e salute e salvaguardare il benessere degli animali.
Un primo obiettivo trasversale sarà quello di promuovere conoscenza, digi-talizzazione nel settore agricolo e nelle aree rurali. Un altro obiettivo trasversa-le sarà quello della semplificazione della PAC.
La principale novità è la nuova modalità di attuazione (new delivery model) che consiste in una sorta di ri-nazionalizzazione della PAC assegnando agli Stati Membri maggior potere decisionale che verrà espletato con la redazione di un piano strategico (la PAC sembra assomigliare sempre di più alla Politica di Coesione 2007-2013, costituita da un Quadro strategico nazionale e dai POR, una politica sostanzialmente cofinanziata). I Paesi godranno di maggiore flessibilità nelle modalità di utilizzo delle dotazioni loro assegnate. Potranno, infatti, trasferire fino al 15% delle proprie dotazioni finanziarie della PAC dai pagamenti diretti allo Sviluppo Rurale e viceversa. L’obiettivo è quello di po-ter programmare una PAC più mirata alle specificità dei po-territori e alle necessi-tà degli agricoltori. Il piano strategico per la prima volta disporrà l’utilizzo dei pagamenti diretti e delle misure per lo Sviluppo Rurale in un’unica strategia nazionale e/o regionale mediante tutti gli strumenti di sostegno della PAC:
pa-gamenti diretti e misure settoriali (FEAGA) e programmi di sviluppo rurale (FEASR).
La proposta è che i pagamenti diretti vengano classificati in due categorie:
disaccoppiati, sostegno al reddito di base, sostegno complementare per giovani agricoltori, sostegno complementare ridistributivo, eco-scheme; accoppiati:
sostegno accoppiato al reddito e pagamento specifico per il cotone.
Rimane, però, la possibilità per lo Stato Membro di prevedere un pagamen-to forfettario specifico per i piccoli agricolpagamen-tori, sostitutivo dei pagamenti diret-ti, e dovrà essere definito nel Piano strategico della PAC. Le novità rilevanti sono quelle dell’inserimento dello schema volontario per il clima e l’ambiente (eco-scheme), la soppressione del pagamento greening e la non obbligatorietà del pagamento ambientale.
Gli Stati Membri devono concedere un pagamento annuale disaccoppiato per ettaro ammissibile a favore degli “agricoltori veri” (genuine farmers), che potrà essere erogato secondo tre modalità: 1. Un pagamento annuale uniforme per ettaro ammissibile; 2. Un pagamento annuale per ettaro ammissibile diffe-renziato per territorio (ma uniforme per gli agricoltori dello stesso territorio);
3. L’attribuzione del sostegno sulla base dei titoli all’aiuto. Se si decidesse di utilizzare la terza modalità, andrà determinato il nuovo valore unitario dei di-ritti sulla base dei didi-ritti di aiuto dell’anno della domanda (2020) aggiungendo ad esso il relativo pagamento greening per l’anno di domanda 2020. Dovrà inoltre essere prevista l’applicazione di una convergenza per avvicinare il va-lore dei titoli al vava-lore medio nazionale. Lo Stato Membro assicurerà entro il 2026 una convergenza del valore unitario dei titoli al 75% del valore unitario medio (diminuendo il valore unitario medio dei diritti all’aiuto più elevati che, però, non può superare il 30%).
Il capping andrà applicato obbligatoriamente agli agricoltori che superano un ammontare di pagamenti diretti superiore a 60.000 euro. Il taglio sarà gra-duale e suddiviso per scaglioni. Inoltre, gli effetti del capping saranno attutiti dalla modulazione con il costo del lavoro, con la detrazione dell’ammontare dei pagamenti da sottoporre al taglio: a) salari legati all’attività agricola dichia-rata dall’agricoltore, comprese le imposte e i contributi sociali; b) il costo equivalente del lavoro regolare e non retribuito legato ad un’attività agricola praticata da persone che lavorano nell’azienda ma non ricevono uno stipendio, ma sono ricompensati mediante il risultato economico dell’azienda agricola.
Scompare la definizione di agricoltore attivo, sostituita da quella di genuine farmer (agricoltore vero) affidata ai singoli Stati Membri.
Queste le proposte legislative di riforma. Quali le principali critiche?
Il taglio di circa il 15% della PAC in termini reali e la sua ri-nazionalizzazione. Nell’ottobre 2018 la Coalizione delle Regioni Agricole
Eu-ropee (AGRIREGIONS), di cui fanno parte Emilia-Romagna e Toscana per l’Italia, si sono mobilitate per riaffermare i principi fondamentali della PAC, per difenderla dai tagli e per riaffermare il ruolo delle Regioni nell’attuazione della Politica Agricola Comune. All’incontro di Strasburgo, il 4 ottobre, è sta-to portasta-to il documensta-to che presenta (in 11 punti) le richieste della Coalizione ai parlamentari della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo per chiedere di sostenere le proposte nella discussione sulla nuova PAC. La Coali-zione ritiene che la proposta di riforma della PAC non presenti un bilancio agricolo adeguato alle sfide che deve sostenere (sicurezza alimentare, cam-biamento climatico, conservazione dell’ambiente e della biodiversità, qualità della vita, benessere degli animali….) per un’agricoltura europea ambiziosa e resiliente. La ri-nazionalizzazione, inoltre, non consentirà di avere un contesto di norme e standard europei che sia comune e il rischio è quello di vedere la contrapposizione e l’emergere di diverse politiche nazionali. La contestuale esigenza di calare la PAC ai bisogni regionali e locali, e quindi un rafforza-mento dello Sviluppo Rurale, richiede un forte ruolo delle Regioni nella con-divisione e predisposizione del Piano Strategico Nazionale.
Tutta la discussione verrà rimandata dopo le elezioni e consegnata al nuovo Parlamento europeo.
Il 14 giugno è stato pubblicato il nuovo regolamento sull’agricoltura biolo-gica (Reg. UE 2018/848 del parlamento europeo e del Consiglio, 30 maggio 2018), dopo quattro anni di discussione. L’agricoltura biologica ha visto negli ultimi anni una crescita molto rilevante e la domanda di prodotti biologici in costante crescita ha comportato un aumento notevole della SAU destinata al regime biologico. Il nuovo regolamento entrerà in vigore dal primo gennaio 2021. Le principali novità riguardano, il regime di conformità che ha l’intenzione di garantire condizioni di parità a tutti gli agricoltori e assicurare ai consumatori gli stessi livelli qualitativi per prodotti UE che per quelli extra UE. Gli standard dei prodotti biologici saranno omologati a quelli europei, cercando, così, di ridurre drasticamente la slealtà nelle transizioni di mercato per garantire una maggiore sicurezza alimentare. Saranno inoltre possibili le certificazioni di gruppo per i piccoli agricoltori europei. Inoltre, se l’agricoltore biologico è risultato idoneo per tre anni consecutivi è possibile un controllo biennale, di norma senza preavviso. Le coltivazioni fuori suolo non sono previste dal regolamento ma la loro presenza è derogata per 10 anni in Finlandia, Svezia e Danimarca. Per le contaminazioni accidentali sono previsti dei limiti massimi in alcuni Stati Membri entro i quali il prodotto non può ri-cevere la certificazione. La soglia italiana è 0.01 mg/kg ma non può essere vie-tata la commercializzazione (in Italia) di prodotti provenienti da paesi dell’UE che si attengono al disciplinare ma non rispettano tale limite. Inoltre, rispetto
al materiale di propagazione, l’utilizzo di sementi non biologiche è derogato fino al 2035. Per ogni Stato membro viene istituito un data-base con la lista del materiale. Gli agricoltori italiani non hanno accolto con favore il nuovo rego-lamento e i nostri europarlamentari non l’hanno votato considerando le norme proposte troppo poco restrittive (vedremo in dettaglio la posizione italiana nel paragrafo 2.2).
Il 2018 e i primi mesi del nuovo anno sono stati caratterizzati dalla discus-sione sulle modalità di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, l’ormai famosa Brexit. La questione, ancora irrisolta, ha visto votare più volte il Par-lamento inglese contro il “no deal” proposto dalla May e infine la Commissio-ne Europea ha concesso a Londra una proroga sulla Brexit. Il 22 marzo i 27 leader dell'UE, dopo una lunga discussione, hanno raggiunto un accordo, all’unanimità sulla proroga per il Regno Unito che lascia aperta una doppia strada. La decisione prevede una scadenza limite al 22 maggio condizionata al voto positivo di Londra sull'accordo di uscita entro la settimana successiva. Il Regno Unito dovrà indicare anche come intende comportarsi col voto delle Europee, entro il 12 aprile. In attesa di capire come avverrà la Brexit, il gover-no del Reggover-no Unito ha proposto un sistema tariffario speciale e temporaneo per i prodotti in entrata. Lo scenario salvaguarda molti dei prodotti tipici dell’agricoltura mediterranea, con dazi azzerati per l’olio d’oliva, vino, orto-frutta ed alcuni formaggi (tra cui il Parmigiano Reggiano). Nel caso dei for-maggi grattugiati (prodotti anche nel Regno Unito) sarebbe applicato un dazio di 24,90 euro per 100kg. Complicata invece la situazione nel settore delle car-ni con conseguenze molto pesanti per i Paesi che esportano per circa il 50%
nel Regno Unito: Belgio, Olanda, Danimarca e soprattutto Irlanda. La reazione degli agricoltori britannici è stata limitata, da sempre sono stati sostenitori del-la necessità di uscire dall’UE con un accordo, per non mettere in crisi il futuro di interi comparti agroalimentari.