4. Le produzioni vegetali
4.4. Il settore vitivinicolo
A livello strutturale anche nel 2018 cala seppur di poco la superficie a vi-gneto in Emilia-Romagna rispetto il 2017 (-0,8%) ed anche il numero delle aziende agricole. Il calo delle superfici è più concentrato nelle aree di Piacenza – Parma, ma anche a Forlì-Cesena e Rimini, mentre nel ravennate la superficie a vite è stabile e cresce invece nell’area dei lambruschi.
Ravenna è sempre la provincia con la maggior superfice coltivata (29,9%), seguita da Modena (15,5%), Reggio Emilia (15,4%), da Forlì-Cesena (11,6%), Bologna (11,4%), e quindi da Piacenza (10,2%), Rimini (3,7%), Parma (1,1%) e Ferrara (1%).
A livello varietale nel vigneto emiliano romagnolo continua l’ascesa del Grechetto gentile (Pignoletto) che aumenta del 15% con la sua superficie che ha superato i 22.000 ha divenendo il 5 vitigno emiliano romagnolo; crescono anche Ancelotta, Lambrusco Maestri (stabili gli altri Lambruschi), Chardonay e Pinot bianco. Calano rapidamente le superfici ad Albana, Sangiovese, Ca-bernet Savignoun, Barbera, Lambrusco Marani e Montù, la superficie di quest’ultimo si è dimezzata negli ultimi cinque anni.
L’annata vitivinicola 2018 è stata un’ottima annata dal punto vista climati-co che ha determinato anche in Emilia-Romagna, climati-come in diverse regioni ita-liane e più in generale nel mondo, incrementi di rese a due cifre rispetto all’anno precedente, il 2017, che all’opposto ha visto rese scarse a causa del clima non favorevole.
L’autunno 2017 è stato caratterizzato ad ottobre da siccità, ed a novembre da precipitazioni superiori alla norma e neve precoce sui rilievi, mentre a di-cembre da piogge eccezionali sul crinale appenninico centro-occidentale, ma inferiori alla norma in tutta la pianura centrale e orientale. Il primo semestre 2018 è stato caratterizzato da precipitazioni medie regionali di circa 530 mm, decisamente superiori ai circa 287 mm dei primi sei mesi del 2017ed anche al-la media 1991-2015, prossima a 410 mm.
Le temperature medie del primo semestre 2018 sono invece risultate in li-nea con quelle del clima degli ultimi decenni, 1991-2015, ma inferiori di circa 0,6°C rispetto al 2017.
Nel mese di luglio si sono verificati diversi eventi temporaleschi, accom-pagnati in diversi casi da grandinate che hanno creato forti danni in aree tutto sommato circoscritte.
L’andamento stagionale ha fatto sì che non si verificassero particolari
si-tuazioni di anticipo digermogliamento, così come di fioritura che si ritiene es-sere avvenuta in epoca normale.
Dal punto di vista fitosanitario sono state registrate diverse criticità in par-ticolare nel periodo primaverile mentre è andato meglio il periodo della ven-demmia. L’elevata piovosità primaverile, ha infatti creato condizioni favore-voli allo sviluppo della Peronospora, soprattutto nella pianura Modenese e Reggiana ma anche nelle provincie romagnole e ha stimolato la recrudescenza del mal dell’esca diffuso ormai in tutta la Regione. Minori i problemi creati dall’Oidio nel 2018 rispetto al 2017.
La vendemmia è iniziata a ridosso di Ferragosto con uve precoci ed è stata ottima sia per l’aspetto quanti-qualitativo che per la sanità dei grappoli. Buoni risultati sia per il Pignoletto che per l’Albana che per il Trebbiano. Buona an-che la vendemmia dei Lambruschi sia in termini quantitativi an-che di grado di maturazione e contenuto zuccherino.
L’uva vendemmiata ha poi fornito altresì un’ottima resa anche in cantina dove il vino prodotto ha superato i 73 milioni di quintali, con una crescita ri-spetto al 2017 del 34,5%.
L’aumentata produzione ha però comportato un tracollo delle quotazioni scese in un anno del 42% e stimate in 42,5 €/qle con prezzi talvolta ancora molto più bassi derivanti da speculazioni di mercato.
Relativamente alla produzione 2018 il 16,5% dei mosti e dei vini sono stati dichiarati DOP (nel 2017 era stata il 21,4%), il 26,6% dei vini e mosti IGP (nel 2017 era 27,5%) e il 1,1% vini varietali (nel 2017 era 0,9%). Il 55,6% dei vini e dei mosti prodotti sono vini generici in crescita rispetto al 2017 quando era-no il 50,2%. Per quanto concerne il colore, i dati mostraera-no che i vini e i mosti bianchi costituiscono il 57,6% della produzione regionale, in leggero aumento negli ultimi tre anni (nel 2017 era il 56,3% mentre nel 2016 era il 54,6%). In conclusione, nonostante la sovrapproduzione, il calo dei prezzi fa sì che il 2018 rappresenti per il settore vitivinicolo regionale un’annata ancora difficile, in quanto la Produzione lorda vendibile del settore risulta in forte calo (vedi par.3.3).
4.5. I cereali
L’esito delle campagne cerealicole risulta sempre più spesso influenzato dagli andamenti climatici estremi che si ripetono negli anni con maggiore fre-quenza, determinando difficoltà nel ciclo colturale e nello svolgimento delle normali pratiche colturali, con conseguenze sui risultati produttivi. Nel 2018 gli andamenti climatici hanno interessato negativamente soprattutto le colture
autunno-vernine mentre è risultato generalmente positivo per quelle primaveri-li-estive.
Esaminando l’andamento climatico della campagna, dopo un settembre piovoso e un ottobre estremamente siccitoso, le semine sono iniziate su letti ben preparati; tuttavia l’assenza delle precipitazioni ha determinato una scala-rità dell’emergenza che si è conclusa solo dopo le intense piogge dei primi giorni di novembre. Le scarse piogge della pianura centro orientale unite alle temperature minime molto basse hanno permesso di ultimare le semine; queste condizioni climatiche hanno però condizionato sia l’emergenza di questi ultimi impianti sia lo sviluppo delle piantine già emerse. Approfittando della portan-za del terreno si sono iniziate le operazioni di concimazione a fine gennaio, anche se la fase di accestimento era appena iniziata (due o tre culmi visibili) e con un bilancio idrico negativo in gran parte della regione. Il mese di febbraio invece ha fatto registrare precipitazioni intense comprese tra 100 e 200 mm su tutto il settore centro-orientale. Tale andamento è proseguito anche nel mese di marzo andando a migliorare la situazione di deficit di pioggia delle aree occi-dentali. Nei primi giorni del mese si sono registrare forti abbassamenti termici (fino a -11 °C in pianura) che si sono ripetuti, anche se di minor intensità nella terza decade.
Aprile nuovamente siccitoso e con temperature molto superiori alla norma sia nelle minime che nelle massime con punte superiori a 29°C; ciò ha deter-minato un’accelerazione nello sviluppo delle piante che hanno recuperato il ri-tardo accumulato nel periodo invernale.
A maggio sono tornate le piogge, risultate nel complesso superiori ai valori stagionali, e sono proseguite anche nella prima decade di giugno, caratterizza-te da fenomeni di particolare incaratterizza-tensità che hanno prodotto diffusi allettamenti nei campi di frumento, soprattutto sul settore centrale della regione.
Il particolare andamento climatico, caratterizzato anche da fenomeni estremi ha influenzato negativamente la resa delle colture a causa di diversi fattori che si sono presentati durante il ciclo colturale e che di seguito descri-viamo. Nella fase di accestimento si è rilevata la presenza di pochi culmi a me-tro quadro e lo scarso approfondimento dell’apparato radicale per i prolungati periodi di pioggia che hanno determinato saturazione del terreno. Successiva-mente nella fase di allegagione sono stati gli sbalzi termici a causare effetti negativi. L’andamento climatico piovoso ha evidenziato le differenze tra chi era riuscito a ottenere una buona struttura del suolo con le lavorazioni o grazie alle precessioni ottimali, quali ad esempio erba medica o girasole. Altro aspet-to che è risultaaspet-to importante è la cura della rete di sgrondo delle acque in ec-cesso, per ridurre i fenomeni di asfissia radicale.
Anche le tecniche colturali sono state condizionate negativamente dal
cli-ma e spesso non è stato possibile effettuarle con la tempistica otticli-male. Per la fertilizzazione ad esempio i periodi nei quali generalmente è stato possibile in-tervenire sono stati due: fine marzo e metà aprile e non sono stati i migliori. La variabilità di maggio con piogge e rovesci intervallati da fasi calde dopo la fio-ritura ha determinato l’infezione di Fusarium spp. sulla spiga. La presenza ha fatto scattare nei centri di ritiro/stoccaggio un serrato monitoraggio per la veri-fica della contaminazione da DON attraverso analisi rapide sulle singole parti-te. Fortunatamente i timori si sono ridotti dagli esiti di tali analisi, i cui bassi valori sono stati confermati anche dalle analisi di laboratorio sui lotti stoccati.
Relativamente al mais l’andamento meteorologico ha influito positivamen-te sulla coltivazione. Solo in alcuni areali le frequenti piogge e le positivamen-temperature basse di marzo hanno impedito le semine anticipate. Successivamente le tem-perature superiori alla norma hanno permesso emergenze rapide e regolari.
La siccità di aprile si è interrotta in maggio con piogge superiori alle attese in particolare sul settore occidentale, portando il bilancio idrico in surplus in gran parte della regione e localizzando un certo deficit solo in alcune aree del ferrarese; questo ha determinato uno sviluppo regolare della pianta. In giugno le condizioni di lieve o accentuata instabilità hanno determinato rovesci e tem-porali che si sono susseguiti per tutto il periodo garantendo una buona dispo-nibilità idrica nel periodo della fioritura. In luglio e agosto le piogge nel com-plesso superiori alle medie degli ultimi anni hanno assicurato generalmente un buono sviluppo delle piante. L’andamento climatico è risultato così decisa-mente positivo per le rese.
A fine agosto sono iniziate le raccolte degli ibridi precoci e il mese di set-tembre è stato un mese caldissimo e siccitoso; questo ha determinato una chiu-sura della campagna veloce, anticipando le raccolte e riducendo la scalarità tra le classi di maturazione.
Da un punto di vista fitosanitario tra i parassiti principali figura la Piralide, che è stata molto piuttosto diffusa e con una presenza importante sia nella pri-ma che nella seconda generazione. Relativamente alla Diabrotica la situazione non ha presentato generalmente particolari problemi, tranne in talune situazio-ni particolari quali i ristoppi.
Per quanto riguarda la situazione igienico-sanitaria della granella va segna-lato che il livello di contaminazione da afsegna-latossina, visto l’andamento climati-co piuttosto favorevole, è risultato basso e i centri di ritiro e stoccaggio sono riusciti a gestire il mais senza dover effettuare particolari trattamenti di pulizia.
Relativamente al riso le semine sono state effettuate dall’ultima settimana di aprile al 20 di maggio, successivamente è stata effettuata la sommersione per ottenere l’emergenza. Al fine di facilitare l’attecchimento della radichetta si è temporaneamente prosciugata la risaia e si è approfittato dell’interruzione
per effettuare il diserbo. La gestione delle malerbe, cruciale nella coltura del riso, viene sempre più spesso integrata ed affrontata sia con metodi agronomi-ci tradizionali quali la rotazione con altre colture in asagronomi-ciutta (grano e soia) sia innovativi quali: mirata gestione delle fasi di asciutta e di sommersione in fun-zione del diserbo o l’utilizzo di varietà resistenti ad alcuni erbicidi (varietà clearfield).
Tra le fitopatie da segnare ad agosto l’attacco di brusone che è stato più o meno presente a seconda della sensibilità della varietà. La raccolta è iniziata dalla fine di settembre all’inizio di novembre con produzione di buona qualità ma di scarse quantità, a causa degli sbalzi termici nella fase di fioritu-ra/impollinazione della spiga.
Per una analisi di come è andata la campagna iniziamo col dare uno sguar-do alle superfici investite, al netto di quelle destinate alle sementi: complessi-vamente si registra un incremento del 2,3% rispetto all’anno precedente.
I cereali vernini hanno fatto registrare incrementi di superfici importanti per il frumento tenero 12,3% corrispondente a 14.210 ettari, per il duro 6,0%
Tabella 4.4 - Superfici e produzioni dei principali cereali in Emilia-Romagna
Produzioni
*Per frumenti (duro e tenero), orzo, mais e riso le superfici riportate (per gli anni 2017 e 2018) sono da intendersi come superfici per produzione di granella (è stato scorporato il dato relativo alle superfici sementiere).
Fonte: Regione Emilia-Romagna - Direzione Generale Agricoltura, caccia e pesca.
(3.682 ettari), per l’orzo 3,7% (712 ettari). Le colture diminuite sono: il mais che registra l’ennesimo calo con -16,1% (9.934 ettari), il sorgo con -4,6%
(1.088 ettari) ed il riso -12,8% (838 ettari).
Per quanto attiene alla produzione emiliano-romagnola è stata di circa 2,06 milioni di tonnellate (+1,3% rispetto all’anno precedente). Le specie che, ri-spetto al 2017, hanno fatto registrare le variazioni negative più importanti no: l’orzo con – 16,4% e il frumento duro con – 9,3%, entrambe dovute so-prattutto al calo delle rese; il riso con – 15,7% legato invece al forte calo delle superfici. In aumento invece le produzioni di sorgo con + 27,7% e di mais con + 8,7%, dovuto prevalentemente all’aumento delle rese, grazie al favorevole andamento climatico. Stabile la produzione di frumento tenero che, grazie all’aumento delle superfici, ha compensato il calo di resa (tabella 4.4).
Le rese sono state infatti condizionate moltissimo dall’andamento climatico che per i cereali autunno-vernini sono tutte con il segno negativo, facendo re-gistrare un calo produttivo medio tra le diverse specie circa del 14% rispetto all’anno precedente. Viceversa, i cereali estivi si sono avvantaggiati delle fre-quenti precipitazioni, incrementando sensibilmente le rese medie, che erano state condizionate dalla siccità nell’anno precedente.
Per quanto riguarda i parametri qualitativi i frumenti hanno fatto registrare un peggioramento prevalentemente del peso specifico e un contenuto proteico per il duro che, a seconda delle aree geografiche è compreso tra il 13 e il 14%;
per quanto riguarda l’orzo il peso specifico, anche in questo caso a seconda dei territori e dell’altitudine, ha fatto registrare valori compresi tra 60 e 62 kg/hl.
Passando ad analizzare i prezzi nei rispettivi periodi di riferimento la cam-pagna ha conseguito i seguenti risultati: per i cereali autunno-vernini la media dei prezzi dei periodi successivi alla raccolta (luglio-dicembre) rispetto a quelli del 2017, è stata in aumento rispettivamente per il frumento tenero (valore media aritmetica fra le categorie) del 6,7% e per l’orzo del 19,8% invece per il frumento duro (fino Nord Italia) è diminuita del 4,9% (tabella 4.5).
Relativamente ai cereali primaverili il confronto della media dei prezzi dei periodi successivi alla raccolta (ottobre-dicembre) con quelli del 2017, mostra un incremento per il sorgo del 9,2% e per il mais del 1,0%. Non possiamo per ragioni di spazio addentrarci nelle cause della volatilità dei prezzi ma va rile-vato che in questi ultimi anni spesso non arrivano neppure a coprire i costi di produzione.
Le istituzioni continuano a cercare soluzioni a questo problema, ad esem-pio ricordiamo che il MIPAAFT nel dicembre 2018 ha comunicato di aver finanziato per il 2019, con uno stanziamento di 20 milioni di Euro, (doppio ri-spetto all’anno precedente), l’aiuto in de minimis per il frumento duro oggetto di contratti di filiera (DM 11000/2016). I produttori dell’Emilia-Romagna
so-no ancora i maggiori beneficiari di questo intervento, grazie all’accordo regio-nale di filiera “Grano duro alta qualità” che, promosso dalla Regione da oltre dodici anni, interessa circa un quarto dell’intera produzione regionale.