6. Il credito e l’impiego dei fattori produttivi
6.2. L’impiego dei fattori produttivi
6.2.4. Combustibili ed energia elettrica
Il mercato internazionale del petrolio ha continuato ad evidenziare prezzi crescenti, particolarmente evidenti nei primi nove mesi dell’anno. La quota-zione del greggio ha toccato i massimi degli ultimi cinque anni nell’estate del 2018 (Brent a 85 dollari al barile), con una riduzione del 25% soltanto nell’ultimo trimestre. Il recupero delle quotazioni, conseguente ai timori per la scarsità di produzione conseguente alle tensioni geopolitiche nella aree produt-tive del Medio Oriente, si è riflesso sul prezzo dei carburanti, che rappresenta una voce importante dei costi produttivi.
Per quanto riguarda il gasolio agricolo, è continuato il trend ascendente del-le quotazioni osservata lo scorso anno, con rialzi più evidenti nei mesi estivi (figura 6.3).
Su base annua, il prezzo medio del gasolio agricolo, risultato dalle medie
Figura 6.2 - Prezzi medi mensili (euro/t arrivo) delle materie prime di interesse mangimistico (anni 2014–2018)
Fonte: Camera di Commercio di Bologna - Listino annuale dei prezzi.
aritmetiche dei prezzi fatte pervenire dagli operatori provinciali alle Camere di Commercio di Reggio Emilia e Ferrara (consegna/ingrosso per la fornitura da 2.000 a 5.000 litri), è aumentato di quasi l’11% rispetto all’anno precedente.
L’analisi degli impieghi, in base agli archivi UMA, evidenzia invece il con-tenimento delle assegnazioni di gasolio agricolo (370,2 milioni di litri), calate del 3% su base annua. La quota prevalente del gasolio agricolo è utilizzata per l'autotrazione; anche le assegnazioni destinate al florovivaismo, corrispondenti a 15,5 milioni di litri, risultano diminuite dell’1,7% rispetto al 2017. I dati fi-nali sul consumo, considerato calcolando rimanenze e restituzione, conferma-no l’andamento decrescente osservato nel lungo periodo, a seguito della revi-sione delle assegnazioni sulla base dei parametri di ettaro-coltura.
Per quanto riguarda la benzina agricola, continua ad evidenziarsi la contra-zione della domanda, con un calo delle assegnacontra-zione di oltre l’11% rispetto al 2017.
Relativamente all'energia elettrica, secondo i primi dati provvisori di Terna, in Italia la domanda di elettricità complessiva risulta sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente (+0,4%).
Analizzando i consumi settoriali in Emilia-Romagna, si osserva un lieve incremento del relativo peso dell'agricoltura sul totale (circa 3,2%). Il fabbiso-gno medio annuo è risultato generalmente in diminuzione rispetto al 2017. Ha
Figura 6.3 - Andamento dei prezzi medi mensili del gasolio agricolo (consegne da 2.001 a 5.000 litri) - Anni 2017-2018
0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1
gen-17 feb-17 mar-17 apr-17 mag-17 giu-17 lug-17 ago-17 set-17 ott-17 nov-17 dic-17 gen-18 feb-18 mar-18 apr-18 mag-18 giu-18 lug-18 ago-18 set-18 ott-18 nov-18 dic-18
Reggio Emilia Ferrara
Fonte: Camere di commercio di Reggio Emilia e Ferrara- Listino annuale dei prezzi.
fatto eccezione il periodo compreso tra febbraio e aprile ed il mese di agosto, caratterizzati da anomalie climatiche che hanno favorito i consumi per le atti-vità di riscaldamento, refrigerazione, ventilazione, irrigazione.
I prezzi sono aumentati dell’8,2% rispetto all'anno precedente (indice dei prezzi ISMEA, dicembre 2018), per effetto principalmente dei maggiori costi di approvvigionamento.
6.2.5. Il lavoro
Nel corso del 2018 si conferma l’andamento positivo degli ultimi cinque anni per l’occupazione a livello nazionale, che si mantiene superiore ai livelli del 2010, secondo le rilevazioni dell’Istat sulle forze di lavoro. La crescita nel 2018 è stata di 192 mila unità (+0,8%), con un incremento annuo leggermente inferiore a quello registrato nel 2017 (tabella 6.9). L’aumento dell’occupazione ha riguardato la componente maschile (+0,7%) e in misura leggermente superiore la componente femminile (+1%), come si era verificato anche nel 2016 e nel 2017, mentre negli anni precedenti l’aumento aveva ri-guardato prevalentemente quella maschile.
Nel 2018 si conferma anche la crescita dell’occupazione dipendente (+1,2% quasi 215 mila unità), e la riduzione dei lavoratori autonomi (-0,4%), ma con variazioni più contenute rispetto a quelle registrate nel 2017 rispetto al 2016 (+2,1% i dipendenti, -1,9% gli indipendenti).
I livelli occupazionali dal 2010 al 2018 della componente femminile
ri-Tabella 6.9 - Occupati in Italia in agricoltura e nel complesso, 2010-2018 (migliaia di unità)
Anni
Occupati Occupati in agricoltura
complesso dipendenti complesso dipendenti
totale maschi totale maschi totale maschi totale maschi
2010 22.527 13.375 16.833 9.377 849 600 397 272
2011 22.598 13.340 16.940 9.374 832 587 401 272
2012 22.566 13.194 16.945 9.291 833 591 416 283
2013 22.191 12.914 16.682 9.099 799 573 397 279
2014 22.279 12.945 16.780 9.169 812 587 406 294
2015 22.465 13.085 16.988 9.326 843 614 429 312
2016 22.758 13.233 17.310 9.508 884 644 458 335
2017 23.023 13.349 17.681 9.653 871 643 457 338
2018 23.215 13.447 17.896 9.781 872 638 470 346
Fonte: elaborazione su dati Istat.
mangono ancora deboli, nonostante l’aumento nell’ultimo anno dei tassi di at-tività e di occupazione e la riduzione di quello di disoccupazione (tabella 6.10). Il tasso di occupazione nel 2018 sale al 58,5% per il totale degli occupa-ti e si attesta al 49,5% per le donne, inferiore di 9 punoccupa-ti rispetto a quello gene-rale. Il tasso di disoccupazione totale a livello nazionale cala passando dal 11,4% al 10,8% nel 2018 e quello femminile si riduce dal 12,5% al 11,9%.
In Emilia-Romagna gli indicatori strutturali del mercato del lavoro mostra-no, in generale, un andamento più positivo rispetto a quelli nazionali, anche se, come già sottolineato negli anni precedenti, non devono però far dimenticare che la Regione resta ancora sotto i livelli richiesti dalla Strategia Europa 2020, che auspica un tasso di occupazione del 75%.
Nel 2018 in Emilia-Romagna crescono il tasso di attività e quello di occu-pazione, passati rispettivamente dal 73,5% al 74% e dal 68,6% al 69,6%. Il tasso di disoccupazione scende in Emilia-Romagna al 6% rispetto al 6,7%
Tabella 6.10 - Tassi di attività, occupazione e disoccupazione (15-64 anni) in Emilia-Romagna ed in Italia (2010-2018)
2010 Totale 71,4 62,0 67,3 56,8 5,7 8,5
Donne 64,5 51,1 60,0 46,1 7,0 9,7
2011 Totale 71,6 62,1 67,8 56,8 5,3 8,5
Donne 65,0 51,4 60,9 46,5 6,4 9,6
2012 Totale 72,7 63,5 67,5 56,6 7,1 10,8
Donne 66,6 53,4 61,4 47,1 7,8 11,9
2013 Totale 72,4 63,4 66,2 55,5 8,6 12,3
Donne 66,2 53,6 59,7 46,5 9,8 13,2
2014 Totale 72,4 63,9 66,3 55,7 8,5 12,9
Donne 65,4 54,4 59,1 46,8 9,6 13,9
2015 Totale 72,4 64,0 66,7 56,3 7,9 12,1
Donne 65,7 54,1 59,7 47,2 9,3 12,8
2016 Totale 73,6 64,9 68,4 57,2 7,1 11,9
Donne 67,7 55,2 62,2 48,1 8,1 12,9
2017 Totale 73,5 65,4 68,6 58,0 6,7 11,4
Donne 67,5 55,9 62,1 48,9 8,0 12,5
2018 Totale 74,0 65,6 69,6 58,5 6,0 10,8
Donne 67,7 56,2 62,7 49,5 7,4 11,9
Fonte: elaborazione su dati Istat.
dell’anno precedente, mentre a livello nazionale, come evidenziato in prece-denza, resta molto più elevato (10,8%). La stessa componente di genere pre-senta in Emilia-Romagna dei tratti più favorevoli per le donne, rispetto a quan-to si segnala in media per il Paese, con il tasso di attività pari al 67,7%, che ri-sulta superiore di oltre 11 punti rispetto a quello nazionale, ed il tasso di disoc-cupazione femminile che scende al 7,4% (mentre risulta 11,9% a livello na-zionale).
L’andamento dell’occupazione agricola nel 2018 mostra a livello nazionale un aumento molto contenuto di circa 1.150 unità (+0,1%), dopo la forte con-trazione registrata nell’anno precedente, e si attesta ad oltre 872 mila unità (ta-bella 6.9). Aumenta ancora l’occupazione dipendente che sale a 470 mila unità nel 2018 (+2,9%, rispetto alle 457 mila del 2017), e supera il 54%
dell’occupazione agricola totale. Fra i lavoratori dipendenti aumenta la com-ponente maschile (+2,3%), che raggiunge il 74% del totale, contro il 68% nel 2010. Nel 2018, invece, diminuiscono in modo rilevante gli autonomi (-2,9%) che si attestano a 402 mila unità, contro 414 mila nel 2017. Nel 2018 in agri-coltura l’aumento dell’occupazione nazionale ha riguardato la componente femminile (+2,9% circa 6.580 unità in più), mentre i maschi diminuiscono del -0,8% (oltre 5.400 unità in meno).
Sempre nel 2018 a livello nazionale l’occupazione giovanile in agricoltura, dai 15 ai 34 anni, risulta in leggero aumento (+0,3%), ma con incremento con-sistente (+6,6%) nel Mezzogiorno, ed una contrazione nelle altre circoscrizio-ni, che variano dal -9,6% del Nord-Est al -2,1% del Centro. Sempre a livello territoriale, si registra una diversificazione importante dell’occupazione agri-cola totale, con un aumento concentrato nel Centro (+1,7%) e nel Mezzogior-no (+2,9%), mentre diminuisce nel Nord-Ovest (-1,9%) ed in misura più rile-vante nel Nord-Est (-5,8%).
Gli stranieri impiegati in agricoltura aumentano significativamente a livello nazionale nel 2018 (+6%, quasi 9.000 unità) ed in particolare nel Nord-Ovest (+13,2%) e nel Mezzogiorno (+15,8%), mentre si riducono molto nel Nord-Est (-10,6%) e leggermente nel Centro (-1,1%). Il peso degli occupati stranieri sul totale degli occupati in agricoltura sale nel 2018 al 17,9% (16,9% nel 2017), con un’incidenza particolarmente elevata nel Centro (28,5% nel 2018), seguito dal Nord-Ovest (19,9%), dal Mezzogiorno (15,8%) e dal Nord-Est la cui quota risulta però inferiore al 14%.
Inoltre, dagli ultimi dati Istat disponibili relativi al 2016 il tasso di irregola-rità delle unità di lavoro in agricoltura aumenta al 18,6%, mentre l’anno pre-cedente era del 17,9%. Da sottolineare che dai controlli effettuati, durante la campagna estiva da maggio ad ottobre 2017, in seguito all’approvazione della legge n.199/2016 sul “Caporalato”, che ha introdotto norme molto severe in
materia di intermediazione illecita, su 25.000 posizioni lavorative controllate dall’arma dei Carabinieri è emerso che: 5.593 erano in nero e totalmente sco-nosciute alla pubblica amministrazione (oltre il 22%) e altre 3.398 presentava-no irregolarità (quasi il 14%), con un rilievo complessivo fra nero e irregolari-tà di ben il 36%. Inoltre, delle 25.000 posizioni controllate, 10.709 erano di cittadini stranieri extra-UE, tra questi 2.145 erano in nero e 1.508 presentavano irregolarità (fonte del Ministero del lavoro).
Il contrasto al lavoro nero, allo sfruttamento dei lavoratori e al caporalato, sono stati al centro di un Tavolo operativo, tenutosi a settembre 2018 presso la prefettura di Foggia, in seguito alla strage a Lesina di braccianti agricoli mi-granti di ritorno dal lavoro, dal quale è emersa la proposta di definire un piano triennale nazionale. L’articolo 25 della Legge n. 136/2018 ha previsto l’istituzione di un Tavolo operativo per la definizione di una nuova strategia di contrasto del caporalato e dello sfruttamento lavorativo in agricoltura, dispo-nendo una rimodulazione finanziaria del Fondo nazionale per le politiche mi-gratorie e del Fondo nazionale per le politiche sociali. Solo a marzo 2019 sono iniziate le attività del Tavolo a cui partecipano i rappresentanti di vari Ministe-ri, dell’Anpal, dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, dell’INPS, del Comando Carabinieri per la tutela del lavoro, della Guardia di Finanza, delle Regioni e delle Province autonome di Trento e di Bolzano e dell'ANCI. Potranno parte-cipare alle riunioni anche i rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori del settore nonché delle organizzazioni del Terzo Settore. Le attività del Tavo-lo saranno sviluppate in appositi gruppi di lavoro coerenti con le priorità di in-tervento: vigilanza e repressione del fenomeno, adeguamento dei prezzi dei prodotti agricoli, intermediazione tra domanda e offerta di lavoro e valorizza-zione del ruolo dei Centri per l’Impiego, trasporti, fornitura di alloggi e fore-sterie temporanee, potenziamento della rete del lavoro agricolo di qualità. Gli obiettivi da raggiungere saranno programmati in un apposito Piano Triennale che sarà definito nel corso delle riunioni del Tavolo.
Le prestazioni di lavoro occasionale, che hanno sostituito i voucher (sop-pressi con il decreto Legge n. 25 del 17 marzo 2017), distinte tra utilizzo non professionale (Libretto Famiglia) e utilizzo professionale (Contratto di Presta-zione Occasionale) non sono mai decollate veramente, ciò può essere stato de-terminato dall’eccessiva rigidità delle pratiche burocratiche per attivare i rap-porti di lavoro.
La circolare n.103 del 17 ottobre 2018 dell’Inps ha fornito agli operatori le istruzioni in merito alla gestione del lavoro occasionale (definite nel Decreto Legge n. 87/2018). Nello specifico per il settore dell’agricoltura il legislatore ha introdotto delle novità per semplificarne l’utilizzo. Il ricorso al lavoro occa-sionale è consentito esclusivamente alle aziende che hanno alle proprie
dipen-denze non più di cinque dipendenti a tempo indeterminato. Inoltre, le aziende possono ricorrere al contratto di prestazione occasionale solo per le attività re-se da lavoratori appartenenti alle re-seguenti categorie: titolari di pensione di vecchiaia o di invalidità, giovani con meno di 25 anni d’età, se regolarmente iscritti a un ciclo di studi presso un istituto scolastico di qualsiasi ordine e gra-do, persone disoccupate, precettori di prestazioni integrative del salario. Il de-creto inoltre aumenta, per i soli settori dell’agricoltura e del turismo da tre a dieci giorni consecutivi la durata entro cui è possibile rendere la prestazione lavorativa.
Per quanto riguarda la dichiarazione preventiva della prestazione lavorati-va, l’azienda deve fornire le seguenti informazioni all’Inps: i dati anagrafici e identificativi del prestatore, il luogo di svolgimento della prestazione, l’oggetto della prestazione, la data di inizio, il monte orario complessivo pre-sunto e il compenso pattuito per la prestazione nei limiti previsti dalla legge.
La comunicazione avviene mediante l’utilizzo di un calendario giornaliero ge-stito attraverso la procedura Inps, e la dichiarazione deve essere trasmessa al-meno un’ora prima dell’inizio della prestazione.
Nel 2017 le denunce di infortuni sul lavoro risultano sostanzialmente stabili rispetto a quelle del 2016, con 210 denunce in meno, ma con una riduzione del 35,7% rispetto al 2008. Nel 2017 nel Nord-Est si sono verificati quasi il 32%
degli infortuni, e le Regioni più colpite in termini assoluti risultano, come ne-gli anni precedenti, quelle caratterizzate da maggiore occupazione: Lombardia (100 mila denunce), Emilia-Romagna (77.000) e Veneto (66 mila) come ripor-tato nel Rapporto “Il mercato del lavoro 2018: verso una lettura integrata”, elaborato dal Ministero del Lavoro, Istat, Inps, Inail, Anpal.
L’incidenza degli infortuni in agricoltura rispetto al totale degli occupati del settore, in Emilia-Romagna è diminuito dal 2013 al 2017 (ultimo dato di-sponibile), passando dall’8,8% al 5,9% (elaborazioni su dati Inail). Il settore agricolo presenta tuttavia livelli di rischio infortunistico più elevati rispetto ad altri settori. L’incidenza degli infortuni riferiti al totale dell’economia regiona-le risulta pari al 4,3% nel 2017 ed in contrazione rispetto al 2013 (5,2%).
L’occupazione agricola in Emilia-Romagna nel 2018, con circa 70 mila unità, si colloca leggermente al di sotto della media regionale del periodo 2010-2018, e registra un ridimensionamento consistente rispetto ai due anni precedenti, 2016 e 2017, quando aveva raggiunto quasi 80 mila unità, mentre in precedenza nel periodo 2013-2015 i livelli occupazionali rilevati dall’Istat con l’indagine sulle forze di lavoro erano risultati molto più bassi, circa 65 mi-la unità (tabelmi-la 6.11 e figura 6.4)(1).
–––––––––
(1) L’occupazione agricola, rilevata dall’Istat, nel periodo 2010-2018, anche in altre regioni,
La riduzione consistente rilevata dall’Istat nel 2018 ha coinvolto entrambe le componenti di genere, sia maschi che femmine. L’andamento –––––––––
che hanno un peso simile a quello dell’Emilia-Romagna, come ad esempio la Lombardia e il Veneto, ha visto una riduzione che però si è spalmata gradatamente negli ultimi anni. Nel 2018 l’importanza relativa dell’occupazione agricola di queste regioni resta invariata rispetto a quella registrata nel 2010.
Tabella 6.11 - Occupati in agricoltura in Emilia-Romagna, 2010-2018 (migliaia di unità)
Anno Totale Maschi Totale Maschi Totale Maschi
2010 23 13 51 40 74 53 100 100 100
Fonte: elaborazione su dati Istat.
Figura 6.4 - Occupazione agricola in Emilia-Romagna, 2010-2018 (migliaia di unità)
74,0 72,7 73,3
2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018
Fonte: elaborazione su dati Istat.
dell’occupazione femminile agricola nel 2018, a differenza di quanto accaduto nel 2017 vede una riduzione delle lavoratrici autonome, che si attestano al 28% del totale (erano il 30% nell’anno precedente), ed un aumento delle di-pendenti che risultano pari al 34% (erano il 32% nel 2017). La presenza delle donne, invece, nell’intero periodo 2010-2018, aumenta fra i lavoratori auto-nomi (dal 21 al 28%), ma diminuisce dal 43% al 34% fra i dipendenti.
La componente maschile anche nel 2018, come negli anni precedenti, risul-ta anche in Emilia-Romagna quella più rilevante con il 66,4% dei lavoratori dipendenti e il 72% degli indipendenti.
Nel 2018 la contrazione dell’occupazione agricola è stata particolarmente significativa fra gli indipendenti e i loro familiari, a cui si ascrive quasi il 70%
della riduzione regionale rilevata dall’Istat. Questo risultato è in relazione al processo di invecchiamento dei conduttori, già ampiamente descritto nei Rap-porti precedenti, e ai possibili effetti del ricambio generazionale, che però si esplica gradualmente nel corso degli ultimi anni(2).
La riduzione dei lavoratori dipendenti è stata meno rilevante e la sua im-portanza ha raggiunto il 47% dell’occupazione agricola regionale, mentre era il 31% nel 2010.
L’aumento della multifunzionalità e la diversificazione delle attività nelle aziende agricole regionali porta con sé anche una diversificazione settoriale dell’occupazione che si svolge nelle aziende stesse.
Anche nel 2018 si registrano, come negli anni precedenti, andamenti molto differenziati, che suscitano delle perplessità sull’andamento effettivo dell’occupazione a livello provinciale rilevata dall’Istat nell’indagine sulle for-ze di lavoro. Le variazioni, infatti, si concentrano soprattutto in alcune provin-ce con riduzioni consistenti a Modena per gli autonomi e a Ravenna per i di-pendenti(3).
Tenendo presenti queste difficoltà di valutazione alcuni commenti tenden-ziali per il 2018 possono essere effettuati di seguito. L’occupazione agricola –––––––––
(2) Dalla Banca dati InfoCamere Movimprese - Registro delle imprese delle Camere di commercio risulta una variazione occupazionale diversa. Le imprese agricole, forestali e della pesca si riducono di circa 2.500 Unità dal 2015 al 2018 e si attestano a poco più di 60 mila Unità nel 2018 (-1,4% rispetto al 2017). Mentre si conferma un leggero aumento degli addetti nell’ultimo anno (+1,5% rispetto al 2017) che si attestano a circa 82 mila unità (dati di fonte Inps).
(3) La forte variabilità annuale che si registra nell’occupazione agricola a livello delle singo-le province, dovuta anche ad una numerosità del campione non esingo-levata, rende anche i dati annua-li a annua-livello regionale di più difficile interpretazione. Occorre quindi anaannua-lizzare gannua-li andamenti te-nendo conto delle variazioni di medio periodo, 2010-2018, e anche di quelle triennali dell’occupazione agricola. Il problema della rappresentatività dei dati a livello provinciale è un tema generale di grande importanza per le analisi territoriali del nostro Paese.
aumenta nella Città metropolitana di Bologna, per le province di Ferrara, For-lì-Cesena e leggermente a Piacenza. Per la Città metropolitana di Bologna la crescita è dovuta principalmente all’incremento degli indipendenti, mentre per le altre province ad un aumento dei dipendenti. Al contrario, gli occupati agri-coli si riducono nel 2018 a Parma, Reggio Emilia e Rimini, ma soprattutto a Modena e Ravenna, come sottolineato precedentemente.
I dati INPS sulla Cassa Integrazione Guadagni confermano anche nel 2018 un andamento positivo, già evidenziato negli anni precedenti, della congiuntu-ra dell’industria alimentare, infatti, le richieste di CIG (Ordinaria, Stcongiuntu-raordina-
Straordina-Tabella 6.12 - Numero di ore di Cassa Integrazione Guadagni nel 2018, operai e impiegati nell'industrie alimentari e delle bevande in Emilia-Romagna
Totale Var. % 2018/2017 Cig in settore alimentare
(Cig Ordinaria, Straordinaria e In deroga) 439.230 -24,4
Cig in tutti i settori 14.361.070 -46,9
Fonte: elaborazione su dati INPS.
Tabella 6.13 - Unità locali nella trasformazione alimentare in Emilia-Romagna (2014-2018)
2014 2015 2016 2017 2018
Carni 1.334 -6,3 1.314 -1,5 1.334 1,5 1.320 -1,0 1.312 -0,6
Prodotti ittici 32 -3,0 37 15,6 40 8,1 43 7,5 41 -4,7
Frutta e ortaggi 304 1,0 306 0,7 308 0,7 314 1,9 310 -1,3
Oli e grassi 63 -3,1 61 -3,2 62 1,6 61 -1,6 62 1,6
Lattiero caseario 719 -4,4 716 -0,4 712 -0,6 704 -1,1 709 0,7
Farine e Granaglie 185 -1,1 186 0,5 191 2,7 189 -1,0 199 5,3
Alimentazione
zootecnica 142 1,4 145 2,1 146 0,7 146 0,0 149 2,1
Prodotti da forno
e farinacei 2.938 2,2 2.961 0,8 2.970 0,3 2.993 0,8 3.004 0,4
Altri 597 7,8 620 3,9 626 1,0 639 2,1 682 6,7
Industria Alimentare 6.314 -0,3 6.346 0,5 6.389 0,7 6.409 0,3 6.468 0,9
Bevande 309 -1,9 305 -1,3 312 2,3 320 2,6 323 0,9
Totale 6.623 -0,3 6.651 0,4 6.701 0,8 6.729 0,4 6.791 0,9
Fonte: elaborazione su dati Unioncamere.
ria e in Deroga) risultano in rilevante contrazione (-24,4%) rispetto al 2017 (tabella 6.12). Anche per l’insieme di tutti i settori di attività economica il ri-corso alla cassa integrazione è fortemente diminuito in Regione (-46,9%).
L’andamento positivo viene confermato anche dai dati Unioncamere sulle Unità Locali (UL). Nel complesso le UL dell’industria alimentare e delle be-vande sono aumentate dello 0,9% nel 2018. La crescita ha interessato tutti i settori ad eccezione dei comparti della carne, dei prodotti ittici e di frutta e or-taggi, con una riduzione delle unità locali rispetto all’anno precedente, rispet-tivamente del -0,6%, del -4,7% e del -1,3% (tabella 6.13).