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GIuLIa: proposte per IL Futuro

8.3 Benessere degli animal

La sicurezza della catena alimentare è indirettamente influenzata dal be- nessere degli animali, in particolare di quelli allevati per la produzione di cibo, a causa dello stretto legame che intercorre tra il benessere degli animali, la loro salute e le tossinfezioni alimentari. Fattori di stress e condizioni di scarso benes- sere possono avere come conseguenza negli animali una maggiore predisposi- zione alle malattie. Ciò può determinare un rischio per i consumatori come, ad esempio, nel caso di tossinfezioni alimentari causate da batteri come Salmonella, Campilobatterio ed Escherichia Coli.

Il benessere degli animali destinati alla produzione alimentare dipende in larga parte dal modo in cui essi vengono gestiti dall’uomo. Sono numerosi i fattori che possono influire sul loro benessere, ad esempio la stabulazione e l’alletta-

mento, lo spazio a disposizione e la densità degli animali, le condizioni di traspor- to, i metodi di stordimento e la macellazione, la castrazione dei maschi e il taglio della coda (efsa.it).

L’articolo 34 della proposta della Commissione prevede pagamenti per il benessere degli animali a favore degli agricoltori che si impegnano volontaria- mente a realizzare interventi consistenti in uno o più impegni per il benessere degli animali. I pagamenti per il benessere degli animali riguardano soltanto gli impegni che vanno oltre i requisiti obbligatori (nello specifico il titolo VI, capo I, del regolamento UE n. HR/2012 e gli altri requisiti dalla legislazione nazionale). A differenza dei pagamenti agro-climatico-ambientali e dell’agricoltura biologica, gli impegni hanno la durata annuale (rinnovabile) ed i pagamenti basati sulla su- perficie o sui costi unitari sono erogati annualmente per “compensare”, in tutto o in parte, i costi aggiuntivi e il mancato guadagno derivanti dagli impegni assunti. Se necessario, possono coprire anche i costi di transazione fino ad un massimo del 20% del premio pagato per l'impegno. I pagamenti hanno un massimale di 500 €/UBA. La Commissione si è riservata la possibilità di adottare atti delegati per definire gli ambiti in cui gli impegni per il benessere degli animali che introducano criteri più elevati riguardo ai metodi di produzione.

L’attuale programmazione prevede la possibilità di erogare un pagamento per il benessere degli animali tramite la misura 215. Questa misura non è sta- ta attivata dalla Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia. Nelle Regioni che hanno attivato la misura 215 l’approccio applicativo, riferito agli impegni richiesti all’azienda, è essenzialmente riferibile a due modelli. Il primo è di tipo struttura- le, mentre il secondo modello è di tipo funzionale. In alcune regioni (es.: Veneto) ha prevalso il modello strutturale essenzialmente caratterizzato dalla richiesta di maggiori superfici a disposizione dei capi. In altre Regioni ha prevalso il model- lo funzionale con impegni più o meno gravosi per l’azienda. Ad esempio l’Emilia Romagna prevede molteplici impegni (che prevedono tra l’altro il management aziendale del personale, gli aspetti igienico-sanitari ed il monitoraggio ambien- tale), mentre la Valle d’Aosta si limita alla corretta gestione della lettiera. Altre Regioni hanno fatto interagire i due modelli arrivando anche a proporre dei metodi specifici di allevamento (es.: linea vacca-vitello della Regione Umbria).

Poiché il Friuli Venezia Giulia è caratterizzato da eccellenze gastronomiche di origine animale certificate quali il formaggio Montasio DOP, il Prosciutto San Daniele DOP ed il Prosciutto di Sauris IGP, la possibilità di considerare l’attiva- zione di una misura che contribuisca ad incrementare il valore aggiunto dei suoi prodotti dovrebbe essere tenuta in considerazione.

Quello dell’allevamento, soprattutto estensivo, è un settore che presenta evidenti connessioni con le tematiche ambientali, in quanto il carico di animale incidente sul territorio deve essere adeguatamente regolato al fine di garantire sia reddito che presidio del territorio. Inoltre, la promozione delle pratiche zootecni- che rispettose degli animali è di fondamentale importanza per rafforzare la fiducia dei consumatori e la sostenibilità ambientale dell’attività zootecnica.

Dall’ultimo Censimento Generale dell’Agricoltura 2010, si evince che in Re- gione sono presenti: 2.048 aziende con bovini (il 59% delle quali ha meno di 20 capi) con 88.791 capi; 582 aziende con suini (il 64% delle quali ha meno di 20 capi) con 174.666 capi; 387 aziende con galline ovaiole (il 49% delle quali ha meno di 100 capi) con 6.223.894 capi.

Per quanto concerne soluzioni attuabili in Regione per la prossima pro- grammazione 2014-2020, si ritiene interessante valutare la definizione di modelli sia strutturali che funzionali. Nel primo caso, sarebbe opportuno prevedere anche l’interazione con dispositivi maggiormente vicini ad incentivare un miglioramento degli edifici ovvero la realizzazione di soluzioni-tipo, come i paddock esterni. Nel secondo caso, si potrebbe intervenire sul sistema di gestione dei capi al fine di migliorare il benessere degli stessi. Se nel primo caso si andrebbero a modificare gli ambienti per rispondere alle esigenze dei capi, nel secondo sarebbero le usuali pratiche di allevamento con possibili maggiori oneri a carico dell’azienda a subire un cambiamento (anche in termini di incremento del numero di registri da redi- gere). Una pratica di calibrazione delle soluzioni in funzione delle diverse tipolo- gie di allevamento (bovino, suino, ovino, avicolo, cunicolo, ecc.) dovrebbe in prima istanza coinvolgere le filiere produttive virtuose, al fine di renderle protagoniste di questa nuova misura anche in virtù del loro know how.

Sarebbe dunque auspicabile scegliere ambiti applicativi ben definiti (quali ad esempio quello dell’allevamento bovino da latte o quello dell’allevamento suino destinato al salumificio) come nel caso della Regione Umbria. Inoltre, sa- rebbe opportuno rendere oggettiva la valutazione dello stesso indicatore “be- nessere animale” come è stato fatto, per esempio, in Emilia Romagna dove è stato anche sviluppato un software disponibile in rete per quantificare il livello di benessere animale nell’azienda (tabella 45) poiché consente il calcolo e la verifica preventiva dei requisiti minimi di accesso alla misura 215 (Buona Pra- tica Zootecnica - BPZ). L’azienda risulta ammissibile nel caso in cui raggiunga almeno la classe 3. Si assume, infatti, che a questo livello di IBA l’allevamento rispetti le Buone Pratiche Zootecniche previste nel PSR. La classificazione IBA può essere però condizionata dalla presenza di non conformità accertate per il

settore vitelli, con riferimento alle disposizioni della normativa sulla protezione di questi soggetti.

Tabella 45: Classificazione delle aziende in base al valore dell’indicatore di be- nessere di allevamento (IBA) riferito a gli allevamenti bovini da latte in regime stallino.

Classe Descrizione IbA40

1 Azienda non conforme ai requisiti minimi di benessere ≤ 0

2 Azienda con livello scarso di benessere 0,1 - 50

3 Azienda con livello sufficiente di benessere 50,1 - 75

4 Azienda con livello discreto di benessere 75,1 - 95

5 Azienda con livello buono di benessere 95,1 - 115

6 Azienda con livello ottimo di benessere ≥ 115,1

Fonte: Ermesagricoltura, 2011

Anche l’EFSA (European Food Safety Authority), con sede a Parma, sta ela- borando una serie di indicatori atti misurare il livello di benessere degli animali.

Nello specifico, andrebbero quindi definite delle combinazioni di impegni che l’azienda dovrebbe rispettare in ragione della razza allevata e della relativa filiera produttiva.