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GIuLIa: proposte per IL Futuro

8.4 razze autoctone minacciate di abbandono

Nella misura 214 del PSR della Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia è previsto, nell’azione 5 della sottomisura 1, un pagamento per l’allevamento di razze animali di interesse locale in via di estinzione. Tale strumento prevede di salvaguardare la biodiversità animale attraverso:

- la conservazione del patrimonio genetico delle razze animali locali minac- ciate di estinzione;

- l’incremento del numero dei capi, consolidando le popolazioni esistenti sul territorio regionale;

- gli scambi genetici e la conseguente variabilità.

Le razze coinvolte dall’azione sono ovine (Istriana, Alpagota e Plezzana;

40 I valori di IBA vanno combinati con i valori di schede specifiche per ciascuna razza e sistema di allevamento.

400 €/UBA anno), equine (Norica e il Cavallo agricolo da tiro pesante; 200 €/UBA anno) e bovine (Pinzgau, Grigio alpina, Pustertaler e Pezzata rossa friulana; 240 €/ UBA anno). Anche nella vicina Regione Veneto è previsto un intervento simile defi- nito “allevatori custodi” che prevede aiuti per l’allevamento in purezza di nuclei di animali appartenenti alle razze locali in via d’estinzione.

In ragione di quanto descritto nel RVI, in Friuli Venezia Giulia l’azione ha avuto successo, se valutata in termini di indicatore di prodotto (numero di animali beneficiari), in quanto ha raggiunto il 137% (355 UBA) del valore obiettivo, ma non ha raggiunto gli obiettivi in termini di domande che beneficiano del pagamento (16 aziende sulle 50 previste); non è disponibile l’informazione, ritenuta essenziale, relativa al numero di razze allevate.

In visione di una continuità procedurale dell’azione 5 nella futura program- mazione di sviluppo rurale, si ritiene opportuno:

- prevedere una ridefinizione degli indicatori di risultato (includendo anche il numero di razze interessate);

- promuovere la riuscita della conservazione della biodiversità animale anche tramite l’interazione tra l’approccio conservativo e quello remu- nerativo (prodotti e servizi) in quanto stimolando tale affinità si dovrebbe stimolare l’allevamento di tali razze;

- enfatizzare il ruolo di centri di conservazione della razza che garantiscano la purezza della stessa.

L’analisi comparativa tra le soluzioni adottate dalla Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia nella precedente e nell’attuale programmazione di sviluppo rurale in tema di “Pagamenti agroambientali”, pur mostrando lo sforzo che è stato fatto per rispondere alle esigenze del territorio, rivela anche una certa fragilità in termini operativi, dovuti, in parte, ai momenti congiunturali occorsi. Infatti, le due programmazioni sono state prodotte e si sono sviluppate in contesti legislativi (es.: Reg. CE 1257/1999 e Reg. CE 1698/2005), politici (es.: elezioni regionali del 2003), sociali (es.: generalizzata cessione delle piccole superfici agricole), scien- tifici (es.: crescita dell’importanza attribuita all’agricoltura sui cambiamenti cli- matici) e di mercato (es.: crisi economica del 2008) differenti. Inoltre, è possibile considerare il fatto che il PSR (come emerge anche dall’analisi di campo) risulta essere una driving force secondaria rispetto ai movimenti del mercato (es.: costo per l’acquisto dei fattori della produzione, prezzi di vendita dei prodotti). Per tali ragioni, la bontà dei pagamenti agroambientali può difficilmente essere ricondotta alla sola combinazione tra impegni e compensazioni.

Si ritiene sia maggiormente interessante il confronto tra PSR sincroni (i PSR considerati rincorrono gli stessi obiettivi globali applicando scelte diverse di carattere locale - think globally, act locally). Friuli Venezia Giulia, Veneto, Slove- nia ed Austria sono certamente caratterizzate da ruralità ed agricolture diverse che, tuttavia, si uniformano nelle aree di confine. I PSR mirano perciò ad obbiettivi condivisi se proiettati su scala europea. Pur considerando importante l’indagine ed il confronto a livello di singola soluzione agroambientale (in termini di analisi delle ragioni che giustificano la definizione delle scelte agronomiche o forestali, di definizione dell’ammontare dei pagamenti, di scelta degli indicatori di valutazione e dei valori obiettivo) e l’analisi dell’affinità tra soluzione scelta e contesto rurale (es.: le azioni che coinvolgono il contesto produttivo possono avere un’attrattivi maggiore rispetto a quelle percepite come esclusivamente ambientali – es.: ge- stione delle siepi), al fine di migliorare l’attrattività dei Pagamenti agroambientali appare indispensabile lavorare su alcuni aspetti per ottimizzare l’adesione ai ban-

di, rendendo più efficace ed efficiente l’utilizzo delle risorse pubbliche. Per esem- pio un’azione anche se magistralmente e faticosamente strutturata sotto l’aspetto dell’equilibrio tra impegni da assumere a fronte del premio da ricevere, può far registrare una bassa adesione se percepita come poco adeguata dall’agricoltore – il quale spesso non approfondisce in prima persona la conoscenza dei bandi.

Nel PSR della Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia (come nella quasi totalità dei PSR italiani), la misura 214 è stata applicata utilizzando il bando quale strumento unico per raggiungere gli obiettivi e per questo la buona riuscita del bando, la sua efficacia, dovrebbe essere tenuta in debito conto.

Dalle considerazioni emerse in questo studio e dalle valutazioni effettuate dalla Rete Rurale Nazionale (RRN 2011), si può affermare che le principali criticità di carattere generale che hanno rallentato l’attuazione del PSR siano riconducibili ad aspetti legati ai seguenti elementi:

- alla regolamentazione comunitaria (es.: la regola dell’ N + 2 e la rigidità del quadro finanziario; l’ammissibilità delle spese; la complessità dei si- stemi di controllo);

- alla programmazione e redazione del PSR (es.: l’elaborazione di schede di misura-azione di difficile applicazione; la pianificazione e la previsione delle risorse finanziarie non sempre ottimale – caso della percentuale di realizzazione dei targets);

- ai modelli organizzativi e gestionali (es.: modalità di bando) e ai sistemi informativi (es.: discrepanze tra banche dati regionali, nazionali e dei si- stemi informativi; coordinamento tra Autorità di Gestione ed Organismo Pagatore);

- agli aspetti procedurali (es.: redazione dei bandi; presentazione delle do- mande; istruttorie; tempi e modalità di pagamento e controllo).

Per tali ragioni dovrebbero essere messe in atto soluzioni realizzabili nel medio-lungo periodo quali ad esempio:

- un generale rafforzamento del monitoraggio procedurale e finanziario; - una più adeguata pianificazione annuale della singola misura;

- una miglior cooperazione tra Autorità di Gestione ed Organismo Pagatore (es.: uniformare nel formato e nella tipologia i documenti relativi ai bandi ed alla documentazione richiesta; definire un “Manuale operativo” delle pro- cedure; diffusione delle buone prassi; informatizzazione delle domande); - una migliore formazione degli attori (agricoltori, Centri di assistenza agri-

cola, Associazioni di categoria, ecc.).

programmazione: dai bassi importi dei premi di alcune misure-azioni, alla pre- senza di un’istruttoria cartacea che tra l’altro contribuisce spesso a posticipare i pagamenti verso le aziende (verifica dei requisiti e controlli documentali).

La facilitazione della procedura di accesso ai benefici dei Pagamenti agro- ambientali tramite una semplificazione del carico burocratico potrebbe essere la strada maestra da seguire a patto che ad essa si affianchi una maggior diffusione delle informazioni / comunicazione a proposito delle misure nei confronti delle aziende, che dovrebbero essere messe nelle condizioni di trovare un dialogo con l’Autorità di Gestione. Ad agevolare il compito potrebbe contribuire l’interazione delle banche dati dei Fascicoli Aziendali, dell’AGEA, della Camera di Commercio, del MiPAAF, dell’ERSA e di altri Enti.

Un progetto di semplificazione dell’Asse 2 del PSR, coordinato dalla Rete Rurale Nazionale, è attualmente in essere in alcune Regioni. Pertanto, la Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia, che non sembra ad oggi coinvolta, potrebbe fruire di tale possibilità.

Per quanto riguarda le questioni specifiche legate al sostegno dell’agri- coltura biologica nell’ambito delle misure agroambientali, pur registrando una crescente attenzione dello Sviluppo rurale verso l’Asse 2, si sono registrate forti disomogeneità tra gli importi dei pagamenti per la stessa coltura nelle diverse regioni italiane. In molti casi, queste differenze hanno costretto le amministra- zioni ad una revisione dei livelli inizialmente previsti. Si sottolinea, tra l’altro, una ricorrente mancanza di proporzionalità tra il livello dei finanziamenti al biologico e la quantificazione del valore dei beni pubblici forniti dall’agricoltura biologica (esternalità positive). La ricerca dovrebbe spingere verso una maggiore attenzione al fine di valutare e monetizzare tali esternalità, prevedendo un adeguamento del pagamento affinchè possa essere più congruo, interessante ed equo. Per avviare un processo di questo tipo appare opportuno prevedere una revisione dei paga- menti ogni due anni, come descritto nel capitolo 5, al fine di considerare l’oscilla- zione dei prezzi di mercato che potrebbero influire su costi e ricavi. Alcune regioni vorrebbero differenziare i massimali per colture biologiche ad alto reddito – or- ticoltura, frutticoltura – al fine di renderli più convenienti. Altre propongono un premio “fedeltà” al biologico per quelle aziende che mantengono l’impegno nel tempo per più programmazioni. In ogni caso, come risulta dall’analisi presentata nel capitolo 4, si sottolinea l’importanza di approntare una metodologia di calcolo dei pagamenti che sia semplice, verificabile, aggiornabile nel tempo (dati sem- pre disponibili), che utilizzi fonti di dati ufficiali. Così come la proposta di misure troppo complesse, articolate in molteplici sottomisure e azioni può generare un

certo disorientamento tra i potenziali beneficiari, così un algoritmo di calcolo trop- po elaborato, basato su informazioni variabili o soggettive rischia di trasmettere alla Commissione l’esistenza di un sistema poco solido. Per quanto riguarda le strategie e i meccanismi di sostegno, in più parti dello studio si fa riferimento alla necessità di una maggiore integrazione tra misure, sia attraverso lo strumento delle priorità che attraverso una maggiore attenzione alla formazione. Inoltre, si evidenzia una certa mancanza o una limitata partecipazione del settore biologi- co alle forme di Progettazione Integrata (soprattutto PIF) e all’approccio Leader. Sono ancora pochi gli esempi in cui il biologico diventa una scelta strategica di governo locale del territorio, poiché sarebbe da un lato impegnativa nel lungo pe- riodo, dall’altro vincolante all’interno dello stesso PSR (si ricorda l’esempio del Bio Distretto Cilento). Al fine di favorire il settore biologico nella progettazione integrata si potrebbe prevedere di premiare piccoli investimenti per singoli ope- ratori interessati alla filiera corta che aderiscano a PIF, piuttosto che immaginare progetti complessi con investimenti elevati.

Sulla base delle proposte della Commissione e delle analisi effettuate in questo studio vengono inoltre presentate alcune indicazioni al fine di contribuire alla definizione delle future misure agro-climatico-ambientali in seno alla pro- grammazione 2014-2020 (capitolo 8). Si ritiene opportuno prevedere di impostare una gestione ambientale sostenibile dei seminativi, dei frutteti, dei vigneti e degli oliveti con tecniche di inerbimento e di confusione e disorientamento sessuale. Sembra necessario puntare sul miglioramento del benessere degli animali (dal punto di vista delle soluzioni gestionali) e valorizzare maggiormente le nicchie zootecniche (salvaguardia razze in via di estinzione).

Il II Pilastro nella nuova PAC, sebbene sia confermato nella sua validità come strumento prezioso per rafforzare la sostenibilità del settore agricolo e del- le zone rurali dell’UE, sul piano economico, ambientale e sociale, non risulta il fulcro centrale sul quale punterà la programmazione 2014-2020 (grande attenzio- ne alla sistematizzazione dei pagamenti diretti, quindi il I pilastro risulta ancora protagonista). Tuttavia, importanti novità, se non sul piano finanziario, saranno introdotte anche per lo sviluppo rurale e tra queste le principali sono:

- coordinamento tra Fondi nel quadro di un’unica strategia, ma anche l’in- troduzione di un Common Strategic Framework, un documento che sosti- tuisce i quadri attuali e l’introduzione del Partnership Contract, che sosti- tuisce il PSN attuale;

- soppressione degli Assi: i PSR saranno organizzati secondo tre obiettivi e sei priorità (Obiettivi: “competitività” “gestione sostenibile delle risorse

naturali” - lotta cambiamento climatico, gestione sostenibile foreste, ter- reni agricoli, le cosiddette nuove sfide dell’HC - e “sviluppo equilibrato dei territori rurali” - qualità della vita, attività sociali);

- semplificazione/riduzione delle misure (da 40 a 23 tra quelle possibili, molte delle quali riguardano l’area forestale);

- sottoprogrammi tematici: ogni PSR può contenere dei “mini-psr” che af- frontano temi specifici (Giovani agricoltori, Piccole aziende, Aree monta- ne, Filiere corte…);

- attenzione verso un approccio collettivo: in questo caso le misure dedicate all’ agroambiente, all’innovazione e al biologico dovrebbero avere un in- cremento del 30% dell’entità dell’aiuto;

- sono previste misure per la gestione del rischio;

- rafforzamento della cooperazione attraverso forme di premio alla coope- razione locale innovativa;

- approccio Leader confermato con possibilità di coordinamento con altri fondi del QCS;

- sottolineata l’importanza del Networking attraverso le attività in carico alla Rete Rurale Europea (ENRD), alle Retei Rurali Nazionali (RRN), al Partenariato Europeo per l’innovazione (EIP);

- conferma dell’importanza della Valutazione.

Nell’ottica della nuova PAC potrebbe essere utile avviare progetti pilota, casi studio sui quali sperimentare procedure, verificare le migliori forme di in- tervento, rilevare criticità, stabilire criteri per l’implementazione di politiche di premio delle eccellenze. Questa prospettiva introdurrebbe un’innovazione sostan- ziale: significherebbe impostare paradigmi virtuosi che potrebbero essere punto di riferimento per il futuro, per una crescita del settore agricolo regionale.

scheda a.

Corridoi ecologici, fasce tampone, siepi e boschetti - 214/a Finalità

promozione della presenza di formazioni lineari arboreo/arbustive atte a ripri- stinare il corretto rapporto tra le componenti biotiche e quelle agricole incre- mentando altresì i benefici ambientali prodotti nella tutela qualitativa dall’in- quinamento delle acque superficiali e profonde.

azioni unica azione

Interventi ammissibili

aiuto quinquennale ad ettaro considerando i costi delle operazioni di manuten- zione delle formazioni arboree/arbustive, i costi aggiuntivi ed il mancato guada- gno di una fascia erbacea inerbita.

Vincoli, limitazioni e condizioni di ammissibilità

- corridoi ecologici, fasce tampone, siepi: estensione minima di 0,125 ha; - boschetti: estensione minima di 0,05 ha e massima 1 ha (non contigui ad altri

boschi - massimo 10% della sup. aziendale);

- limite massimo di superficie aziendale ad impegno: 20%;

- presenza di una fascia erbacea della larghezza minima di 5 m contigua alla fascia arboreo/arbustiva;

- trinciatura della fascia erbacea almeno una volta l’anno con divieto dal 1/11 al 15/6 di ogni anno;

- divieto di impiego di prodotti fitosanitari, diserbanti non residuali, fertilizzanti e fanghi;

- divieto di taglio a raso delle formazioni arboreo/arbustive e regolamentazione delle potature;

- sono escluse le formazioni contigue ad appezzamenti aziendali destinati alla produzione di biomassa arborea/arbustiva;

- sono esclusi gli impianti esistenti finalizzati alla produzione di biomassa con specie arboree o arbustive a rapido accrescimento;

- nel caso di necessario infoltimento devono essere rispettate le tipologie di specie indicate in sede di Bando.

entità degli aiuti

- conservazione di siepi, fasce tampone derivanti da precedenti programmazio- ni pubbliche: 1,29 (1,71) €/m (massimo 430 (569) €/ha);

- conservazione di siepi, fasce tampone non derivanti da precedenti program- mazioni pubbliche: 0,80 (1,16) €/m (massimo 266 (388) €/ha);

- conservazione di boschetti derivanti da precedenti programmazioni pubbli- che: 0,12 (0,16) €/m2, (massimo pari 120 (156) €/ha).

relazione e coerenza con altre misure

non compatibili duplicazioni o sovrapposizioni di finanziamenti con le misure 214/b, 214/c, 214/d, 214/e, 214/f, 214/g, 214/i, 221 e 222 e/o indennità per le medesime superfici oggetto di impegno.

ambito territoriale ed operativo Comuni di pianura e collina (ISTAT).

Considerazioni rispetto al psr 2007-2013 della regione autonoma del Friuli Venezia Giulia.

la misura è riferibile alla sottoazione 1 “Manutenzione di habitat” per le siepi, anche alberate e le piccole superfici boscate, dell’azione 1 della sottomisura 2 della misura 214. La 214/a richiede una superficie minima del 25% superiore per i corridoi ecologici, fasce tampone, siepi e la presenza di una fascia erba- cea di 5 m (la “Manutenzione di habitat” richiede 1 m oltre la proiezione a terra della chioma). La “Manutenzione di habitat” richiede almeno uno sfalcio ogni due anni da effettuarsi tra il 15/08 ed il 31/01 (per la 214/a l’obbligo è annuale ed il periodo di sfalcio è anticipato). La sottoazione della Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia quantifica l’aiuto in 150 €/ha⋅anno per le strutture pre- esistenti e in 450 €/ha⋅anno per quelle di nuova costituzione (in questo secondo caso l’indennità concessa è cumulabile con quella prevista dall’azione 2 della misura 216 “Costituzione di habitat” – 2.800 €/ha). La sottomisura trova anche un riferimento nell’azione 2 della sottomisura 1 della misura 214 in riferimento alle realizzazione di fasce tampone sulle scoline e, parzialmente, alla realizza- zione delle capezzagne.

scheda B.

Miglioramento qualità dei suoli - 214/b Finalità

conseguimento di benefici ambientali connessi al ruolo positivo svolto dalla componente di materia organica presente nel

suolo indirizzando le aziende agricole all’utilizzo della sostanza organica di ori- gine zootecnica.

azioni unica azione

Interventi ammissibili

aiuto quinquennale ad ettaro per compensare i costi aggiuntivi e il mancato guadagno dovuti all’adozione di pratiche agronomiche migliorative della qualità dei suoli.

Vincoli, limitazioni e condizioni di ammissibilità

- ricezione di letame correttamente maturato e stoccato, accompagnato dalla necessaria documentazione di trasporto;

- solo uso di letami o materiali assimilati derivati da aziende zootecniche e cor- rettamente trattati e stoccati;

- aziende zootecniche rispettose dei limiti di UBA/ha e aziende di trattamento degli effluenti certificate;

- documentazione dell’acquisizione del materiale organico utilizzato;

- azienda agricola beneficiaria non zootecnica condotta da imprenditori che non esercitano attività di allevamento;

- impegno quinquennale su tutta la SAU aziendale ricadente negli ambiti eleg- gibili;

- nel quinquennio apportare annualmente letame o materiale assimilato con medie di: 30 t/ha (< 120 kg di N/ha al campo) nelle zone vulnerabili ai nitrati e 57,5 t/ha (< 230 kg di N/ha al campo) nelle zone non vulnerabili ai nitrati; - redazione di “comunicazione” per il Comune di riferimento e, nei casi previsti,

del “piano di utilizzazione agronomica”;

- obbligo sui seminativi di interramento del letame o dei materiali assimilati con corrette lavorazioni superficiali;

- divieto di distribuzione dei fanghi sulle medesime superfici interessate dall’impegno;

- limite l'impiego di concimi minerali per le colture erbacee al 30% dell'azoto

necessario alla coltura;

- superficie oggetto di impegno non inferiore a 1 ha; - rotazione minima di ingresso;

- compilare il registro delle concimazioni. entità degli aiuti

195 euro/ha⋅anno garantiti (277 euro/ha⋅anno come oggetto di negoziato con gli Uffici della Commissione Europea).

relazione e coerenza con altre misure

non compatibili duplicazioni o sovrapposizioni di finanziamenti con le misure 214/a, 214/c, 214/d, 214/e, 214/f, 214/g, 214/i, 222 e 131 e/o indennità per le medesime superfici oggetto di impegno.

ambito territoriale ed operativo

Comuni di collina (ISTAT) e Comuni con contenuto di sostanza organica è infe- riore al 2% in oltre il 50% della superficie.

Considerazioni rispetto al psr 2007-2013 della regione autonoma del Friuli Venezia Giulia.

la misura è riferibile all’azione 8 della sottomisura 1 della misura 214. L’azione 8 definisce anche un limite minimo di N da apportare annualmente al suolo (80 kg di N/ha nelle zone vulnerabili ai nitrati e 160 kg di N/ha nelle zone non vulnerabili ai nitrati) e fissa a 240 kg di N/ha⋅anno i limite massimi nelle zone non vulnerabili ai nitrati (10 kg in più rispetto alla 214/b). L’azione 8 fissa a 3 ha la superficie minima d’impegno, tripla rispetto alla 214/b e pone un limite anche all’apporto di fosforo assimilabile. Gli importi dei premi dell’azione 8 am- montano a 114 €/ha⋅anno per le zone vulnerabili ai nitrati e 173 €/ha⋅anno per le zone non vulnerabili ai nitrati. L’azione 8 si applica alle aree rurali B e C della Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia ed utilizza il criterio della sostanza organica nel terreno (< 3%) quale criterio di selezione.

scheda C.

Agricoltura biologica- 214/c Finalità

valorizzare le realtà che attuano l’agricoltura biologica incoraggiandone l’inse- rimento e il mantenimento.

azioni

1. Introduzione delle tecniche di agricoltura biologica. 2. Mantenimento delle tecniche di agricoltura biologica. Interventi ammissibili

aiuto quinquennale ad ettaro per l’applicazione del metodo di produzione bio- logica.

Vincoli, limitazioni e condizioni di ammissibilità

- periodo di conversione di almeno due anni degli appezzamenti;

- fertilità del suolo mantenuta principalmente con la coltivazione di leguminose e l’incorporazione di materiale organico proveniente da aziende biologiche; - lotta a parassiti, malattie e infestanti principalmente con metodi indiretti (es.:

rotazioni colturali), mezzi fisici (es.: diserbo meccanico) e ricorso alla lotta biologica;

- uso di sementi e materiali di propagazione prodotti con metodi biologici; - limite minimo della SAU pari ad 1 ha;

- azienda assoggettata al metodo biologico su tutta la SAU aziendale (alme- no una UTE) oppure possibilità di aderire su parte della SAU nel caso in cui si aderisca ad altre misure complementari (213, 214/a, 214/d, 214/g , 216 e 221);

- ammissione a finanziamento delle foraggere (compresi prati e pascoli) solo se destinate all’allevamento di bestiame biologico aziendale (almeno 1 UBA/ ha);

- durata quinquennale dell’impegno;

- non inclusione i costi di consulenza e di assistenza tecnica; - non inclusione dei costi di certificazione.

entità degli aiuti

Azione 1. Cereali autunno-vernini 180 (251) €/ha⋅anno; colture sarchiate 240 (296) €/ha⋅anno; orticole 400 (921) €/ha⋅anno; vite, olivo, castagno, fruttiferi minori 400 (524) €/ha⋅anno; colture frutticole 600 (739) €/ha⋅anno; prati e fo- raggere pluriennali 260 (322) €/ha⋅anno; pascolo 100 (230) €/ha⋅anno.

Azione 2. Cereali autunno-vernini 144 (201) €/ha⋅anno; colture sarchiate 192 (237) €/ha⋅anno; orticole 352 (737) €/ha⋅anno; vite, olivo, castagno, fruttiferi minori 320 (419) €/ha⋅anno; colture frutticole 480 (591) €/ha⋅anno; prati e fo- raggere pluriennali 208 (208) €/ha⋅anno; pascolo 80 (184) €/ha×anno.

relazione e coerenza con altre misure