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GIuLIa: proposte per IL Futuro

8.1 Gestione ambientale sostenibile dei seminat

Le priorità ambientali della futura programmazione di sviluppo rurale ten- dono a preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi dipendenti dall'agri- coltura (priorità 4) ed incentivare l'uso efficiente delle risorse e il passaggio a un'economia a basse emissioni di carbonio e resiliente al clima nel settore agroa- limentare e forestale (priorità 5). Nella Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia tali priorità agro-climatico-ambientali devono cercare di collimare con gli obiet- tivi della sostenibilità economica e sociale del comparto agricolo anche alla luce dell’attuale discussione nei confronti di una PAC ritenuta troppo green30. Queste

due priorità possono essere perseguite tramite la salvaguardia e il ripristino della

30 «Si tratta di proposte che puntano di più alla salvaguardia ambientale che allo sviluppo della pro- duzione» (Romano, 2011).

biodiversità e dell'assetto paesaggistico, la migliore gestione delle risorse idriche e del suolo, la maggior efficienza nell'uso dell'acqua e dell’energia, il miglior ap- provvigionamento ed utilizzo di fonti di energia rinnovabili, dei sottoprodotti, dei materiali di scarto, dei residui e delle altre materie grezze non alimentari ai fini della bioeconomia, la riduzione delle emissioni di metano e di protossido di azoto e la promozione del sequestro del carbonio nel settore agricolo e forestale.

In ragione delle informazioni provvisorie fornite dall’ultimo Censimento generale dell’agricoltura, nella Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia sono presenti circa 159.000 ha di terreno gestiti a seminativo (tabella 41) pari al 75,6% della SAU regionale. Escludendo i terreni a riposo, la SAU a seminativo risulta principalmente utilizzata per la coltura dei cereali (57,0%), delle colture industriali (27,4%) e delle foraggere avvicendate (14,2%). La superficie regionale a cereali e colture industriali è pari a circa 130.000 ha con un'accentuata incidenza del mais (circa il 70% del totale); queste coltivazioni si attuano in forma diffusa nella pianu- ra friulana, in particolare nella bassa pianura e contribuiscono per il 30% circa del valore della produzione agricola regionale (regione.fvg.it).

Tabella 41: Superficie a seminativo nella Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia, anno 2010 e 2000 (ISTAT, 2011).

COltIVAZIOnI Superficie investita Variazioni Variazioni

2010 2000 assolute %

Cereali 87.691,67 104.656,51 -16.964,84 -16,2

Legumi secchi 403,29 88,56 314,73 355,4

Patata 265,37 278,91 -13,54 -4,9

Barbabietola da zucchero 204,68 4.805,18 -4.600,50 -95,7

Piante sarchiate da foraggio 4,38 40,55 -36,17 -89,2

Piante industriali 42.082,83 38.207,67 3.875,16 10,1

Ortive 958,36 1.244,39 -286,03 -23,0

Fiori e piante ornamentali 168,45 138,77 29,68 21,4

Piantine 83,16 121,53 -38,37 -31,6

Foraggere avvicendate 21.867,87 14.386,53 7.481,34 52,0

Sementi 73,26 1,71 71,55 4.184,2

Terreni a riposo 4.949,73 10.020,43 -5.070,70 -50,6

SEMINATIVI 158.753,05 173.990,74 -15.237,69 -8,8

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

Nonostante la consistente contrazione delle superfici cerealicole, registra- ta dal 2000 al 2010 (-16,2% pari a quasi 17.000 di ettari in meno), queste restano

l’elemento dominate nell’agricoltura regionale, non solo in termini di estensione superficiale ma anche di interazione con l’ambiente.

Nel rapporto di valutazione finale del PSR 2000-2006 e nel rapporto di valu- tazione intermedia del PSR 2007-2013 è più volte richiamata la necessità di sen- sibilizzare maggiormente le aziende con seminativi (soprattutto quelle maidicole) sulle tematiche ambientali, ma l’attrattività degli strumenti proposti (es.: azione 2 della misura 214 per la conduzione sostenibile dei seminativi e dei fruttiferi) è risultata finora limitata al fine del raggiungimento dei risultati previsti in sede di programmazione (per gli approfondimenti del caso si rimanda alla valutazione intermedia). Le limitazioni possono essere principalmente ricondotte a fattori mo- netari (es.: bassa entità dei premi per unità di superficie), a motivi agronomici (es.: indisponibilità delle aziende a modificare il management colturale) ed a ragioni di opportunità (es.: adattare le scelte aziendali all’andamento dei prezzi dei fattori della produzione e dei prodotti). Inoltre, anche la sommaria conoscenza del PSR da parte di numerose azienda ha contribuito a limitare l’attrattività delle proposte agroambientali, come confermato anche dai risultati della verifica di campo ese- guita per questo studio (capitolo 6).

Per le ragioni esposte, risulterà quindi di fondamentale importanza indivi- duare soluzioni attraenti e capaci di migliorare l’efficacia e l’efficienza della spesa pubblica. Tali soluzioni dovrebbero prevedere anche l’inclusione di strumenti di misura capaci di riferire, di quantificare l’eventuale miglioria agroambientale al pagamento del PSR (indicatori).

In prima istanza l’azienda agricola (tranne i piccoli agricoltori ed i casi previ- sti nella relativa proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul finanziamento, sulla gestione e sul monitoraggio della PAC) deve rispettare gli impegni della condizionalità (allegato II della proposta) in quanto il mancato rispetto comporta la riduzione o l’esclusione dei pagamenti. Nello specifico si ri- chiede il rispetto di particolari criteri di gestione obbligatori (CGO) previsti dalla legislazione dell'Unione e dalle norme per il mantenimento del terreno in buone

Alla luce delle citate valutazioni, dell’indagine INEA sulle aziende agri- cole regionali, della proposta della Commissione e della letteratura scien- tifica, si ipotizza una combinazione di interventi agronomici che potrebbero trovarsi alla base di strumenti di miglioramento agroambientale in seno alla futura programmazione di sviluppo rurale.

condizioni agronomiche e ambientali (BCAA) fissate a livello nazionale.

Per quanto concerne le CGO “Ambiente, cambiamenti climatici e buone condizioni agronomiche del terreno” l’azienda dovrebbe essere tenuta al rispetto delle condizioni e delle norme distinte nei quattro temi principali: acque (protezio- ne delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agrico- le; introduzione di fasce tampone lungo i corsi d'acqua31; rispetto delle procedure

di autorizzazione quando l'utilizzo delle acque a fini di irrigazione è soggetto ad autorizzazione; protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento), suolo e stoccaggio di carbonio (copertura minima del suolo; gestione minima delle ter- re che rispetti le condizioni locali specifiche per limitare l'erosione; mantenere i livelli di sostanza organica del suolo - compreso il divieto di bruciare le stoppie; protezione delle zone umide e dei terreni ricchi di carbonio - compreso il divieto di primo dissodamento32), biodiversità (conservazione degli uccelli selvatici; conser-

vazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche) e livello minimo di mantenimento dei paesaggi (mantenimento degli elementi ca- ratteristici del paesaggio). Per quanto concerne il BCAA “Sanità pubblica, salute degli animali e delle piante” l’azienda dovrebbe essere tenuta al rispetto dei temi: sicurezza alimentare (Regolamento CE n. 178/2002 agli articoli 14, 15, 17 paragra- fo 133, 18, 19 e 20) e prodotti fitosanitari (prima e seconda frase del articolo 55 del

Regolamento CE 1107/2009).

31 Le fasce tampone nell'ambito delle buone condizioni agronomiche e ambientali devono rispettare, sia all'interno che all'esterno delle zone vulnerabili designate a norma dell'articolo 3, paragrafo 2 della direttiva 91/676/CEE, almeno i requisiti collegati alle condizioni per applicare il fertilizzante al terreno adiacente ai corsi d'acqua previste nell'allegato II, punto A.4 della direttiva 91/676/CEE, la cui applicazione deve essere conforme ai programmi d'azione degli Stati membri stabiliti ai sensi dell'articolo 5, paragrafo 4 della direttiva 91/676/CEE.

32 Il dissodamento di zone umide e terreni ricchi di carbonio definiti al più tardi nel 2011 come "se- minativo" a norma dell'articolo 2, lettera a), del regolamento (CE) n. 1120/2009 e che rispettano la definizione dei seminativi di cui all'articolo 4, lettera f), del regolamento (UE) n. PD/xxx non è considerato primo dissodamento.

33 Attuato in particolare dal: Regolamento (CEE) n. 2377/90: articoli 2, 4 e 5; Regolamento (CE) n. 852/2004: articolo 4, paragrafo 1 e allegato I, parte A (cap. II, sez. 4 (lettere g), h) e j)), sez. 5 (lettere f) e h)) e sez. 6; cap. III, sez. 8 (lettere a), b), d) e e)) e sez. 9 (lettere a) e c))); Regolamento (CE) n. 853/2004: articolo 3, paragrafo 1 e allegato III, sezione IX, capitolo 1 (cap. I-1, lettere b), c), d) e e); cap. I-2, lettera a) (punti i), ii) e iii)), lettera b) (punti i) e ii)) e lettera c); cap. I-3; I-4; I-5; cap. II-A paragrafi 1, 2, 3 e 4; cap. II-B 1(lettere a) e d)), paragrafi 2, 4 (lettere a) e b)) e allegato III, sezione X, capitolo 1, paragrafo 1); Regolamento (CE) n. 183/2005: articolo 5, paragrafo 1) e allegato I, parte A, (cap. I-4, lettere e) e g); cap. II-2, lettere a), b) e e)), articolo 5, paragrafo 5 e allegato III (cap. 1 e 2), articolo 5, paragrafo 6; Regolamento (CE) n. 396/2005: articolo 18.

A tali dispositivi si aggiungono quelli del greening che prevedono per: i seminativi34 la coltivazione di almeno 3 colture diverse delle quali, quella meno

estesa deve occupare non meno del 5% e quella principale non più del 70% dei seminativi aziendali35 (figura 16a); per i prati permanenti36 il mantenimento a prato

permanente delle superfici presenti in azienda dichiarate nella domanda unica 2014 (figura 16b); per qualsiasi superficie agricola37 che gli agricoltori provvedono

affinché almeno il 7% delle superfici agricole, esclusi i prati permanenti, siano costituiti da terreni a riposo, terrazzamenti, elementi caratteristici del paesaggio, fasce tampone e superfici oggetto di imboschimento a norma del Reg. CE 1257/99, del Reg. CE 1698/05 o nuovo del Regolamento di sviluppo rurale (figura 15c). Figura 16: Rappresentazione dei tre concetti del Greening. a) esempio coltiva- zione di almeno 3 colture diverse; b) mantenimento a prato permanente delle superfici presenti in azienda; c) costituzione di superfici ad elevata valenza eco- logica in seno al greening.

34 Terreno utilizzato per coltivazioni agricole, oppure terreni a riposo; sono incluse le serre (art.4.1 lett.f).

35 Sono escluse: le aziende con meno di 3 ha a seminativo; superfici interamente lasciate a riposo, utilizzate per la produzione di erba (seminata o spontanea) o investite a colture sommerse (risaie). 36 Terreno utilizzato per coltivazione di erba o altre foraggiere anche spontanee non avvicendate da

almeno 5 anni (art.4.1 lett.h)

37 Qualsiasi superficie occupata da seminativi, prati permanenti incluse le colture permanenti (art.4.1 lett.e)

2014

Prati permanenti stabili dal 2014 in poi

b) dovrà essere mantenuta

12 20 4 28 7 21 68 68 72

Coltura meno estesa > 5%

SI NO NO SI NO

a)

7% terreni a riposo, terrazzamenti, paesaggio…

Quest’ultimo impegno è già presente in Svizzera dove, nel 1990, la politi- ca agricola è stata riformata e sono stati formulati nuovi obiettivi ambientali. Gli obiettivi della riforma miravano ad arrestare la perdita di agro-biodiversità e a consentire la diffusione delle specie minacciate. L’attuale SAU svizzera è interval- lata con superfici di compensazione ecologica pari al 13% della SAU (90.000 ettari prati permanenti, 25.000 ettari di frutteti tradizionali, 3.000 ettari di siepi e 23.000 ha di altri elementi) (Herzog et al., 2005).

Ai suddetti impegni, provenienti dal primo pilastro ai quali tutti gli agricol- tori che beneficiano della PAC devono sottostare, si aggiungono quelli del secondo pilastro ritenuti interessanti per la Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia per fattibilità, affinità con il contesto agricolo regionale e validità agroambientale. Nella definizione della proposta d’intervento si pone ovviamente in primis l’atten- zione sulle questioni (priorità) ambientali definite nella proposta della Commis- sione senza però trascurare la possibilità di generare migliorie economico-sociali tramite specifiche soluzioni agroambientali.

Per quanto concerne la priorità 4 (finalizzata al preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi dipendenti dall'agricoltura e dalle foreste) emergono in prima analisi delle considerazioni in ragione della sovrapposizione parziale degli obiettivi da raggiungere nel punto “salvaguardia e ripristino della biodiver- sità… nonché dell'assetto paesaggistico dell'Europa”, soprattutto per l’aspetto del paesaggio, con quelli previsti dalla condizionalità e dal greening. Cercando di sottrarsi da tale criticità, si considera opportuno riferirsi agli aspetti legati alla fertilità del suolo ed al suo biota del suolo (figura 17a). Per quanto concerne il biota del suolo, la sua importanza e la sua biodiversità è possibile far riferimento alla letteratura scientifica per trovare utili strumenti di valutazione (es.: respira- zione microbica, biomassa microbica; ISPRA, 2009; figura 17b) della riuscita delle proposte gestionali.

Al fine di conseguire tali obiettivi si considera opportuno suggerire nella pro- posta l’applicazione di tecniche gestione del suolo che favoriscano la corretta gestio- ne della biodiversità (Cortet et al., 2002). Nello specifico si individua nell’inserimento delle colture di copertura (cover crops), nell’avvicendamento colturale un’utile inter- vento finalizzato allo scopo. Inoltre, già nell’attuale programmazione della Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia e di altre regioni italiane è prevista questa prati- ca agronomica (tabella 42). Nonostante la riconosciuta valenza nell’uso delle cover crops nel migliorare la biodiversità del suolo (Blanchart et al., 2006; Altieri A.M., 1999), la loro diffusione in Regione (almeno per quanto riguarda il PSR) è risultata limitata per questioni principalmente ascrivibili a rigidità della pratica colturale.

Figura 17: a) catena alimentare e b) livelli di indicatori della biodiversità attuale ed assoluta del suolo

Fonte: ISPRA (2009)

a)

Tabella 42: Contributi previsti dai bandi PSR 2011 per la coltivazione delle cover crops (Antichi et al., 2011)

Regione Misura

214

Superficie minima

Caratteristiche principali Premio

(€/ha anno)

lombardia az. M 1 ha

(10% della SAU)

Obbligo di mulching dei residui, obbligo di avvi- cendamento (mais due anni consecutivi solo con

cover crop intermedia), cover crops non tratta-

bili chimicamente (eccetto devitalizzazione) e da mantenere fino a 20 giorni prima della coltura successiva

190-290

Veneto sottom. I 1 ha

(25% della SAU)

Obbligo di mulching dei residui, obbligo di av- vicendamento (mais non coltivabile due anni consecutivi), cover crops autunno-vernine non trattabili chimicamente (eccetto devitalizzazione) ed erbai primaverili-estivi, almeno 3 sovesci in 5 anni (az. 2)

245-400

Friuli V.G. sottom.

1 az. 2 tutta la SAU a seminativo

Obbligo di avvicendamento (1 coltura/3 anni), almeno una cover crop non leguminosa da man- tenere senza trattamenti fino al 15/02, obbligo di capezzagne non lavorate possibilità di premi ad- dizionali (fasce inerbite, no mais e conversione a prato)

95-285

emilia

Romagna az. 3 3 ha di colture annuali Semina cover crop entro il 30/09 e possibilità di devitalizzazione chimica da febbraio in poi 170 (cumulabile con integrato e biologico)

umbria az. H 3 ha Cover crops seminate entro 20 giorni dalla raccolta

della coltura precedente e devitalizzazione entro 20 giorni dalla semina della coltura successiva.; nessun trattamento chimico sulle cover crops

210 max

Marche sottom.

C n.d Cover crops garantite per almeno 3 mesi dal 01/09 al 31/03 135

lazio az. 3 b) n.d. Copertura vegetale con cover crops o flora spon-

tanee nei periodi vuoti ed in particolare dal 15/09 al 15/03, divieto di fertilizzazione N sulle cover crops, interramento con sovescio

105-150

Molise az. 4 1 ha Cover crops su terreni con pendenza >20% colti-

vate dal 15/10 al 15/03, divieto di fertilizzazione N e trattamenti chimici sulle cover crops, interramen- to con sovescio

150

Sicilia sott. 1

az. A n.d. Divieto di ringrano, obbligo di cover crop autunno-verniva, obbligo di sovescio ogni 3 anni 90-120 Fonte: Antichi et al. (2011) rivisto

Per quanto concerne il punto “migliore gestione delle risorse idriche” le co- ver crops, se correttamente gestite, possono contribuire in maniera sostanziale a compensare gli stress da carenza idrica delle colture (Flower et al., 2011). Inoltre, tali pratiche possono favorire una “migliore gestione del suolo” anche in termini di riduzione dei fenomeni di perdita di terreno per erosione (De Baets et al., 2011) (tali pratiche, prima di essere promosse nello specifico, dovrebbero comunque essere calibrate sui vari contesti regionali in quanto l’eterogeneità territoriale potrebbe fornire risposte notevolmente differenti). Riferendosi all’esperienza di una Regione limitrofa, il Veneto ha previsto la promozione di tecniche di gestione agrocompatibile delle superfici agricole con la sottomisura 214/i ampliandone re- centemente (con Deliberazione della Giunta Regionale n. 1681 del 18 ottobre 2011) gli strumenti di intervento con l’introduzione dell’azione 3 "Ottimizzazione delle tecniche agricole e d'irrigazione" destinata a tutte le colture industriali, compreso il tabacco38.

Per quanto concerne la priorità 5 finalizzata ad “incentivare l'uso efficiente delle risorse e il passaggio a un'economia a basse emissioni di carbonio e resilien- te al clima nel settore agroalimentare e forestale” la letteratura scientifica riferi- sce che, per quanto riguarda il primo punto (“rendere più efficiente l'uso dell'ac- qua nell'agricoltura”), le cover crops, pur non palesando sempre effetti positivi se non correttamente gestite (sovescio o devitalizzazione; Odhiambo e Bomke, 2007), migliorano l’efficienza nell’uso della risorsa idrica a vantaggio delle produzioni. Inoltre, le cover crop possono essere usate anche come mulch per “favorire l'ap- provvigionamento e l'utilizzo di fonti di energia rinnovabili, sottoprodotti, materiali di scarto, residui e altre materie grezze non alimentari ai fini della bioeconomia”. Infine, le cover crops contribuiscono a “promuovere il sequestro del carbonio nel settore agricolo” in quanto riducono la respirazione dei suoli (Lal, 2011).

Alcune regioni propongono di combinare le cover crops con tecniche di non lavorazione de l suolo. In tal senso si ritiene utile considerare che in ambienti umidi un impatto negativo ti tali pratiche e è quello di portare ad un aumento delle emissioni di protossido di azoto (N2O; Rochette, 2008, Baggs et al., 2003 e Ball et al, 2008). Pertanto, in relazione alla mitigazione dei cambiamenti climatici, il pic-

38 L’agricoltore deve rispettare i seguenti tre impegni obbligatori: colture intercalari di copertura del suolo; riduzione del 30% dei concimi azotati e distribuzione ottimizzata dei fertilizzanti; registro di coltivazione. Inoltre, l’agricoltore ha l’obbligo di aderire completamente “su corpi fondiari omo- genei e spazialmente separati” a uno dei seguenti impegni autoesclusivi, finalizzati alla riduzione del 25% dei volumi irrigui sulle superfici seminative aziendali: riduzione del 25% dei volumi irrigui per aspersione (su mais e tabacco); riduzione del 25% dei volumi irrigui mediante microirrigazione (tabacco); fertirrigazione associata alla riduzione del 25% dei volumi microirrigui (tabacco).

colo beneficio dovuto al sequestro di C potrebbe facilmente essere controbilancia- to da un aumento delle emissioni di N2O (visti dei tanti vantaggi pratici della non lavorazione, sarebbero necessarie ricerche per verificare se questo inconveniente possa essere superato) (Powlson et al., 2011).

Andrebbero considerati anche gli aspetti qualitativi delle produzioni desti- nate alle filiere alimentari. Ad esempio, i cereali autunno-vernini rappresentano il substrato per lo sviluppo di vari funghi capaci di sintetizzare ed accumulare nei tessuti vegetali composti tossici per l’uomo e gli animali in allevamento, le mico- tossine. Alcuni di questi funghi colpiscono le piante durante la fase di coltivazione in campo. I funghi che causano la malattia nota come Fusariosi della spiga sono di gran lunga i più frequenti colonizzatori delle cariossidi in campo (CRPV, 2007). Per quanto riguarda le buone pratiche agricole da adottare, nei piani di rotazione i cereali autunno-vernini si collocano correttamente dopo le leguminose da forag- gio e da seme, le foraggere (loiessa, prati oligofiti o polifiti) e le colture da rinno- vo (patata, pomodoro, barbabietola da zucchero, girasole, ecc.). Questa rotazione delle colture costituisce un mezzo efficace per ridurre il rischio di contaminazione da parte delle principali fusario-tossine che colpiscono i cereali autunno-vernini. Al contrario, le precessioni con cereali autunno-vernini e primaverili estivi (mais, sorgo e riso) possono contribuire ad incrementare la carica di inoculo e presenta- no, rispetto alle altre colture, un effetto moltiplicatore del rischio (CRPV, 2007). Per quanto riguarda la gestione del terreno, le lavorazioni che consentendo di interra- re i residui colturali infetti della coltura precedente possono contribuire a ridurre il rischio di contaminazione da Fusarium-tossine. Al contrario, la semina diretta (su sodo) contribuisce ad aumentare il rischio di proliferazione dei funghi. Inoltre, le sistemazioni del terreno preparatorie alla semina devono curare con attenzione lo sgrondo delle acque in eccesso, in particolar modo nei terreni meno permeabili dove il drenaggio può essere limitato, in modo da creare un ambiente meno favo- revole al mal del piede. Alcuni degli agenti di questa malattia che colpisce le parti basali della pianta sono anche responsabili della Fusariosi della spiga: la presen- za del mal del piede costituisce quindi una fonte di inoculo, e quindi un fattore di rischio, per le infezioni sulla spiga. Infine, la corretta gestione della semina, della fertilizzazione, della difesa e del controllo delle infestanti intervengono nell’atti- vità di prevenzione. Le norme igienico-sanitarie relative alla contaminazione da micotossine nei cereali, attinenti alle aflatossine e alla Fusarium-tossine negli alimenti e nei prodotti zootecnici ha definito i limiti a questi contaminanti naturali ed ha comportato e comporterà un significativo aggiornamento delle filiere sia quelle derivate dai cereali vernini (frumento tenero e duro, orzo) che dei cereali

estivi (mais e sorgo). Anche per quanto riguarda il mais, prevalente coltura regio- nale, la gestione del terreno gioca un ruolo importante nella prevenzione delle micotossine (Ermes, 2008). Le sistemazioni del terreno prima della semina della coltura devono essere condotte in maniera tale da favorire la crescita delle piante ed evitare condizioni anche temporanee di stress. Situazioni che comportano una limitazione dello sviluppo della pianta sono infatti fortemente a rischio aflatossine. Il ricorso all’aratura39 per interrare i residui colturali della precessione si rende

particolarmente utile quando questa coltura è stata un cereale autunno-vernino di mais. Tale operazione andrà effettuata quanto prima, e comunque, entro 60 giorni dalla raccolta della coltura in precessione al mais.

L’intervento gestione ambientale sostenibile dei seminativi (Reg. CE “627/3”, proposta, all’articolo 29 e all’articolo 41 (c)) si pone gli obiettivi specifici ed ope- rativi di: perfezionamento del contenuto di carbonio organico nello strato attivo del suolo; riduzione delle emissioni di diossido di carbonio dallo strato attivo del suolo; riduzione dei fenomeni erosivi dello strato superficiale del terreno; perse- guimento dell’integrità biologica nello strato attivo del suolo; riduzione del fab- bisogno energetico da fonti non rinnovabili per le lavorazioni del suolo. Il campo di applicazione fa riferimento all’inserimento nell’avvicendamento colturale delle colture di copertura (o cover crops)alla riduzione delle concimazioni azotate ed alla riduzione degli apporti idrici; la combinazione di tali pratiche agronomiche è finalizzata a limitare i fenomeni degradativi dello strato attivo del suolo agra- rio a vantaggio anche della conservazione idrica nel profilo di interesse colturale. Tali finalità si perseguono tramite l’inserimento di cover crops, all’oculata ge- stione dei residui colturali ed alle pratiche di minimo disturbo del profilo attivo del suolo. L’intervento proposto è addizionale e non sovrapposto agli impegni di

In ragione di quanto brevemente esposto, delle considerazioni emerse nell’indagine di campo e ferma restando la necessità di definire (proporre) indicatori capaci di valutare il risultato agroambientale dei pagamenti agro- climatico-ambientali della futura programmazione 2014-2020, si riporta una possibile combinazione di interventi agronomici ritenuti interessanti per la realtà agricola della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.

39 Nell’indagine di campo condotta, è stata registrata la contrarietà di alcune aziende agricole (so-