• Non ci sono risultati.

Breve storia della solidarietà e la sua multidisciplinarietà 1 Le origini: gli anni 1830 –

Solidarietà sociale: storia, teorie e pratiche

2.1.2 Breve storia della solidarietà e la sua multidisciplinarietà 1 Le origini: gli anni 1830 –

La storia del termine solidarietà, percorrendone i moti di ascesa, oblio e riscoperta, mette in evidenza la sua polisemia e ambiguità. Le origini del termine e i suoi sviluppi si intrecciano con i vari significati che oggi possiede. Il termine

82

è fatto proprio da discipline giuridiche ed economiche, filosofiche e sociologiche, dalla politica e dal mondo delle cooperative e dell’associazionismo, dalla dottrina cristiana e dai movimenti operai.

L’etimologia del termine risale al diritto romano. In particolare, è nel diritto delle obbligazioni46 e nel concetto di adempimento per intero di una prestazione

che ritroviamo le espressioni in solidum teneri e in solidum obligari (Pellegatta 2016, 1). Un’obbligazione “in solido” nel diritto rinvia a un’obbligazione alla quale devono rispondere insieme più debitori o creditori. La solidarietà dunque è «la posizione che accomuna una pluralità di creditori o debitori di una medesima prestazione i quali hanno ciascuno, rispettivamente, il potere di esigere, ovvero, il dovere di adempiere l’intera obbligazione» (ivi, 3), ciò distingue la solidarietà attiva (potere di esigere un credito) da quella passiva (dovere di adempiere un debito) – cui si fa ricorso più spesso –. Questo primo nucleo di concetto è tutt’ora esistente e ha seguito una linea che ha portato, per quanto riguarda la società occidentale, fino al Code Civil, il quale, confluito nel nostro Codice civile, vede tutt’ora la definizione di obbligazione solidale all’art. 1292.

Invece, l’uso del termine solidarité, ri-concettualizzazione più ampia del termine giuridico, è attestato in Francia a partire dal XVII secolo, ed è solamente nei primi anni dell’Ottocento che il termine solidarietà si avvicina al(i) significato(i) che oggi intendiamo (Zoll [2000] 2003). Come ripercorre Marie- Claude Blais, nel suo Solidarietà. Storia di un’idea [2007] (2012), negli anni fra il 1830 e il 1850 ritroviamo la genesi del termine, tramite l’opera di differenti protagonisti della storia francese del XIX secolo.

Questo è infatti un momento di grandi mutamenti per il mondo occidentale. In particolare, è utile analizzare il contesto francese, il quale nel XIX secolo è il teatro del dibattito sulla solidarietà. All’inizio del XIX secolo, la monarchia, con i suoi tentativi di restaurazione dell’Ancien Regime, non sembrava aver recepito il cambiamento portato dalla Rivoluzione francese. La Francia però era cambiata, e stava cambiando, e i conflitti fra vecchia monarchia e nuova borghesia erano latenti. Nel 1830 si assiste alla Rivoluzione di Luglio, il vecchio sovrano Carlo X viene rovesciato e sostituito dal “re dei francesi” – e non della Francia – Luigi Filippo d’Orléans. Assistiamo in questo periodo alla seconda Rivoluzione francese. Il popolo parigino si ribella ed erige barricate nella sua stessa città. La volontà del popolo di essere incluso nella vita politica francese si palesa ancora nel 1847 quando si chiede l’allargamento del corpo elettorale tramite la propaganda realizzata con banchetti in strada – un ingegnoso modo di sopperire

46 In diritto, per obbligazione si intende il rapporto giuridico dove il debitore è obbligato per una determinata prestazione, suscettibile di valutazione economica a favore del creditore.

83

alla mancanza del diritto di riunione –. Nella Seconda Repubblica vi è l’istituzione del suffragio maschile e l’abolizione dello schiavismo. Si inizia a sentir parlare di misure sociali, come limitazioni delle giornate lavorative e di

atelier nazionali di sostegno ai senza lavoro. Napoleone I viene eletto nel 1848

sulla base di un modello elettorale importato dagli USA, dai quali la Francia subisce forte influsso, anche ad opera della divulgazione di Tocqueville [1835-40] (2017) e mantiene successivamente il suo potere con un colpo di Stato (1851) provocato dalla negazione della possibilità di una seconda rielezione (che aveva chiesto, in contrasto alla Costituzione). Un plebiscito immediatamente successivo ratificherà la nascita del Secondo Impero.

Il contesto francese dell’epoca è espressione del generale mutamento sociale descritto dai classici della sociologia. In questo momento infatti si costruiscono le strutture della modernità che comportano il passaggio che viene definito da comunità a società: capitalismo, società secolarizzata e Stato moderno (Pirni, 2011). In primo luogo, la secolarizzazione, definita da Gauchet “la fine del cristianesimo sociologico” e l’individualizzazione del religioso ([2004] 2008, 187), che costituisce un passaggio dal sacro e dall’auctoritas al laico e al razionale. In secondo il capitalismo, un modello economico autoregolato di mercati, basato sullo scambio catallattico applicato a tutti i processi produttivi e distributivi che contribuisce alla costruzione del cosiddetto homo oeconomicus. Infine, lo stato moderno, con il suo apparato burocratico e la costruzione delle identità nazionali, la separazione fra pubblico e privato e lo svilupparsi della “sfera pubblica borghese” (Habermas [1962] 2005).

La modernità è nata dalla rottura della visione religiosa del mondo, che era insieme razionalistica e finalistica […] ma la modernità non può svilupparsi se non aggiunge un principio di ordine e di integrazione all’individualismo borghese (Touraine [1997] 2009, 31).

Ed è infatti in questo momento, in cui si sviluppa il processo di individualizzazione, che troviamo la radice delle riflessioni sull’idea di società, di come possa essere tenuta insieme e di come lo strumento per attuarla venga cercato nello Stato di diritto.

In questo contesto storico scrivono e dibattono i primi teorici della solidarietà. I padri spirituali di questa generazione di pensatori sono Henri de Saint-Simon e Charles Fourier. Afferma Saint-Simon (1760- 1825) ne la Seconde Lettre:

Cari amici, siamo tutti corpi dotati di un organismo. Ed è precisamente considerando le nostre relazioni sociali alla stregua di fenomeni fisiologici che ho immaginato il progetto che vorrei presentarvi (op. cit. in Leroux 1846, 173; traduzione in Blais [2007] 2012, 48).

84

Saint-Simon sostiene un parallelismo fra società e organismo e auspica l’individuazione di norme associative che governino la società, così come vi sono leggi che governano l’organismo. Secondo Saint-Simon, così come nei corpi, la vita progredisce grazie all’associazione. Già qui vediamo il germe del concetto di solidarietà e associazione, così come saranno sviluppati successivamente. Come Saint-Simon, anche Charles Fourier (1772 - 1837) cerca un principio che leghi la società: lo individua nell’armonia, quello che ritiene essere il livello superiore della Caritas cristiana.

I figli di questa generazione e di queste riflessioni ampliano gli studi sulla solidarietà, oltrepassando il confine strettamente normativo e adottando prospettive differenti, evidenziando da un lato il ruolo della solidarietà come sentimento umano e dall’altro ricercando il suo significato filosofico.

George Sand (1804 – 1876) descrive la solidarietà come sentimento umano, analizzandola nella sfera soggettiva, facendola uscire dai suoi confini giuridici. Una definizione di solidarietà che risponde al concetto di “solidarietà soggettiva”, quel senso di empatia che ogni individuo prova nei confronti dei suoi simili, un sentimento tale creare una complicità e una responsabilità condivisa fra tutti i membri di una comunità(Sand [1847] 2000). Già in queste sue riflessioni, percepisce la dicotomia esistente fra solidarietà come fatto esistente in natura e come norma. L’idea di solidarietà come sentimento soggettivo era già in Adam Smith (1723 – 1790), ne The theory of moral sentiment [1759] (2004) dove tratta del fellow-feeling, il sentimento che ogni uomo prova nei confronti dei suoi simili. Ogni sentimento positivo quale generosità, umanità, gentilezza, compassione, reciproca amicizia e stima, sostiene, sono naturalmente graditi all’essere umano:

Generosity, humanity, kindness, compassion, mutual friendship and esteem, all the social and benevolent affections, when expressed in the countenance or behavior, even towards those who are not peculiarly connected with ourselves, please the indifferent spectator upon almost every occasion.

His sympathy with the person who feels those passions, exactly coincides with his concern for the person who is the object of them. The interest, which, as a man, he is obliged to take in the happiness of this last, enlivens his fellow-feeling with the sentiments of the other, whose emotions are employed about the same object. We have always, therefore, the strongest disposition to sympathize with the benevolent affections. They appear in every respect agreeable to us (Smith [1759] 2004, 47, corsivo mio).

Ma la solidarietà non è stata unicamente identificata come il sentimento di reciproco riconoscimento ed empatia che vi è tra persone. A partire dai pensatori degli anni Quaranta del XIX secolo il concetto assurge a vero e proprio motore e

85

giustificazione della stessa idea di società, ciò che organizza e ordina la società. Riporta Blais ([2007] 2012, 75) che è in questo momento che

una nozione di diritto consuetudinario viene proiettata nella sua accezione più moderna, diventando l’oggetto delle prime elaborazioni nella sfera di quella che oramai viene definita «scienza sociale».

Pierre Leroux (1797 – 1871), per un breve periodo aderente al Sansimonismo, fondatore del giornale Le Globe, ebbe un ruolo nella vita politica francese del 1848, è considerato uno dei primi fautori del concetto di solidarietà, sicuramente con il merito di averlo spostato su un piano teorico-filosofico (Blais [2007] 2012, 88; Zoll [2000] 2003). Egli stesso si considera il primo, come dichiara ne La Grève de

Samarez (1863):

Io per primo ho preso a prestito dai giuristi il termine Solidarietà, per introdurlo nella Filosofia, ovvero, dal mio punto di vista, nella Religione. Ho voluto sostituire alla

Carità cristiana la Solidarietà umana, e di questo ho reso ragione in un poderoso saggio

(traduzione in Blais [2007] 2012, 87, corsivo mio).

Leroux tratta della mutualità nella classe operaia, rinvenendo nei gruppi professionali il nucleo della solidarietà come reciprocità nelle avversità. Però, secondo Leroux, la solidarietà deve andare oltre all’unione dei gruppi professionali, per ricercare l’unità del tutto, della coesione di tutti in solidum. Leroux, pur partecipando alla vita politica francese, è contrario all’uso “politicizzato” e propagandistico del termine. Nella sua opera Sull’umanità (1840) cerca di dimostrare come la solidarietà fra gli uomini sia un fatto, e dedica difatti due terzi del suo “poderoso saggio” alla narrazione della “tradizione” (ivi), ossia delle vicende passate dove è possibile ritrovarla. La solidarietà è per Leroux una dottrina laica, un passaggio ulteriore rispetto alla religione cristiana, perché permette allo stesso tempo di tutelare l’individualità soggettiva.

Constantin Pecqueur (1801 – 1887), anch’egli per un periodo seguace di Saint- Simon, e successivamente di Fourier, contribuì nella redazione del Le Globe, e fu amico di Leroux, con il quale si confrontò sul tema della solidarietà. Dedicò lunga parte della sua vita (tra il 1836 e il 1850) alla ricerca del principio:

di giustizia retributiva, universale ed eterno, capace di regolare e ispirare l’agire sociale, impresso da Dio nell’anima di ognuno, e ad ognuno presente fin dal momento della sua rivelazione (Pecqueur 1839, 5; traduzione in Blais [2007] 2012, 101).

86

Cos’è dunque la solidarietà? È la dipendenza naturale, necessaria, intima, continua, assoluta, indefinita, in cui si trovano, vicendevolmente, gli esseri umani in generale, per il

loro sviluppo individuale, morale e fisico; per il loro benessere, per la loro libertà, per il loro progresso e la loro felicità […]. Questa dipendenza è reciproca, incessante, passa dal ricco al povero, dal forte al debole, così come dal povero al ricco, dal debole al forte. Nessuno vi si può sottrarre senza conseguenze, perché è nella natura umana delle cose (Pecqueur 1850, 3; traduzione in Blais [2007] 2012, 101, corsivo mio)

«I nuovi adepti della solidarietà sono accomunati dalla fede nell’armonia della provvidenza» (Blais [2007] 2012, 114). Tra questi Charles Fourier (1772- 1837), che pur non nominando mai il termine solidarietà con la sua Theorie de

l’Unité universelle [1822] (2001), tratta del tema tanto che, quando

successivamente, Hippolyte Renaud dovette tradurre il termine società “non societaria” adottò il termine “non solidale” e pubblica nel 1842 Solidarité. Vue

synthétique sur la doctrine de Charles Fourier. Anche per Fourier la solidarietà è un

fatto, è basata sul disegno della provvidenza, ed è semplicemente necessario ristabilire l’ordine naturale perché ognuno riesca a vivere una società più solidale, senza che sia necessario sacrificio da parte di nessuno dal momento che «intende ristabilire il libero gioco delle passioni inscritto nel piano della provvidenza» (Blais [2007] 2012, 117).

2.1.2.2 Dal 1860 ai primi anni del Novecento

Successivamente a questi primi autori, troviamo espressioni e riflessioni maggiormente focalizzate sul lato pragmatico e meno su quello filosofico della solidarietà. Il concetto di solidarietà trova un nuovo spazio nell’ambito del movimento operaio, nel solidarismo e nella teorizzazione dell’economia solidale. Il contesto francese dell’epoca continua a cambiare.

La Francia è governata dall’imperatore Napoleone III. Nel 1864 viene accordato il diritto di sciopero e gli operai iniziano a costituirsi in società di mutuo soccorso, il potere esecutivo viene lentamente limitato da quello legislativo. Un secondo plebiscito conferma nel 1870 l’impero di Napoleone III, ma una nuova crisi è pronta a mostrarsi con la sconfitta da parte della Prussia a Sedan il 2 settembre. L’impero finisce dopo 4 anni di incertezze e, nel 1875, la Francia vede la proclamazione della Terza Repubblica. Sebbene guidata inizialmente da monarchici conservatori, la Repubblica viene poi governata da repubblicani moderati ed ex radicali, se non proprio dai radicali, nel 1896 con l’elezione di Léon Bourgeois. Gli anni a partire dalla fine del XIX secolo sono infine segnati dall’Affaire Dreyfus: qui i moderati si dividono sulla questione e i radicali, dopo i primi anni di incertezze, appoggiano la causa di Dreyfus.

87

A partire dal 1860 il termine solidarietà viene fatto proprio dal movimento operaio. Nel 1864 la Prima internazionale dei lavoratori rivendica un’identità di classe. Sebbene all’epoca le associazioni sindacali fossero vietate, l’autorizzazione agli scioperi permette di creare ulteriormente possibilità di esperienze solidali. Karl Marx usa spesso, più che il termine solidarietà, il termine associazione per definire il processo per cui gli operai non si fanno più concorrenza a vicenda per giungere a uno scopo comune. Come riporta Zoll ([2000] 2003, 57) egli «ha ripetutamente sottolineato, soprattutto nel discutere il liberalismo, questo aspetto del significato di solidarietà, ovvero coesione sociale degli individui, senza tuttavia usare la parola stessa». Marx considera lo sviluppo dell’individualità in una società capitalista, un’individualità costituita da soggetti in collegamento fra loro, infatti «l’uomo è nel senso più letterale zoon politicon non soltanto un animale sociale, ma un animale che solamente nella società può isolarsi» [1847] (2010). In questi stessi anni il tema della solidarietà viene anche adottato dagli anarchici. Peter Kropotkin definisce solidarietà come un’idea morale e scrive nel 1902 la famosa serie di saggi intitolati Mutual Aid: a factor of

evolution nella quale esplora il ruolo della mutua cooperazione e reciprocità nel

mondo umano e nella natura. Sostiene che l’aiuto reciproco sia una legge della natura che presenta vantaggi in termini di sopravvivenza e propone quindi un’idea di evoluzione non basata unicamente “sul più adatto”.

Parallelamente ai moti di solidarietà operaia il ragionamento teorico sulla solidarietà si indirizza da un piano prettamente filosofico a uno più empirico, trovando, spazio nell’ambito dell’economia e della politica. Protagonisti di questo mutamento sono Charles Secrétan (1815 – 1895) e Charles Renouvier (1815 – 1903). Secrétan, molto citato dai suoi contemporanei, protestanti liberali, ha anche ispirato il lavoro di Bourgeois. La sua ricerca sulla solidarietà aveva come scopo la definizione di un fondamento razionale per i dogmi cristiani. Voleva trovare un principio che unisse gli uomini moralmente e materialmente, pur salvaguardando la necessità di pluralità e libertà. Renouvier, anch’egli coinvolto in queste riflessioni, ha analizzato la solidarietà nel male nella storia. Ha elaborato una teoria del contratto che parte dal considerare la società come fatto e distingue fra solidarietà sociale e personale considerando che questa possa incontrare alcuni limiti come il diritto di reazione a un’offesa e il limite della giustizia. Anche Renouvier la considera base costitutiva delle associazioni e della cooperazione, a patto che il loro fine sia il perseguimento della giustizia, infatti la

solidarietà è un fatto, mentre la giustizia il fine.

Questi sono gli anni in cui la solidarietà viene ulteriormente contaminata dal paradigma scientifico ed influenzata dal modello positivista e ritroviamo qua tentativi di conciliazioni fra interpretazioni organiciste e volontariste delle società

88

umane, già in erba nei decenni precedenti, anche se dalla seconda metà del XIX con decisive spinte verso il modello organicista e positivista.

A compimento di riflessioni lunghe quasi un secolo giunge l’opera di Émile Durkheim (1858-1917), che pubblica nel 1893 De la division du travail social. In quest’opera teorizza il passaggio da comunità “tradizionali” a società complesse tramite la ormai classica teorizzazione di solidarietà meccanica e organica. Durkheim individua la solidarietà meccanica nelle civiltà primitive, una solidarietà che si realizza fra pari, la quale si differenzia dalla solidarietà organica, che opera nella differenza.

Le riflessioni di Durkheim, come quelle dei suoi predecessori, partono da principi che individua in campo giuridico. Opera un confronto fra l’uso del diritto penale repressivo nelle società primitive e l’uso del diritto contrattuale nelle società più avanzate. I diritti personali, a differenza dei reali, tracciano gli elementi per costruire la cooperazione fra gli individui, per questo sono espressione di società differenziate e specializzate. Secondo il sociologo, la divisione del lavoro porterebbe a una differenziazione e dipendenza dei differenti ruoli, il che condurrebbe a una maggior consapevolezza della dipendenza che c’è fra il proprio lavoro e quello dell’“altro”. Questa consapevolezza pone la questione morale della solidarietà, ossia la necessità della consapevolezza del legame sociale e della dipendenza reciproca perché la solidarietà organica possa funzionare bene. Come era attestato dai non pochi problemi sociali verificatesi in seguito della rivoluzione industriale, non era infatti automatico che la differenziazione del lavoro conducesse a una solidarietà organica. Nella sua opera Il suicidio l’Autore sviluppa quindi una teoria sulle patologie che insorgono nella sfera della solidarietà.

Queste ultime sono le manifestazioni di anomia, ovvero la mancanza di legame fra individuo e individuo, fra individuo e società, la quale porta nei casi più estremi, appunto, al suicidio47. È interessante notare che le prime analisi

propriamente sociologiche sul concetto di solidarietà portino con sé la consapevolezza dei rischi di una sua disgregazione. Per Durkheim i rischi della mancata solidarietà risiedono nel germe dell’individuazione in quanto processo capace di aprire le porte agli egoismi sociali:

Durkheim è forse l’autore che più intensamente ha colto l’ambivalenza del processo di individuazione, ambivalenza descritta, a volte, come un vero e proprio paradosso: la differenziazione sociale emancipa l’individuo dalla coscienza

47 Durkheim fa anche riferimento al suicidio di tipo altruistico, il quale avviene, invero, in conseguenza dello stretto legame della persona con la società, per la quale l’individuo è disposto al sacrificio estremo.

89 collettiva, dall’identificazione totalizzante con il gruppo, ma, così facendo lo espone all’egoismo (Sciolla 2017, 38).

L’individuazione per Durkheim è il risultato di un processo di differenziazione sociale, caratteristica specifica delle società avanzate. In questo senso si oppone alla visione utilitaristica, per la quale il processo di differenziazione avviene in senso contrario, ossia è proprio il frutto della ricerca del soddisfacimento degli egoismi dei singoli, che contribuirebbe al benessere generale (Poggi [2000] 2003).

L’effetto più notevole della divisione del lavoro non è il fatto che essa aumenta il rendimento delle funzioni divise, ma che le rende solidali. Il suo compito in ogni caso non è quello di abbellire o di migliorare le società esistenti ma quello di rendere possibili società che senza di essa, non esisterebbero (Durkheim [1893] 1989, 83).

Durkheim riflette sulla dicotomia tra diritto e morale. Ritiene che debba essere il diritto l’operatore della solidarietà, tramite l’uso di regole giuste. La divisione fra solidarietà organica e meccanica, il concetto di giustizia e l’approccio morale alla solidarietà, saranno temi trattati dai sociologi e filosofi degli anni a venire. L’intera riflessione sul concetto non potrà fare a meno di risalire all’opera di Durkheim.

A fine del secolo, a fianco della costruzione di un pensiero sociologico sul tema della solidarietà, quest’ultima entra anche nel gergo economico e politico. Da un lato con Charles Gide e la sua teorizzazione di un’economia solidale e dall’altro da parte di Léon Bourgeois e il suo programma politico solidarista.

Charles Gide (1847 – 1932), teorico dell’economia solidale, sostenitore dell’associazionismo e delle società cooperative, rivede nell’idea di solidarietà l’elemento di fatto che riesce a esprimere il suo credo cristiano. Fonda la scuola

della solidarietà, che dovrebbe essere strumento per temperare l’estremo liberismo

economico diffuso all’epoca, rafforzando il ruolo dello Stato nella distribuzione di diritti e doveri; gli strumenti che intende diffondere Gide sono le associazioni e le cooperative, solo queste possono, secondo l’Autore, cancellare la dicotomia fra lavoro e capitale, tramite la cooperazione. L’Autore nella sua opera L’idée de