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Disegno, oggetto e domande di ricerca

Sulla base dei cambiamenti tracciati fino a qui è finalmente possibile definire il disegno della ricerca, come si è delineato sul piano teorico ed empirico e le domande che hanno guidato l’analisi.

La mia riflessione teorica parte dalla constatazione che processi di individualizzazione dell’agire, di disintermediazione fra soggetti e strutture, di frammentazione e orizzontalizzazione delle relazioni39, cambiano l’azione

collettiva nelle società moderne avanzate (Castells [1996-2000] 2014; Beck [1986] 2013, [1994-1996-1997] 2000; Giddens 1991, [1990] 1994; Touraine [1973] 1975, [1992] 1993, [1997] 2009, [2004] 2015, [2015] 2017), eppure questi cambiamenti nel modo di partecipare, appartenere e agire non escludono processi di burocratizzazione, professionalizzazione, mercatizzazione e ibridazione (Papakostas 2011, Maier, Meyer Steinberithner 2016), in un quadro generale che vede l’espansione delle organizzazioni (Meyer e Bromley 2013)40.

Questi fenomeni sono evidenti nell’osservare la vita associativa, perché se da un lato il Terzo settore italiano è protagonista di una incessante espansione e ibridazione, dall’altro vediamo una società civile che sperimenta forme di partecipazione nuove, individuali, episodiche e disintermediate. Eppure, fenomeni di individualizzazione da un lato e burocratizzazione dall’altro possono essere considerati direttive opposte a quelle della solidarietà sociale e della relazione, che considero in questa tesi elemento distintivo del Terzo settore. Donati sostiene che sia la relazione e la «creazione di nuove forme di integrazione ovvero di solidarietà sociale» (1996) la chiave distintiva del Terzo settore. L’organizzazione operativa del Terzo settore infatti va oltre il dualismo Stato- mercato, non risponde né alla logica “produttivo-informativa” del mercato, né a quella “formale-legale” delle burocrazie (Donati 1996, 35).

Partendo da queste considerazioni studiare il Terzo settore sembra un punto di vista privilegiato per indagare i mutamenti della solidarietà sociale nel complesso contesto della modernità avanzata. In generale il mio obiettivo è quello di usare come referente empirico il Terzo settore per comprendere le implicazioni dei suoi

mutamenti sulla solidarietà sociale. Questi cambiamenti riguardano sia la

rielaborazione della relazione fra soggetto e struttura nelle associazioni di Terzo

39 Il concetto di orizzontalizzazione si riferisce a «un allentamento della prescrittività dei ruoli e a una loro diversa articolazione, che affida all’individuo un ruolo continuo e attivo di scelta e sintesi soggettiva, al punto di configurarlo come produttore, più che come riproduttore, delle relazioni sociali» (Pirni e Raffini 2018, 8). Approfondisco il termine al §3.2.

40 Per altro, come già rifletteva Gallino (1979), vanno considerati anche gli effetti dissociativi dei processi associativi nelle società differenziate.

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settore, sia l’ibridazione del Terzo settore con le altre sfere sociali, riscontrabile anche dall’ibridarsi dei modi di agire dei soggetti che lo compongono.

Per raggiungere questo obiettivo interpretativo la ricerca si sviluppa sul piano teorico ed empirico. È innanzitutto necessario, dopo avere inquadrato il contesto in mutamento nel capitolo primo, partire da una definizione di solidarietà e una di Terzo settore, per capire come siano cambiate: oggi hanno ancora lo stesso significato che avremmo attribuito fino a non molto tempo fa? I processi di differenziazione sociale che hanno condotto a definire il ruolo del Terzo settore come agente di solidarietà vanno invece oggi in direzione di un’ibridazione del sociale? L’evoluzione della letteratura interdisciplinare su solidarietà e Terzo settore ha contribuito alla comprensione di questi mutamenti? Dedicherò i capitoli secondo e terzo a queste analisi.

Nei capitoli successivi passerò poi alla ricerca empirica, che, necessariamente più circoscritta dell’impianto teorico, è stata svolta scegliendo il campo delle associazioni espressive (§1.2.2). L’oggetto della ricerca empirica ha riguardato quindi il cambiamento della relazione soggetto e istituzione nelle associazioni di tutela di diritti e advocacy, in conseguenza dei fenomeni di ibridazione e individualizzazione.

Sulla scorta di queste considerazioni la domanda generale di ricerca è la seguente: il mutamento delle organizzazioni di tutela dei diritti ed advocacy – sul piano

dell’individualizzazione della partecipazione e dell’ibridazione di azione e struttura – quali implicazioni ha sulla solidarietà sociale?

Ho poi articolato la domanda di ricerca generale in tre ambiti e relative domande di ricerca specifiche:

• D1. Si suppone che l’individualizzazione degli stili di volontariato e la spinta all’innovazione delle tecniche di fundraising (in particolare face-

to-face) nelle organizzazioni di advocacy incida sulla costruzione di reti

e sulle dinamiche di potere. Questo conduce a un’orizzontalizzazione delle relazioni? Quali sono i rischi di frammentazione?

• D2. Si suppone che l’ibridazione della mission, con lo stiramento dei valori associativi, cambi la natura solidale in senso tradizionale delle associazioni di Terzo settore. Questa ibridazione (sociale ed economica) presenta rischi di strumentalizzazione dei nuovi donatori, dei volontari e dei dialogatori (lavoratori face-to-face) per il raggiungimento di un obiettivo economico?

• D3. Si suppone che questi mutamenti di valore e potere cambino il modo in cui queste organizzazioni si rappresentano e sono osservate esternamente. Questo comporta una sfiducia generalizzata o può

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portare a un supporto e una rielaborazione più riflessiva del Terzo settore da parte di stakeholder, staff e opinione pubblica in generale? Questi interrogativi esplorano quindi la messa in discussione dei caratteri definitori del Terzo settore, la dimensione collettiva e la solidarietà (intesa come gratuità e relazione), e supportano la comprensione della domanda generale alla base dell’intera ricerca. Ossia, in che modo i processi ibridazione e individualizzazione aiutano alla comprensione dei mutamenti nella solidarietà sociale? Lo studio delle organizzazioni di tutela dei diritti e le diverse soggettività che le compongono vogliono innanzitutto porre in luce l’elemento di relazione che vi è fra soggetti nell’organizzazione, ma anche la capacità di creare ponti verso l’esterno. Con le prime due domande si vogliono pertanto considerare i rischi della strumentalizzazione del sociale e approfondire l’innovazione sociale di modi agire ibridi.

La terza domanda, relativa alla fiducia, permette di analizzare criticamente le implicazioni del cambiamento del Terzo settore nelle sue relazioni con il pubblico e gli altri attori nel campo. Questa domanda è rilevante per via del contributo di queste associazioni nel costruire consapevolezza e nel coinvolgere la società civile sui temi dell’advocacy e dei diritti umani (potremmo dire la

civicness, per rimanere sulla letteratura sul capitale sociale).

Porsi questi interrogativi vuole così contribuire a problematizzare il ruolo del Terzo settore in Italia, considerando anche conflitto e sfiducia per andare oltre una retorica del “buono” (Moro 2014; Busso e Gargiulo 2016) e comprendere nuove dinamiche critiche nei confronti del settore.

Considero inseparabili lo studio di azione e struttura, e poco fruttuoso quindi tentare di fare risalire l’uno all’altra (Giddens [1984] 1990). In questo senso, lo studio empirico sul campo ha previsto diversi strumenti di indagine e piani di osservazione (descritti al capitolo quarto). Ho considerato quindi rilevante osservare il mutamento in più livelli di analisi: (i) il cambiamento del campo delle associazioni di advocacy in Italia, (ii) il cambiamento delle singole organizzazioni di advocacy e (iii) il cambiamento dei singoli soggetti che ne fanno parte.

Riguardo al punto (i) ho ritenuto di osservare l’evoluzione del fundraising professionale, in particolare il face-to-face fundraising da un lato, e il volontariato individuale e la sua istituzionalizzazione. Ho fatto questo sia a livello di letteratura sia a livello empirico, ad esempio seguendo, e a volte partecipando, alle iniziative dei CSV o delle associazioni di fundraisers.

Riguardo al punto (ii) ho selezionato alcune associazioni di advocacy e diritti da indagare. Sono stata inoltre osservatrice partecipante in una di queste organizzazioni, per via del mio ruolo di volontaria. Inoltre, ho cercato di

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comprendere la diffusione, struttura e il posizionamento delle agenzie di face-to-

face fundraising.

Riguardo al punto (iii) per comprendere le dimensioni verticale e orizzontale ho scelto come soggetti i già descritti volontari e dialogatori, come anche lo staff. L’obiettivo è stato di rappresentare sia la dimensione volontaria-solidale sia la dimensione lavorativa-professionale per comprendere se e quando queste dimensioni si ibridano. La relazione è una chiave importante di analisi, riguarda infatti il rapporto tra volontari, donatori, staff e dialogatori e mette in gioco il concetto di campo di ricerca come campo di relazione (Bourdieu 1992)41. La

dimensione relazionale è rilevante considerato che l’oggetto di studio è proprio la solidarietà, i suoi attori e le sue pratiche.

Il volontario, il dialogatore e lo staff sono figure rilevanti per descrivere e comprendere l’ibridazione dell’agire nel Terzo settore, possono inoltre essere utili a rappresentare il mutamento che avviene nell’associazione e nel Terzo settore in generale.

La figura del volontario in particolare è il collegamento con la rappresentazione “tradizionale” di Terzo settore. Il volontariato è considerato in genere elemento costitutivo del Terzo settore, è l’elemento sociale e relazionale che dovrebbe connotare per differenza il Terzo settore dal mercato. È interessante approfondire tramite interviste quindi come i soggetti volontari interpretino questa natura altruistica. Un particolare indicatore utile in questo senso è quello generazionale. Infatti, secondo quanto affermato in letteratura si dovrebbero riscontrare stili più individuali e ibridi nei giovani.

La figura del professionista del Terzo settore (dialogatore e staff) è emblematica invece per l’estremo opposto nella rappresentazione dell’ibridazione dell’agire e il cambiamento verso una professionalizzazione nelle organizzazioni di volontariato. Lo staff rappresenta la crescente

41 «Pensare in termini di campo significa pensare in maniera relazionale (..) […] Modificando un po’ la nota definizione hegeliana, potrei dire che il reale è relazionale: cioè che esiste nel mondo è fatto di relazioni; […] In termini analitici, un campo può essere definito come una rete o una configurazione di relazioni oggettive tra posizioni. Queste posizioni sono definite oggettivamente nella loro esistenza e nei condizionamenti che impongono a chi le occupa, agenti o istituzioni, dalla loro situazione (situs) attuale e potenziale all’interno della struttura distributiva delle diverse specie di potere (o di capitale) il cui possesso governa l’accesso a profitti specifici in gioco nel campo, e contemporaneamente dalle posizioni oggettive che hanno con altre posizioni (dominio, subordinazione, omologia…). Nelle società fortemente differenziate, il cosmo sociale è costituito dall’insieme di questi microcosmi sociali relativamente autonomi, spazi di relazioni oggettive in cui funzionano una logica e una necessità specifiche, non riconducibili a quelle che regolano altri campi» (Bourdieu 1992, 67-68).

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professionalizzazione del Terzo settore, sempre meno contraddistinto da un’immagine di tipo spontaneo e dilettantesco, ma orientato allo sviluppo di competenze specializzate e continue.

La ricerca è stata realizzata e progettata avendo presente che fare ricerca è un processo che comporta circolarità (Palumbo e Garbarino 2006). Le stesse domande di ricerca sono state ridefinite e ricentrate più volte dall’inizio del percorso di indagine; in particolare mentre inizialmente l’indagine era maggiormente diretta al fenomeno della cosiddetta marketization ho poi ampliato l’analisi considerando processi di avvicinamento al mercato e avvicinamento allo Stato nel quadro più ampio dell’ibridazione; inoltre, con l’avanzare della ricerca, a partire da considerazioni sul capitale sociale, è emersa l’importanza delle ricadute sulla fiducia dei processi in atto, cui poi ho dedicato maggiore spazio.

Anche gli strumenti di ricerca, in particolare le interviste, sono stati affinati più volte, e riadattati a partire dalla traccia di partenza, a seconda del contesto, delle opportunità di intervista e dell’esperienza acquisita nel contattare e relazionarmi con intervistati e associazioni.

Alcuni temi fondamentali e scelte metodologiche sono rimasti invece costanti. Innanzitutto, la necessità di approfondire l’aspetto biografico da una parte e l’aspetto organizzativo dall’altra, toccando temi quali l’avvicinamento al mercato, la professionalizzazione, la burocratizzazione, la percezione della fiducia dell’opinione pubblica. La traccia, semi-strutturata, è stata pensata per adattarsi ai diversi interlocutori, per far emergere maggiormente i temi considerati più rilevanti dai diversi soggetti, non è quindi mai voluta essere un tracciato rigido e ben definito. Di conseguenza, sebbene la traccia sia stata proposta in diverse forme, di persona, per telefono, via mail, è stata una scelta consapevole nel senso che alla ortodossia della ricerca si è preferito dare precedenza alla raccolta delle informazioni necessarie per la comprensione di un fenomeno nuovo. Questo è stato necessario anche perché, come illustrato meglio più avanti (§4.1), l’accesso al campo si è rilevato più complesso di quanto prospettato inizialmente.

La flessibilità delle tracce di intervista e degli strumenti e delle tecniche della ricerca in generale porta con sé evidenti limiti, dal momento che rende, ad esempio, più difficilmente comparabile un’intervista con un’altra rispetto a scelte meglio formalizzate. Ho provato ad ovviare a questa difficile tracciabilità riportando numerosi passi delle interviste e aiutandomi nell’analisi con un

software per l’analisi qualitativa del testo (Nvivo)42.

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Conclusioni al capitolo primo

Questo capitolo mi ha permesso di inquadrare il contesto attuale di crisi, non solo in quanto rottura rispetto a schemi di socialità classici, ma anche in chiave di mutamento e ridefinizione del rapporto fra soggetti e istituzioni e fra persona e persona. Il Terzo settore offre un punto di vista privilegiato con uno sguardo non solo alle diffuse dinamiche innovative di socializzazione dell’economia, ma anche all’avvicinamento tra partecipazione politica e partecipazione sociale. Questi processi, riscontrabili sia nelle azioni dell’Unione Europea, sia in pratiche “dal basso”, oggi sono connotati da differenti parole chiave quali “resilienza”, “resistenza”, “innovazione” e “attivazione” come anche “precarietà”, “neoliberismo” e “solitudine”.

Queste dinamiche, le quali ibridano sfere differenti – Stato, mercato, Terzo settore e vita quotidiana – sono visibili sia nel mutamento della struttura del Terzo settore, oggi maggiormente orientato al mercato, più strutturato e in crescita, sia nel mutamento del ruoli e delle pratiche dei soggetti, riscontrabili nella professionalizzazione e individualizzazione del volontariato come nella nascita di figure quali i dialogatori – professionisti incaricati della raccolta fondi per organizzazioni non profit, molto più legati a logiche di mercato che non a quelle relazionali –.

Al termine di questo primo capitolo è dunque evidente la rilevanza del Terzo settore per poter leggere i mutamenti in corso che invero mettono al centro la ridefinizione della relazione fra persone e fra soggetti e istituzioni. Sarà dunque opportuno proseguire la tesi dedicando un capitolo alla solidarietà e uno al Terzo settore, prima di passare agli strumenti e alle tecniche della ricerca e ai risultati dell’indagine empirica, svolta nel campo dell’advocacy e della tutela dei diritti.

Nel prossimo capitolo mi propongo dunque di definire la solidarietà, a partire dalla storia del concetto, per definire i dualismi che hanno connotato il dibattito scientifico su di essa, e infine soffermarmi sulla letteratura che a partire dagli anni Settanta ha individuato dei nuovi modelli di economia e di società basati sulla relazione e sulla solidarietà.

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CAPITOLO SECONDO