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La scelta di studiare il fenomeno tramite un’indagine esplorativa

Strumenti e tecniche della ricerca empirica

4.2 Individuazione delle associazioni e degli intervistat

4.2.1 La scelta di studiare il fenomeno tramite un’indagine esplorativa

La ragione pragmatica per scegliere di compiere un’analisi esplorativa tramite campionamento ragionato – per le associazioni – e campionamento a valanga – per i dialogatori – è che sia per quanto riguarda l’insieme di associazioni che si occupano di tutela dei diritti, sia per i volontari e i dialogatori,

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non è stato possibile costruire una popolazione di riferimento certa, per le ragioni illustrate.

Sintetizzo brevemente le ragioni che mi hanno condotto a fare un’indagine di questo tipo. Per quanto riguarda i dialogatori esterni, ho scelto un campionamento a valanga, per le motivazioni sono esplicitate nel §4.1.

L’opportunità di studiare il fenomeno tramite un’indagine esplorativa non è stata semplicemente dettata da queste difficoltà, ma soprattutto da ragioni suggerite dall’interpretazione finale ricercata. Lo scopo della tesi è infatti quello di approfondire i processi di mutamento nel Terzo settore, in questo campo di ricerca specifico.

Ho ritenuto utile la scelta di selezionare alcune associazioni da approfondire, per diverse ragioni. Queste motivazioni sono comparabili a ciò che deve essere tenuto in considerazione quando si incorre nella scelta di un caso studio. Nello specifico nella mia indagine evidenzio che: (i) la definizione della popolazione delle associazioni di interesse non è di facile accesso e inoltre, con riferimento alla caratteristica raccolta fondi face-to-face, non è definita, (ii) l’interesse della ricerca è sul processo e sulla comprensione del come e del perché ci siano dei mutamenti, (iii) il fenomeno è di attualità e non è facilmente rilevabile. Infine (iv) approfondire uno o più casi non è infrequente nelle ricerche che si interessano della complessità di fenomeni organizzativi e politici. Come riporta Yin (2003):

The case study is but one of several ways of doing social science research. […] In general case studies are preferred when “how” and “why” questions are being posed, when the investigator has little control over events, and when focus is on a contemporary phenomenon within some real-life context (Yin 2003, 1).

Sebbene dunque la ricerca non si sia focalizzata sullo studio e il confronto dei singoli casi fra loro, e dunque non possa essere definita studio di caso, ho scelto di operare un campionamento ragionato di alcune associazioni di advocacy e tutela dei diritti su cui focalizzare maggiormente l’attenzione, in modo da restituire, almeno parzialmente, la complessità del campo e al fine della comprensione delle dinamiche organizzative.

Questa ricerca è di carattere esplorativo dal momento che molti aspetti trattati sono poco approfonditi in letteratura e che, ad esempio, la popolazione dei dialogatori non è definibile con precisione. Questo non comporta che l’obiettivo sia stato unicamente descrittivo, anche se, naturalmente, parte fondamentale della ricerca sociale è quella della rappresentazione di fenomeni, in particolare se questi non sono ancora stati descritti ed affrontati dalla letteratura. L’obiettivo di questa ricerca è anche interpretativo: sulla base delle chiavi di lettura sui cambiamenti sociali e del Terzo settore illustrati nei primi capitoli, dove si è cercato di rappresentare gli assunti di partenza della ricerca. Seppure quindi mi

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sia focalizzata solo su determinate associazioni e sul fenomeno del face-to-face

fundraising «L’aspirazione del sociologo alla generalità» comporta che:

Anche quando il sociologo analizza un fenomeno singolare (si tratti di una banda di fuorilegge, di un episodio storico o di una caratteristica singolare di una società), il suo obiettivo è raramente quello di rendere conto del suo oggetto nella sua singolarità, ma di interpretarlo alla stregua di una realizzazione singolare di strutture più generali (Boudon e Bourricaud [1982, 1986] 1991, 494).

Così, pur essendo per questa ricerca impossibile una generalizzazione statistica (Cardano 2011, 50), la scelta ragionata delle associazioni e dei soggetti da intervistare, insieme a un’osservazione partecipante nel campo, il campionamento a valanga dei dialogatori esterni e l’utilizzo dei documenti delle associazioni hanno come scopo una riflessione che non vuole limitarsi alla descrizione di alcuni casi.

Lo scopo della ricerca è quello di registrare un mutamento individuato in particolari soggetti (dialogatori e volontari in particolare) per rappresentare non tanto l’universalità dei casi ma per individuare un fenomeno di innovazione e cambiamento nel campo delle associazioni di advocacy e tutela dei diritti.

Per fare questo è sembrato opportuno selezionare delle associazioni che aiutassero nella risposta alle domande che ci si era dati prima dell’inizio dell’analisi, non trascurando l’osservazione di casi divergenti da quelli individuati con lo scopo proprio di avere anche casi di confronto per l’analisi del mutamento.

Il modo per cui i dati raccolti possano essere considerati appropriati alla rappresentazione del fenomeno sociale che ho individuato è percorribile tramite teoria dell’argomentazione che possa fare sì che si operi un’estensibilità degli asserti prodotti dalla ricerca (Cardano 2011).

Ho adottato la nozione di saturazione teorica per quanto riguarda la realizzazione e il completamento delle interviste. Questo concetto ha base nella

grounded theory di Glaser e Strauss [1967] (2009). Per gli autori non è possibile

definire ex ante il campione numerico da definire per la raccolta della documentazione empirica. La ricerca è un processo, e in quanto tale, è solo procedendo e avanzando nell’indagine empirica che si potrà rilevare l’opportunità di procedere ancora nella ricerca o fermarsi ai dati raccolti fino al momento.

Il concetto così come elaborato da Glaser e Strauss va considerato in una chiave che renda innanzitutto leggibile e verificabile la ricerca. Infatti, gli Autori considerano che la comparazione sia lo strumento utile per poter sostenere quando il campione si sia saturato e quindi si siano raccolti tutti i dati possibili, o almeno rilevanti sul tema. Chiaramente, come sostiene Cardano (2011, 80):

180 se studio una setta esoterica e mi viene consentito esclusivamente di accedere ai devoti più graniticamente ancorati all’ortodossia, la saturazione – quale che sia il modo nel quale la rilevo – verrà raggiunta rapidamente, ma solo perché il caso che può mettere in discussione le nostre idee, e che vorremmo tanto incontrare per fare bene il nostro lavoro, sta dietro una porta che non ci è consentito di attraversare.

Ho avvertito questo problema nella fase in cui ho intervistato volontari e dialogatori per il tramite dello staff. È chiaro che, pur contando sulla buonafede dello staff che fornisce i contatti con gli intervistati, è impossibile stabilire le caratteristiche di coloro che non sono stati selezionati per l’intervista. Allo scopo di evitare questa saturazione “apparente” del dato, l’osservazione partecipante, la selezione di (parte dei) volontari (nelle associazioni) al di fuori dei contatti forniti dallo staff e lo snowball sampling di (parte dei) dialogatori mi hanno permesso di aprire il campo di ricerca sotto prospettive non viziate da una selezione di partenza.

La saturazione del dato è stata considerata anche cercando di rappresentare il più possibile tutte le variabili del campo selezionando molte associazioni con diverse caratteristiche in modo tale da restituire un quadro il più complesso possibile. Pertanto, il numero dei casi è stato frutto di una scelta che ha temperato la volontà di comprensione approfondita delle dinamiche associative, che richiede di approfondire un numero limitato di casi ben selezionati, con la necessità di rendere estendibile il risultato, che invece suggerisce di ampliarne il numero al fine di restituire la complessità del fenomeno da indagare. Ciò non esclude l’inevitabile limitatezza della ricerca che di per sé esclude che l’intera complessità sia stata rappresentata.

L’indagine è cominciata da Amnesty International, associazione a partire da cui sono poi passata ad individuarne altre che si occupano di diritti e adovcacy, per una popolazione totale di 20 organizzazioni.

Questa esplorazione preliminare è stata utile per individuare i profili di interesse della ricerca in primo luogo, in secondo per delineare i possibili ostacoli e difficoltà della ricerca empirica.

Amnesty mescola elementi burocratici e partecipativi, ciò la rende un perfetto punto di partenza per osservare da un lato la burocratizzazione e l’avvicinamento al mercato e dall’altro indagare il cambiamento nella partecipazione e la correlazione fra questi due elementi. Queste caratteristiche ne fanno un caso interessante per analizzare (i) il campo dell’advocacy, infatti la

mission associativa è orientata alla tutela dei diritti ed è stata in passato la

principale se non unica associazione nell’ambito dei diritti umani, ora certamente in competizione con altre, (ii) nasce come movimento e quindi ha origine come associazione basata sul sostegno dei volontari, sono infatti attivisti in tutto il mondo che hanno fondato differenti sedi territoriali in più di 150 paesi,

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rendendola un’associazione con un vasto radicamento territoriale, (iii) non accetta finanziamenti da governi e investe soprattutto nel finanziamento da privati, anche per via della sua natura originaria di movimento. Questo ha fatto crescere l’attenzione sui donatori e sullo sviluppo del brand “one amnesty”, (vi) è uno dei primi movimenti nati negli anni Sessanta e Settanta in contemporanea al declino alla partecipazione alla politica tradizionale.

Quello che rende Amnesty International infine un interessante caso di partenza è la vasta letteratura su di essa68.