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Capitolo 2: Metodi e indicatori per valutare e scegliere la struttura finanziaria ottimale

2.2 Lineamenti generali delle fonti di finanziamento

2.2.3 Il capitale netto

Si è soliti, quando si parla di capitale netto, pensare all’ammontare e al valore delle azioni ordinarie, tuttavia questo è sia riduttivo che sbagliato. Il capitale netto assume varie forme che possono dipendere sia dal fatto che l’impresa è quotata o sia dalle caratteristiche specifiche. Il capitale netto delle imprese non quotate è prevalentemente costituito dai mezzi apportati dai proprietari dell’impresa e dalle riserve costituitesi nel tempo, mentre nelle imprese più innovative e in forte crescita è possibile riscontrare anche un quota investita da fondi terzi, solitamente da fondi di Private Equity. Invece il capitale delle società quotate risulta essere molto frammentato e può essere costituito da vari strumenti azionari. Si riportano le principali formule di capitale netto:

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IL CAPITALE PROPRIO E L’APPORTO DI MEZZI PROPRI

Il capitale proprio rappresenta la fonte di finanziamento primaria per qualsiasi tipologia d’impresa. Anche le imprese più rilevanti e di successo sono nate grazie all’apporto di capitale dei fondatori e solo successivamente si sono aperte al mercato dei capitali di terzi.

Con l’espressione “apporto di mezzi propri” si intendono tutti gli apporti di liquidità da parte di soci/o titolari dell’impresa. Tali apporti di liquidità possono avvenire a titolo di prestito oppure di apporto di capitale.

Il finanziamento da parte del socio, dal punto di vista civilistico, è un contratto di mutuo con il quale il socio versa una somma di denaro a favore dell’azienda, che, a sua volta, si impegna a restituirla nei modi e nei tempi prefissati, cosicché esso risulta un vero e proprio contratto di finanziamento. Le parti inoltre possono decidere che il finanziamento sia o no fruttifero di interesse; nel caso in cui sia di tipo infruttifero, l’azienda dovrà restituire unicamente la somma prestata.

Generalmente questi finanziamenti risultano essere infruttiferi, a lungo termine e rappresentano un’alternativa (nelle piccole-medie imprese) più veloce e semplice rispetto all’apporto di capitale. Svantaggio di tale tipologia di finanziamento è che, nel caso di fallimento dell’impresa, entra in vigore l’articolo 2467 del codice civile, il quale prevede il principio della postergazione per i finanziamenti dei soci. Perciò i il rimborso dei finanziamenti ai soci avviene solo dopo aver ripagato i creditori terzi. L’apporto di capitale invece è una tipologia di finanziamento che può essere attuato come74:

 Versamento in conto aumento capitale

 Versamenti in conto futuro aumento capitale  Versamenti in conto capitale

 Versamento a coperture perdite

Il versamento in conto aumento capitale si ha in presenza di un aumento del capitale sociale deliberato dall’assemblea dei soci e, in base all’articolo 2444 del Codice Civile, quando, entro i trenta giorni dall’avvenuta sottoscrizione delle azioni di nuova emissione, gli amministratori hanno depositato nel registro delle imprese un’attestazione dell’avvenuto aumento di capitale. Nel caso in cui tale procedura non sia stata ancora completata, il versamento già effettuato è iscritto in un conto transitorio denominato “Versamenti in conto futuro aumento capitale”.

I versamenti in conto capitale rappresentano versamenti generici effettuati dai soci. Questi versamenti non possiedono alcun vincolo di destinazione, per cui perlopiù vengono iscritti come ulteriori riserve. I versamenti a coperture perdite, a differenza delle tre precedenti tipologie, non rappresentano una fonte di finanziamento per l’impresa, in quanto il loro scopo è quello di copertura delle perdite subite. L’apporto di capitale comporta per l’impresa i seguenti vantaggi:

 Il socio che ha effettuato il versamento di capitale non ha diritto alla restituzione del capitale secondo scadenze predeterminate, come invece avverrebbe se il finanziamento provenisse da soggetti terzi. Il conferimento effettuato dal socio è a tempo indeterminato.

 Non si devono pagare interessi.

 Si mantengono controllo dell’impresa e flessibilità della struttura finanziaria

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LE AZIONI ORDINARIE75

L’articolo 2346 del Codice Civile recita: “ La partecipazione sociale è rappresentata da azioni; salvo diversa disposizione di leggi speciali lo statuto può escludere l’emissione dei relativi titoli o prevedere l’utilizzazione di diverse tecniche di legittimazione e circolazione.”

Le azioni ordinarie rappresentano le singole unità di partecipazione al capitale di una società. Il proprietario di un’azione ordinaria possiede il diritto a ricevere la relativa quota di dividendi, il diritto di voto nelle assemblee societarie e i diritti residuali nel caso di liquidazione della società. Per la società, a differenza del pagamento degli interessi al debito finanziario di terzi, il pagamento dei dividendi ai soci non è fiscalmente deducibile.

IL PRIVATE EQUITY

Nel 1977 Steve Jobs contattò Mike Markulla, un importante imprenditore, che credette nella Apple e vi investì 91.000 dollari. All’inizio del ciclo di vita dell’impresa, soprattutto per le imprese di piccole dimensioni e operanti in un mercato rischioso, ricorrere a soggetti privati (detti business angel) o a fondi di investimento professionali (Private Equity), i quali non conferiscono solamente capitale ma anche competenze tecniche e manageriali76, può essere una risorsa fondamentale a disposizione dell’impresa, per lo sviluppo e la crescita. Antonio Meles (2013) indica che, per le imprese italiane in crescita, l’accesso al Private Equity è considerato una fonte di finanziamento alternativa alla quotazione in borsa, rispetto alla quale però comporta un carico minore di costi aggiuntivi.

Simona Zambelli (2008) stabilisce i seguenti vantaggi non finanziari per l’impresa che ricorre al Private Equity:

 Collaborazione con esperti nel tracciare una strategia di sviluppo e crescita e realizzazione di una gestione più professionale e manageriale.

 Miglioramento del rating e dell’immagine dell’impresa nei confronti delle banche e dei mercati finanziari.

 Maggiore potere contrattuale, dovuto alla presenza di una figura forte tra gli azionisti.

Lo svantaggio principale per un’impresa è la difficoltà di ricorrere a questa fonte finanziaria. I fondi di private equity in Italia sono ancora sottodimensionati rispetto allo domanda, non sono presenti in tutti i settori e il numero delle imprese che riescono ad ottenere il loro apporto è molto piccolo. Nel 2015 sono state registrare 342 nuove operazioni di Private Equity e Venture Capital (Fonte: AIFI, 2015)