• Non ci sono risultati.

la cappella pichi fu edificata per ottemperare alle volontà testamentarie di niccolò, detto Boccio, figlio di Guido di Gioacchino pichi. niccolò, con il suo testamento rogato il 28 maggio 1479, dispose numerosi lasciti e nominò eredi universali i suoi figli Guido e Gioacchino; se questi fossero morti senza prole

«dictus testator reliquid quod tunc fiat una capella et de novo construetur [sic] et construi et hedificari debeat in ecclesia abbatie Burgi predicti expensis dicte sue hereditatis, et reliquid florenos centum ad rationem librarum quinque cortonensium pro floreno pro constructione dicte capelle et pro paramentis altaris dicte capelle, et voluit quod priores fraternitatis Sancti Bartolomei de dicto Burgo pro tempore existentes construere et hedificari faciant dictam capellam et expendere debeant dictam quantitatem florenorum centum ad dictam rationem in constructione ipsius capelle et paramentis ut supra, et pro dote ipsius capelle reliquid et legavit florenos quadringentos ad dictam rationem librarum quinque [corto]nensium pro floreno».

Del resto dei beni di niccolò, sempre nel caso in cui i suoi figli maschi Guido e Gioacchino fossero deceduti senza prole, sarebbe stato nominato erede angelo, figlio naturale di Guido pichi e fratellastro del testatore, il quale fu «gectatus ad hospitale Sancte Marie de Fondaccio sive Sancte Crucis de dicto Burgo»32.

niccolò e i suoi figli Guido e Gioacchino dovevano essere già morti entro il 21 aprile 1480: in quella data, infatti, la Fraternita di San Bartolomeo versò per conto di angelo di Guido pichi, dichiarato erede di niccolò, dieci lire per la realizzazione della cappella a due scalpellini, antonio da cortona e Giovanni di mencio33.

Dopo quasi un anno, a partire dal 26 marzo 1481 furono versati altri pagamenti ad antonio da cortona per avere intagliato le pietre con cui doveva essere costruita la cappella34.

Fra il 21 maggio e il 21 luglio di quell’anno, angelo vendette un consistente numero di appezzamenti di terreno per costituire la dote in denaro che fu versata ai priori della Fraternita di San Bartolomeo, uno dei quali era piero della Francesca, per la cappella che essi avevano già iniziato a far costruire.

Quattro giorni più tardi, il 25 luglio 1481, è registrato un pagamento ad antonio di Domenico da cortona per aver intagliato le pietre della cappella, e al notaio leonardo Fedeli per aver rogato alcuni atti legati alla sua edificazione35.

Il 12 agosto 1481 fu stilato il contratto con cui i priori della Fraternita di San Bartolomeo, di cui non sono menzionati i nomi (fra di essi non vi era più piero della Francesca, dato che il suo mandato, iniziato il 25 luglio 1480, era terminato il 24 luglio 1481), incaricarono antonio di Domenico di costruire la cappella, utilizzando le pietre che egli aveva già scolpito; lo scalpellino avrebbe dovuto concludere entro la fine del mese il lavoro, per il quale avrebbe ricevuto un pagamento di quarantadue lire cortonesi36.

antonio di Domenico rispettò la consegna, dato che il 4 settembre fu pagato il fabbro paolo di Bertino, che aveva la sua bottega “nella roccha Vechie” di Sansepolcro, per alcuni ferri utilizzati per la cappella37. Il 17

maggio 1483, infine, angelo, in qualità di erede di niccolò pichi, trasmise una proprietà del valore di dieci fiorini ai priori della Fraternita di San Bartolomeo per contribuire a soddisfare il legato di niccolò «pro capella constructa in ecclesia Abbatie Burgi»38.

È suggestivo, sebbene non dimostrabile, immaginare che l’autore del progetto della cappella pichi e dei disegni dei dettagli architettonici cui dovettero attenersi gli scalpellini possa essere stato lo stesso piero della Francesca, il quale possedeva sofisticate e sicure conoscenze in campo architettonico e, in qualità di priore

32 aSFi, na 7002, notaio leonardo Fedeli, aa. 1473-1490, cc. 210r-211v; una copia è in aScS, B, XXXII, 181, cc. 25v-26r. un precedente testamento di niccolò di Guido, rogato dal medesimo notaio il 19 maggio 1478 (aSFi, na 7002, notaio leonardo Fedeli, aa. 1473-1490, cc. 245r-246r), non prescriveva la costruzione della cappella nella Badia.

33 aScS, B, XXXII, 9, c. 334v. 34 Ivi, c. 337r.

35 aSFi, na 7003, notaio leonardo Fedeli, aa. 1489-1493, c. 868r; cfr. BaTTISTI [1971]1992, p. 623 doc. cc.

36 aScS, c, II, Documenti cartacei fuori serie [cassetta II], 2.a; cfr. DeGlI aZZI 1915, p. 166; BaTTISTI [1971]1992, p. 622 doc. clXXXVII.

37 aScS, B, XXXII, 9, c. 337r.

38 aSFi, na 6992, notaio leonardo Fedeli, a. 1483, cc.n.n.

Fig. 58 piero della Francesca, Madonna col Bambino e quattro angeli. William-

stown, The Sterling and Francine clark art Institute

della Fraternita di San Bartolomeo e di esecutore testamentario di niccolò di Guido pichi, ne seguì la realizzazione con impegno e dedizione39.

nell’ultimo decennio del Quattrocento per edificare altre tre cappelle nelle chiese di Sansepolcro fu preso esplicitamente a modello il sacello fondato da niccolò pichi nella Badia, il che attesta l’alto apprezzamento e la considerazione di cui esso godeva a quell’epoca: il 14 aprile 1491 cristoforo di piero speziale, priore della confraternita dei Disciplinati di Sant’antonio abate, e Gianni di Bartolomeo Graziani, deputato dalla stessa congregazione, commissionarono l’esecuzione di «unam capellam de lapidibus conciis ad scarpellum cum intalglis in ecclesia Sancti Antonii de Burgo et eo modo et forma designo intaliis prout fecerit et facta est capella Angeli Ghuidonis de Pichis in ecclesia Abbatie Burgi»40.

marino di matteo di masso da monte, con il suo ultimo testamento del 26 gennaio 1495, prescrisse di far ricostruire la cappella di San Bernardino in San Francesco, la prima entrando a destra nella chiesa «ad modum et formam capelle Nicolai alias del Boccio de Pichis in ecclesia Abbatie Burgi et ad illam similitudinem»41.

Il contratto di allogagione della cappella di San Bernardino fu stipulato il 23 novembre 1497, alla presenza di luca pacioli, guardiano del convento di San Francesco; della realizazione del nuovo sacello fu incaricato Berardino Sensi da castiglione aretino (oggi castiglion Fiorentino), residente a Sansepolcro, il quale si impegnò a completare l’opera entro l’agosto del 1498, «in eo modo et forma et qualitate et quantitate prout est capelli [sic] Nicolai Guidonis de Pichis in ecclesia Abbatie de Burgo»42. Il 24 dicembre 1499 il costo del

lavoro fu stimato in sessanta fiorini43.

Infine, con il suo testamento dettato il 20 novembre 1497, Bartolomeo di uguccio di Giuliano d’antonio de Follis prescrisse ai suoi eredi di far costruire nella Badia una cappella «ad usum modernum [...] coequalem ad capellam Niccolai de Pichis seu del Boccio sitam et constructam in dicta ecclesia Abatie»44, a conferma del fatto

che la cappella pichi nel contesto Borghese dello scorcio del Quattrocento era ritenuta, oltre quindici anni dopo la sua realizzazione, una punta avanzata della cultura architettonica rinascimentale.

purtroppo i sacelli che erano stati edificati a Sansepolcro nella Badia, in San Francesco e in Sant’antonio abate nel Quattrocento andarono tutti distrutti a causa delle radicali trasformazioni subite da queste chiese nei secoli successivi.

riguardo al titolo, all’ubicazione, all’aspetto e alle vicende cinquecentesche della cappella pichi della Badia possiamo però ricavare alcune preziose informazioni dai documenti conservati presso l’archivio Vescovile di Sansepolcro: dalla relazione della Visita Pastorale del 1524 veniamo a sapere che la cappella fondata da

niccolò di Guido di Gioacchino pichi era dedicata alla Vergine ed era situata “in navi mulierum”, la navata

delle donne, ovvero quella di sinistra della chiesa45.

39 che piero della Francesca avesse potuto avere a che fare con la progettazione, o la decorazione, della cappella pichi è stato suggerito anche da eugenio BaTTISTI ([1971]1992, p. 557, cat. c.17; si veda inoltre ivi, p. 409, nota 548).

40 aSFi, na 12724, notaio Bartolommeo manfredini, aa. 1486-1492, cc. 258v-259r. Di questo documento esiste anche una versione in volgare in aSFi, crSpl 3322, Filza 6, c. 28r; cfr. FranKlIn 2010, pp. 514, 515 nota 14.

41 aSFi, na 10665, notaio Jacopo Guelfi, aa. 1492-1499, doc. 89; cfr. FranKlIn 2004, pp. 429-430 doc. 2; cooper–BanKer 2009, p. 98 nota 236.

42 aSFi, na 19273, notaio cristofano Sisti, a. 1497, c. 112v; cfr. FranKlIn 2004, pp. 430-431 doc. 3. 43 FranKlIn 2004, p. 431, doc. 4; per l’intera questione cfr. cooper-BanKer 2009, pp. 97-98. 44 aSFi, na 12234, Girolamo lucherini, a. 1497, cc. 207r-208v.

45 mÜller 1961, pp. 71-73; De BlaauW 1987, ed. it. 1994, I, p. 83; BaccI 2005, pp. 85, 216 nota 13.

Fig. 59 Gerino da pistoia, San Girola- mo e San Leonardo, Sansepolcro, cat-

che la cappella pichi fosse situata nella navata sinistra – e più precisamente fra la quarta e la quinta campata, addossata al tramezzo dal lato dei fedeli46, fra l’altare della natività di maria e quello

della Visitazione – è confermato anche dall’esame delle relazioni delle successive Visite Pastorali,

effettuate dal vescovo niccolò Tornabuoni nel 1563 e nel 1566. nel 1563 viene inoltre precisato che la cappella, giudicata «satis ornata, structura, toballeis et aliis ornamentis», era dedicata

all’annunciazione47.

la relazione della Visita Pastorale del 1568 attesta

che in quell’anno la cappella risultava essere stata demolita per il decoro della chiesa, ma che si aveva intenzione di trasferirne il titolo in un altro luogo. con ogni probabilità il sacello fu distrutto perché, come altre cappelle della Badia che subirono la stessa sorte nel medesimo giro di anni, era dotato di una propria struttura architettonica che invadeva la navata laterale, ostruendo la vista e impedendo la visione unitaria dello spazio interno della chiesa prescritta dai dettami della controriforma. la cappella pichi fu riedificata nel 1574 nella medesima zona, nella navata sinistra, fra l’altare dei Santi andrea, cristina e maria maddalena e quello dei Santi Innocenti, come attestano i verbali delle successive Visite Pastorali del 1576 e del 1582,

in cui l’altare dei pichi risulta inoltre dedicato alla natività di Gesù. nel 1582 è precisato che la cappella dedicata alla natività di nostro Signore era stata concessa alla famiglia pichi in luogo di un altro altare che anticamente era stato assegnato agli stessi pichi sotto il titolo della Vergine maria.

Dato che i pichi erano stati negligenti nell’ornare il sacello con dipinti relativi al titolo della natività di Gesù, nonostante avessero assicurato a più riprese che lo avrebbero fatto, il vescovo ordinò loro di realizzare tale decorazione entro sei mesi a partire da quella data, pena la perdita del suddetto altare.

Il vescovo di Sarsina angelo peruzzi, in occasione della sua Visita Apostolica del 12 luglio1583, poiché il

sacello dei pichi mancava ancora di una pala d’altare, ordinò che entro sei mesi da quella data «altare ipsum sit ornatum icona pulchra titulo ipsius congruente».

le complesse vicende cinquecentesche della cappella pichi a noi note si concludono con la relazione della

Visita Pastorale del 20 maggio 1593, grazie alla quale veniamo a sapere che sull’«altare Nativitatis Domini nostri Iesu Christi familie de Pichis» era stata finalmente collocata un’«icona satis pulcra noviter fabbricata expensis domini Anton Marie de Pichi».

l’ancona in questione è la grande tela raffigurante l’Adorazione dei pastori di Durante alberti (Sansepolcro

1538-roma 1613) oggi collocata sulla parete destra (Scheda 5), di cui grazie a questi preziosi documenti possiamo recuperare il nome del committente, antonio maria pichi, figlio di camillo di Bernardino di pietro di marcolino, nonché i termini post quem e ante quem del 12 luglio 1583 e del 20 maggio 1593 per la

sua esecuzione48.

46 cfr. ivi, la pianta della chiesa.

47 l’intitolazione della cappella pichi all’annunciazione è riferita soltanto nel verbale della Visita Pastorale del 1563: in tutte le altre relazioni

delle Visite Pastorali, precedenti e successive, è sempre indicata la dedica alla madonna. potrebbe trattarsi di un errore, ma quello del’annuncia-

zione è in ogni caso un titolo mariano, che non è quindi in contraddizione con l’intestazione di madonna dei pichi.

48 Sull’Adorazione dei pastori di Durante alberti cfr. maTTeolI 1983, p. 816; maTTeolI 1992, p. 72; caScIu 2003, pp. 31, Fig. 24, 32;

pIcHI 2003, p. 25; GIannoTTI 2003a, pp. 9-10, 17, note 43-44; FornaSarI 2004, p. 213 e nota 81. Fig. 60 Gerino da pistoia, Santa Barba-

ra e San Giuliano, Sansepolcro, catte-