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nel 1845 lo stesso Ing. maestrelli è incaricato di redigere un’altra perizia sullo stato in cui versa la cattedrale, gravemente intaccata dall’umidità di risalita, causata dall’orto annesso al palazzo Vescovile: «la Fabbrica

e sopra (…). un’orchestra nuova di legno con suo cornicione , fregio, e architrave d’ordine Dorico, soffittato dalla parte di sotto con rosoni intagliati, sostenuta da quattro colonne di pietra (…). Il cassone di legno che contiene l’organo con suo cornicione ornato di medaglioni inta- gliati, Fregio e architrave, sostenuto da due colonne scanalate d’ordine Ionico. (…) per una ringhiera alla nuova scala a spirale che conduce all’orchestra. (…) armatura e rete di Ferro all’ lanternino della scala a spirale».

19 Ivi, IX.

20 aVS, Filza 111. 21 Ibidem.

Fig. 39 al centro, a sinistra del terzo altare, si osserva la piccola finestra del coretto marini, seminascosta da una colonna della navata centrale. Fotogra- fia alinari, Sansepolcro, Sacrestia della cattedrale

del Duomo nel suo destro lato è fiancheggiata dal palazzo Vescovile, e dalla parte sinistra trovasi il palazzo marini e le Sacrestie, a tergo è l’orto addetto al Vescovado non diviso da altro dalla muraglia del coro che da un passaggio coperto, che dà adito alle Sacrestie dalla parte del campanile: in questo passaggio è a parer mio l’origine della umidità che invade la chiesa tutta. la muraglia esterna di questo è sottoposta fino alla volta nel terrapieno dell’orto più volte nominato, e per lo peggio nessuno scannafosso divide questa muraglia dal terreno che le è a contatto, talchè vedesi carica talmente di umidità da permettere nella superficie interna il germogliamento d’innumerevoli piante da farla comparire colorita in verde. l’umidità estendesi di qui al mattonato che costituisce il piantito del passaggio ridetto, e sembra risalita alcun poco sul muro del coro. l’intiero pavimento pure del Duomo è invaso di tale umidità da rendersi manifesta con segni non equivoci anco nella corrente aridissima stagione. […] essendo così, secondo il mio tenue parere, due sono le cose da prendersi di mira. Il deviamento possibile della

umidità della Fabbrica del Duomo, ed i mezzi di difesa da porsi in opera per rendere innocua quella porzione di umidità [...]. la demolizione e ricostruzione della muraglia di tergo che trovasi a contatto dell’orto, e la formazione di uno scannafosso profondo per evitare il rinnovo dei mali, sono i lavori che io propongo per il deviamento dell’umidità. la ricostruzione di tutto il pavimento della chiesa munendolo al disotto di un buon massicciato è la difesa indispensabile per distogliere la umidità da qualunque luogo provenga, sicché io mi accingo a presagire la spesa necessaria al compimento di questo, e di quelli […]»22. Questa perizia pose

le basi per gli importanti lavori di restauro che interessarono varie parti della chiesa e l’organo tra il 1858 e il 1859, quando era vescovo mons. Giuseppe Singlau. Questi interventi, insieme a quelli di trent’anni prima, modificarono l’aspetto interno del duomo di Sansepolcro, che rimase sostanzialmente immutato fino ai tanto osannati restauri degli anni Trenta del novecento, quando venne meno «il grave e cupo scenario delle superfetazioni barocche, che nascondevano la naturale bellezza delle linee semplici e solenni»23.

nel 1858 Il capitolo dei canonici deliberò di ristrutturare l’interno della cattedrale con la demolizione di undici dei tredici altari allora presenti per costruirne sei nuovi24. Questa decisione fu presa allo scopo

di restituire quella decenza e quel decoro che si addicono ad un luogo di culto, fino ad allora ridondante di elementi tra loro dissonanti e disposti senza gusto. Il ricci25 a conferma della volontà dell’epoca di

ridare dignità al Duomo, riporta parte di una relazione firmata dagli accollatari Giuseppe ruggini e luigi casalini e dall’architetto rigi in cui si legge: «demoliti tutti gli altari adesi alle muraglie delle navate laterali, rimesse che siano in piombo le medesime e sostituiti tre nuovi altari per parte, di bella e ben intesa forma, e segnatamente, a seconda dell’accettato disegno dell’architetto Giuseppe martelli, verrà senza meno ad ottenersi quella maggior possibile regolarità di cui essa chiesa è stata sempre vistosamente mancante».

22 aVS, Filza 96, X. 23 rIccI 1942, p. 70.

24 Gli altari prima del 1858 erano tredici, compresi i due altari in testa alle due navate laterali: nell’ordine di rotazione da quello in testa alla navata destra scendendo verso la porta d’ingresso: SS.mo Sacramento o delle Anime, Deposizione, S. Tommaso, SS.mo Crocefisso, Misericordia, Assunta, S. Bernardino, S. Francesco o S. Egidio, SS.ma Annunziata o Innocenti, S. Giuseppe o Natività, S. Carlo, S. Andrea, SS.mo Rosario. Durante gli

interventi di restauro ne furono costruiti sei, tre per parte, lasciando al loro posto i due alle estremità delle navate (SS.mo Sacramento o delle Anime in testa alla navata di destra e SS.mo Rosario in quella di sinistra): S. Maria della Misericordia, SS.mo Crocifisso, San Tommaso erano gli

altari della navata destra nell’ordine dall’ingresso verso il presbiterio; nello stesso ordine ma nella navata di sinistra erano gli altari S. Francesco d’Assisi, S. Giuseppe, Assunta. così rimasero fino agli anni Quaranta del novecento. cfr. aVS, Filza 91.

25 rIccI 1942, p. 69.

Fig. 40 a. la foto a sinistra mostra il

Duomo addobbato per i festeggiamen- ti del Volto Santo nel 1901; b. nell’im-

magine a destra si osserva l’interno del Duomo prima dei restauri dell’Ing. Gabrielli

Durante gli interventi di questi anni furono restaurati anche gli stucchi barocchi26, furono collocate soglie di

pietra sopra i confessionali, restaurate le colonne della navata centrale e quelle dell’orchestra, oltre ai gradini che dividono il presbiterio dalla navata. Durante questi restauri si intervenne anche nel ripristino dell’organo, vistosamente degradato, i cui lavori furono affidati ai fratelli agati di pistoia. Furono inoltre restaurati alcuni quadri conservati all’interno della cattedrale di cui si ha notizia grazie a una perizia conservata presso l’archivio Vescovile27. Si legge che molte opere d’arte erano danneggiate dalla presenza di polvere e dalla cera

ed erano in parte bruciate dalle candele e quasi tutte quelle conservate in chiesa necessitavano di un restauro, o almeno di una pulitura. I lavori da fare insomma erano ancora molti, ma i soldi disponibili sempre meno. per sanare le casse del capitolo e portare a termine i suddetti lavori, nel 1859 fu deciso di vendere il Battesimo di Cristo di piero della Francesca al Sig. alfredo robinson, direttore della national Gallery di londra28.

In una copia dell’atto di vendita dell’opera, firmata dall’allora Sacerdote e proposto della cattedrale carlo martelli, emerge una chiara svalutazione del dipinto, accompagnata da un infelice compiacimento per l’affare concluso con il museo londinese: «che il detto Dipinto nel decorso secolo fu da inesperta mano in molte parti malamente restaurato, ed attualmente non è più suscettibile di nuovo restauro, perché svelato, e affatto disunite le tavole, che lo compongono. che non serve, né ha mai servito al culto, essendo stato in addietro collocato in un arsenale, come oggetto di nessun pregio, e considerazione. che nessun Forestiero, dei molti che lo hanno veduto, ed attentamente esaminato, ha mostrato desiderio di farne acquisto. che ultimamente ebbe occasione di vederlo il Direttore del museo di londra, il quale con sorpresa quanto grata, altrettanto inattesa del capitolo istesso, si mostrò bramoso di fare acquisto della Tavola rappresentante il Battesimo del n. S. Gesù cristo esclusi i dipinti del contorno. che a giudizio di molti valenti pittori di roma, e di Firenze l’offerta di fatta di Sc. 2000 è molto superiore al giusto prezzo, perché trovasi la predetta Tavola in stato di progressivo deperimento»29.

Il vescovo Singlau, con un decreto del 31 agosto 1859, autorizzò martelli a vendere l’opera al Sig. robinson di londra.

26 Verbale di adunanza capitolare del 1859. cfr. aVS, Filza 5, c. 31. 27 aVS, Filza 96, XI.

28 per le vicende relative alla vendita del capolavoro di piero della Francesca cfr. cenTauro 1992. 29 aVS, Filza 112, VII.

nel 1879 furono costruite le bussole dei due ingressi laterali dal falegname luigi Tricca30.

Notizie di archivio: fine XIX secolo – inizio XX