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mons. pompeo Ghezzi fu Vescovo di Sansepolcro dal 1912 al 1953. Durante il suo episcopato cominciò una lunga sequenza di quelli che furono i restauri più significativi mai realizzati all’interno

della cattedrale di Sansepolcro, portando avanti l’intento, spesso discutibile, di riscoprire le originarie linee romaniche, affiorate sotto gli stucchi barocchi in seguito al terremoto del 1917. presso l’archivio Vescovile di Sansepolcro è conservata una planimetria della cattedrale, a firma dell’arch. Vittorio paron, molto probabilmente uno studio che ipotizza l’antica conformazione della cattedrale, desumibile anche dalla data riportata nel disegno42. Questo disegno, ben fatto, è però rimasto sulla carta, mancante di un

qualche documento a supporto del perché non sia mai stato realizzato o del perché paron si sia interessato al duomo di Sansepolcro (Fig. 42). In occasione dei restauri si formò in paese un comitato a favore dei lavori alla cattedrale, guidato dall’Ing. Giuseppe Buitoni, che professava il ripristino dell’architettura originaria e la ripulitura generale dalle ridondanze barocche. Il progetto più consistente, limitato agli interventi nella

giato». cfr. aGnoleTTI 1984, p. 26.

38 «Hanno accuratamente visitato la nostra cattedrale, per verificare i danni causati dal terremoto del 26 aprile u.s. Hanno rilevato che fortuna- tamente non furono tanto gravi e cioè che tolte le parti degli stucchi pericolanti si richiudano con gesso e cemento le fenditure delle volte e dei muri e si pongano quattro catene di ferro che partendosi dalla facciata colleghino i muri della navata centrale e delle due laterali fino all’altezza del terzo arco». Dal Verbale di adunanza capitolare del 12 maggio 1917. cfr. aVS, Filza 8, c. 47 in appendice Documentaria.

39 È quanto risulta da una lettera scritta al Soprintendente da ulivo maccarelli in seguito a un sopralluogo in cattedrale, datata 4 luglio 1917. cfr. aGSar, m 34, 6, Sansepolcro, cattedrale, 1908-1967.

40 «Fu così che quando nel 1917 il Duomo fu riaperto al culto si videro tutte le brutte stuccature effettuate sulle lesioni. Si imponeva un restau- ro». cfr. aGnoleTTI 1975, p. 231.

41 aVS, Filza 96, XIII.

42 nel disegno, in basso a sinistra, è la scritta «ripristino del Duomo di Sansepolcro- Secolo XI»; aVS, Filza 97, IX.

Fig. 42 progetto dell’arch. Vittorio pa- ron. aVS, Filza 97, IX

navata centrale, compresi il coro, il presbiterio e la zona absidale, prevedeva l’ampliamento della chiesa con la costruzione di un nuovo abside semicircolare avente tre finestre centinate con doppia strombatura, per venire incontro alle nuove esigenze della comunità locale, in costante crescita demografica. era inoltre prevista la totale demolizione e ricostruzione del tetto, l’abbattimento delle volte a crociera sopra le navate laterali per lasciare visibili le incavallature, la demolizione della volta seicentesca sopra la navata centrale e di tutte le superfetazioni barocche ricoprenti i pietrami originari degli archi e delle colonne, oltre al consolidamento statico delle colonne e degli archi lesionati dagli ultimi eventi sismici. la volta a botte sarebbe stata sostituita da nuove capriate lignee a vista, in armonia con la nuova austerità dell’interno. per questo intervento già nel 1928 il Vescovo aveva ottenuto dal ministero dell’agricoltura e Foreste il legname necessario proveniente dal bosco di camaldoli. I lavori cominciarono nel 1934 sotto la direzione della Soprintendenza ai monumenti di Firenze nella figura dell’arch. castellucci, affiancato nella direzione tecnica dall’Ing. ettore Gabrielli, originario della città di Sansepolcro. nel settembre del 1936 l’ing. Gabrielli ottenne il parere favorevole da parte della Soprintendenza. le lavorazioni, la cui durata prevista era di pochi mesi, si rivelarono molto più complesse di quanto preventivato, a causa della scoperta un forte degrado nei muri e nel tetto, per il quale si rese necessario ricostruire i muri di spalla della navata centrale, e il conseguente rifacimento completo delle finestre originali a feritoia, deturpate o sostituite durante il Seicento. Il progetto prevedeva inoltre la demolizione dell’organo e relativa cantoria ottocenteschi, ubicati in controfacciata (Fig. 43) e la riapertura dell’antico rosone sostituito due secoli prima43. Durante i lavori sotto le aggiunte barocche si scoprirono evidenti gravi lesioni, indice che i restauri

previsti non sarebbero risultati sufficienti. all’interno di una perizia dell’ing. Gabrielli del 1935, conservata presso l’archivio Vescovile44, è documentato lo stato di fatto della cattedrale dopo pochi mesi dall’inizio dei

lavori. Si legge dei gravi problemi di umidità che interessavano il muro prospiciente il palazzo delle laudi e gran parte del pavimento della navata sinistra della chiesa. Gabrielli ipotizzava l’esistenza di un cedimento fondale in corrispondenza di tale muro, causato dalla presenza di troppa acqua nel terreno che ne avrebbe diminuito le caratteristiche meccaniche. parlava inoltre dell’esistenza di un pozzo nero situato in quella zona, ma appartenente al palazzo delle laudi, che aggravava il problema dell’umidità, e denunciò l’eccessiva sporcizia che ostruiva lo smaltimento delle acque meteoriche nei cortili adiacenti alla chiesa ma di proprietà del palazzo delle laudi. per questi motivi Gabrielli riteneva necessario effettuare dei saggi in prossimità delle

43 «Si dovranno rimuovere l’organo, il pulpito, il trono vescovile, i quadri della Via crucis ed i grandi quadri affissi alle pareti delle navate laterali. I quadri artistici del perugino, del palma, di Santi di Tito, i Trittici della Scuola Senese saranno ricoperti con tavole e così si tuteleranno le altre opere d’arte. I lavori saranno eseguiti in economia dal reverendissimo capitolo, sotto la direzione della Soprintendenza dei monumenti di Firenze rappresentata dall’arch. Giuseppe castellucci coadiuvato nella direzione stessa dal concittadino Ing. ettore Gabrielli. Il primo lotto dei lavori consisterà nella demolizione della volta canniccio dal paramento della facciata fino alla balaustra, nel rifacimento dei muri di soprael- evazione della navata centrale, colla costruzione delle antiche finestre a feritoia che si rinverranno; nella demolizione completa del tetto della navata centrale nella lunghezza sopraddetta e facendo uso per la orditura in legname della travatura di abete acquistata dall’amm. Forestale nel 1930. Si ripristinerà l’antico occhio della facciata principale, previo restauro del loggiato perimetrale ed il ristabilimento del rosone, che dovrà costruirsi ex novo». Dal verbale di adunanza capitolare del 4 agosto 1934. cfr. aVS, Filza 8, c. 223.

fondazioni in più zone della fabbrica per verificarne lo stato e intervenire. Si riscontrarono gravi danni alle fondazioni delle colonne, pertanto fu necessario un intervento più ingente del previsto interessante anche tutta la navata centrale.

Si giunse finalmente agli interventi nella zona absidale45, dove in seguito ad alcuni sopralluoghi, fu redatto

il progetto dall’ing. Gabrielli, il quale propose e realizzò l’abside circolare che ancora oggi esiste, demolendo la vecchia abside che terminava al pari della torre campanaria (Fig. 11), allungando così la navata centrale di circa quattro metri. Fu poi ricostruito il muro di sostegno della terra alla base del giardino pensile del Vescovado, lasciando lo spazio per un’intercapedine tra detto muro e quello dell’abside. «constatato che le necessità del culto, le esigenze architettoniche e l’incremento demografico della città impongono un congruo ampliamento della cattedrale […] il capitolo con voto unanime approva di realizzare il progetto di ampliamento del tempio stesso, progetto redatto dal dott. ing. ettore Gabrielli e debitamente approvato dalla Soprintendenza di Firenze […]. Il progetto contempla la costruzione dell’abside a forma semicircolare, con allungamento della navata centrale di circa m. 4 e lo spostamento della balaustra in corrispondenza delle ultime due colonne. l’intercolunnio che così si guadagna dovrà essere sbassato di circa cm. 40 dall’attuale livello (…)»46 (Figg. 44 e 45).

nella relazione sullo stato di avanzamento dei lavori redatta dall’ing. Gabrielli nel febbraio del 1937 si legge che a quella data erano stati ultimati soltanto i lavori di consolidamento delle colonne, quelli in copertura (demolizione della volta e del tetto e rifacimento con struttura lignea) e il restauro della facciata. Questa lavorazione comprendeva il rifacimento ex novo dell’occhio centrale, su disegno dell’ing. Gabrielli, il

quale aveva cercato di ricostruire le forme originarie sulla base dei pochi reperti venuti alla luce durante lo smontaggio della finestra rettangolare (Fig. 46). Fu inoltre demolito il timpano e riscostruito con la nuova cornice di coronamento, così da uniformare il paramento murario, fino ad allora diverso dal sottostante a causa del crollo del 1917. anche il coronamento delle navate laterali fu ricostruito nuovo. per quanto riguarda il portale principale, furono restaurati il frontespizio e la cornice, e sostituiti parte dei pietrami modanati dello sguancio, mentre le basi, i capitelli e il portale interno furono completamente ricostruiti nuovi. nel 1937 erano in corso di realizzazione le lavorazioni, eseguite con la tecnica del tassellamento (Fig. 47), riguardanti il restauro di cinque dei capitelli delle colonne interne alla chiesa, la costruzione del nuovo abside e il restauro del campanile. In particolare gli interventi al campanile riguardavano il consolidamento della parte basamentale nel lato verso il presbiterio, dove fu ritrovato un arco tamponato facente seguito agli altri archi del colonnato centrale, poi asportato insieme alla muratura adiacente, viste le preoccupanti condizioni statiche. Questa operazione portò alla luce la muratura della parte basamentale del campanile, che fu consolidata e lasciata a vista. Fu poi ricostruito l’arco in pietra in continuità con quelli della navata centrale e fu realizzata la muratura soprastante (Fig. 48).

Si dovevano cominciare ancora molte delle lavorazioni previste: l’abbattimento dei due altari barocchi in stucco in testa alle navate laterali, che dovevano essere sostituiti con altari in pietrame intonati allo stile del tempio e fortunatamente mai realizzati, la costruzione della rete di canali di areazione, il rifacimento completo della pavimentazione interna, la ricostruzione dei tre gradini che dividono la navata centrale dal presbiterio e della nuova balaustra, la rimozione e nuova collocazione del monumento Graziani (Scheda 15), il restauro dell’affresco di Bartolomeo della Gatta, la realizzazione del nuovo impianto di illuminazione, la chiusura delle undici nuove finestre a feritoia e del rosone con onice. erano poi previsti alcuni lavori conseguenziali riguardanti la costruzione della cappella per il Volto Santo in un tratto della sacrestia, il restauro della stessa con larealizzazione della Sala capitolare, la costruzione degli stalli del coro sullo stile della cattedra episcopale del XVI secolo (Scheda 7), l’installazione del nuovo organo, la sistemazione dell’altare maggiore con il rifacimento delle strutture in pietra reggenti la mensa cinquecentesca47, la costruzione di

un nuovo pulpito in pietra in sostituzione di quello vecchio in legno addossato a una colonna. alcuni di questi interventi non furono mai realizzati, altri divennero oggetto di accesi dibattiti. a tal proposito la demolizione degli altari in testa alle navate laterali fu un argomento molto discusso durante il corso dei lavori, vista la volontà di eliminare ogni traccia in stile barocco da parte del vescovo pompeo Ghezzi e dello stesso Gabrielli, supportata anche dalla necessità di creare una cappella idonea alla sistemazione del Volto Santo, 45 «l’arch. castellucci ci autorizzò a far dei saggi per ritrovare le tracce dell’antico abside». Dal Verbale di adunanza capitolare del 29 ottobre

1935, aVS, Filza 8, c. 244. 46 Ivi, c. 261.

contro l’opposizione dell’allora soprintendente Giovanni poggi, che reputava gli altari «opere di qualche pregio» e decantava la loro presenza in quanto «documenti non trascurabili nelle vicende storiche della cattedrale»48. a distanza di più di settant’anni infastidisce leggere quali furono le motivazioni apportate

dal vescovo e dall’ingegnere direttore dei lavori per ottenere quel ripristino tanto ricercato di uno stile sobrio quando sarebbe stato sufficiente un adeguato restauro dell’altare abbattuto: «Tali altari sono eseguiti in stucco, e gli elementi decorativi che li compongono sono alquanto menomati; i lanternini, che illuminano la parte scenografica, versano in tristi condizioni statiche essendo oltre che molto imporriti nei legnami e nelle murature, anche strapiombanti. Inoltre questi altari, con lo sbassamento del pavimento, secondo il progetto dell’ing. Gabrielli, rimarrebbero con le basi sospese, che conseguentemente andrebbero allungate fino al livello del nuovo pavimento, cosa che altererebbe non poco le proporzioni d’insieme. Si deve aggiungere poi che l’altare di sinistra andrebbe demolito per creare un comodo ingresso alla costruenda cappella del SS. Sacramento e Volto Santo; ed allora a me parrebbe che si dovessero demolire tutti e due. Questo era anche il giudizio del prof. castellucci»49. la questione purtroppo finì come ancora oggi si osserva: il ministero

dell’educazione nazionale Direzione Generale delle antichità e Belle arti emanò parere favorevole alla demolizione del solo altare necessario per l’apertura della nuova cappella, giudicando poco fondate le ragioni di simmetria apportate al fine di ottenere la demolizione di entrambi gli altari.

nel settembre dello stesso 1937 fu scoperto l’affresco ubicato all’inizio del muro della navata destra rappresentante la Madonna in trono col Bambino tra San Tommaso Becket e Santa Caterina d’Alessandria

(Scheda 2) avente ai due lati rispettivamente un santo e una santa e reputato di scuola romagnola50. l’affresco,

in buono stato di conservazione, fu restaurato sotto la sorveglianza del prof. Silvio Zanchi, che stava ripristinando anche la crocifissione di Bartolomeo della Gatta, ed è ancora oggi ben conservato all’interno della cattedrale. nel 1938 l’ingegner Gabrielli scrisse la relazione del collaudo effettuato in corso d’opera dalla quale si viene a conoscenza di importanti interventi compiuti per la stabilità dell’intera cattedrale: furono infatti incatenate alcune colonne ormai evidentemente strapiombanti a causa degli ultimi eventi sismici, così da correggere le deformazioni. per la mancanza di fondi si dovette interrompere i lavori fino al 1941, quando si riprese con la costruzione dell’attuale cappella del Volto Santo, per la cui realizzazione fu demolito, oltre all’altare barocco in testa alla navata sinistra, anche il muro retrostante e fu realizzata la nicchia che avrebbe ospitato il sacro simulacro nella parete di fondo della cappella, e la sovrastante finestra circolare. Fu inoltre realizzata la volta a botte in cemento armato, ancora presente, a copertura del nuovo ambiente.

rimaneva ancora la realizzazione dell’abside e dell’altare maggiore, il completamento della pavimentazione e la sistemazione delle opere d’arte, compreso il monumento funebre Graziani, oltre che da avviare la costruzione del nuovo organo, che fu realizzato dalla ditta Tamburini di crema e finanziato da Giovanni Buitoni, ubicato nel presbiterio e addossato alla cappella del Volto Santo da una parte (Fig. 49) e al muro della torre campanaria dall’altra. l’altare maggiore fu costruito ex novo, eccetto che per la mensa in pietra,

rimasta quella originale, risalente al XIV secolo. Si decise di collocarvi il polittico della Risurrezione di Gesù,

attribuito a Domenico di Bartolo e fino ad allora depositato presso la pinacoteca comunale, in cambio di quello che rimaneva del trittico contenente il Battesimo di Cristo di piero della Francesca.

all’elenco delle lavorazioni si sommano poi quelle interessanti il muro della navata sinistra, dove fu murata la finestrella dell’antico coretto marini e demolito l’Altare di S. Giuseppe, e la navata destra nella quale fu

demolito l’Altare del Crocefisso, sostituito dalla nicchia per accogliere la statua della Madonna con Bambino

in terracotta policroma e fu «riempito con mattoni forati doppi nuovi, il vuoto dell’arcone ogivale esistente sopra l’affresco del Della Gatta»51. Secondo quanto riportato da agnoletti «tra il 1942 e il 1943 furono

ultimati i seguenti lavori: sacrestia nuova, latrine con pozzo nero a sistema biologico, la volta a copertura del pozzo di acqua viva esistente sotto il pavimento delle sacrestie e la sistemazione del monumento Graziani»52.

la cattedrale fu riaperta al culto il 29 giugno 194353.

48 aGSar, m 34, 6, Sansepolcro, cattedrale, 1908-1967, fasc. «pratiche dal 1924 al 1941». cfr. appendice Documentaria. 49 Ibidem.

50 cfr. SalmI 1942-44, p. 46, nota 1.

51 aVS, Filza 97, XI. per gli studi riguardanti l’affresco della Crocifissione di Bartolomeo della Gatta cfr. VeranI 1938 e marTellI 2012.

52 aGnoleTTI 1984, p. 28; aVS, Filza 97.

53 Quello stesso anno il Salmi, soddisfatto dei restauri appena ultimati, criticava quello stile «barocchetto tanto aggraziato, ma in contrasto con quanto restava ancor visibile nella chiesa del suo severo carattere medioevale», definendo la cattedrale una «struttura romanica di proporzione