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Il tramezzo, gli altari dei Dotti e la cappella antica delle Reliquie

ancora all’inizio del Quattrocento lo spazio della chiesa era spezzato da un muro, il cosiddetto tramezzo o pergolo, che correva per tutta la larghezza dell’edificio, separando i monaci dai laici. era un setto

murario di notevole spessore, che sul piano superiore, detto “balcone” o “palco”, accoglieva un banco per l’amministrazione della giustizia3 e almeno un altare, intitolato a Santa caterina ed eretto prima del 13314,

chiamato per antonomasia “capella del pergolo” o “altare del pergolo” nelle memorie del notaio Francesco largi (1387-1449)5. Sul “palco” usavano riunirsi, alla metà del Quattrocento, la confraternita della madonna

della Badia e il capitolo dei monaci6. la posizione del tramezzo non è documentata, ma numerosi indizi

suggeriscono di collocarlo all’altezza dei quarti pilastri.

Ser Francesco largi cita ancora il pergolo a proposito della cappella voluta per testamento (1433) da caterina,

moglie di Bartolomeo di Giordano7: esso si trovava «verso la compania, ove stanno le donne, intra l’uscio

che guarda la compania et la capella dela Vergine maria», ovvero, in altre parole, «nella nave dele donne in Badia fra ‘l pergolo et gli organi, apoggiata al muro verso la compania nostra»8. la «nave dele donne»

è la navata sinistra, cui riconduce pure la sede della “compania” delle laudi. I confronti incrociati tra i documenti permettono di specificare l’ubicazione di questa cappella in una campata tra la quinta e la settima, dunque oltre il tramezzo: poiché il largi parla ancora di «nave dele donne», si intenderà qui l’intera navata sinistra, tanto al di qua quanto al di là del tramezzo.

al 1477 risale un accordo tra l’abate Girolamo Grifoni (1453-1480) e la famiglia Dotti, in lite perché l’abate

1 cfr. SalmI 1942-1944.

2 Sulle confraternite di Sansepolcro cfr. FanFanI 1933 (riedito in IDem 1936, pp. 35-82) e BanKer 1988. 3 aSFi, na 7010, notaio mario di matteo Fedeli, a. 1423, cc. 48r e 89v.

4 aScS, B, XXXII, 176, cc. 88v-89r.

5 Ivi, 182, c. 33v. Sul largi si veda ScHarF-DonGHI-SalVI 2011.

6 aSFi, na 7032, notaio mario di matteo Fedeli, aa. 1451-1452, c. 164v; aSFi, na 7030, notaio mario di matteo Fedeli, aa. 1449-1461, cc. 63v-64r. 7 aSFi, na 19282, Francesco Sisti [Francesco largi], aa. 1413-1448, cc. 83v-84r.

8 aSFi, crSpl 3353, Filza 8, cc. 82r-v, 84v. * Questo saggio costituisce una versione

abbreviata, sia nel testo sia nelle note, del libro degli stessi autori dal titolo La Badia di Sansepolcro nel Quattrocento (Di

lorenzo–martelli–mazzalupi 2012). a quel volume rinviamo per ulteriori no- tizie storiche e bibliografiche e per tutti i documenti qui appena accennati; nel libro si possono trovare inoltre le tra- scrizioni dei verbali delle Visite Pastorali

cinquecentesche (conservati in aVS), per le quali qui non abbiamo ritenuto necessario inserire rimandi specifici. I pa- ragrafi La cappella Pichi e La cappella di Jacopo Anastagi e l’affresco di Bartolomeo della Gatta sono rispettivamente di an-

drea Di lorenzo e di cecilia martelli, i restanti di matteo mazzalupi. cogliamo questa occasione per rinnovare il nostro ringraziamento agli amici James e mau- reen Banker.

Tav. III pianta della chiesa con rico- struzione ipotetica della disposizione degli altari nel Quattrocento (realizza- ta con la collaborazione di andrea De marchi, elaborazione grafica di cristi- na antonelli)

intendeva rimuovere alcune cappelle di patronato Dotti, al di sopra delle quali «erat quedam trasanda»9.

Questa trasanda era una loggia o portico al piano superiore del tramezzo: nelle relazioni delle Visite Pastorali

del cinquecento, infatti, le cappelle Dotti, che all’epoca erano due, vengono collocate in medio ecclesie,

tipica espressione per indicare gli altari addossati ai tramezzi. l’abate rinunciò alla demolizione di una di esse, intitolata a San leonardo, in cambio di una sua modifica in chiave rinascimentale, una “riquadratura”. l’altra cappella, di Sant’andrea, non è menzionata, forse perché non destinata alla distruzione, mentre il documento descrive i rilevanti cambiamenti da apportare alla cappella della Santa croce, anch’essa dei Dotti: la volta doveva essere demolita, riducendo l’altezza al livello del retrostante coro, segno che essa si trovava verosimilmente sopra il “balcone”; la pala d’altare doveva essere sostituita da un trittico lapideo, già esistente, cui andavano aggiunti gli stemmi Dotti; ai lati dell’altare si dovevano ricollocare le immagini dei Santi egidio e arcano, e nel mezzo sarebbe stato innalzato un crocifisso tolto dall’omonima cappella di patronato comunale.

Delle immagini dei Santi fondatori di Sansepolcro non si indica l’origine, il che potrebbe significare che provenivano dalla medesima cappella della croce, forse dalla sua parte alta da distruggere. esse potevano avere a che fare con la storia dei due Santi che nel 1380 il pittore Jacopo di Balduccio si era impegnato a dipingere sulla faccia della cappella “dei reliquii” rivolta verso l’altar maggiore. Questo documento di commissione parla ambiguamente di «faccia tota capelle Reliquiorum versus altare magnum dicti monasterii, a coro supra et a scala per quam ascenditur dictam capellam ultra, quantum tenet corum»10. una possibilità

è che la cappella fosse nel campanile, la cui base romanica occupa l’ottava campata destra: dietro l’altare barocco della madonna della misericordia, addossato alla parete occidentale di questa base, è nascosta una porta che, secondo don ercole agnoletti, «immetteva nella cappella delle reliquie dedicata ai santi arcano

9 aSFi, na 16736, notaio Francesco pichi, aa. 1477-1488, cc. 36v-37v. 10 aSFi, na 7100, notaio matteo Fedeli, aa. 1380-1389, c. 1496v.

legenda della pianta della chiesa con ricostruzione ipotetica della disposizione degli altari nel Quattrocento.

le date tra parentesi subito dopo i titoli delle cappelle si riferiscono alla fondazione, costruzione o prima documentazione delle stesse. altre date indicano la più antica attestazione di successivi patronati o titoli.

1. altar maggiore

2. madonna della Badia, dei carsidoni (concessa alla confraternita della madonna); poi concezione (1563)

3. altare presso la storia di Sant’agnese in rilievo (1433), di caterina moglie di Bartolomeo di Giordano; poi (?) senza titolo, degli eredi di Diofebo o degli artini (1563)

4. Sant’antonio abate (1449), di allegro d’antonio da arezzo; poi natività della Vergine, dei rigi (1563) 5. Vergine maria (1481), dei pichi

6. Visitazione (1432-1433), dei Bercordati 7. Santi Innocenti (1433), dei palamidesi

8. San lorenzo (1430-1432), della compagnia delle laudi, fondata da lorenzo di Fante di Feo 9. Santi egidio e arcano (1513-1525)

10. statua di Santa lucia (1563); poi altare di Santa lucia, di Jacopo amatucci (1574) 11. affresco dei Santi cosma e Damiano (piero della Francesca?)

12. San Giovanni Battista (1381), di Diosa mazzetti 13. Sepolcro di carlo Graziani

14. Santa caterina (1450), dei Graziani; poi assunzione, di mons. anton maria Graziani (1585) 15. annunziata (1432), di andrea di cecco di Biagio; poi di Bartolomeo Ghironi / panzi (1451) 16. Santissima Trinità (1563), degli eredi di Brigidino

17. Santi Giacomo e Filippo (1453-1456), di Jacopo anastagi; poi degli alessandri (1563) 18. conversione di San paolo, poi Santa maria maddalena (1518), di lazzaro Bazzi

19. Santi pietro e paolo (1474-1477), di piero di Giorgio slavo; poi della Fraternita di San Bartolomeo (1524) 20. San Giuliano (1488), dei migliorati

21. Santissimo corpo di cristo (1524); poi San Biagio, dei Graziani (1563) 22. Sant’andrea (1494), dei Dotti

23. San leonardo (1477), dei Dotti

24. Santa croce (1348) o reliquie (1380); ubicazione ipotetica 25. Santa caterina (1331), di neri di mercato; ubicazione ipotetica

26. San leonardo del monacato o Quattro evangelisti; poi dei Gherardi (1502)

Fig. 53 Scorcio della facciata della chie- sa e del palazzo delle laudi in una fo- tografia di emilio Sommariva del 1926. milano, Biblioteca nazionale Braiden- se, Fondo Sommariva

Fig. 52 resti dell’abside poligonale go- tica, esterno

ed egidio»11. proprio nel campanile, in effetti,

si custodivano nel Quattrocento le cassette contenenti le reliquie. resterebbero da spiegare la «scala per quam ascenditur dictam capellam» e il

«quantum tenet corum». In alternativa, la cappella

delle reliquie del 1380 poteva essere tutt’uno con la cappella della croce del 1477, al centro del tramezzo in alto: in tal caso la scala che vi conduceva sarebbe forse quella stessa che saliva al “palco”. la precoce distruzione di questo altare spiegherebbe i termini usati nel 1513 dalle autorità comunali che discutevano sulla costruzione di una nuova cappella dei Santi fondatori: «considerando che già era una capella nella Badia nostra de i devoti peregrini Giglo et arcano […]»12.

le due residue cappelle Dotti furono atterrate tra il 1566 e il 1568, «una cum cancellis que reperiebantur in medio dicte ecclesie», cioè insieme

a quanto restava del tramezzo. In seguito a ciò il coro fu spostato nell’abside e l’altar maggiore ricostruito in posizione più avanzata.