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per iniziativa dell’abate Bonilio e del successore roderico l’abbazia sorge, intorno al primo decennio dell’XI secolo, secondo tradizione, presso l’ospizio di S. leonardo a Noceati, primitivo insediamento attorno al

quale si era costituito un piccolo nucleo abitativo che, presumibilmente, indusse i benedettini, già stanziati a Succastelli, a dare origine ad un cenobio di maggior proporzioni, per la capacità attrattiva delle reliquie provenienti dalla Terrasanta1.

l’antico oratorio si rivela ben presto insufficiente all’accresciuto numero di frequentatori e si rende necessaria la costruzione dai fondamenti di una nuova chiesa, «capace di un tanto Popolo», con il concorso pecuniario

di tutti gli abitanti, che significativamente, secondo quanto riferiscono Goracci e Farulli è stabilito debba sorgere «lontano 4 Braccia dal detto Oratorio»2; misura indicativa e trasmessa da una tradizione orale, ma

che può ritenersi approssimativamente plausibile e concordante con la distanza tra il luogo, più o meno universalmente, individuato come l’originario oratorio di San leonardo (detto il Monacato) e il campanile,

concordemente ritenuto l’elemento tra i più antichi conservatisi del primitivo impianto.

Farulli precisa anche che, intorno al 991, al tempo in cui l’abate Isaia accrebbe la Terra, un terribile terremoto,

tra i primi registrati alle origini dell’abitato, avrebbe devastato molte case causando la morte di numerosi abitanti3, determinando, in conseguenza, anche la necessità di una radicale ricostruzione del primitivo

nucleo edificato, e contrassegnando pertanto, sin dalle origini, il filo conduttore della storia costruttiva di questa travagliata fabbrica.

Il monastero si ritiene costruito negli anni che vanno da circa il 1012 al 1017, quando è definito «noviter edificato», e la chiesa abbaziale tra 1017 e 10494, anno in cui risulta solennemente consacrata, il 1° settembre,

da parte dei vescovi di città di castello, arezzo e Sarsina con l’intervento di quelli di perugia, Foligno e camerino, alla presenza dell’abate rodolfo I5. Sottolinea czortek che «nei documenti precedenti al 1049

non si parla mai di lavori di costruzione della chiesa o del monastero e l’abbazia appare subito con la precisa dedicazione al Santo Sepolcro e ai Santi Quattro Evangelisti»6.

Di tale chiesa primitiva, in mancanza di documentazione certa e soprattutto di un’auspicabile ed accurata indagine archeologica del suolo, non è dato ricostruire la forma planimetrica7.

1 cfr. cZorTeK 1997a, p. 39; si veda anche: SenSI [1996] 1998, pp.17-58, IDem 2003, vol. II, pp. 449-490, cZorTeK-polcrI 2006. 2 FarullI 1713, p. 9, anche per la citazione precedente. Goracci specifica: «[…] si allargarono nella piazza e allontanarono lontano dal mo-

nacato per spazio di quattro braccia da una muraglia all’altra, tanto che tra l’uno e l’altra vi è spazio tale che possono comodamente passare quelli che dalla parte di levante andar volessero nella chiesa con una strada che a Borgo novo, con detto riesce, e che andava nella piazza» (GoraccI [1636] 1847, p. 157).

3 FarullI 1713, p. 9.

4 TaFI 1994, p. 48 cita Scapecchi.

5 la tradizione è trasmessa da pIGnanI 1758; cfr anche GoraccI [1636] 1847 cap. VI, p. 157; FarullI 1713, p. 10; SalmI 1942-44, p. 48; TaFI 1994, pp. 47, 200; vedasi da ultimo cZorTeK 1997a, p. 58.

6 cZorTeK 1997a, p. 58 nota 48.

7 l’asserzione che la chiesa iniziale fosse a tre navate (GoraccI [1636] 1847, cap. VI, p. 157; FarullI 1713, p. 9; coleScHI 1886, p. 29; rIccI 1942, p. 48), non è avvalorata da Salmi che, dopo un ampio excursus sulle tipologie planimetriche in edifici coevi, dello stesso ordine o

presenti nella stessa area, non giunge ad alcuna conclusione sul piano icnografico, se non che la chiesa «dovesse essere di una grande semplicità» (SalmI 1942-44, pp. 48-52). Si veda da ultimo cZorTeK 1997a, p. 58. Tafi (IDem 1994, p. 201) riporta con scetticismo indicazioni di testi- moni che negli anni Quaranta parteciparono ai lavori di ripristino della chiesa e videro nel sottosuolo quattro pilastri in pietra sotto la nave centrale. Fig. 9 rosone, complessivo della ri-

composizione progettata nel 1935 dall’ing. e. Gabrielli, con alcuni pezzi originari

È presumile che anch’essa si sviluppasse, come l’attuale, con orientamento solstiziale, basato sulla posizione del sorgere del sole al solstizio d’inverno, ovvero con asse longitudinale ruotato di circa 32° rispetto all’est, verso sud8.

relativamente alla tradizionale presenza di una cripta, coerente con la tipologia abbaziale degli inizi dell’XI secolo, Salmi la affermava con certezza (senza posizionarla), riconducendo ad essa il «capitello erratico in pietra con foglie incavate, stilizzate e sovrapposte, piuttosto depresse che è databile ai primi di quel secolo [XI]»9 (Fig. 10),

oggi esposto nel lapidario di recente costituzione10.

Sempre riconducibile alla chiesa primitiva e all’XI secolo, secondo le indicazioni invalse dopo Salmi, è la porzione basamentale del campanile che conserva la parte inferiore di «carattere visibilmente romanico»11.

Di fatto la massiccia struttura, di configurazione planimetrica rettangolare, con asse maggiore orientato sud-est/nord-ovest, bene individuabile nei possenti spessori murari, cospicui nei lati corti, pone diversi interrogativi sul suo pregresso assetto, e, ad un’attenta lettura architettonica, rivela molti dati significativi.

Il regolare paramento murario in pietra concia è lasciato a vista, in molte parti della struttura, anche a livello inferiore; in particolare nel muro di sud-est, sui due fronti, nel tratto ora incluso nell’attuale corridoio posteriore, scavato nel 172712. Indizio del fatto che il campanile dovesse inizialmente ergersi libero da

edificazione nella parte tergale, è la presenza, alla base della muratura (in prossimità dello sguancio della porta che dal corridoio afferisce su via delle campane), di una porzione di zoccolo litico, modanato superiormente a toro e raccordato a cavetto (Fig. 11).

molto regolare, e privo di connessione angolare con la muratura contigua, si mostra anche l’apparecchio murario della faccia interna del lato sud-ovest13; nell’angolo ovest fuoriesce, secato dall’orizzontamento

soprastante, un elemento litico sagomato che può esser riferibile alla porzione terminale del peduccio angolare di imposta di una volta.

molto più alterato, incoerente e non ammorsato con i contigui, appare invece, nel suo prospetto interno, il lato nord-ovest, che non si esclude potesse in origine essere aperto. In posizione eccentrica è presente un piccolo portale, ora tamponato, di circa un metro di luce, ad arco a tutto sesto in conci litici dal profilo estradossale leggermente falcato, che non appare coevo alla tessitura muraria contermine14.

Indizi più rilevanti sulla pregressa configurazione della struttura si desumono infine dall’analisi muraria, per quanto è possibile effettuarla mediante la lettura della fotografia della porzione destra della zona presbiteriale, scattata durante i lavori di restauro del 1935-43 (Fig. 48): l’immagine mostra, diversamente da

8 congiuntura verificata dagli studenti dell’Istituto per Geometri del polo Tecnico Franchetti-Salviani di città di castello, coordinati dall’ ing. G. cangi e dall’arch. r. Barciulli: all’alba del solstizio invernale la luce doveva penetrare assialmente dalla finestra centrale dell’abside (adesso mancante), così come al tramonto del solstizio d’estate penetra dal rosone. non priva di significato in proposito è la dedicazione della chiesa a San Giovanni evangelista, la cui ricorrenza è celebrata dalla chiesa cattolica il 27 dicembre. In proposito cfr. canGI 2006.

9 SalmI 1942-44, p. 51. Il capitello è stato pubblicato Ivi, tav. III, Fig. 7 e in aGnoleTTI 1976b, p. 32. anche Tafi (TaFI 1994, p. 201) lo

riproduce dichiarandolo tratto da Salmi: tuttavia ad un’analisi comparata di dettaglio, non sembra trattarsi proprio del medesimo pezzo (non collima né l’ornamentazione né il taglio), ma di uno simile.

10 cfr. cZorTeK 2012, pp. 196-198.

11 SalmI 1942-44, p. 51. Il campanile risulta esser stato distrutto nel 1226 dal podestà Guido, assieme alla cappella di San leonardo, e succes- sivamente restaurato (cZorTeK 1997a, p. 92).

12 per tale operazione v. ivi, p. 74.

13 È presente una discontinuità in alto a destra, sopra a due profonde cavità quadrate, che includono elementi modanati, di cui non è chiarita la funzione.

14 In base alla presenza di tale apertura verso la navata destra (contro cui ora si trova l’altare seicentesco) sono state fatte ipotesi che riconducevano a posizionare alla base del campanile una possibile cappella, o l’archivio del monastero.

Fig. 10 capitello erratico esposto nel lapidario, ritenuto proveniente dalla cripta, XI secolo

Fig. 11 porzione di zoccolo modanato alla base del campanile, lato sud-est, parzialmente occultato dagli scalini Fig. 12 residua imposta di volta a cro- ciera nell’angolo nord del campanile, visibile a livello del primo orizzonta- mento

oggi15, in corrispondenza della porzione inferiore del campanile, una muratura irregolare molto incoerente

e non ammorsata al piedritto che, distintamente, compare a sinistra, seppure in secondo piano, rispetto alla colonna anteriore, che in parte lo cela, su cui si imposta l’arcata giustapposta al setto murario.

Tale piedritto, sviluppato frontalmente in una conformazione arcuata, può aver assolto la funzione di sostegno angolare di una struttura voltata, e la muratura di fondo, quella di tamponatura di una grande arcata, probabile accesso ad una cappella laterale all’abside nella primitiva chiesa16.

Tali indicazioni concordano con la pregressa presenza di un’antica copertura voltata del livello basamentale del campanile, individuabile dal residuo troncone d’imposta della crociera costolonata in pietra (particolarmente evidente nell’angolo a nord (Fig. 12), dove sussiste, nel suo assetto di crollo, per un’altezza di circa m 1,70, interrotta alle reni degli arconi), visibile al primo piano, alla quota di calpestio, nello stretto vano dove si sviluppano, sovrapposte, le rampe lignee della scala di accesso alla cella campanaria. l’attuale struttura di orizzontamento (volta reale laterizia, a botte estremamente ribassata), modifica le altezze interne originarie di interpiano, secando all’imposta la crociera originaria, che doveva svilupparsi, presumibilmente a sesto rialzato, conferendo pertanto un notevole slancio all’ambiente posto alla base della torre. alla base del campanile tradizionalmente17 si riferisce ubicato il prezioso archivio dell’abbazia, che andò perso proprio

nel crollo della torre campanaria avvenuto durante il sisma del 1352.

Inoltre, un dato ineccepibile sulla preesistenza del campanile rispetto al colonnato che spartisce le navate, è fornito dalla presenza, sulla cantonata nord della torre, di una mensola litica sporgente verso la nave

15 la porzione di torre campanaria visibile dal presbiterio, dietro l’organo, posteriormente all’ultima arcata ricostruita (cfr. saggio Brandini-Fusi,

ivi), presenta un paramento integro e regolare che induce a ritenerlo un rifacimento recente.

16 Si veda in proposito l’ipotesi della presenza ai lati dell’altar maggiore dei resti delle cappelle (protesis e diacònikon) in TaFI 1994, p. 201.

17 GoraccI [1636] 1847, cap. XXII, pp. 183-84; FarullI 1713, p. 25. È plausibile che il luogo in cui si conservavano le scritture fosse con- tiguo, ma non sottostante, alla torre campanaria, e collocato, come consuetudine nei monasteri benedettini, a lato della sala capitolare, come l’armario, deposito dei libri liturgici correnti (cfr. De roSSI 2008, p. 65).

centrale, che resta occultata dall’ultima colonna presbiteriale a destra, eretta proprio in corrispondenza, e con arcata giustapposta, del possente setto murario nord-orientale da cui dista soltanto 15 cm. Scolpito nella faccia anteriore18, che originariamente doveva presentarsi a vista (Fig. 13), l’elemento è il probabile

resto di un peduccio a fascia, di imposta, sul presunto pilone angolare, dell’arcone frontale della crociera, o di un arco presbiteriale: sicuramente appartenuto alla chiesa primitiva è rimasto inutilizzato in situ dopo la

realizzazione della colonna antistante.

naturalmente la presenza di tale possente crociera a copertura del livello inferiore, presupponeva che, interamente al campanile, non vi fosse comunicazione diretta tra i primi due piani e che pertanto l’accesso alla parte superiore della struttura campanaria vera e propria dovesse avvenire mediante scala esterna al campanile stesso, o dall’interno della chiesa o dal piano primo dell’abbazia19.

nel 1100 l’abate rodolfo II dette inizio ai lavori di ampliamento del monastero, destinato a sostituire il piccolo complesso costruito prima del 1017. Il rinnovato edificio affiancava la chiesa nel lato meridionale, insistendo nell’area dell’attuale palazzo Vescovile, includente uno spazio scoperto destinato a chiostro, nucleo centrale pulsante della vita monastica attorno al quale si disponevano gli edifici che consentivano lo svolgersi delle mansioni quotidiane nell’ambito abbaziale. Il tutto inserito entro un esteso muro di cinta includente un ampio terreno destinato a orti, cimitero monastico e dipendenze: non è noto l’esatto sviluppo del recinto ma risulta esser giunto, ad est, fino alla chiesa e spedale di San niccolò e al Fossatone o rio (attuale

via G. Buitoni).

Il complesso è indicato esser stato capace di molti monaci20. Davanti alla chiesa abbaziale si estendeva una

vasta piazza in cui, nel 1213, avrebbe predicato anche San Francesco21.

l’abbazia dovette sorgere, come l’oratorio primitivo, presso una fonte (il pozzo di Sant’egidio è ubicato nel lato nord-ovest del chiostro) ma anche in prossimità dell’antichissimo percorso viario, oggi ricalcato da via XX Settembre, un tempo via Maestra, importante strada romana longitudinale della valle del Tevere.

nei locali a piano terra del palazzo Vescovile, lungo questo tracciato, restano significative tracce di un colonnato che si imposta ad una quota di poco inferiore a quella attuale di pavimento, a sua volta alquanto ribassato rispetto al chiostro ed alla chiesa. la serie di corte colonne superstiti (recuperate dentro la muratura che le inglobava) assai consunte, presenta rozzi fusti monolitici in arenaria, con arcaici capitelli, sia conformati a tronco di piramide rovescia e unghiati, sia con campana scolpita a palmette, dal margine assai segmentato e dalla nervatura centrale a tortiglione, alternate a caulicoli stilizzati, con stelo tortile e rigidi elici contrapposti a spirale22 (Figg. 14a e b), riferibili ai primi del XII secolo23.

Tali colonne sono approssimativamente allineate a distanza di circa 2 metri dal muro esterno lungo via XX Settembre, disposte con interasse longitudinale di circa 4 metri: su esse impostavano trasversalmente strette e basse arcate, una delle quali (ampia m 1,30 in conci litici a sesto oltrepassato), riemersa di recente24, assieme

a contigui archi individuati sotto l’intonaco negli attuali muri trasversali, fa presumere sottarchi di crociere25.

18 Il peduccio a fascia (cm 45x32x8), posizionato a circa m 2,50 dall’attuale piano presbiteriale, molto eroso e lacunoso, parzialmente definito da listelli orizzontali, reca scolpiti due caulicoli stilizzati, dallo stelo liscio e con semplici volute laterali, affiancanti una grande foglia centrale con cinque lobi a margine liscio, di cui il centrale molto ampio, e due semifoglie analoghe laterali, forse interrotte.

19 Quest’ultima ipotesi appare avvalorata dalla presenza, sulla parete sud-ovest del campanile, contigua all’attuale palazzo Vescovile, di due lesioni verticali, a distanza di circa cm 90, posizionate tra le due travi del solaio divisorio tra il secondo e il terzo livello della torre, le quali indicano una discontinuità muraria, come, appunto, un’apertura tamponata. Si arrestano a circa m 2,50 dall’attuale piano di calpestio del primo orizzonta- mento, altezza che si stima corrispondente all’estradosso della crociera crollata.

20 Secondo pignani, cfr. aGnoleTTI 1970, p. 18; IDem 1976b, pp. 29-30; TaFI 1994, pp. 49, 197; cZorTeK 1997a, p. 62. 21 TaFI 1994, p. 60.

22 un capitello analogo «a rigidi caulicoli dal fusto a spirale – quasi palme stilizzate – alterni a foglie che si profilano a guisa di nitide palmette», riferito ai primi del XII secolo e ad un ambiente dell’abbazia camaldolese è pubblicato da Salmi (SalmI 1942-44, tav. III, Fig. 1) e poi da Tafi (TaFI 1994, p. 202): in esso le foglie presentano doppia nervatura fasciata alla base.

23 SalmI 1942-44, pp. 47 e 51. Il motivo ornamentale, ricorrente nell’alta Valle del Tevere (analoghi due capitelli erratici della Badia di S. Giovanni a marzano, potente fondazione benedettina in diocesi di città di castello, ascrivibili al XII secolo – Ivi, pp. 50-51 e tav. III, Figg.

5-6), sebbene con fatture diverse, si ritrova presente, anche nel secolo seguente in Sansepolcro, sia nella chiesa abbaziale (capitello della quarta colonna a destra) sia nel monastero benedettino femminile di San lorenzo, dove è superstite il pregevole capitello a fascia, su colonna, residuo del chiostro romanico.

24 ringrazio lo Studio tecnico romolini di Sansepolcro per aver messo a disposizione la documentazione fotografica e di rilievo dei lavori. 25 Di un locale voltato a crociere parlava anche Salmi in relazione all’unica colonna allora conosciuta, riferendolo, in base al capitello, agli inizi del

XII secolo e ad un ambiente non meglio identificato dell’abbazia camaldolese, rifiutando, in base alla datazione, l’identificazione del locale con l’antico oratorio (cfr. rIccI 1942, p. 11, che parla di «sacello privato dei monaci») e sottolineando la lontananza dalla chiesa, l’impossibilità di precisarne la destinazione, l’esclusione, ipotizzata da ricci, anche dell’identificazione con la cripta (SalmI 1942-44, p. 47).