La straordinaria continuità di vita del centro di Roca si deve senza dubbio alla sua favo- revole ubicazione topografica, a controllo di una delle tappe obbligate nelle rotte di attra- versamento di questo nevralgico settore del Mediterraneo. La particolare conformazione geografica del Canale d’Otranto, infatti, determina un regime sufficientemente stabile dei venti e delle correnti marine che, soprattutto durante la bella stagione, garantisce un supporto costante alla navigazione. In condizioni ideali, senza traversie di vento perico- lose, l’alternanza di brezze di terra e di mare nell’arco della giornata è adeguatamente commensurata alla superficie di mare da coprire, così come le correnti marine che, muo- vendo in senso antiorario lungo le coste dell’Albania meridionale, spingono verso W-NW i flutti per poi ridiscendere, costeggiando il litorale adriatico del Salento, nella direzione inversa (Figura 3b). A queste peculiarità si sommano quelle di una costa che presenta numerose possibilità di approdo a differenza delle altre regioni dell’Italia continentale (Snodgrass 2000).
L’ampia baia di Torre dell’Orso, 1,5 km a S di Roca, presenta tutte le caratteristiche di un ormeggio sicuro e a testimoniarlo sono anche le numerose iscrizioni di naviganti graffite nelle grotte che si aprono lungo la falesia (come la Grotta artificiale di San Cri- stoforo, realizzata nel IV secolo a.C. e frequentata fino al XIII secolo d.C.; Pagliara 1984: 551-552), ma verosimilmente poteva costituire lo scalo principale anche in relazione al più antico insediamento.
Il promontorio su cui sorge Roca delimita sul versante occidentale un’ampia depres- sione, oggi completamente interrata, che poteva rappresentare un’ulteriore area di anco- raggio in prossimità dell’abitato.
Da un punto di vista nautico è possibile caratterizzare Roca come un ‘approdo inevi- tabile’. Qualunque sia stato il verso della navigazione, infatti, Roca costituiva un capo- saldo obbligato al quale non ci si poteva sottrarre. Solo con il progredire della tecnologia nautica saranno possibili nuove rotte, ma per brevità del percorso e per condizioni meteo- marine costanti, sarà per lunghissimo tempo il luogo privilegiato del passaggio.
Conclusioni
Le due aree periferiche prese in esame si collocano grosso modo alla stessa distanza dal- la Grecia continentale, ma questo non significa, ovviamente, che i processi di interazione verificatisi nel corso della tarda età del Bronzo tra queste realtà debbano aver seguito linee di sviluppo affini. Da un lato il differente grado di influenza esercitato dalle civiltà stanziate a ridosso dei cardini del sistema geo-politico del Mediterraneo (regni anatoli- ci, micenei e realtà protourbane dell’Italia meridionale), e dall’altro il condizionamento fisico dei distretti marittimi che ne realizzano i collegamenti, creano, infatti, differenze sostanziali.
Le evidenze archeologiche più rappresentative offerte dai due siti, inoltre, sembrereb- bero indiziare l’appartenenza a due orizzonti cronologici successivi e distinti. Efestia, in- tegrata nel kòsmos Egeo fin dalla media età del Bronzo, soprattutto in seguito al processo di minoicizzazione di alcune isole del Nord, sembra manifestare una certa congruenza con le realtà della Grecia continentale almeno fino al tracollo della struttura palaziale, quando la presenza micenea sull’isola scompare e viene soppiantata, almeno per ciò che riguarda la produzione materiale, da nuovi apporti di origine tracia o balcanica (Danile 2011).
L’acme della presenza di materiale miceneo a Roca, invece, viene raggiunta all’in- domani del collasso del sistema palaziale, in un contesto di forte fermento economico e sociale che può aver direttamente coinvolto le comunità indigene, in associazione ad altre compagini di provenienza orientale (gruppi fenici e ciprioti), in un processo di conquista di ambiti territoriali e commerciali prima di allora preclusi e probabilmente gestiti di- rettamente dai regni micenei. È questo il momento delle partecipazioni occidentali alla rete dei traffici condotti nell’Egeo e nel Mediterraneo orientale, come attestano i sempre più cospicui ritrovamenti di vasellame (Handmade Burnished Ware e ceramica grigia tornita) e prodotti metallurgici di origine italica (Iacono 2013b). Un boccaletto in cera- mica d’impasto di ispirazione italica, accostabile ad un esemplare da Lefkandì (Mountjoy 1993: 92, fig. 232; Bettelli 2002: 125, fig. 55, 9), e per il quale si prospetta una deriva- zione da prototipi italici, proviene dai livelli successivi all’abbandono del Tardo Bronzo della stessa Efestia (Coluccia 2012: 8-9, fig. 3d).
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