Per quel che riguarda la porzione orientale dell’isola, l’analisi si è concentrata su 159 tombe, da 30 siti diversi, delle quali solo nell’11% dei casi non è stato possibile pre- cisare il trattamento utilizzato. Come evidenzia Perna, nel corso del TM IIIA/B questa zona appare quella che ha maggiormente beneficiato della disintegrazione politica post- palaziale: infatti, dopo una condizione di area marginale e periferica, durante l’apogeo dell’ultimo palazzo di Knossos, si registra una serie di innovazioni tra cui la costruzione della tholos di Achladia insieme alla comparsa di armi e di oggetti preziosi nei corredi tombali (Perna 2011); inoltre la stessa studiosa mette in evidenza il fatto che il TM III appare contrassegnato dalla tendenza a costruire tombe a tholos in aree non occupate in precedenza.
Sebbene continuino ad essere adottate anche le forme tradizionali di architettura tom- bale, la nostra analisi sulla tipologia di sepoltura ha permesso di appurare che la forma più diffusa è costituita dalla semplice deposizione del defunto sul pavimento della tomba, di cui le principali attestazioni, che raggiungono il 42%, si collocano principalmente in un arco cronologico che va dal TM IIIC al Sub-minoico/Protogeometrico (ARepLond 2005). Una precoce testimonianza è stata individuata a Palaikastro: qui infatti, poggiati su uno strato di pietra e frutto di una deposizione secondaria, erano i pochi resti ossei, in pessimo stato di conservazione, ed il cranio rinvenuti nella cosiddetta Beehive Tomb, in località Angathias, (Bosanquet 1901-1902; Bosanquet e Dawkins 1923), peculiare anche perché secondo Bosanquet questa sepoltura del TM IIIA/B rappresenterebbe il tentativo di introdurre a Palaikastro un nuovo tipo di tomba dalle influenze micenee, ma tale esperimento sarebbe fallito come dimostra il crollo della struttura. Numerose sono le sepolture a terra individuate a Karphi, che ci hanno restituito un cospicuo numero di resti ossei in diverso stato di conservazione, che vanno da scarsi frammenti a scheletri
quasi completi (Pendlebury et al. 1937-1938). Una cronologia tra il TM IIIC e il Protoge- ometrico è stata proposta per il sito di Krya-Orthi Petra (Tsipopoulou 1984), così come per le due tholoi scavate da Xanthoudides nel 1903 a Moulina (AJA 1905; Mackenzie 1906-1907; Kanta 1980). Tra le ultime testimonianze di sepolture a terra, in particolare in un periodo compreso tra il Sub-minoico e il Protogeometrico, troviamo le tre tholoi di Kavousi-Vrontas (Boyd 1901; Coulson et al. 1983). Infine, numerosi esempi ci permet- tono di constatare che spesso questa forma di deposizione era usata in associazione ad altre tipologie: anche in questo caso le prime attestazioni sono state individuate nel TM IIIA/B a Palaikastro (Bosanquet 1901-1902; Bosanquet e Dawkins 1923), dove la sepol- tura a terra risulta spesso associata alla presenza di larnakes. Ulteriori esempi di questa consuetudine sono riscontrabili a Plati ed a Praisos (Dawkins 1913-1914), dimostrando come questa particolare associazione sia molto frequente. Ancora più significativo è il caso di Dreròs, dove, nel TM IIIC/Sub-minoico, a fronte di una necropoli che consta di 25 tombe, abbiamo un solo caso di deposizione terragna (Van Effenterre 1948).
Altre tipologie molto diffuse in quest’area sono sia le larnakes che le sepolture all’in- terno di pithoi. Per quel che riguarda innanzitutto le larnakes, attestate nel 22% dei casi, occorre evidenziare come purtroppo la maggior parte degli esemplari, da cui provengo- no i resti ossei, appaiono di datazione generalmente collocabile nel TM III, sebbene la nostra indagine ci abbia permesso di riscontrare una particolare concentrazione nel TM IIIB. Un primo caso di deposizione entro questo contenitore fittile minoico può essere individuato ad Adromyli-Kantemi Kephala (KretChron 1954; BCH 1955), all’interno del quale riscontriamo i resti di ben 5 individui, seppelliti in successione. Numerose sono poi le larnakes rinvenute nel cimitero di Elounda (Van Effenterre 1948), dove si trovano esemplari di dimensioni ridotte, destinati verosimilmente ad ospitare bambini, sebbene purtroppo non sia possibile precisarne la cronologia, che oscilla tra TM IIIB e il Sub- minoico. Merita particolare attenzione il sito di Palaikastro, che ci ha restituito il maggior numero di larnakes, almeno se si considera solo questa porzione dell’isola (Bosanquet 1901-1902; Curelly 1903-1904; Bosanquet e Currely 1903-1904; Dawkins et al. 1904- 1905; Dawkins 1905-1906; Bosanquet e Dawkins 1923). Ci limitiamo poi a citare i casi di Episkopi Ierapetras (KretChron 1947; Kanta 1980); il sarcofago di Lastros del TM IIIB (KretChron 1959; BCH 1960; Kanta 1980); le due tipologie sono attestate a Milatos-Ag. Phanourios (Evans 1905). Inoltre, alcuni esemplari, ben conservati e databili tra TM IIIA e B, erano posti all’interno delle tombe a camera di Myrsini-Aspropilia (KretChron 1959), a Gra Lygia-Ierapetra, in località Arapi Skala (ARepLond 1998) e infine, citiamo il caso di Pachyammos-Alatsomouri (KretChron 1951; Alexiou 1954; Kanta 1980), del TM IIIB, dove si registra la presenza di 4 sarcofagi a vasca. Infine un ulteriore esempio, collocabile in un momento successivo e che testimonia la lunga tradizione di questo contenitore fittile è la larnax di Mesa Moulina-Sellades del TM IIIC/Sub-minoico (AJA 1905; Mackenzie 1906-1907; Levi 1927-1929).
Un’altra tipologia di sepoltura che trova una particolare diffusione in quest’area ge- ografica è costituita dall’utilizzo dei pithoi: anche in questo caso la maggior parte delle attestazioni è di datazione incerta o poco precisabile, mentre nei restanti casi spicca una particolare concentrazione nel corso del TM IIIC/Sub-minoico, in ogni caso anche qui raggiungiamo il 22%. Tra le attestazioni più precoci di pithoi, si può considerare la tomba II di Pachyammos-Aïsa Langada, datata al TM IIIA2 (Kanta 1980), che ci ha restituito alcuni resti appartenenti a 3 individui, di cui un bambino. Tuttavia, ancora più
significativo è il caso della necropoli di Gournia-Sphoungaras: datata genericamente al TM III, questa necropoli appare caratterizzata da un complesso di circa 150 pithoi, in diverso stato di conservazione (Hall 1912). Sempre da collocare al TM III, anche se in questo caso non possiamo parlare di vera e propria necropoli quanto piuttosto di sepoltu- ra intramurale, sono le deposizioni individuate a Mochlos (Soles 2003). Nonostante non siano stati rinvenuti numerosi resti ossei, talvolta ridotti a minuscoli frammenti, il sito appare di grande importanza perché in esso ritroviamo numerose inumazioni di bambini, sebbene non manchi qualche caso di individuo adulto. Tuttavia, occorre evidenziare che pochi anni fa, sempre a Mochlos è stata scoperta una necropoli in località Limenaria, che consta in complesso di 31 tombe, seppure non tutte abbiano conservato resti ossei: di queste la maggior parte presenta esempi di deposizione in pithos, benché non manchino sepolture in cui i corpi erano sistemati all’interno di larnakes (Soles 2008; 2011). Tra gli altri casi di incerta datazione si ricorda il pithos identificato nella tomba 12 di Krya- Orthi Petra (Tsipopoulou 1984), mentre un ulteriore esemplare, al cui interno si sono conservate poche ossa, è stato rinvenuto a Loumas. Infine, tra le attestazioni più tarde si colloca il caso di Tzermiadon (AJA 1896), dove, tuttavia, il vaso sembra aver assolto la funzione di ossario, e quello di Kavousi-Aloni, al cui interno rimane solo un cranio (Tsipopoulou 1984); vanno annoverati anche i casi di Vrokastro-Chavga, da collocare tra il TM IIIC e il Sub-minoico/Protogeometrico (Hall 1914).
Un’ultima tipologia di deposizione è costituita dalle sepolture all’interno di una fossa (solo 3%), in questo caso meritano particolare attenzione le numerose fosse a incinera- zione del TM IIIC/Sub-minoico scoperte a Dreròs (Van Effenterre 1948), che, con l’ecce- zione di una sepoltura a terra, costituiscono l’unica forma attestata per l’intera necropoli; invece, associata a una larnax, ma con funzione di ossario, è la fossa del TM IIIB di Pachyammos.
Passando ad esaminare un altro aspetto del rituale funerario possiamo osservare che nella Creta orientale prevale il rito della deposizione primaria, raggiungendo una percen- tuale prossima al 70%, in netto contrasto con quella secondaria, che appare attestata per quasi il 22% dei casi, senza trascurare il fatto che spesso si rivela piuttosto complesso determinare con certezza il tipo di deposizione utilizzato, perché in molti casi le tombe risultano sconvolte rispetto alla loro condizione originaria, a causa di fattori ambientali o perché depredate nel corso dei secoli. A tal proposito ci sembra interessante prendere in considerazione i 12 ossari rinvenuti a Vrokastro (Hall 1914): si tratta di strutture composte da uno a cinque vani affiancati, che ospitavano numerosi individui sepolti, in alcuni casi molto disturbati e in gran parte talmente decomposti da essersi conservati solo minuscoli frammenti ossei, tali da non poterne determinare il numero esatto. Altri due aspetti devono essere presi in considerazione: innanzitutto, il fatto che i corpi siano stati sia cremati che inumati, in secondo lungo la constatazione che la maggior parte dei resti ossei sembra appartenere ad individui adulti.
Un ultimo elemento che ci preme prendere in considerazione riguarda il trattamen- to del corpo, dal momento che Creta nel corso del TM III presenta diversi casi sia di inumazione che di cremazione, sebbene questi ultimi risultino attestati in percentuali assai diverse tra le varie aree geografiche. Infatti, è l’inumazione il rituale maggiormente utilizzato in tutta l’isola: nella Creta orientale, questa risulta utilizzata nel 87% dei casi, a differenza della cremazione, che si limita al 12%. Uno degli esempi più significativi
dell’applicazione di questo trattamento deve essere individuato nel sito di Eloundadove, accanto alle numerose inumazioni in larnax, troviamo anche 16, ma in origine forse 23, cremazioni a cui vanno aggiunti 3 casi di cremazione parziale in larnax. Tale necropoli andrebbe collocata nel TM IIIB, tuttavia su quest’ultimo punto non c’è accordo tra gli studiosi: infatti se Desbourough sottolinea che in questa necropoli non c’è nulla che non sia minoico e che tali cremazioni non possano andare oltre il Sub-minoico (Desborough 1964), e Mavriyannaki, sulla base dello studio della ceramica, non ha dubbi nel proporre il TM IIIB (Mavriyannaki 1967-1968), Davaras torna a ribadire che il sito presenta una continuità d’uso dal TM IIIB al Sub-minoico (Davaras 1973), dunque anche questo caso andrebbe inserito all’interno dell’arco cronologico del TM IIIC. Tuttavia, molti anni dopo la scoperta di questa necropoli, Kanta si è occupata della revisione dei materiali propo- nendo una datazione tra il TM IIIA2 e il IIIB, sulla base di un dettagliato studio delle forme ceramiche che contenevano i resti delle cremazioni (Kanta 2001a). Ad ogni modo, le maggiori attestazioni di questo rituale devono essere collocate nel TM IIIC, periodo a cui si data la pyxide di Praisos; alla stessa epoca appartengono anche le cremazioni individuate a Kritsa, all’interno di due urne cinerarie, mentre tra TM IIIC e Sub-minoico troviamo il caso di Moulina.