Una nuova raccolta di dati effettuata nel 2011 e nel 2012, ottenuti sia tramite osservazio- ne e rilievo diretto sia tramite rilievo indiretto con stazione totale e successiva elaborazio- ne dei dati in ambiente CAD, ha consentito di definire in maniera accurata la planimetria e le caratteristiche dell’Edificio 103/XLII.
La necessità di definire con precisione gli elementi architettonici e le loro connessioni reciproche è funzionale ad una corretta definizione degli spazi, partendo dal presupposto che simili caratteristiche architettoniche risultano distribuite nelle strutture minoiche in modo tale da poter individuare delle varianti contestuali dello stesso modello tipologico e geometrico (Hitchcock 2000: 49; Preziosi 1983: 149).
Nella descrizione degli elementi architettonici si è mantenuta la numerazione origi- naria laddove presente ma, per maggiore chiarezza espositiva, è stata adottata una nuova numerazione per i muri e lettere dell’alfabeto per indicare colonne e pilastri (Figura 1).
Si tratta di un ampio atrio a pilastri, colonne e dotato di bacini, accessibile a nord e collegato alla Corte Est del Palazzo tramite una scalinata. Compaiono anche alcuni pic- coli vani collocati al piano superiore (Figura 2).
L’atrio attualmente visibile ha un’area totale di circa 100 mq. Venne pavimentato con lastre irregolari in calcare bianco, molte ancora in situ, legate con malta tra gli interstizi (Shaw 2009: 150). Nel settore nord-orientale, accanto al muro che divide l’Edificio 103/ XLII dall’Edificio 104/XLIII, venne realizzato, con frammenti in calcare grigio, un baci- no profondo 0.03 m. e con un’area interna di 1.20 mq. Esso era alimentato da un canale fatto di lastre di calcare grigio, che si preserva per 1.48 m. di lunghezza. A poco meno di un metro di distanza verso sud, venne scavato un altro bacino nella roccia. Sebbene un taglio lungo il muro 43 sembri indicare la presenza di un canale, quest’ultimo, essendo collocato ad un livello differente, non sembra avere alcuna connessione funzionale con il bacino che si può ipotizzare fosse un contenitore per piante, come si è presupposto per esemplari simili, ad esempio per l’Area Teatrale del Palazzo di Festòs (Figura 3).
Figura 1. Planimetria risultante dal rilievo con numerazione delle unità murarie.
Figura 2. L’atrio visto dall’alto. Figura 3. Il bacino del settore nord-orientale.
Rimangono visibili quattro pilastri, i più orientali incorporati, secondo Pernier, in- sieme alla colonna centrale, dal muro 44. I pilastri sono costituiti da bassi blocchi (0.90 x 0.90 x 0.65 m.), che presentano in alto dei fori di alloggiamento per le mortase (Shaw 2009: 60); essi sono impostati su una krepidoma costituita da un blocco più sottile.
La distanza tra il pilastro A e il pilastro C è la stessa che tra il pilastro B e il pilastro D (3.70 m.), e la distanza tra i pilastri A e B è analoga a quella tra C e D (2.70 m.).
Tre colonne di diametro differente, che tagliano la pavimentazione come i pilastri, sono collocate tra essi, ad eccezione dello spazio tra i pilastri C e D, mentre una piccola colonna (J) si appoggia al pilastro C ed è inserita nella pavimentazione, e presenta fori di trapano per mortase sulla superficie superiore. Presso il muro 45 c’è quella che Pernier considerò una base di colonna ma che, osservando con più attenzione, è meglio identifi- care come abaco.
Ad ovest ci sono altre due colonne e una base, che Pernier considerò non in situ, la prima (K) simmetrica alla colonna E, ma più piccola. Alla distanza di 1 m. dal muro 37 c’è un’altra colonna (L), non in situ e quindi probabilmente caduta dall’alto, con due fori per mortase sulla facciata superiore. Un’altra base di colonna (M) è ubicata alla distanza di 1.80 m. dal muro 37 (Figura 4).
Figura 4. Le colonne L ed M ed il muro 37. Figura 5. Il corridoio a nord-ovest.
L’ingresso al portico, come già sottolineato da Pernier, è consentito da un corridoio a nord-ovest (4.67 m. di lunghezza x 1.27 di ampiezza), che piega ad angolo retto a sud (2.10 x 1.76 m.), aprendosi nell’atrio (Figura 5). Proprio verso l’atrio sono due stipiti in gesso quasi paralleli. Pur presentando un andamento leggermente divergente rispetto ai muri limitrofi, sembra inaccettabile l’ipotesi che siano caduti da un piano superiore (Per- nier 1935: 366) e sono da considerare certamente in situ. I muri del corridoio mostrano due differenti tecniche murarie. Il muro orientale (38), spesso 1 m., si conserva solo per 2.50 m. perché tagliato diagonalmente dal muro ellenistico, ed è costituito dall’alternan- za di pietre non sbozzate di piccole dimensioni con grandi blocchi (0.70-0.75 x 0.30-0.35 m.) posizionati principalmente nelle file inferiori e ad angolo. In particolare, la seconda pietra angolare dal basso presenta due differenti mason’s marks (Figura 6), entrambi sulla stessa faccia, contro la teoria di Pernier secondo cui più simboli possono trovarsi incisi sulla stessa pietra, ma su superfici differenti (Pernier 1935: 415). Il primo, a nord, è una sorta di punta (mason’s mark 8b), identificato da Pernier per Festòs solo due volte e non in situ (Pernier 1935: 415), il secondo è una stella a otto raggi (mason’s mark 5b, Pernier 1935: 403, 408). Luisa Banti notò quest’ultimo simbolo, ma lo indicò come punta a sei stelle invece che a otto e lo definì tipico del Secondo Palazzo (Pernier e Banti 1951: 398). Secondo il principio enunciato da Evans per cui il mason’s mark più profondo è anteriore, è probabile che il simbolo 8b sia stato inciso per primo. Occorre sottolineare come entrambi i simboli siano stati individuati a Mallia e datati al MM IIIB, al momento del restauro del Palazzo (Chapouthier 1930: 75).
Figura 6. I mason’s marks del corridoio. Figura 7. Finestra, ingresso, stipiti e i muri 40 e 41 a nord. Un altro mason’s mark, alla stessa altezza dei precedenti, è visibile su un blocco del muro 47; esso rappresenta una doppia ascia (10c, Pernier 1935: 404, 408) e ha la stessa profondità del simbolo 5b, quindi sono probabilmente da considerare contemporanei. Sempre sul muro 47 sulla faccia est del terzo blocco dal basso del muro ovest (47) della scalinata, si trova un’altra doppia ascia (10a, Pernier 1935: 403, 408).
Il muro 37 presenta la stessa tecnica muraria già descritta per il muro 38, con pietra- me di medie dimensioni alternato a blocchi di notevoli dimensioni e con riempimento di piccolo pietrame legato con fango. Lungo 2.10 m. in direzione est-ovest, gira ad angolo retto in direzione nord-sud, per una lunghezza di 5.80 m. Orientato in direzione est-ovest si trova, in corrispondenza dell’estremità meridionale del muro 37, il muro 39, costruito con un ricorso di grandi diatoni e pietrame di modeste dimensioni, su cui si imposta la finestra, già identificata da Pernier, più tardi chiusa da un ammasso di piccolo pietrame incoerente legato insieme da fango, in contemporanea con la costruzione del vicino muro 39, staccato dal muro precedente e legato al ‘conglomerato’, oltre che sovrapposto ad una precedente base collocata alla stessa altezza della finestra.
Due stipiti paralleli in gesso, distanti 0.80 m., segnano l’accesso principale all’atrio in questo settore settentrionale (Figura 7). Il primo si appoggia alla preesistente base del muro 40, che parzialmente gli si sovrappone, mentre il secondo si appoggia al muro 41 ed è parzialmente coperto da esso. Entrambi gli stipiti sono ad un livello più alto del pavimento di lastre.
Il muro 41 è un muro in pietrame non coltivato fatto di medio pietrame legato con malta, e si preserva per 1.77 m. di lunghezza. Quasi di fronte ad esso si trova una pie- tra, non in situ, con un mason’s mark che rappresenta una stella a sei raggi (5a, Pernier 1935: 402, 407). Il muro non doveva terminare qui, ma probabilmente era congiunto al muro 42 che separa l’Edificio 103/XLII dall’Edificio 104/XLIII, chiudendo l’intera area settentrionale del portico. Ad esso si appoggia il muro sud-orientale dell’atrio, poco preservato. Il muro 44, orientato in direzione nord-sud, si appoggia ad esso. Esso inglobò i pilastri e le colonne, e si preserva solo nella prima parte poiché, come già affermato, fu rimosso da Pernier per ristabilire quello che egli considerava l’assetto originario dell’atrio di MM (Pernier 1935: 365), ma che doveva originariamente essere lungo 9 m.
Un altro muro di pietrame non coltivato è il muro 45, contemporaneo al muro 46 con cui lega. Quest’ultimo costituisce il parapetto orientale della scalinata monumentale che conduce al Piazzale 90 (Figura 8). Di questa scalinata monumentale lunga 10.52 m. e
con una pendenza del 20%, solo dodici scalini dal basso sono preservati, contro i diciotto di cui parla Pernier. La loro pedata varia da 0.46 a 0.56 x 1.40 m., e ciascuno di essi è costituito da due o tre lastre di calcare. La parte superiore della scalinata non si è ben preservata e molti gradini non sono più visibili, ma appaiono due lastre parallele in gesso che potrebbero indicare la presenza di un pianerottolo (considerate invece da Pernier scalini, Pernier 1935: 362). Due blocchi in calcare accostati consentono infine l’accesso alla terrazza superiore. La scala è fiancheggiata per tutta la lunghezza da due muri, il già menzionato muro 46, ad est, con un paramento costituito da filari di medio pietrame alternato con grandi pietre appena sbozzate e con piccolo pietrame legato con fango negli interstizi, ma con tre ampi e sovrapposti blocchi squadrati (0.90 x 0.67 m.), e pietrame misto tra il primo e il secondo blocco, legati insieme con terra, che definiscono l’angolo del parapetto. Il parapetto occidentale mostra la stessa tecnica costruttiva e dimensioni del muro precedente, con i tre blocchi iniziali, ma gira anche ad ovest e forse era origi- nariamente collegato al muro 37.
Figura 8. La scalinata monumentale. Figura 9. La scala a sud-est, al piano superiore. Vari elementi consentono di ipotizzare la presenza di un piano superiore, con alcuni piccoli vani e sistemi di accesso sia a sud-ovest che a sud-est del portico, che si aggiungo- no alla loggia ipotizzata da Pernier e Minto, che doveva invece sovrapporsi perfettamente all’atrio.
Il muro 37 del corridoio e il muro 47 delimitano un’area scarsamente comprensibile a causa dei tagli operati dalle sovrapposte strutture ellenistiche. Quest’area sembra tut- tavia seguire la pendenza del terreno ed era forse articolata su due livelli. L’unico muro rimasto, a sud, è collocato contro il versante roccioso. Il muro 48, orientato in direzione est-ovest, appoggia sul lato occidentale della scalinata monumentale. Il secondo muro (49), in direzione nord-sud, si appoggia al precedente e ne condivide la tecnica in pie- trame sbozzato di medie dimensioni accostato in maniera disomogenea e con zeppe di piccole dimensioni negli interstizi. In entrambi i casi è difficile determinare lo spessore a causa di uno scivolamento di terra dalla terrazza superiore.
Per quanto riguarda il piano superiore a sud-est, Pernier identificò alcuni scalini a sud e due piccoli vani a nord ma, ad un’osservazione diretta, sembra piuttosto preferibile parlare di un unico ambiente di forma trapezoidale (1.70 m. a sud, 1.77 m. a nord, 0.93 m. a est, 1.15 m. ad ovest), limitato a nord dal muro 45 e ad est dal muro 44. Il muro a sud (muro 50), tagliato dal muro ellenistico, è plausibilmente il limite di un piccolo corridoio
(2 x 1.70 m) che conduceva ad un pianerottolo da cui partiva una prima rampa di scale, da ovest ad est, di tre gradini (il primo dei quali ben preservato), e una seconda rampa, sempre di tre gradini, meglio preservata (Figura 9).
Le fasi
L’analisi di ogni singolo elemento architettonico e lo studio delle relazioni tra le varie unità murarie ha consentito di identificare una cronologia relativa, da associare ai dati di cronologia assoluta forniti dai sopra citati studiosi, prevalentemente sulla base dei materiali.
Pernier aveva attribuito la costruzione dell’Edificio al MM, con modifiche effettuate poco dopo, che avrebbero portato alla riduzione del recesso sud-orientale. Egli identificò un livello di distruzione nel MM III, mentre gli strati superiori presentavano rinvenimenti TM ed ellenistici. Carinci e La Rosa attribuiscono al TM IB i rinnovamenti suggeriti da Pernier e fissano la costruzione dell’Edificio nel MM IIIB, in quanto concepito come complesso unitario con l’Edificio 104/XLIII. Essi identificato dunque due fasi, una del MM IIIB, una del TM I.
Dalle nuove indagini è emersa la presenza di due differenti fasi costruttive.
Durante la prima (Figura 10) il portico era un grande atrio, accessibile da nord tra- mite due entrate, una indiretta dal corridoio e una diretta tramite l’ingresso principale, entrambe marcate dalla presenza di stipiti in gesso. Il muro settentrionale era collegato a quello orientale, chiudendo l’intera struttura, che veniva illuminata dall’ampia finestra collocata sul lato occidentale dell’accesso principale. L’atrio, pavimentato con il lastricato in pietra calcarea, era diviso in differenti zone dall’alternarsi di colonne e pilastri, ad eccezione dell’ala occidentale che non presentava colonne tra i pilastri. Il settore ad ovest presentava una singola colonna al centro (K), allineata con la colonna più orientale (E) della parte centrale, ma più piccola. L’area meridionale era marcata da una colonna al- lineata con le colonne centrali (G e F) del portico, rispettandone le dimensioni. La parte orientale presentava già il canale, su cui si impostava il muro occidentale, che sfociava nel bacino, e il ‘contenitore’ per piante scavato nella roccia affiorante. La parte setten- trionale non presentava alcun accorgimento degno di nota. Il portico era già collegato alla terrazza superiore del Piazzale 90 tramite la scalinata monumentale a sud. L’area ad ovest della sala ipostila era probabilmente occupata da scale che consentivano l’accesso al piano superiore. Il settore sud-orientale non doveva essere in uso in questa prima fase.
Nella seconda fase (Figura 11) lo spazio interno e il sistema di illuminazione venne- ro alterati. La finestra venne chiusa con del pietrame irregolare di piccole dimensioni legato insieme da fango. Contemporaneamente venne costruito il muro 40 in prossimità dell’ingresso, e anche il muro 44 che inglobò i pilastri e la colonna orientali, separando l’area orientale, con il bacino e il contenitore, dal resto della struttura. Al muro 44 venne appoggiato il muro 45, eliminando il recesso meridionale, come si può dedurre dalla sovrapposizione parziale alla precedente colonna, e vennero realizzati un piccolo muro e la scalinata visibile al piano superiore, forse con lo scopo di collegare questo settore del piano superiore con la terrazza superiore della Corte Est, e il piccolo vano trapezoidale. Si può supporre che l’aggiunta del muro 44 sia da attribuire non ad un mutamento fun- zionale, ma ad un accorgimento dovuto a necessità architettoniche e statiche per rendere più stabile il piano superiore, probabilmente a seguito di un cedimento strutturale.
Figura 10. La prima fase dell’Edificio. Figura 11. La seconda fase dell’Edificio.
In termini di cronologia assoluta, è possibile attribuire la prima fase al MM IIIB, mentre la seconda fase dell’edificio può essere datata ad un momento successivo del MM IIIB o nel TM I. La fase di abbandono finale attribuita da Carinci e La Rosa al TM III non trova corrispondenze architettoniche, ma si può supporre che le strutture di TM I sia- no sopravvissute sino al TM III (si veda il sigillo in steatite descritto in precedenza) o che le strutture TM III siano state in seguito del tutto rasate dagli edifici di età ellenistica.