Introduzione
T
ra il 1900 e il 1903, con successivi interventi nel 1908, Luigi Pernier effettuò dei saggi nell’estremità nord-orientale della cosiddetta Acropoli inferiore di Festòs, por- tando alla luce quello che egli definì il «Quartiere privato nord-orientale» (Pernier 1908: 255), costituito da quattro edifici che vennero numerati con numeri sia romani che arabi, a indicare la doppia cronologia, proto e neopalaziale: Edificio 101/XL, Edificio 102/XLI, Edificio 103/XLII, Edificio 104/XLIII. Pernier considerò questi edifici come annessi del Palazzo, ma non parte integrante di esso, e li datò al MM (Pernier 1935: 353-375).Tra i quattro edifici del complesso, il 103/XLII si distingue dagli altri per la sua monumentalità e venne identificato dallo scavatore come quadriportico, sulla base dei confronti con l’entrata orientale del Palazzo di Cnosso, pur riconoscendo la maggiore complessità planimetrica del primo, con i Vani 58, 61 e 91 del Palazzo di Festòs e con il Palazzo di Mallia.
Accessibile dal settore orientale tramite un corridoio con entrata a nord, questa sala era chiusa a nord da uno spesso muro che conservava una finestra nell’angolo nord- occidentale e una porta ad est di essa. Secondo i dati riportati da Pernier, questa corte porticata era originariamente un recinto quadrangolare di 12 x 7.65 m., esteso nell’an- golo sud-orientale con un recesso aperto anteriormente e dotato di una colonna centrale. Lo spazio centrale, aperto, era ampio 3.60 x 2.70 m. e pavimentato con lastre in calcare. Ogni ala presentava differenti dimensioni, con quella occidentale e quella sud-orientale ampie circa il doppio delle altre e divise in due parti, rispettivamente da tre e una colon- na. Elemento degno di nota è la presenza su ogni lato, ad eccezione dell’ala occidentale, di basi cilindriche di colonne collocate tra due pilastri quadrangolari in calcare.
Sopra il portico era probabilmente situata una loggia dotata di colonne, secondo la proposta ricostruttiva del disegnatore Stefani (Pernier 1935: 361) e confermata, secondo il Pernier e la Banti, dalla presenza di elementi architettonici (due stipiti in gesso e due basi cilindriche in pietra) non in situ, probabilmente caduti dal piano superiore (Pernier e Banti 1951: 405). Le ali del portico, originariamente dotate di copertura, conservano tracce di una pavimentazione in gesso. L’ala orientale presenta un canale scavato nelle lastre pavimentali e che sbocca in un piccolo bacino quadrangolare di 0.40 x 0.30 m. Un altro bacino venne scavato nell’astraki presso il muro orientale. Pernier suppose che
AKROTHINIA. Contributi di giovani ricercatori italiani agli studi egei e ciprioti, a cura di A.M. Jasink e L. Bombardieri, ISBN online 978-88-6655-766-1, CC BY-SA 3.0 IT, 2015 Firenze University Press
entrambi fossero abbeveratoi, solitamente ubicati presso le entrate dei Palazzi, con stretti paralleli nel Caravanserai, presso il viadotto che immetteva nella corte orientale del Pa- lazzo di Cnosso (Evans 1928: 103).
Sull’ala meridionale si apre una scalinata ampia 1.50 m. costituita, sempre secondo i dati riportati da Pernier, da 18 gradini in calcare e gesso, e che conduceva al Piazzale 90. Secondo Pernier durante il MM l’atrio venne modificato: la colonna e i pilastri orien- tali furono inglobati da un muro, e un altro muro perpendicolare al precedente ridusse la profondità del recesso a 0.80 m. Di conseguenza l’ala orientale del portico divenne un vano separato, ma il nuovo muro venne abbattuto dallo scavatore al fine di ricostruire quella che egli riteneva la forma originaria (Pernier 1935: 365). Egli suppose che il por- tico fosse usato fino all’epoca del Secondo Palazzo, come avvenne per il simile ingresso orientale di Cnosso.
Sulla base anche dei rinvenimenti, Luisa Banti attribuì l’Edificio alla fine del Se- condo Palazzo, e dove Pernier parlava di leggeri cambiamenti avvenuti nel MM, la Banti sostenne che l’edificio sarebbe stato costruito ex-novo o quantomeno in gran parte ripa- rato alla fine del MM III, quando l’intero quartiere nord-est sarebbe stato distrutto da un terremoto o da un incendio. La studiosa aggiunse inoltre che il rinnovamento attribuito da Pernier al MM sarebbe in realtà avvenuto nel TM, ma prima della distruzione del Palazzo, dato che non ci sono rilevanti cambiamenti nella cultura materiale in uso al momento della distruzione (Pernier e Banti 1951: 405).
Pernier attribuì al MM III il livello di distruzione spesso 0.60 m. sopra il piano pa- vimentale dell’edificio, costituito da frammenti ceramici, cenere, carbone e frammenti combusti di argilla (Pernier e Banti 1951: 395). All’interno di questo strato, presso l’an- golo sud-orientale tra l’ala orientale e il muro che più tardi avrebbe chiuso il portico, egli rinvenne una doppia ascia in bronzo del MM III con estremità arrotondate (Inv. C, 1771, n. 8, Pernier 1935: 364-366, fig. 218; Pernier e Banti 1951: 397), e una punta di lancia presso l’angolo sud-occidentale dell’ala meridionale (Inv. C, 1772, n. 7, Pernier 1935: 364, 365, fig. 218; Pernier e Banti 1951: 397; La Rosa e Militello 1999: 262, tav. LIVc). Vennero inoltre rinvenuti due pendenti in steatite, uno dotato di foro di sospensione, e un sigillo lentoide in steatite con due tori accovacciati da datare al periodo Postpalaziale (TM IIIA1-2), quindi da riferire all’occupazione finale dell’area, e sicuramente da iden- tificare con il sigillo CMS II, 4 150 del Museo di Iraklion indicato solo come proveniente dall’area del Palazzo di Festòs, versante settentrionale (Militello 2002: 75, n. 94). Oltre ad un nucleo di ossidiana e ad alcuni frammenti di vasi in pietra, vennero rinvenuti di- versi esemplari di anfora (Inv. C, 1634, 1627, 6622), con la più rilevante a pittura opaca e decorata a spirali, strisce e bande, con vernice a gocce sulle anse (Inv. C, 1633), mentre altri sei esemplari sono privi di decorazione; circa dieci brocche con largo e falso collo e una cilindrica decorata a motivi in bruno e rossiccio su vernice chiara, alcune delle quali con tre protuberanze a forma di corna attorno al collo (Inv. C, 2970); frammenti di vasi comuni di forma conica, con spirali scure su fondo chiaro, e alcuni frammenti, dall’ala sud-orientale del portico, decorati con rami e foglie in rosso-bruno su fondo chia- ro, simili agli esemplari rinvenuti prima della fine del Primo Palazzo. Dallo stesso strato provengono anche due fusaiole in argilla, una conica, l’altra biconica, e alcune lucerne con anse a bastoncino.
Dagli strati superiori provengono frammenti di uno o due pithoi e altri appartenenti a tipologie databili al TM I e al periodo ellenistico.
L’edificio sarebbe stato definitivamente abbandonato nel TM III, quando vennero co- struite nuove strutture, poi seguite da quelle di età ellenistica (Pernier 1935: 375).
L’interpretazione di Pernier e Banti è apparsa poco accurata in alcuni punti, tanto da portare Carinci e La Rosa ad una nuova lettura del Quartiere nord-est. Per quanto ri- guarda l’Edificio in questione, essi hanno osservato come i rinvenimenti riguardino pre- valentemente il TM IB e siano probabilmente da collegare al rinnovamento indicato da Pernier, forse corrispondente ad un mutamento funzionale dell’edificio. In tal caso, non si può escludere che non fosse stato costruito sin dall’inizio con l’intento di fungere da entrata monumentale al Secondo Palazzo. Per quanto riguarda la cronologia dell’edificio 103/XLII, i rinvenimenti non consentono di sostanziare una cronologia di fondazione al MM III, giacché il corredo consente solo la datazione dello stadio finale d’uso dell’edificio al TM IB (Girella 2010: 61). Tuttavia, una cronologia MM III non può essere neanche del tutto esclusa (Carinci e La Rosa 2009: 271-272), ed è possibile datare al MM IIIB l’adia- cente Edificio 104/XLIII, che presenta lo stesso orientamento dell’Edificio 103/XLII. I ‘vani’ 103/XLII e 104/XLIII sono stati comunque realizzati successivamente all’Edificio 101/XL, databile al MM IIIA, come dimostrerebbe il diverso orientamento (Carinci e La Rosa 2009: 271).