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UNDERLYING COMPOSITION

2.4 IL SAMPLE: TO STEAL OR NOT TO STEAL?

2.4.4 LA GIURISPRUDENZA: I LEADING CASES

2.4.4.1 IL CASO NEWTON: DE MINIMIS USE

Nel 1978 il flautista e compositore James W. Newton compose il brano

Choir. Registrato nel 1981, l’artista dichiarò di essersi ispirato al suo più

remoto ricordo della musica: il canto di quattro donne in una chiesa dell’Arkansas. Nel 1981 registrò il pezzo e concedette i diritti alla ECM Records per 5.000 dollari. Tale licenza ricopriva solo il sound recording e non la underlying composition, che rimase allo stesso musicista.

La parte convenuta (i Beastie Boys e i loro business associates) nel 1992 chiese e ottenne la licenza per utilizzare la registrazione di Choir in vari passaggi della canzone Pass the mic, al prezzo forfettario di 1.000 dollari236. Quello

che invece non riuscirono ad ottenere fu la licenza per utilizzare la

underlying composition. La violazione in questione riguardava una porzione

della composizione, una sequenza di tre note (Do – Re bemolle – Do), cantate sopra una nota di Do suonata contemporaneamente con il flauto. La durata della porzione di Choir sul brano del trio rap durava in tutto sei secondi; ma dato il genere in cui la band di Brooklyn si distingue da ormai 20 anni (il rap appunto), il sample era utilizzato per creare la base su cui cantare ed era quindi ripetuto per decine di volte nel brano.

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É il primo singolo estratto dall’album “Check Your Head”, pubblicato il 7 Aprile 1992 dalla Capitol Records; a titolo esemplificativo, la pagina di Wikipedia dedicata a questa voce elenca tra i sample utilizzati, oltre al brano di Newton, altri quattro fonti da cui il trio ha tratto i samples: “Big Take Over” (dei Bad Brains, dall’omonimo album), “So What’cha Sayin’?” (della band EPMD, dall’album “Unfinished Business”), “I walked on guilded splinters” (di Dr. John, dall’album “Gris-Gris”) e “Big Sur Suite” (di Johnny “Hammond” Smith); dalla voce Check your head disponibile all’URL <http://en.wikipedia.org/wiki/Check_Your_Head>.

122 James W. Newton nel 2000 fece causa ai Beastie Boys per violazione del copyright237. La parte convenuta inoltrò una mozione per richiedere il

summary judgement: i giudici la concessero. Alla fine la District Court decise in

favore della parte convenuta: la porzione del brano “Choir” utilizzata dai Beastie Boys non era originale e dunque la violazione non sussisteva. Il giudice aggiunse che se anche il sample fosse stato di per sé originale, la decisione avrebbe comunque premiato i convenuti perché l’uso fatto era de

minimis238.

Come evidenziato poc’anzi, il copyright sul sound recording e sulla underlying

composition spesso appartengono a soggetti diversi; in questo caso la ECM

records aveva concesso una licenza che probabilmente il compositore e flautista non avrebbe concesso.

La District Court e la stessa Appellate Court non utilizzarono il substantial

similarity test perché il sample era di sole tre note (per cui fisiologicamente

non è possibile analizzarlo alla luce dell’intera opera originale) e invece si servirono del fragmented literal similarity test (che si svolge attraverso un’analisi qualitativa e quantitativa). Stabilito che il sample non era qualitativamente rilevante nel lavoro originale (costituendo il solo 2% dell’intera composizione), la stessa conclusione venne raggiunta per l’aspetto qualitativo; è bene ricordare che questo tipo di valutazione va effettuato sul lavoro originale e non sull’opera accusata di plagio e di violazione. Non avrebbe infatti senso valutare questi aspetti sul secondo lavoro, poiché così stando le cose, il plagiatore potrebbe creare “a tavolino” nuovi brani plagiando quelli di altri stando ben attento a non eccedere in quantità e qualità del lavoro preso in prestito nella propria “nuova” creazione.

Fu così che l’uso del sample tratto da Choir di Newton nel brano Pass the Mic dei Beastie Boys venne considerato de minimis. La corte del 9th Circuit nella

sentenza spiegava su quali basi il campione era da ritenere triviale e dunque non costituente una violazione. Il precedente citato era il caso Fisher v. Dees in base al quale l’uso è de minimis tutte le volte nelle quali un

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Oltre che per violazioni del Lanham Act, in particolare per sottrazione e “reverse passing off”; la corte respinse queste richieste. Newton v. Diamond, 204 F. Supp. 2d 1244 (C.D.Cal. 2002).

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123 pubblico medio non riconoscerebbe l’appropriazione239. La corte inoltre,

in quest’ultimo caso, rilevò che la valutazione sulla natura minimale dell’appropriazione ricordava molto da vicino il substantial similiarity test, con il quale si deve verificare se un ordinary lay listener riconoscerebbe delle somiglianze tra i brani in questione.

La decisione del caso Newton chiariva in definitiva che non era necessario, per utilizzare un sample, ottenere una licenza sia per il sound recording che per lo spartito, pratica invece assodata prima di questa decisione. Le sentenze relative a casi di sample non autorizzati erano poco numerose a metà anni ’90 e spesso non avevano affrontato le problematiche derivanti dalla nuova tecnologia240.

Pensiamo al caso Grand Upright v. Warner241. Nel 1991 il musicista

O’Sullivan fece causa all’artista rap Biz Markie per l’utilizzo illecito di un

sample del brano “Alone again (naturally)”. Il convenuto inviò (prima della

produzione e della registrazione del brano) una lettera a O’Sullivan chiedendo la licenza (a volte detta clearance) per poter usare una parte del suo brano, ottenendo una risposta negativa. Per il giudice questa richiesta respinta costituiva la prova determinante per ricostruire la consapevolezza dell’artista hip hop circa la paternità del copyright in capo al musicista inglese, e la violazione che avrebbe compiuto senza il suo consenso. Tutti i convenuti che testimoniarono in aula a favore di Biz Markie erano consapevoli della necessità di ottenere una licenza prima della pubblicazione: era infatti considerata un requisito ovvio e una consuetudine nell’industria discografica, tant’è che la Warner Bros. (come tutte le grandi case discografiche) aveva già all’epoca da diverso tempo un dipartimento specifico al suo interno che si occupava solo di questo242. Il caso, però, non riguardava espressamente il sample, cioè il problema di definire cosa fosse lecito utilizzare, ma il fatto che l’azione instaurata dall’attore fosse assolutamente legittima e consequenziale al comportamento del convenuto: pubblicare un brano contenente un sample

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Fisher v. Dees 794 F.2d 432 (9th Cir. 1986).

240

Oltre al caso Grand Upright ricordiamo Jarvis v. A & M Records 827 F. Supp. 282 (D.N.J. 1993).

241

Grand Upright v. Warner 780 F. Supp. 182 (S.D.N.Y. 1991).

242

Ci riferiamo alla pratica di intermediazione e concessione di licenze per l’utilizzo di

124 di una canzone di un artista che ha rifiutato di concedere la licenza. Il giudice, oltre alla sentenza contro il convenuto, inoltrò il fascicolo al pubblico ministero per un’azione penale243!

La sentenza del giudice Kevin Thomas Duffy per la prima volta sancì che la pratica del sampling senza autorizzazione del titolare dei diritti fosse contraria alla disciplina del copyright, interpretando le norme contenute nel Copyright Act (dato che una disciplina specifica per questa materia non esiste)244. Egli però non si inoltrò nella spinosa questione di definire se

il sampling di una piccola o minima parte (i giudici americani sono soliti definirla come “trivial”) costituisca allo stesso modo violazione, o se esiste una soglia entro la quale l’utilizzo può essere libero.

Tornando al caso Newton, anche qui la corte aveva tralasciato importanti precisazioni, soprattutto alla luce delle seguenti considerazioni: per prima cosa il sound recording è un’opera derivata dal musical score, quindi sembra perlomeno incongruente richiedere la licenza per il primo ma non per il secondo. Un altro aspetto trascurato è che il titolare dello spartito ha diritto di eseguire la performance del proprio lavoro (è infatti una delle facoltà elencate al paragrafo 106); egli ha inoltre il diritto di creare delle opere derivate dal proprio lavoro, ad esempio facendone un brano rap attraverso un campionamento.

La decisione della corte lascia il dubbio che se il trio non avesse richiesto la licenza per il sound recording, il loro uso del sample sarebbe stato ritenuto non in violazione del copyright di Newton in quanto de minimis.

E’ agevole comprendere come sia difficile per gli artisti e per i copyright

owners orientarsi in questa disciplina davvero poco chiara e mutevole, a

seconda della corte e dei giudici chiamati a giudicare.

Da questa decisione si poteva trarre la conclusione che il sample artist potesse prendere un campione da 3-4 secondi di qualsiasi brano di altri autori, utilizzarlo anche 40-50 volte nel proprio lavoro, e non doversi preoccupare di eventuali azione legali perché comunque la difesa del de

minimis use li avrebbe protetti senza alcun dubbio. Era forse questa la

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“This matter is respectfully referred to the United States Attorney for the Southern District of New York for consideration of prosecution of these defendants under 17 U.S.C. § 506(a) and 18 U.S.C. § 2319”.

244

Il giudice Duffy del caso Grand Upright Music, Ltd v. Warner Bros. Records Inc., 780 F.Supp. 182 (S.D.N.Y. 1991).

125 “scappatoia” in cui i nuovi adepti del genere mash up potevano rifugiarsi per non correre rischi, ma la decisione del caso Bridgeport avrebbe cambiato le cose.

2.4.4.2 INTRODUZIONE AL CASO BRIDGEPORT: IL