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DELL’OPERA

1.2.3 CATTURARE I SUONI: EDISON E BERLINER

Trattenere la voce e catturare l’eco della stessa per alimentarla e riproporla a proprio piacimento, scomponendola dall’attività performativa, è una sfida che l’uomo ha intrapreso molto tempo prima dell’invenzione della moderna fonografia49.

Spesso la storia è ricca di coincidenze: non ultima, il fatto che all’origine della fonografia (e quindi della possibilità di registrare il suono su un supporto fisico) stia l’invenzione di uno stampatore (il primo soggetto che rivendicò una tutela e in seguito un copyright, oggi messo gravemente in crisi da questa stessa invenzione).

Nel 1857 Edouard-Leon Scott de Martinville (di professione stampatore!) intuì la possibilità di tradurre i suoni (o meglio, la propagazione delle onde sonore) in una forma grafica e brevettò così il fonoautografo. Il suo funzionamento era il seguente: la fonte del suono veniva accostata ad un megafono chiuso ad una delle estremità da una membrana cui era applicata una setola di maiale. La vibrazione della membrana produceva il movimento della setola che andava ad incidere un cilindro coperto da carta affumicata tracciando la forma dell’onda50.

Ma solo nel 1879, due anni prima della morte di Scott che ne rivendicava la paternità, Thomas Alva Edison progettò e costruì il fonografo: l’idea geniale fu quella di incidere il suono per poi riprodurlo.

Nonostante la paternità dell’invenzione sia discussa, data anche la rivendica del chimico e fisico francese Charles Cros, studioso dell’opera di Scott e inventore del paleofono (cioè una variante del fonografo che

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Nel I secolo a.C. il matematico e scienziato Erone di Alessandria inventò un dispositivo (la c.d. Fontana di Erone) che grazie a un articolato sistema idraulico, con pesi e contrappesi e una camera eolica, faceva cantare una civetta di legno come se fosse viva. È il primo esempio di suoni intenzionalmente riprodotti ma svincolati dal momento performativo.

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E.ASSANTE, F.BALLANTI, La musica registrata – dal fonografo alla rete e all’mp3. La nuova

35 funzionava con cilindri di cristallo), la nascita della registrazione è attribuita all’inventore americano, nato nell’Ohio nel 1847. Nel 1877 egli era impegnato nel migliorare la tecnologia del telefono e del telegrafo. Con un passato da telegrafista ed editore del Weekly Herald, venne soprannominato il mago di Menlo Park per via del laboratorio che creò, vera e propria fucina di idee ed invenzioni. Nel 1868 brevettò il registratore di voto elettrico, per velocizzare le procedure di voto del Congresso degli Stati Uniti: la sua fama e il suo genio erano dunque ben noti ed economicamente fruttuosi già prima dell’idea che a noi qui interessa.

L’invenzione del fonografo prese le mosse dall’intuizione di Scott, ma Edison sostituì il cilindro di carta, prima con della stagnola, poi con la cera, per ottenere non il segno grafico ma una vera e propria incisione. Il solco tracciato da quest’ultima veniva poi percorso da una puntina che, attraverso un procedimento inverso, e quindi di lettura dell’incisione stessa, restituiva il suono registrato. Egli provò ad utilizzare inizialmente anche il disco, ma la forma dei cilindri era più indicata per avere una registrazione dalla velocità costante. Così la giovane Columbia Phonograph

Company comprò il brevetto e cominciò a registrare brevi canzoni e

filastrocche, brani in prosa e gag. Lo stesso Edison fondò una propria

label: la Edison Speaking Phonograph Company.

I cilindri di cera degli anni ’80 dell’Ottocento avevano però una durata di non più di 15 ascolti; infatti, una volta esauriti, venivano restituiti al dettagliante perché li rimodellasse e li rendesse disponibili per altre incisioni. Ma la ridotta praticità dovuta alle dimensioni (di 10 centimetri di lunghezza e 5 di diametro) e alla fragilità del supporto, decretarono ben presto il tramonto del cilindro a favore del disco, il primo formato veramente di massa.

La concorrenza non tardò ad arrivare: il grafofono di Alexander Graham Bell era azionato da un motore elettrico, munito di un cilindro di cartone ricoperto di cera che assicurava una migliore fedeltà. Così Edison nel 1887 brevettò il c.d. Improved Phonograph, più resistente e con la puntina non più di metallo ma di zaffiro.

36 1.2.4 IL GRAMMOFONO

Emile Berliner emigrò nel 1870 negli Stati Uniti, come molti suoi connazionali tedeschi nella seconda metà del XIX secolo. Egli lavorò per la Bell Telephone e progettò il trasmettitore al carbonio nel 1877. Una volta acquisita la cittadinanza americana cominciò a lavorare in proprio. Nel 1887 brevettò il grammofono, commercializzato cinque anni più tardi dalla Berliner Gramophone Company. Questa nuova tecnologia, sviluppata a partire dalle idee di Edison e soprattutto dalle intuizioni di Cahrles Cros, sfruttava l’incisione in senso verticale da parte di una puntina; il solco era a forma di spirale su un disco inizialmente in fibra vetrosa51. Poi

l’invenzione venne perfezionata con l’uso di un disco di alluminio e con la modulazione del solco laterale. Nel 1895 i primi dischi vennero commercializzati: erano del diametro di appena 7 pollici, di ebanite (cioè gomma vulcanizzata) e giravano a 55 giri al minuto, contenendo fino a 2 minuti di musica. All’inizio del secolo successivo saranno sostituiti dai dischi in lacca di nitrocellulosa (la comune gommalacca).

Grazie al lavoro dell’ingegnere Elridge R. Johnson (che fonderà con Berliner la Victor Talking Machine Company) vennero risolti i problema della corretta velocità di rotazione. Fino a quel momento però il disco offriva ancora una durata di riproduzione molto bassa. Solo nel 1904 la tedesca Odeon commercializzava i dischi incisi sui due lati, aumentandone considerevolmente la durata: cominceranno così pubblicazioni ad alta diffusione. Nel 1903 la HMV pubblicava l’opera di Verdi “Ernani” su sessanta dischi mono-lato, nel 1909 la Odeon lo “Schiaccianoci” di Caikovskij su quattro dischi incisi su due lati: il packaging ricordava quello di un album di fotografie, da qui la parola per indicare il disco.

Intorno al 1910 si affermò il formato che avrebbe dominato il mercato fino agli anni ‘50: il 10 pollici che girava alla velocità di 78 giri al minuto. E’ interessante notare che la velocità di rotazione era dovuta a ragioni di natura non tecnica: i primi grammofoni a manovella erano azionati dal

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A differenza del cilindro la cui velocità tangenziale è costante, il disco implica delle problematiche nuove: la velocità angolare infatti è costante ma la velocità tangenziale è maggiore quando la puntina segue i solchi nella parte più esterna, per diminuire progressivamente mentre converge verso l’interno del supporto. Si veda sul punto ASSANTE, BALLANTI, La musica registrata – dal fonografo alla rete e all’mp3. La nuova industria

37 braccio umano e variavano dai 60 ai 90 giri al minuto; negli anni ‘20, con l’introduzione del motore elettrico, per convenzione “industriale” si adottò la velocità standard di 78 giri. Dagli anni ‘50 in avanti, le migliorie apportate ai materiali e alla puntina permisero velocità di rotazione più basse, migliorando la qualità del suono. Per tutti i primi due decenni del Novecento si assistette ad una battaglia commerciale tra cilindri e disco: Edison, strenuo sostenitore dei primi, migliorò sempre di più questo formato (producendo un supporto indistruttibile contente cinque minuti di registrazione) che lasciò solo nel 1929. Il disco però prese il sopravvento: fu chiaro già nel 1915 che il cilindro era destinato a perire, basti pensare che la Columbia abbandonò tale formato già a partire dall’inizio del secolo.

1.2.5 DAI RULLI AL DISCO: CAMBIANO LE MODALITÀ DI