• Non ci sono risultati.

UNDERLYING COMPOSITION

2.4 IL SAMPLE: TO STEAL OR NOT TO STEAL?

2.4.4 LA GIURISPRUDENZA: I LEADING CASES

2.4.5.1 SISTEMA DI LICENZE OBBLIGATORIO

Prevedere un sistema di licenze obbligatorio a prima vista sembra la soluzione migliore. Si tratterebbe di modificare il paragrafo 115 del titolo 17 dello U.S. Code per farvi rientrare il digital sampling. Il paragrafo in questione disciplina la possibilità di eseguire brani di altri autori, le cosiddette covers274. Introdotto per evitare la creazione di veri e propri

monopoli nella produzione musicale, questo paragrafo prevede un sistema di licenza obbligatoria: il musicista che vuole suonare, registrare e distribuire il brano di un altro autore lo può fare ma solo attraverso il conseguimento di una licenza al prezzo stabilito attraverso delle tabelle, a patto di non modificare il brano nella melodia di base e nei suoi caratteri fondamentali275. Le tariffe variano a seconda dell’anno di edizione del brano originale; ad esempio le covers di brani precedenti l’anno 1977 comporteranno che il titolare dei diritti sul brano originale otterrà due centesimi per ogni cover venduta; la tariffa sale progressivamente in base a quanto il brano originale sia recente.

Per favorire queste nuove modalità di autorizzazione potrebbe essere predisposto il pagamento di royalties oppure la determinazione di una percentuale dell’uso di un determinato sample; in questo modo gli artisti e il pubblico avrebbero accesso ai digital samples protetti dal copyright ad un prezzo basso. Inoltre con questo sistema si eviterebbero quasi del tutto le azioni per violazione del copyright, che a centinaia vengono impiantate

274

17 U.S.C. §115, Scope of exclusive rights in nondramatic musical works: Compulsory license for making and distributing phonorecords.

275

17 U.S.C. § 115(a)(2) A compulsory license includes the privilege of making a musical arrangement of the work to the extent necessary to conform it to the style or manner of interpretation of the performance involved, but the arrangement shall not change the basic melody or fundamental character of the work, and shall not be subject to protection as a derivative work under this title, except with the express consent of the copyright owner.

141 presso le corti americane (si vedano su tutte le oltre 800 azioni del caso Bridgeport). Se poi il musicista che usa un sample senza licenza viene chiamato a rispondere di tale violazione davanti ad un giudice, la soluzione sarebbe rapida e semplicissima: nessuna licenza, violazione di copyright. Oltre agli ovvi e numerosi vantaggi, questo sistema presenterebbe anche diversi problemi, probabilmente irrisolvibili. Prima di tutto è difficile immaginare una tabella di tariffe per il digital sampling. Sarebbe necessario includere innumerevoli fattori: il grado di qualità e di quantità di ogni singolo sample rispetto al brano originale; la durata del sample nel brano derivato e il numero di volte in cui è ripetuto; la popolarità del brano campionato; l’importanza dell’autore del brano campionato. Un altro grave problema è relativo ai diritti morali; non appartenendo alla tradizione di

Common Law i moral rights sono stati introdotti in via “ufficiosa” dalla

ratifica della Convenzione di Berna alla fine degli anni ’80 del secolo scorso. L’interpretazione fatta dalla giurisprudenza americana degli obblighi della Convenzione del 1886, infatti, è “minimale”, ma la section 115 è un esempio della nuova introduzione dei diritti morali, frutto (come abbiamo analizzato nel primo capitolo) della dottrina tedesca e della giurisprudenza francese del XIX secolo276. La possibilità di ottenere una

licenza obbligatoria con il semplice pagamento di una tariffa alienerebbe dai legittimi titolari del diritto di paternità e di integrità dell’opera il potere di controllare l’uso che i sampler possono fare su parte del brano originale277. Se la disciplina dell’ex paragrafo 115 del title 17 U.S. Code è

coerente con lo scopo prefissato (cioè garantire che un brano rimanga nella sua melodia di base e nelle sue caratteristiche fondamentali il più vicino possibile all’originale), il digital sampling nasce proprio con l’intento di partire da un campione per produrre un risultato che sia altro rispetto al brano originale. Sarebbe dunque improbabile che l’esigenza dell’autore originale di vedere la propria composizione mantenuta nella sua interezza non finisca per ledere il diritto alla libera espressione creativa di chi

276

Così definita da L. M. PoNTE nel saggio The Emperor Has No Clothes: How Digital

Sampling Infringement Cases Are Exposing Weaknesses in Traditional Copyright Law and the Need for Statutory Reform”, American Business Law Journal, 2006, 515.

277

Si veda PONTE, The emperor has no clothes: how digital sampling infringement cases are exposing

142 legittimamente acquisterebbe la licenza; questa libertà, oltretutto, violerebbe palesemente la Convenzione di Berna278.

Dunque il sistema delle licenze difficilmente funzionerebbe; cionondimeno alcuni autori hanno messo in dubbio questa conclusione proponendo dei correttivi al sistema per renderlo più funzionale, in modo che il costo della licenza sia determinato contemporaneamente in base alla sostanza (qualitativa o quantitativa) del sample utilizzato.

Charles E. Maier, per esempio, divide i samples in tre categorie: violazioni sostanziali (il nuovo lavoro è più imitativo che trasformativo) per cui il pagamento richiesto dovrebbe corrispondere a quello per la cover; la seconda categoria, costituita da usi de minimis e usi trasformativi, non dovrebbe richiedere alcun pagamento. La maggior parte dei casi però si troverebbe in una terza categoria, rispetto alla quale si dovrebbe pagare solamente una porzione della licenza obbligatoria (ad esempio il 50%). La proposta in teoria è corretta ma rimane sempre il problema dell’effettiva possibilità di riuscire ad individuare chiaramente dei limiti tra le stesse categorie e quindi tra i samples a pagamento o meno. Sarebbe pericoloso lasciare la soluzione di questi problemi alla giurisprudenza.

Un’altra proposta è quella di Josh Norek; anch’egli propone una tripartizione: la prima categoria comprenderebbe samples qualitativamente insignificanti (dove un ascoltatore che abbia familiarità con il brano originale farebbe fatica a riconoscerlo), samples qualitativamente significativi ma inferiori ai tre secondi e ripetuti solo una volta e samples che non dovrebbero costringere l’autore al pagamento di alcunché279. La

278

Convenzione di Berna, Articolo 6 - bis: 1) Indipendentemente dai diritti patrimoniali d’autore, ed anche dopo la cessione di detti diritti, l’autore conserva il diritto di rivendicare la paternità dell’opera e di opporsi ad ogni deformazione, mutilazione od altra modificazione, come anche ad ogni altro atto a danno dell’opera stessa, che rechi pregiudizio al suo onore od alla sua reputazione. 2) I diritti riconosciuti all’autore in forza dell’alinea precedente sono, dopo la sua morte, mantenuti almeno fino all’estinzione dei diritti patrimoniali ed esercitati dalle persone o istituzioni a tal fine legittimate dalla legislazione nazionale del Paese in cui la protezione è richiesta. Tuttavia, i Paesi la cui legislazione, in vigore al momento della ratifica del presente Atto o dell’adesione ad esso, non contiene disposizioni assicuranti la protezione, dopo la morte dell’autore, di tutti i diritti a lui riconosciuti in forza dell’alinea precedente, hanno la facoltà di stabilire che taluni di questi diritti non siano mantenuti dopo la morte dell’autore. 3) I mezzi di ricorso per la tutela dei diritti di cui al presente articolo sono regolati dalla legislazione del Paese dove la protezione è richiesta. Reperibile all’URL <http://www.interlex.it/testi/convberna.htm>.

279

J. NOREK, You Can’’t Sing Without the Bling: The Toll of Excessive Sample License Fees on

Creativity in Hip-Hop Music and the Need For a Compulsory Sound Recording Sample License System, 11 UCLA ENT. L. REV. 83, 90 (2004).

143 seconda categoria, samples di tre secondi o meno suonati in loop e ripetuti, richiederebbe il pagamento di una porzione della licenza obbligatoria attuale (Norek suggerisce 2 cents per canzone). Infine l’ultima categoria, costituita da samples qualitativamente significativi di più di tre secondi, dovrebbero continuare ad essere concessi tramite la negoziazione e la concessione dell’uso sia del sound recording che dello spartito, prassi dell’industria musicale attuale. Anche qui le difficoltà per i giudici, crediamo, sarebbero insormontabili; basti pensare ad una controversia per violazione di copyright relativamente ad un brano di Girl Talk, nel quale egli è solito mixare decine di brani insieme, con samples che variano da pochi secondi ripetuti una sola volta a samples di durata superiore ai 10 secondi, magari ripetuti per l’intera durata del brano. Davvero possiamo considerare questi lavori vietati? L’alternativa (per vie legittime e secondo la legge) sarebbe la necessità di ottenere una licenza a pagamento per ogni singolo campione.