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2. La cooperazione: il punto di partenza e la forma fondamentale del modo di produzione capitalistico

2.5 Le categorie di spazio e di tempo nella cooperazione

Dopo aver accennato alla questione dell’uomo come animale politico e/o sociale, Marx continua con la sua argomentazione sulla cooperazione, approfondendone altri particolari. Nonostante i lavoratori, durante lo svolgimento di un compito, compiano operazioni analoghe, si può considerare il lavoro di ciascun singolo operaio una fase del processo lavorativo complessivo. Si pensi all’esempio di cui scrive Marx: se gli operai si passano di mano in mano, dal basso alla cima dell’impalcatura, delle pietre da costruzione, stanno facendo tutti la stessa operazione, ma ciascuno rappresenta una parte di quell’unica operazione combinata che è il progetto di costruzione. Grazie a questa tecnica di lavoro combinato, comunemente detto lavoro a catena, le pietre raggiungono più velocemente la cima dell’impalcatura: «l’oggetto del lavoro supera così lo stesso spazio in un tempo più breve»148, cosa che non succederebbe se ci fosse un solo operaio

costretto a salire e scendere dall’impalcatura continuamente. La combinazione del lavoro

146 K. Polanyi, La grande trasformazione. Le origini economiche e politiche della nostra epoca, trad. it. R. Vigevani, Einaudi, Torino 2010.

147 M. Finley, La democrazia degli antichi e dei moderni, Laterza, Bari-Roma 1997. 148 K. Marx, Il capitale. Critica dell’economia politica, vol. I, p. 451.

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si realizza anche quando, utilizzando sempre lo stesso esempio, si inizia a costruire a partire da lati diversi dell’impalcatura e gli operai svolgono mansioni uguali o simili. In questo caso, l’oggetto del lavoro è utilizzato in parti dello spazio diverse, ma la grandezza del lavoro combinato non cambia: «il lavoratore collettivo ha occhi e mani davanti e di dietro e possiede fino a un certo punto il dono dell’ubiquità, fa marciare il prodotto totale più speditamente».149 Ciò che permette di velocizzare il lavoro è quindi la giornata

lavorativa combinata: se fosse di 144 ore, esemplifica Marx, sarebbe più efficiente di 12

giornate lavorative, composte da 12 ore, impiegate da operai isolati che lavorano in modo unilaterale. Da queste considerazioni, Marx deduce che «parti diverse del prodotto separate nello spazio maturano nel medesimo tempo».150 Questo significa che, anche se avviene una separazione nello spazio, poiché le parti del prodotto sono agite dagli operai in punti diversi di quello, la produzione avviene nel medesimo tempo. Marx specifica che questa forma di lavoro in comune, che si compiano le stesse mansioni o mansioni analoghe, resta la base di qualsiasi forma di cooperazione, anche di quelle più evolute. Infatti, anche quando i processi lavorativi sono più complessi, rimane fondamentale il fatto che le operazioni vengano svolte da un numero rilevante di lavoratori e simultaneamente. Questa modalità permette di abbreviare il tempo di lavoro necessario per ottenere un dato prodotto. La cooperazione risulta l’unica via possibile e necessaria quando, in alcuni rami della produzione, si presentano dei particolari momenti, che Marx definisce critici, in cui si deve raggiungere, tramite il lavoro, un certo tipo di risultato. Ancora una volta, Marx ricorre ad esempi a dir poco calzanti:

se si deve tosare un gregge di pecore, o mietere e immagazzinare il grano di un certo numero di iugeri di terreno, la qualità e la quantità del prodotto dipendono dal fatto che l’operazione cominci e sia condotta a termine in un dato momento.151

In questo passaggio emerge non solo la differenza quantitativa, ma anche quella qualitativa. Se non si svolgessero i lavori dell’esempio, ne deriverebbero anche problemi qualitativi: non si potrebbe pensare di aspettare troppo tempo a tosare il gregge o a mietere il grano, altrimenti i prodotti in questione si sciuperebbero. Marx infatti, poche righe più avanti, spiega come la mancanza di cooperazione sprechi ogni anno, negli Stati Uniti, una grossa quantità di grano, e in India, una massa notevole di cotone. Egli cita, in nota152, un

149 Ivi, p. 451. 150 Ibidem. 151 Ivi, p. 452.

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articolo della rivista Bengal Hurkaru Bi-Monthly Overland Summary of News del 1861, in cui viene spiegato come manchino lavoratori per pulire e raccogliere il cotone in tempi brevi; ciò determina il fatto che una parte del cotone non venga raccolta, o venga raccolta quando ormai è danneggiata, determinando una perdita gravosa di raccolto per i coltivatori (sebbene l’Inghilterra sia pronta a comprarlo per la sua produzione tessile). Ciò che possiamo dedurre con Marx è l’assoluta necessità del lavoro cooperativo in certi settori della produzione: il lavoro deve svolgersi tempestivamente e per questo è fondamentale utilizzare contemporaneamente più giornate lavorative combinate. È, ancora una volta, il numero di operai impiegati nello stesso spazio, nello stesso tempo, per svolgere lo stesso compito e sotto il comando dello stesso capitalista, che permette la riuscita del processo lavorativo e la produzione di un buon risultato. Si consideri quindi l’importanza, nel lavoro cooperativo, della categoria di tempo, così come quella di spazio, e di come quest’ultima possa subire un cambiamento a seconda del lavoro svolto. Scrive Marx:

Da un lato, la cooperazione permette di estendere la sfera di azione del lavoro e quindi, per dati processi lavorativi, è richiesta anche solo dalla connessione nello spazio fra gli elementi dell’oggetto di lavoro, come nel caso del prosciugamento di terreni, della costruzione di argini, dell’irrigazione, dell’apertura di canali, strade, ferrovie, ecc.; dall’altro permette, relativamente alla scala della produzione, una

contrazione spaziale del campo di quest’ultima. Questa limitazione della sfera

spaziale del lavoro accompagnata da una contemporanea estensione della sua sfera di azione, grazie alla quale si risparmia una massa di spese improduttive (faux frais), nasce dall’agglomerazione degli operai, dalla riunione di diversi processi lavorativi, e dalla concentrazione dei mezzi di produzione.153

In sostanza, la cooperazione può provocare un’estensione o una contrazione dello spazio utilizzato per il processo lavorativo: da un lato, consente infatti di svolgere lavori in uno spazio esteso, come per esempio mietere un campo vasto, dall’altro, ne permette una riduzione, poiché molti operai lavorano nello stesso ambiente. Nel secondo caso, la limitazione dello spazio è seguita da un risparmio su alcune spese, altro motivo per il quale il lavoro cooperativo si afferma come metodo particolare di estrazione di plusvalore relativo. In aggiunta, Marx sottolinea che è grazie alla giornata lavorativa combinata che viene prodotta una massa più grande di valore d’uso: diminuisce, infatti, il tempo di

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lavoro necessario per produrre le merci. Ricapitolando, Marx fornisce tutti i motivi per i quali la forza produttiva della giornata lavorativa combinata è forza produttiva sociale

del lavoro: fa guadagnare sul tempo ed eseguire più operazioni contemporaneamente;

estende o restringe lo spazio a seconda dell’esigenza; stimola l’imitazione ed eccita gli

animal spirits; considera il lavoro del singolo lavoro sociale medio; utilizza i mezzi di

produzione in comune. Egli, infatti, afferma:

in tutte queste circostanze la forza produttiva specifica della giornata lavorativa è

forza produttiva sociale del lavoro, o forza produttiva del lavoro sociale. Essa nasce

dalla cooperazione medesima. Nel collaborare secondo un piano, l’operaio si spoglia dei propri limiti individuali e sviluppa le proprie facoltà di specie.154