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’istruzione nel mondo penitenziario è tra i fondamenti del principio rieducativo

della pena stessa. La prospettiva emergenziale dell’epidemia Covid-19 ha disvelato ancora più marcatamente i vincoli e i limiti pre-esistenti riguardo la questione scuola-carcere, stimolando una riflessione circa le strade percorribili per rendere la scuola funzionale, tanto nell’attuale momento contingente, quanto in prospettiva futura. Quanto smart possiamo considerarla? Nel breve e nel lungo termine, quante e quali ricadute avrà questa fase sul modo di intendere l’istruzione in carcere? La scuola offre, nel principio dell’esecuzione penale, un’opportunità di crescita culturale per il reinserimento futuro nella società. Restituisce significato al tempo e lo arricchisce di prospettive. È opportunità di comprensione, sviluppo e potenziamento delle capacità individuali, a partire dai corsi di alfabetizzazione, che oggi coinvolgono una gran percentuale della popolazione carceraria, fino ai percorsi di studio secondari e universitari. 

Con l’emergenza sanitaria mondiale del Covid-19, ci sono state brusche frenate nei percorsi scolastici avviati all’interno degli istituti penitenziari, con criticità di gestione attuale e futura non solo di carattere prettamente logistico, ma di respiro più ampio. Sul tavolo, infatti, vi è il riconoscimento e la riaffermazione del ruolo fondamentale dell’istruzione nei percorsi trattamentali e il rischio che si faccia ancora più marcato il divario tra mondo-carcere e l’esterno. 

Di fatto, l’interruzione delle attività scolastiche da fine febbraio 2020, insieme al divieto di ingresso del personale docente rischia, in una situazione di emergenza sanitaria e sociale, di aggravare ancora di più la precarietà del sistema carcerario italiano, svuotando ulteriormente di senso i percorsi detentivi delle persone recluse. 

Per questo, in molti istituti direzioni e personale docente hanno cercato sin da subito soluzioni concrete che potessero assicurare la continuità didattica favorendo modalità a distanza basate sulle tecnologie.

Le informazioni sono state raccolte grazie alla mappatura dell’Osservatorio sulle condizioni di detenzione e alla collaborazione con

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Francesca Gioieni - Università di Roma Tre e Università degli Studi di Foggia.

Tuttavia, l’assenza di una strategia comune sulla scuola in carcere ha lasciato all’iniziativa del singolo istituto l’onere di definire attraverso quali strumenti e in che modalità assicurare la prosecuzione delle attività scolastiche. Ciò ha posto direzioni e docenti di fronte a difficoltà logistiche date dalla copertura della rete (ricordiamo che ci sono alcuni istituti italiani in cui anche la rete telefonica non sempre funziona adeguatamente); dall’insufficienza delle attrezzature necessarie; dalla mancanza di personale tecnico formato rispetto alle nuove tecnologie; dall’assenza di un budget dedicato all’acquisto degli strumenti più idonei.

Risulta necessaria una prospettiva alternativa che, come per la scuola esterna, possa avvalersi di risorse specifiche da destinare all’implementazione delle dotazioni tecniche a disposizione dei percorsi di istruzione. Stante la comprovata insufficienza dell’infrastruttura informatica, infatti, la didattica virtuale non può rischiare, come invece attualmente succede, di entrare in conflitto con le videochiamate, strumento messo a disposizione per supplire alla sospensione dei colloqui tra detenuti e familiari. 

Nonostante le difficoltà riscontrate dagli istituti nell’articolazione delle attività didattiche a distanza e il perdurare in ancora troppe realtà della semplice distribuzione del materiale scolastico, è in corso una progressiva ricerca di modalità alternative volte a mantenere la centralità dell’istruzione all’interno delle strutture detentive. In tal senso, se le videochiamate sono già da qualche tempo utilizzate per gli esami universitari, sono numerosi gli strumenti e le modalità di didattica a distanza in fase di sperimentazione nel tentativo di mantenere una forma di scambio tra docenti e studenti.

Ad esempio, complice il mal funzionamento di Skype Business in dotazione all’amministrazione penitenziaria e la necessità di individuare nuove soluzioni, la Cisco Academy, già presente a Bollate con diversi corsi, ha deciso di concedere gratuitamente Webex meeting alle strutture che ne avessero fatto richiesta e ben 56 istituti (tra cui Opera, San Vittore, Regina Coeli, Secondigliano, Cremona e altri) hanno aderito all’iniziativa. 

Tra i diversi programmi per la realizzazione di videoconferenze ricordiamo l’utilizzo di Meet, sia per le classi di scuola media e superiore, che per i percorsi di alfabetizzazione in istituti come a Bergamo e Terni; oppure del programma Zoom, che a Velletri è stato inizialmente adottato per le classi quinte della scuola primaria, con sessioni da 40 minuti, per poi essere esteso alle altre classi, anche se con collegamenti di durata minore.

In alcuni istituti sono state organizzate sedute di video lezioni solo per alcuni cicli di istruzione e solo per alcune ore a settimana (a San Gimignano le videolezioni sono rivolte alla classe quinta per due volte alla settimana) o dividendo gli studenti in turni; in altri, per ovviare alla mancanza dei pc, è stata utilizzata la Lim in classe.

La diffusione è in fase di progressivo allargamento: la didattica a distanza è attiva anche negli istituti penali di Volterra, Massa Marittima, Chieti, Milano Beccaria, Milano Bicocca, Padova, Siracusa ai quali, seppur in fase di avvio, si aggiungono quelli di Catania, Treviso, Livorno e Gorgona.

Infine, pur rinunciando all’interattività, ricordiamo l’impegno del CPIA metropolitano di Bologna nel trasmettere le lezioni per gli studenti detenuti e per gli altri iscritti attraverso una TV locale, che dal lunedì al venerdì riserva mezz’ora di programmazione alla scuola. L’emergenza causata dal coronavirus ha portato anche gestioni alternative per il sistema bibliotecario. Per esempio a Cremona i detenuti addetti alla biblioteca registrano in cartaceo i movimenti che vengono comunicati settimanalmente alla docente incaricata che provvede a gestire il software Clavis. 

Quello che appare chiaro oggi, nel momento di incertezza che tutti noi viviamo, è che la scuola non solo è chiamata ad adattarsi all’urgenza contingente, ma dovrà vestirsi di nuovi panni nel futuro, per fornire percorsi di studio capaci di restituire la dignità al tempo della pena, garantendo, nello stesso momento, i parametri di sicurezza sociale e sanitaria all’interno degli istituti penitenziari. Questa si presenta come una grande sfida che da un lato, a causa delle disomogeneità critiche, affronta i limiti della attivazione della didattica a distanza per tutti gli istituti del territorio nazionale, dall’altro lato assume il mandato di non relegare l’istruzione alla mera condivisione del sapere, ma di destinarla ad un percorso di potenziamento del senso di auto-responsabilità e di accrescimento culturale e personale.

L’obiettivo è non vanificare il principio della comunità educante e salvaguardare la cruciale figura del docente in carcere, in virtù dell’imprescindibile tutela del diritto allo studio, tanto in questa fase critica, quanto per il futuro

In questo senso, proprio il momento di emergenza potrebbe farci scoprire l’utilità della didattica a distanza come strumento integrativo dell’istruzione tradizionale, potendo fornire occasioni di formazione non solo più mirata e approfondita, ma nella prospettiva di creare percorsi personalizzati e cuciti sull’esigenza del singolo detenuto. In tal senso, le possibilità sono variegate e stimolanti: la didattica a distanza potrebbe “aprire le porte” del carcere a figure professionali, docenti e contenuti nuovi permettendo confronti più ampi e indipendenti dalla collocazione geografica del singolo istituto. Potrebbero essere costituite biblioteche virtuali contenenti webinar a disposizione delle persone detenute che permetterebbero di rendere i percorsi educativi ancora più rispondenti ai loro interessi, andando ad ampliare notevolmente l’offerta trattamentale. Siamo perciò di fronte alla possibilità di una concreta integrazione tra i tradizionali strumenti didattici ed educativi e le innovazioni tecnologiche. 

Le potenzialità sono infinite, senza però dimenticare che la prospettiva futura non può rinunciare al valore dell’interazione e del contatto umano tra docente e studente che non è solo mera istruzione, ma restituzione di dignità alla pena stessa.