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DELLA SILICE

G. Ripanucci: Guida metodologica per l’accertamento del rischio silicosi, Edizioni INAIL - -Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro, Roma 1992

3. CICLI LAVORATIVI E RISCHI

La lavorazione del legno si distingue normalmente in due fasi: la prima consiste nella trasfor-mazione del tronco in semilavorati (segati, travi, ecc.), la seconda prevede la loro lavorazione in prodotti finiti (mobili, infissi, ecc.). A queste lavorazioni tradizionali va affiancata la pro-duzione di pannelli, che negli ultimi anni sta acquisendo sempre maggiore importanza poiché consente di riciclare gli scarti della lavorazione del legno e di immettere sul mercato prodotti a costi inferiori.

Figura 1: Distribuzione territoriale degli addetti del comparto legno in Piemonte (dati INAIL, triennio 2001-2003).

3.1 Produzione di semilavorati o prima lavorazione

Tale fase, effettuata nelle segherie, consiste nella segagione (trasversale), seguita dalla produzio-ne di tranciati mediante tranciatura (longitudinale) e troncatura (trasversale), oppure fogli median-te sfogliatura (concentrica all’asse del tronco). I tranciati possono essere successivamenmedian-te destina-ti all’impiallacciatura, mentre i fogli sono per lo più desdestina-tinadestina-ti alla produzione di compensadestina-ti.

I rischi connessi alla prima lavorazione del legno sono legati, oltre alla infiammabilità del materiale, alla movimentazione dei carichi e alle macchine per il taglio dei tronchi, nonché alla massiccia presenza, nell’ambiente di lavoro, di polveri di legno.

3.2 Seconda lavorazione

La seconda lavorazione del legno comprende tutte le fasi della produzione di oggetti finiti (mobili, infissi, ecc.) a partire da semilavorati. Si tratta quindi di un ciclo tecnologico molto complesso che prevede fasi specifiche in funzione del prodotto finito. Pertanto ci si limiterà, in questa sede, ad elencare le principali fasi con i rischi ad esse correlati.

Una prima fase di falegnameria vera e propria consiste nell’esecuzione di una serie di opera-zioni che porteranno il pezzo di legno alla forma e alle dimensioni volute: allo scopo si fa uso di numerose macchine tra le quali le più diffuse sono seghe (a nastro, a disco), torni, frese (toupies), piallatrici, mortasatrici (che praticano fori o incavi), tenonatrici (che formano le teste destinate ad incastrarsi negli incavi), pantografi, bordatrici.

La fase successiva di rifinitura consente di eliminare dal pezzo tutte le imperfezioni superficia-li o cromatiche. Essa avviene mediante un’operazione presuperficia-liminare di carteggiatura o levigatu-ra, seguita dalla sgrassatura ed eventuale sbiancatulevigatu-ra, nel caso in cui il colore finale del manu-fatto sarà chiaro. Dopo l’applicazione di prodotti con funzioni riempitive delle irregolarità (turapori, intonaco, stucco), oggi poco usati grazie alla meccanizzazione della levigatura, si passa alla successiva fase di tintura del legno.

La tintura del legno consente di dare al manufatto le caratteristiche estetiche desiderate e avviene in diverse fasi: dopo una preliminare mordenzatura (applicazione di mordenti che con-sentono la successiva presa del colore) si passa alla vera e propria tintura che dà al prodotto una colorazione differente da quella originaria, senza nasconderne le caratteristiche proprie (ad esempio le fibre).

La tintura non deve essere confusa con la lucidatura o verniciatura, che consiste nell’applica-zione di vernici trasparenti o coloranti (in quest’ultimo caso si parla di pitture, chiamate più frequentemente smalti o lacche nel comparto dell’ebanisteria). Oggi si fa uso prevalente di vernici sintetiche delle tipologie più disparate; in tutti i casi la fase finale della lucidatura o verniciatura consiste nell’essiccazione, durante la quale il solvente evapora e si completano le reazioni chimiche di polimerizzazione e reticolazione, fondamentali per la formazione di una pellicola dotata di buone caratteristiche protettive e decorative.

Il pezzo finito viene avviato all’imballaggio e dunque al magazzino.

I rischi della seconda lavorazione del legno sono molteplici e legati alla varietà dei processi nonché ai numerosi prodotti in uso: ancora una volta troviamo le polveri di legno, che nella levigatura risul-tano più pericolose perché estremamente fini. Dai dati di uno studio piemontese relativo alle misu-re delle polveri di legno (ALFONZO et al., 2002) emerge che la lavorazione che espone a concen-trazioni più critiche è la carteggiatura (pressoché tutti i valori sono superiori ai 5 mg/m3, ammessi dal D.Lgs.66/00), mentre per le lavorazioni di falegnameria il valore medio di esposizioni persona-li è meno della metà rispetto alla carteggiatura, e la granulometria delle polveri è maggiore.

Anche la varietà dei composti chimici in causa non è di secondaria importanza. Alcuni

prodot-ti abrasivi possono produrre polveri irritanprodot-ti per le vie respiratorie; i solvenprodot-ti, impiegaprodot-ti in numerose fasi del ciclo lavorativo, posseggono proprietà irritanti (es. ammoniaca) o tossiche (es. alcool metilico); la soda è caustica in caso di contatto con la cute; i bicromati sono can-cerogeni, come taluni coloranti; l’esecuzione di verniciatura può causare irritazioni dovute al contatto con monomeri, in particolare isocianati, oltre ai già citati solventi.

Non vanno dimenticati, naturalmente, i rischi infortunistici legati all’impiego di una grande varietà di macchine.

3.3 Produzione di pannelli

Nell’ambito della moderna produzione, sia industriale che artigianale, si è ormai affermato l’impiego di pannelli che si affiancano al tradizionale legno massello. Per pannello si intende un elemento di grande superficie e ridotto spessore, destinato per lo più alla realizzazione di mobili o all’arredamento di interni, che può essere variamente costituito: i pannelli compen-sati sono formati da tre o più fogli di legno (incollati tra loro a caldo o a freddo e successiva-mente pressati); l’anima interna può non essere in legno: si parla in questo caso di tamburati, sandwich, ecc.; i pannelli truciolati o agglomerati sono ottenuti pressando piccoli trucioli (lana di legno), oppure fibre di legno o ancora materiali ligno-cellulosici più o meno minuti, che ven-gono mescolati ad opportuni leganti e pressati; infine gli impiallacciati sono pannelli compen-sati o truciolati, nobilitati tramite l’incollaggio, sulla loro superficie, di sottili tranciati di legno oppure di laminati plastici o carte decorative impregnate di resine.

Tra i rischi legati alla produzione di pannelli non si può propriamente parlare di polveri di legno: si ha a che fare, infatti, con un insieme di polveri di legni diversi, agglomerate con resi-ne e collanti di varia natura; particolare importanza rivestono le colle a base formaldeidica (che provocano emissione di formaldeide responsabile di irritazione e sensibilizzazione delle prime vie aeree), fenoliche e ureiche (responsabili di sensibilizzazioni cutanee e respiratorie).

Nel processo di produzione dei pannelli non va dimenticato che la colla può essere applicata a caldo, sovente utilizzando presse a onde elettromagnetiche (microonde) di cui non vanno tra-scurati i rischi, sebbene i moderni impianti siano dotati di efficaci schermature.

3.4 Stagionatura, essiccamento, conservazione

Sovente è previsto un tempo piuttosto lungo tra la produzione di un pezzo e una sua successi-va lavorazione. Risulta dunque importante presersuccessi-vare il legno dal degrado dovuto ad umidità, funghi, insetti ed altri microrganismi. E’ quindi fondamentale la stagionatura del legno, alla quale talvolta va affiancato un trattamento chimico mirato per la conservazione.

In genere si intende per stagionatura l’essiccamento naturale dei pezzi opportunamente acca-tastati, e per essiccamento la stagionatura artificiale in appositi essiccatoi ad aria calda.

Per quanto concerne la conservazione del legno, il modus operandi viene stabilito in base all’uso a cui il legno è destinato (trattamenti preventivi) o dal danno subìto (trattamenti curativi); le moda-lità di applicazione del trattamento sono diverse (a pennello, a spruzzo, ad immersione, a diffu-sione). Numerose e variegate sono inoltre le sostanze in uso, tra le quali ricordiamo il creosoto, i sali idrosolubili di rame-cromo-arsenico (CCA), le soluzioni organiche di pentaclorofenolo (PCP) nonché una vasta gamma di fungicidi e insetticidi che ogni anno vengono immessi sul mercato.

I rischi dei trattamenti descritti sono legati, oltre che alle fonti di calore e alla movimentazio-ne dei carichi, anche e soprattutto alle sostanze impiegate: si pensi, ad esempio, all’aziomovimentazio-ne