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DELLA SILICE

G. Ripanucci: Guida metodologica per l’accertamento del rischio silicosi, Edizioni INAIL - -Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro, Roma 1992

3. MATERIALI E METODI

Il personale impiegato nelle camere oscure oggetto del monitoraggio ha fornito le schede di sicurezza dei prodotti chimici attualmente in uso per lo sviluppo delle lastre radiografiche.

L’analisi di tali schede ha messo in evidenza che i prodotti impiegati sono sostanzialmente defi-niti rivelatori, integratori e fissatori; tra questi alcuni sono composti di più parti da addiziona-re al momento dell’utilizzo. In particolaaddiziona-re, l’esame del campo 2 delle schede (Composizione/Informazioni sugli ingredienti) ha condotto all’identificazione delle sostanze per le quali, in ragione di fattori quali: caratteristiche tossicologiche, percentuale nel composto e volatilità, si è ritenuto di dover progettare un campionamento finalizzato alla determinazione dei livelli di concentrazione in aria. La tabella 1 riporta l’elenco di tali sostanze, i relativi valo-ri limite di esposizione professionale e i valovalo-ri della soglia olfattiva.

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Tabella 1: Limiti di esposizione delle sostanze volatili indagate

TLV = Threshold Limit Values; TWA = Time Weighted Average; STEL = Short-Term Exposure Limit; C = Ceiling

*: ACGIH, 2003; **: dati forniti dalla Eastman KODAK Company; ***: D. M. 26/02/04

Per ciò che riguarda i COV, trattandosi di una miscela di cui sono ignoti i costituenti, non è defi-nibile un valore soglia rispetto al quale confrontare il risultato di un monitoraggio. Per quan-to riguarda gli ambienti indoor più comuni, la legislazione vigente non indica valori di riferi-mento per esposizione ai COV negli ambienti di lavoro.

Alcune fonti bibliografiche (CAVALLO et al., 2004) attestano limiti di esposizione per i COV tota-li piuttosto restrittivi dell’ordine di 300 µg/m3. Tali limiti, proposti al Convegno Internazionale

“Indoor Air ‘90”, sono da riferirsi ad una miscela complessa di composti chimici appartenenti alle classi degli alcani, idrocarburi aromatici, idrocarburi alogenati, terpeni, esteri, aldeidi, chetoni ed altri composti; pragmaticamente vi è accordo nel ritenere che il limite indicato possa essere superato di 2 o 3 volte in situazioni difficili a seconda anche delle diverse misce-le di COV in questione nei diversi ambienti.

Al fine di valutare la concentrazione di tutti gli analiti di interesse, sono stati effettuati diver-si campionamenti nel gabinetto di radiologia di una Sede INAIL, tra i mediver-si di marzo e settem-bre del 2004. Il monitoraggio ha riguardato le operazioni automatizzate di lavaggio ed essic-caggio delle lastre radiografiche, ma non quelle di ripristino del consumo dei reagenti. Infatti, viste le modalità di ripristino dei reagenti, il rischio di fuoriuscita e contatto accidentale con i reagenti risulta ridotto per gli operatori, nonostante per svolgere l’operazione sia comunque consigliabile indossare DPI quali guanti e occhiali; ancora minore risulta il rischio di esposi-zione a sostanze chimiche per inalaesposi-zione durante questa operaesposi-zione. Le operazioni indagate risultano ampiamente rappresentative dell’attività svolta in modo prevalente dai due tecnici radiologi in forza presso il laboratorio.

Per effettuare i rilievi strumentali su NH3, H2S e COV, è stato impiegato il Monitor Multi gas PGM-50 della Rae Systems, un rilevatore di gas che fornisce un monitoraggio continuo dell’esposi-zione alle due classi di gas:

1) composti organici attraverso un Detector a Foto-Ionizzazione (PID);

2) composti inorganici con sensori elettrochimici.

Inoltre, lo strumento rileva l’anidride carbonica (CO2) attraverso un sensore a infrarossi non dispersivo (NDIR).

I valori dei livelli di concentrazione dei gas rilevabili sono aggiornati dallo strumento in tempo reale ed espressi in ppm.

La tabella 2 riporta il campo di misura, la risoluzione ed il tempo di risposta dello strumento per gli analiti indagati, mentre la tabella 3 contiene la sintesi delle condizioni operative nella configurazione attiva nel corso delle indagini stesse.

Sono stati effettuati prelievi d’area ad altezza uomo in due ambienti:

1) nella camera oscura in prossimità del mixer contenente i reagenti di sviluppo e fissaggio delle lastre nelle seguenti condizioni:

a) condizionatore acceso; porte aperte; finestre chiuse; velocità dell’aria ≈ 0,36 m/s. Il con-dizionatore rimane acceso solo nel periodo estivo;

b) condizionatore spento; porte aperte; finestre chiuse; velocità dell’aria ≈ 0,03 m/s; tem-peratura aria secca ≈ 24,7 °C; umidità relativa ≈ 60%;

2) in ambiente d’ufficio nei pressi della postazione di lavoro al PC nelle seguenti condizioni:

a) condizionatore spento; porta aperta; finestra chiusa; velocità dell’aria ≈ 0,04 m/s; tem-peratura aria secca ≈ 25,2 °C; umidità relativa ≈ 59%.

I campionamenti si sono protratti per un tempo compatibile sia con la durata del turno lavora-tivo dei due tecnici che con la rapidità di risposta dei rivelatori: in ogni caso tale tempo è risul-tato compreso tra i 25 ed i 180 minuti.

Tabella 2: Campo di misura, risoluzione e tempo di risposta strumentali

analita Campo di misura (ppm) Risoluzione (ppm) Tempo di risposta (sec)

COV0 ÷ 2000 0,1 10

SO2 0 ÷ 20 0,1 15

NH3 0 ÷ 50 1 150

Tabella 3: Specifiche del Monitor Multi gas PGM-50 nella configurazione adottata

configurazione: misura contemporanea di 3 gas con pompa di campionamento datalogging

- misura concentrazione COVsensore PID (10.6 eV) a banda aperta - misura concentrazione CO2 sensore NDIR (a infrarossi non dispersivo) - misura di gas tossico sensore elettrochimico selettivo per SO2 flusso pompa di campionamento 0,15 L/min

intervallo di datalog 60 sec

calibrazione due punti di calibrazione (aria pulita e gas standard di riferimento)

Inizialmente sono stati effettuati rilievi di COV ed SO2. Successivamente, sfruttando le caratte-ristiche del PID che, in quanto sensore a banda aperta, risponde ad un’ampia gamma di gas, è stata rilevata anche NH3, previa impostazione, nel menu di programmazione dello strumento, del fattore correttivo specifico per l’analita. L’adottabilità del PID quale sensore idoneo a quan-tificare il livello di inquinamento da ammoniaca nell’aria è legata proprio al valore assunto dal fattore correttivo (pari a 9,7) a fronte di un limite espositivo sufficientemente elevato e comunque superiore a 10 ppm (cfr tabella 1) indice della non eccessiva tossicità di tale agen-te chimico.

I campionamenti dell’acido acetico, glutaraldeide e idrochinone sono stati sia di tipo persona-le, monitorando le attività svolte dai tecnici di radiologia, sia ambientali, nelle immediate

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nanze della sviluppatrice e nell’ufficio adibito a segreteria. Per entrambe le tipologie di cam-pionamento sono state utilizzate pompe a basso flusso. Il valore del flusso è stato misurato prima e dopo il campionamento tramite calibratore primario DryCal Lite, e ne è stata verifica-ta la rispondenza rispetto al valore nominale entro un intervallo del ± 5 %. Ogni set di cam-pionamenti è stato corredato di un bianco e di un bulk.

Il campionamento dell’idrochinone è stato effettuato conformemente al metodo OSHA PV 2094 (OSHA, 1994), utilizzando fiale adsorbenti del tipo XAD-7 ed un flusso di aspirazione pari a 0,2 L/min. I tempi di campionamento sono risultati compresi tra 288 minuti e 654 minuti.

Per il campionamento dell’acido acetico è stata adottata la metodica NIOSH 1603 (NIOSH, 1994a) utilizzando fiale adsorbenti di carbone attivo (mg 100/50) ed impostando un flusso di aspirazione di 0,05 L/min o, nel caso di campioni bulk, di 1 L/min. La durata del campiona-mento è risultata compresa tra 207 e 1013 minuti.

Per il campionamento della glutaraldeide è stato impiegato il metodo NIOSH 2532 (NIOSH, 1994b), utilizzando fiale adsorbenti in gel di silice (150/300 mg), ad un flusso di aspirazione di 0,05 L/min o, per il bulk, di 0,5 L/min, ed un tempo di campionamento compreso tra 333 e 759 minuti.

Contestualmente alle misure degli agenti chimici, sono state effettuati rilievi dei seguenti para-metri microclimatici:

- temperatura, misurata con la centralina microclimatica LSI Babuc A;

- umidità relativa, rilevata con la stessa centralina, utilizzando lo psicrometro sonda BSU 102.

4. RISULTATI

La tabella 4 riporta i risultati del complesso dei campionamenti effettuati.

Tabella 4: Risultati dei campionamenti eseguiti sulle sostanze chimiche aerodisperse

Inquinante Flusso (L/min) Campionamento* Conc. (mg/m3)

Glutaraldeide 0,05 A; camera oscura < 0,003

Glutaraldeide 0,05 A; camera oscura < 0,003

Glutaraldeide 0,28 A; camera oscura < 0,0003

Glutaraldeide 0,52 P < 0,0004

Acido acetico 0,05 P; Tecnico RX < 0,36

Acido acetico 0,05 A; Camera oscura < 0,50

Acido acetico 0,05 A; Camera oscura < 0,30

Acido acetico 0,05 A; Camera oscura vicino sviluppatrice < 0,37

Acido acetico 1,00 A; Camera oscura vicino mixer 0,313

Idrochinone 0,20 A; Ufficio radiologia < 0,013

Idrochinone 0,20 A; Camera oscura < 0,008

Idrochinone 0,20 A; Camera oscura < 0,013

Idrochinone 0,20 P; Tecnico RX < 0,014

Idrochinone 0,20 P; Tecnico RX < 0,017

Ammoniaca 0,15 A; Camera oscura (condizionatore acceso o spento) < 0,7 Ammoniaca 0,15 A; Ufficio radiologia (condizionatore spento) < 0,7 Anidride solforosa 0,15 A; Camera oscura (condizionatore acceso o spento) < 0,26 Anidride solforosa 0,15 A; Ufficio radiologia (condizionatore spento) < 0,26 COV0,15 A; Camera oscura (condizionatore acceso o spento) < 0,1 ppm**

COV0,15 A; Ufficio radiologia (condizionatore spento) < 0,1 ppm**

Legenda - *: P: personale; A: ambientale; **: parti per milione

L’esame della tabella mostra che i valori rilevati sono risultati, in ogni caso, inferiori al limite di rivelabilità strumentale (LOD).

Per ciò che riguarda le misure microclimatiche:

- la temperatura è risultata in ogni caso compresa tra 22 e 33°C;

- l’umidità relativa è stata misurata sia nella camera oscura che nell’ufficio dei tecnici di radiologia, ed è risultata approssimativamente pari a 60 %.

5. CONCLUSIONI

Analogamente a quanto riscontrato nelle indagini effettuate dai colleghi regionale nei labora-tori di sviluppo di lastre radiografiche che operano a ciclo chiuso, anche estendendo il cam-pionamento ad ulteriori agenti chimici, si è riscontrato anche in questo caso che le concentra-zioni degli inquinanti aerodispersi rilevate (acido acetico, glutaraldeide, idrochinone, ammo-niaca, anidride solforosa, composti organici volatili), risultano tutte inferiori ai limiti di risolu-zione strumentale e notevolmente al di sotto dei valori limite di esposirisolu-zione professionale.

Si evince, pertanto, che la possibilità di esposizione ad agenti chimici è estremamente bassa nella normale attività di sviluppo lastre. Perciò il rischio principale per i tecnici di radiologia è imputabile alla probabilità che si verifichi un infortunio (schizzi, versamenti accidentali, ecc.) nelle fasi di preparazione delle soluzioni di sviluppo e fissaggio delle lastre radiografiche. Tale probabilità, comunque minimizzabile nel caso il personale indossi opportuni DPI, risulta ogget-tivamente assai bassa, essendo state automatizzate le operazioni ad esse connesse.

RINGRAZIAMENTI

Si ringraziano i tecnici di radiologia Fausto Pizzirani e Laura Bettocchi per la collaborazione.

BIBLIOGRAFIA

ACGIH: “Valori limite di soglia, Indici biologici di esposizione, ACGIH 2003”, Giornale degli igie-nisti Industriali, Supplemento al volume 29 n. 1 Gennaio 2004, AIDII, Associazione Italiana degli Igienisti Industriali.

G. Barcellona, E. Davì, S. Di Chiara, G. Di Noto, G. Gargaro, C. Kunkar, G. Novembre., E.

Poidomani, A. Terracina: “I laboratori INAIL di sviluppo di lastre radiografiche in Sicilia: valu-tazione del benessere termico e di alcuni agenti chimici”. 2° seminario dei professionisti CON-TARP Cuneo, gennaio 2001. Vol II.

G.C. Botta, G. Maina, M. Manzari, V. Passini: “VOC e qualità dell’aria indoor”. 11° Convegno

“Le giornate di Corvara”. Corvara (BZ), marzo 2005. Atti.

D.M. Cavallo, C. Peruzzo, P. Carrer: “Gli standard di qualità dell’aria indoor”. Giornale degli igienisti Industriali, vol. 29, n.3, luglio 2004.

Decreto Legislativo del 19/09/1994, n. 626: “Attuazione delle direttive 89/391CEE, 89/654/CEE, 89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE, 90/394/CEE, 90/679/CEE, 93/88/CEE, 95/63/CE, 97/42/CE, 98/24/CE, 99/38/CE e 99/92/CE riguardanti il

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to della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro”, in G. U. Suppl. Ordin. n. 265 del 12/11/1994.

Decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali 26/02/2004: “Definizione di una prima lista di valori limite indicativi di esposizione professionale agli agenti chimici”, in G.U.

n. 58 del 10/03/2004.

EASTMAN KODAK COMPANY: “Results of Air Sampling Studies Conducted Around Kodak X-Ray Processors”.

NIOSH 1994a: Manual of Analytical methods (NMAM), Fourth Edition; method 1603, issue 2, 15 august 1994.

NIOSH 1994b: Manual of Analytical methods (NMAM), Fourth Edition; method 2532, issue 1, 15 august 1994.

OSHA1994: Hydroquinone, Partially Validated Method, PV 2094.

L. Argenti*, S. Di Stefano*

* INAIL - Direzione Regionale Emilia Romagna - Consulenza Tecnica Accertamento Rischi e Prevenzione

RIASSUNTO

È stata effettuata l’analisi dei pareri sul rischio cancerogeno da esposizione a radiazioni ioniz-zanti nell’ambito delle denunce di malattia professionale (MP) pervenute alla CONTARP Emilia Romagna negli anni 1995 - 2004.

Durante tale analisi si è evidenziato che l’approccio utilizzato si è evoluto nel tempo, anche per l’evolversi della normativa correlata, da una valutazione meramente legata al rispetto o meno dei limiti stabiliti dalla legge, fino ad arrivare ad una valutazione quantitativa del rischio, tra-mite il calcolo della probabilità di causa. Tale metodo risulta particolarmente efficace per sta-bilire il nesso di causalità tra l’esposizione professionale e la patologia manifestata.

SUMMARY

In the present work we analysed the Technical Advisory Department for Risk Assessment and Prevention advices about ionising radiation risk assessment.

We examined the professional diseases related to ionising radiations, reported since 1995 to 2004, with respect to working fields, pathology and target organs and method of risk assessment.

Starting from a simple comparison between doses and legal limits, we tried to reach a quantitati-ve assessment, based on Probability of Causation (PC), using epidemiologic data on specific risk.

1. INTRODUZIONE

La valutazione del rischio cancerogeno derivante dall’esposizione a radiazioni ionizzanti rive-ste una notevole importanza sia in termini di prevenzione sia nell’ambito medico-legale ai fini assicurativi.

Da quest’ultimo punto di vista, è di fondamentale importanza riuscire a stabilire il nesso di cau-salità tra l’esposizione professionale e la patologia manifestata. Tuttavia l’associazione eziologica risulta estremamente incerta nel caso di una patologia di tipo tumorale, poiché questa non pre-senta caratteristiche diverse dalle forme tumorali “spontanee”, inoltre perché il tumore da radia-zioni ionizzanti è un’evenienza piuttosto rara, in rapporto all’enorme numero di neoplasie di altra origine, e infine per la mancanza di una dose-soglia nel manifestarsi di tale tipo di effetti.

In Italia vige un sistema misto, nel riconoscimento della natura professionale delle patologie;

l’INAIL considera infatti “automatico” il riconoscimento dell’origine professionale di una pato-logia, se ricompresa tra quelle elencate nelle tabelle delle malattie professionali, di cui al D.P.R.

n°1124 del 30/6/1965 e al D.P.R. n°336 del 13/4/1994 (cosiddette MP tabellate). In partico-lare, relativamente alla tutela delle lavorazioni che espongono a radiazioni ionizzanti, gli

orga-ni particolarmente colpiti, relativamente agli effetti stocastici, sono considerati: la cute (neo-plasia prevalentemente spinocellulare e fibrosarcoma), l’apparato urogenitale (mutazioni geni-che ed alterazioni cromosomigeni-che delle cellule germinali) e il sistema ematopoietico (leucemia, ad esclusione della leucemia linfatica).

Nei casi di MP tabellate in cui vi siano dubbi sull’esposizione al rischio, e nei casi in cui le pato-logie denunciate non rientrino nelle previsioni tabellari del D.P.R. 336 (MP non tabellate), il riconoscimento delle MP professionali non è automatico, ma è subordinato alla valutazione medico-legale, e, all’occorrenza, alla valutazione tecnica del rischio, affidata alla CONTARP.

2. MATERIALI E METODI

La Consulenza Tecnica Accertamento Rischi e Prevenzione (CONTARP) è l’organismo tecnico dell’INAIL che si occupa della valutazione dei rischi in ambienti di lavoro, per il riconoscimento di benefici assicurativi e previdenziali. In particolare, la CONTARP emette pareri tecnici, sulla base della documentazione agli atti, di sopralluoghi effettuati sui luoghi di lavoro, di indicazioni bibliografiche, ecc., fornendo indicazioni ai medici legali sui rischi presenti sul luogo di lavoro.

Nel presente lavoro sono stati presi in considerazione i pareri redatti per la valutazione dei rischi relativi all’esposizione a radiazioni ionizzanti, emessi dalla CONTARP Emilia Romagna dal 1995 al 2004. Occorre rilevare che la ricostruzione dell’esposizione a radiazioni ionizzanti è relativa-mente meno complessa della ricostruzione dell’esposizione a rischi di altro tipo, visto che la nor-mativa prevede da molti anni la registrazione delle dosi assorbite dal singolo lavoratore consi-derato “professionalmente esposto” (DPR 185/1964 e normativa successiva). Differente è il caso in cui il lavoratore sia stato esposto a radiazioni ionizzanti in situazioni non controllate, o che non sia stato correttamente tenuto nota delle dosi assorbite. In mancanza di informazioni spe-cifiche, ci si può riferire orientativamente ai dati ritrovati in letteratura per casi analoghi.

L’analisi dei pareri analizzati in questo decennio rivela una variazione di approccio al problema della valutazione del rischio, sia per la variazione del quadro normativo (si è passati infatti dal DPR 185/1964 al D.L.vo 230/95, fino al D. L.vo 241/00), sia per un approfondimento relativo alla valutazione di tale rischio, secondo approcci probabilistici.

Inizialmente, il criterio utilizzato è stato di tipo anamnestico - lavorativo, basato sul confron-to tra i valori dosimetrici e i valori limite di dose fissati dalla normativa, ritenendo non sussi-stente il rischio di contrarre una patologia di origine professionale se la dose ricevuta risulta-va inferiore ai limiti stessi. Tale criterio non è però da considerarsi appropriato, in quanto i limi-ti di legge per i lavoratori “professionalmente esposlimi-ti” sono relalimi-tivi alla protezione dai rischi deterministici, e non da quelli stocastici.

Successivamente si è quindi utilizzato il confronto con i limiti di dose per la popolazione non esposta; in questo caso, se la dose annua a cui risultava essere stato esposto il lavoratore era inferiore ai limiti fissati per la popolazione generale, si riteneva tale dose trascurabile, e non rile-vante ai fini dell’eziologia tumorale (comportando un rischio di contrarre una patologia tumo-rale paragonabile a quello della popolazione non esposta, e quindi non sussistente il rischio di contrarre una patologia professionale). Nel caso in cui invece il valore di dose era superiore ai limiti di dose per la popolazione generale, pur se la dose si manteneva inferiore ai limiti previsti per i lavoratori professionalmente esposti, veniva considerata plausibile l’origine professionale della patologia. Tale criterio, più cautelativo del precedente per gli assicurati, risponde comun-que a una logica solo qualitativa. Non era oltretutto auspicabile continuare ad avvalersi unica-mente del criterio del rispetto dei limiti per la valutazione del rischio di effetti cancerogeni, dato che, se si accetta l’ipotesi della mancanza di dose-soglia, i valori limite stabiliti dalla legge limi-tano ragionevolmente la comparsa degli effetti stocastici ma non li annullano.

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Risultava quindi più appropriato utilizzare un criterio che prevedesse un approccio epidemiolo-gico in termini quanto più possibile precisi, provando a quantificare la probabilità che quella determinata neoplasia fosse provocata dall’esposizione di origine professionale a radiazioni ionizzanti, consentendo valutazioni meno soggettive. È stato quindi adottato il metodo basa-to sul calcolo della probabilità di causa (PC), ovverosia il grado di probabilità che le radiazioni ionizzanti siano o meno la causa di quell’evento oncologico nel soggetto in esame.

La PC (di solito espressa come percentuale) viene definita come il rapporto tra il rischio di con-trarre una patologia tumorale derivante dall’esposizione a radiazioni ionizzanti, e il rischio

“totale” (ossia quello derivante da radiazioni ionizzanti sommato al rischio naturale); in altre parole, la PC è la percentuale dei tumori radioindotti rispetto al totale dei tumori diagnostica-ti in un anno in una popolazione omogenea.

Estendendo l’uso di tale strumento al singolo caso, è necessario assumere che l’esperienza di una popolazione esposta possa essere appropriatamente applicata ad un individuo della stes-sa (o di un’altra) popolazione. In tal caso, PC si può definire come la probabilità che il singo-lo caso sia attribuibile all’esposizione a radiazioni ionizzanti.

Tramite indagini radiobiologiche ed epidemiologiche (attraverso modelli) sono stati corre-lati in maniera quantitativa gli effetti cancerogeni con l’entità dell’esposizione, ottenendo dei “coefficienti di rischio”, specifici per sesso, sede nosologica, appartenenza ad una determinata popolazione, periodo di latenza, ecc. (WAKEFORD et al., 1998), utili per con-frontare il rischio di mortalità o incidenza tumorale dovuto alle radiazioni ionizzanti con quello dovuto a cause naturali. Si ha così la possibilità di effettuare valutazioni “persona-lizzate” per il singolo caso, permettendo a posteriori di risalire al possibile nesso causale per una neoplasia in atto.

Per effettuare il calcolo di PC per ogni singolo caso in esame, è necessario innanzitutto disporre del valore di dose ricevuta. Tale stadio non è sempre di facile realizzazione, in quanto non sem-pre risultano disponibili le schede dosimetriche o i relativi riepiloghi. Se questi risultavano dis-ponibili, si è scelto di utilizzare i dati in essi presenti, in quanto certificati dall’Esperto Qualificato responsabile della sorveglianza fisica, anche nel caso di divergenze nel metodo di valutazione. Nella stima della dose occorrerebbe infatti appurare come sono considerati i valo-ri di dose infevalo-riovalo-ri al limite di valo-rilevabilità, la posizione del dosimetro personale (WAMBERSIE A., DELHOVE J. 1993) nel caso si utilizzino DPI, ecc. La stima della dose può inoltre risultare mag-giormente affetta da incertezze nel caso in cui ci sia stata irradiazione interna.

Per quanto riguarda i coefficienti di rischio da utilizzare, sono stati scelti quelli pubblicati nel rapporto BEIR V (NRC, 1990), che presenta i coefficienti di rischio per tumori al seno, all’ap-parato respiratorio, all’apall’ap-parato digestivo, per leucemia, e per “altri tumori”, oltre a quelli pub-blicati più recentemente da Thompson (THOMPSON et al. 1994), per tumori alla cavità orale e alla faringe, per l’intero sistema digestivo (con il dettaglio di esofago, stomaco, colon, retto, fegato, cistifellea, pancreas), per il sistema respiratorio (trachea, bronchi e polmone), per tumori cutanei diversi da melanoma, per seno femminile, utero, ovaio, prostata, rene, vescica,

Per quanto riguarda i coefficienti di rischio da utilizzare, sono stati scelti quelli pubblicati nel rapporto BEIR V (NRC, 1990), che presenta i coefficienti di rischio per tumori al seno, all’ap-parato respiratorio, all’apall’ap-parato digestivo, per leucemia, e per “altri tumori”, oltre a quelli pub-blicati più recentemente da Thompson (THOMPSON et al. 1994), per tumori alla cavità orale e alla faringe, per l’intero sistema digestivo (con il dettaglio di esofago, stomaco, colon, retto, fegato, cistifellea, pancreas), per il sistema respiratorio (trachea, bronchi e polmone), per tumori cutanei diversi da melanoma, per seno femminile, utero, ovaio, prostata, rene, vescica,