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Le iniziative esistenti non hanno ancora sviluppato modelli gestionali completi, volti a garan-tire u equilibrio fra i differenti aspetti interessati, se non in forme appena accennate o in bozze di proposta che comunque stentano a trovare condivisione in ambiti e platee multistakeholder.

Così su territorio nazionale si cita la proposta CSR-SC del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che fa di un progetto fondato su basi sostanzialmente economiche un modello cui le

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aziende devono ispirarsi, trattando e monitorando aspetti cruciali, fra cui proprio la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, attraverso solo due indicatori.

L’evoluzione naturale che gli studi di settore hanno subito ha inoltre portato alla costituzione di tavoli tecnici, fra cui di particolare rilievo è quello formatosi in sede UNI che, prima ancora della definizione dei lavori in ambito internazionale, ha risposta alla spinta ed alla esigenza di creare un documento guida a favore e sostegno delle imprese.

In ambito internazionale l’Organizzazione Internazionale per la Standardizzazione (ISO) ha deliberato la redazione di una guidance on social responsibility (N20600) riconducibile come tipologia di documento ad uno Standard Internazionale per la Responsabilità Sociale di Impresa.

A tal riguardo è importante sottolineare, perché particolarmente significativa, l’adozione di misure e modalità che consentano di mettere in atto quanto definito nel Memorandum of Understanding (MoU), definito dall’ISO con l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO). Il MoU sancisce infatti la cooperazione fra le due organizzazioni, a garanzia che quanto verrà definito nello standard ISO sarà in accordo e rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori.

Il fermento intorno alla materia dà la giusta misura dell’importanza che la CSR ha assunto, con-sapevoli del rischio che parlare di responsabilità sociale possa essere un evento circostanziato, se non si definiscono i contenuti, gli obiettivi, le strategie.

Per fare ciò è necessario diffondere una cultura di impresa, una modalità di essere prima che di operare; le leve su cui basarsi sono evidentemente da ricercare nella formazione, nella infor-mazione, nella consulenza, ma anche nel sostegno e nella incentivazione economici.

L’INAIL, per dare peso e senso ad una campagna di diffusione di imprenditorialità responsabi-le, ha introdotto una modifica significativa, soprattutto perché simbolicamente rilevante, nel modello unico di domanda che le aziende potranno presentare.

Ciò consente di richiedere una riduzione del tasso medio di tariffa, ai sensi dell’art. 24 delle Modalità di applicazione delle Tariffe dei premi previsto dal D.M. 12/12/2000, dopo il primo biennio di attività e, fra gli interventi significativamente rilevanti cui l’azienda potrà fare rife-rimento, è citato espressamente il caso in cui “L’azienda ha adottato o mantiene un comporta-mento socialmente responsabile...”.

E’ parimenti necessario fornire gli strumenti operativi alle aziende, oltre che una forma di assi-stenza/consulenza, per veicolare la diffusione di modalità di CSR.

Nel proporre un modello operativo condivisibile, si ritiene utile proporre un canovaccio opera-tivo integrato, bilanciato rispetti alle differenti categorie di stakeholder ma soprattutto rispet-to agli aspetti più fortemente rilevanti per una imprendirispet-torialità responsabile.

Per fare ciò appare indispensabile pensare ad un sistema di gestione etico, come nuovo siste-ma di siste-management, più equilibrato rispetto ai singoli sistemi di gestione, siano SGSL, SGA o SGQ.

Un simile impianto trova il suo punto di forza nel collegamento e nella relazione della perfor-mance operativa a breve termine con gli obiettivi strategici a lungo termine, ove gli ambiti eco-nomico, sociale ed ambientale si intersecano in una interdipendenza esiziale, radicandosi in un contesto, quale è il mercato globalizzato, dinamico e mutevole.

Si delinea la nascita di una impresa intelligente, che muta al mutare del contesto interno ed esterno, proponendosi come istituto ecomonico-sociale in grado di coniugare le proprie esi-genze di sviluppo economico con la creazione di valore in una ottica di sostenibilità, di cresci-ta sociale, di benessere collettivi.

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L. Filosa*, G. Mancini*

* INAIL - Direzione Generale - Consulenza Tecnica Accertamento Rischi e Prevenzione

RIASSUNTO

L’impresa è socialmente responsabile quando, nel pieno rispetto dei requisiti cogenti, pro-duce valore aggiunto e lo distribuisce ai diversi stakeholder perseguendo la loro completa soddisfazione più e meglio dei propri concorrenti. Per raggiungere l’obiettivo si rende neces-saria una “gestione integrata” della responsabilità verso tutti gli stakeholder. A tal fine le imprese devono aggiungere una dimensione sociale ai loro piani, ai loro bilanci, valutare le prestazioni in questi settori, creare comitati consultivi solidali, realizzare audit sociali, instaurare programmi di formazione continua. Ad un excursus iniziale sulla genesi e svilup-po del concetto di Ressvilup-ponsabilità Sociale di Impresa (RSI), in inglese Corsvilup-porate Social Responsibility (CSR), segue un’analisi relativa alla metodologia e agli standard in costruzio-ne insieme alla loro integraziocostruzio-ne con le norme ISO esistenti, per arrivare a delicostruzio-neare un pos-sibile ulteriore sviluppo del concetto di RSI verso la responsible competiveness (competitivi-tà responsabile).

SUMMARY

Corporate Social Responsibility is playing an increasingly important role in achieving Europe’s strategic Lisbon goal for the EU to ‘become by 2010 the most competitive and dynamic kno-wledge base economy in the world, capable of sustainable economic growth with more and bet-ter jobs and greabet-ter social cohesion’. CSR helps to enhance a betbet-ter working environment for employees, helps businesses contribute to social and environmental progress and supports long-term sustainable business growth. Business and society are interdependent. The wellbeing of one depends on the wellbeing on the other. Companies engaged in CSR are reporting bene-fits to their reputation and their bottom line.

1. INTRODUZIONE

Nel mondo occidentale gli individui, nel definire la loro condotta, hanno sempre fatto riferi-mento a due criteri di responsabilità: uno definito dalla legge e l’altro definito dalla loro mora-lità, un principio guida interiore.

Con l’affermarsi dell’economia di mercato e del ruolo delle aziende si è via via diffusa l’idea che non soltanto gli individui che ne sono responsabili, ma le imprese stesse, come soggetti col-lettivi, debbano attenersi ad un’etica nel definire il loro comportamento responsabile, oltre ai poteri di indirizzo dello Stato.

Negli ultimi tempi il dibattito sulla responsabilità sociale delle imprese si è intensificato,

coin-volgendo istituzioni pubbliche, mondo imprenditoriale, società civile, sindacati, associazioni di categoria, centri studi e Università.

Nell’evoluzione del concetto di responsabilità sociale si è passati dall’approccio filantropico-caritatevole, all’adozione di codici di condotta autoreferenziali, alla individuazione di un approccio strategico nelle dinamiche di gestione dei rapporti d’impresa.

L’interesse delle imprese su questo tema è fortissimo. Alcune di queste hanno già sviluppato una precisa strategia di responsabilità sociale, altre hanno da tempo avviato iniziative in ambi-ti diversi e stanno cercando di collocarle nel quadro di una cornice organica, razionalizzando azioni e investimenti nel contesto di una strategia coerente ed efficace.

Varie azioni a livello internazionale stanno portando alla formulazione di standard di sistemi di gestione per la responsabilità sociale delle imprese. Sono iniziative che nascono dalla colla-borazione tra mondo della ricerca e dell’università, delle imprese e delle professioni, con un coinvolgimento delle organizzazioni non governative e no-profit.