• Non ci sono risultati.

DELLA SILICE

G. Ripanucci: Guida metodologica per l’accertamento del rischio silicosi, Edizioni INAIL - -Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro, Roma 1992

4. FENOMENO INFORTUNISTICO E TECNOPATICO

In Piemonte, i dati sugli infortuni nel comparto della lavorazione del legno sembrano indicare una situazione meno grave rispetto a quella italiana: infatti, il numero degli infortuni profes-sionali verificatisi nel quinquennio 1999-2003 è l’1,7% rispetto all’intero territorio nazionale;

tale percentuale risulta molto inferiore alle percentuali di occupazione del 6% già citate nel paragrafo 2. Tuttavia, la tipologia degli infortuni e degli infortunati denota chiaramente la spe-cificità dei rischi: infatti, esaminando la sede della lesione, gli infortuni più numerosi si regi-strano a carico delle mani (45% del totale) e gli infortuni più gravi (durata media 4 settima-ne) riguardano il busto, le braccia e, di nuovo, le mani. Tali dati, incrociati con le modalità di accadimento e gli agenti materiali (questi ultimi rappresentati nel grafico in Figura 2), indica-no chiaramente che alla base degli infortuni soindica-no spesso le macchine.

Tale risultato è interpretabile come conseguenza della diffusione di macchine obsolete, non dotate di dispositivi di sicurezza, e della carenza di formazione al loro corretto uso. Infatti gli infortuni sono più numerosi nella fascia di età compresa tra i 18 e i 35 anni, dove si registra anche l’unico caso mortale. Il dato numerico, quindi, seppure migliore rispetto a quello nazio-nale, dimostra comunque l’opportunità di interventi di messa in sicurezza dei macchinari e l’im-portanza della formazione degli addetti ai fini della riduzione dei rischi.

Sul fronte delle malattie professionali il dato è sicuramente più allineato con quello nazionale:

se da una parte il numero delle malattie denunciate in regione nel quinquennio 1999-2003 è solo il 3% rispetto a quello italiano, dall’altra il numero delle malattie professionali indennizzate nello stesso periodo sale al 5,5% rispetto all’intero territorio nazionale, in linea con la percen-tuale di occupazione pari al 6%. Il dato evidenzia come nel comparto sia presente una diffusa consapevolezza dei rischi specifici che si traduce in denunce mirate di malattie professionali.

Un altro dato interessante emerge dal confronto, sul territorio regionale, delle malattie pro-fessionali indennizzate nel comparto legno con quelle totali in Piemonte, che ammontano al 2,6% a fronte del già citato 1,2% di occupazione e che colloca il comparto tra quelli più a rischio. Il grafico in Figura 3 mostra le diverse tipologie di malattie professionali riconosciute in regione nel comparto esaminato tra il 1999 e il 2003: la maggioranza è costituita da neo-plasie da polveri di legno a carico dei seni nasali e paranasali.

Figura 2: Agenti causali degli infortuni professionali nel comparto legno (G.T. 5100 e 5200) in Piemonte nel quinquennio 1999-2003

A

ATTTTII 4° SSEEMMIINNAARRIIOO DDEELLLLAA CCOONNTTAARRPP

96

5. CONCLUSIONI

Lo studio ha dimostrato che le aziende piemontesi del comparto hanno una maggiore consa-pevolezza dei rischi specifici, evidenziata dalla minore incidenza del fenomeno infortunistico e tecnopatico rispetto alla media nazionale. Sul fronte degli infortuni, la netta preponderanza, tra gli agenti materiali, delle macchine e degli ambienti di lavoro dimostra la validità dei recen-ti programmi di finanziamento INAIL, ai quali le aziende piemontesi del comparto hanno ade-rito con interesse, investendo sulla sostituzione di macchinari. Analogamente, sul fronte delle malattie professionali, tra le quali prevalgono le neoplasie da polveri di legno, si è riscontrata una elevata consapevolezza, che si è concretizzata nell’acquisto e installazione di impianti di aspirazione volti alla riduzione dell’esposizione dei lavoratori.

I dati, seppure migliori di quelli nazionali, sono tuttavia caratterizzati da elevati indici di fre-quenza, che rendono opportune azioni mirate di formazione delle maestranze sulle migliori procedure da adottare per operare in sicurezza. A ciò si dovrebbe aggiungere un’attività di for-mazione dei datori di lavoro perché prendano coscienza dell’opportunità di organizzare e stan-dardizzare sempre più le singole operazioni delle fasi lavorative, al fine di evitare comporta-menti impropri: è noto che una approfondita e mirata formazione di tutti gli attori coinvolti è la forma più efficace e meno onerosa di prevenzione.

BIBLIOGRAFIA

S. Alfonzo, R. Ceron, G. Calabretta, P. Cavallo, C. Gamba, M. Fontana, S. Angiolucci, C. Bertello, P. Fornetti, R. Riggio, G. Sanvido, A. Bena, L. Gilardi: I profili di rischio nei com-parti produttivi dell’artigianato, delle piccole e medie imprese e pubblici esercizi: mobilifici, Ricerca Ispesl n.67/98E, 2002, www.ispesl.it (1 aprile 2005).

Figura 3: Tipologie di malattie professionali riconosciute nel comparto legno (G.T. 5100 e 5200) in Piemonte nel quinquennio 1999-2003

P. Apostoli, M. Gelmi: Fattori di rischio e rischi correlati con l’esposizione occupazionale a polveri di legno - Giornale Degli Igienisti Industriali Aidii, 2002, Volume 27, Fascicolo 2, pagg. 79-93.

Candura: Elementi di tecnologia industriale ad uso dei cultori di medicina del lavoro, 2002, Casa Editrice La Tribuna, Piacenza, pagg. 16.1-16.36.

Decreto Legislativo 25 febbraio 2000, n. 66: Attuazione delle direttive 97/42/ce e 1999/38/ce, che modificano la direttiva 90/394/cee, in materia di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante il lavoro, in G.U. n. 70 del 24 marzo 2000.

E. Ferro, G. Fois, R. Luzzi, S. Nidasio: Tumori professionali riconosciuti nella provincia di tori-no: analisi degli agenti di rischio e riflessioni in termini di prevenzione, Rapporto Annuale Inail 2003 - Regione Piemonte, 2004, pagg. 45-61.

P. Fornetti: Un rischio professionale concreto: le polveri di legno, un agente cancerogeno rico-nosciuto, Arpa Informa, 2002, Fascicolo 4, pagg. 5-6.

L. Argenti*, M.I. Barra**, S. Di Stefano*, E. Incocciati**

* INAIL - Direzione Regionale Emilia Romagna - Consulenza Tecnica Accertamento Rischi e Prevenzione

** INAIL - Direzione Generale - Consulenza Tecnica Accertamento Rischi e Prevenzione

RIASSUNTO

L’esigenza di valutare il rischio chimico nei laboratori INAIL che effettuano lo sviluppo di lastre radiografiche è emersa da alcuni anni in diverse Direzioni Regionali. Sulla scorta dei monito-raggi già effettuati in Sicilia e nel Lazio, la CONTARP Emilia Romagna ha intrapreso uno studio di valutazione del rischio chimico nelle sedi di propria competenza impiegando tecniche di campionamento ed analisi differenti ed estendendo i rilievi ad altre sostanze chimiche poten-zialmente presenti negli ambienti di lavoro e non indagate in altre sedi. L’ampliamento del campo di indagine, che ha portato alla misura dei livelli di concentrazione di acido acetico, glu-taraldeide, idrochinone, ammoniaca, anidride solforosa e COV (Composti Organici Volatili) tota-li, ha confermato l’assenza di particolari rischi legati all’esposizione ad agenti chimici, spiega-bile anche in virtù di una sempre maggiore automatizzazione delle operazioni che comportano la manipolazione dei prodotti di sviluppo e fissaggio delle lastre radiografiche. Anche la misu-razione dei parametri microclimatici ha messo in luce una situazione di sostanziale benessere termico per gli operatori coinvolti.

SUMMARY

The requirement to evaluate chemical risk in INAIL laboratories which develop x-ray sheets (dark-rooms) has been emerging for some years. On the basis of a previous study carried out in Sicily and Lazio, the CONTARP of Emilia Romagna has undertaken a study to assess chemical risk in its re-gional headquarters, using different sampling techniques and analysis, and exten-ding the analysis to other chemical substances potentially present in workplaces and not pre-viously investigated. The concentration of acetic acid, glutaraldehyde, hydroquinone, ammo-nia, sulphur dioxide and total VOC (Volatile Organic Compounds) has been measured; the results of analysis confirmed the absence of particular risks about the exposure to chemical substances, even thanks to growing automation in manipulating developing and fixing pro-ducts of x-ray sheets. Microclimatic parameters have been measured too, highlighting a sub-stantial thermal well-being for the involved operators.

1. INTRODUZIONE

Nell’ambito delle attività di valutazione del rischio chimico svolte dalla CONTARP, l’interesse per gli ambienti di lavoro in cui si effettua lo sviluppo di lastre radiografiche (camere oscure) assu-me una certa rilevanza, a motivo della diffusione capillare sul territorio nazionale di tali strut-ture, che sono tenute all’osservanza di specifiche prescrizioni di legge in materia (titolo VII bis

D. Lgs. 626/94). Sulla scorta dei monitoraggi già effettuati in Sicilia (BARCELLONA et al., 2001) e nel Lazio, la CONTARP Emilia Romagna ha intrapreso uno studio di valutazione del rischio chi-mico nelle sedi di propria competenza, avvalendosi della collaborazione del Laboratorio di Igiene Industriale della CONTARP DG. I rilievi strumentali sono stati estesi ad un’ampia gamma di sostanze chimiche potenzialmente presenti negli ambienti di lavoro e non indagate in altre sedi. Alla luce di risultati dei rilievi effettuati e sulla base delle analogie riscontrate con gli ambienti oggetto di studio nel corso delle esperienze già maturate, si è tentato, seguendo un approccio metodologico, di effettuare una valutazione completa del rischio chimico che possa essere di ausilio in ambienti di lavoro analoghi.