• Non ci sono risultati.

VALUTAZIONE DEL RISCHIO PER GLI OPERATORI DEI SERVIZI TERRITORIALI

DELLA SILICE

G. Ripanucci: Guida metodologica per l’accertamento del rischio silicosi, Edizioni INAIL - -Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro, Roma 1992

3. VALUTAZIONE DEL RISCHIO PER GLI OPERATORI DEI SERVIZI TERRITORIALI

Le attività svolte dagli operatori dei Servizi Territoriali sono caratterizzate da un’elevata varie-tà e presentano proprie specificivarie-tà a seconda del sito e/o dell’insediamento controllato e delle condizioni ambientali presenti al momento dell’intervento. Per tali ragioni la valutazione è stata effettuata utilizzando criteri qualitativi che permettessero di stimare le grandezze di cui il rischio è funzione, magnitudo (M) e frequenza (F), secondo i seguenti passaggi:

1. Scelta dei valori di magnitudo teorica (Mt) e frequenza teorica (Ft), ricavati da dati statisti-ci, dal registro infortuni o da studi di settore;

2. Determinazione di fattori correttivi della magnitudo teorica relativi all’eventuale utilizzo di dis-positivi di protezione individuali (Fd) e alla presenza di disdis-positivi di protezione collettiva (Fp);

Figura 1: Albero decisionale - Valutazione Rischio Chimico

3. Determinazione di fattori correttivi della frequenza teorica relativi all’organizzazione inter-na (Fo) e alla formazione effettuata ai lavoratori (Ff);

4. Calcolo della magnitudo (M) e della frequenza (F) secondo le formule:

M = Mt / (1 + Fd + Fp) F = Ft / (1+Fo+Ff).

Utilizzando i valori assegnati per i diversi fattori, M e F possono essere compresi tra il valore teorico e il 50 % dello stesso. Tale condizione è conseguenza del fatto che si ipotizza che, per quanto si possano utilizzare sistemi di protezione e prevenzione adeguati e completi, la magni-tudo e la frequenza non possano comunque scendere al di sotto del 50 % dei rispettivi valori teorici. Per ridurre ulteriormente magnitudo e frequenza, è necessario intervenire sulle carat-teristiche intrinseche dell’attività lavorativa.

A seconda dei valori di magnitudo e frequenza, il rischio potrà variare come riportato nella sot-tostante Tabella 2:

Tabella 2: Scala del rischio e della priorità degli interventi

R > 8 Priorità 1 Immediato Azioni correttive indilazionabili da attuare subito.

4 < R ≤ 8 Priorità 2 Breve termine Azioni correttive necessarie da programmare e attuare con urgenza.

1 < R ≤ 3 Priorità 3 Medio termine Azioni correttive e/o migliorative da programmare e attuare nel medio termine.

R ≤ 1 Priorità 4 Lungo termine Azioni migliorative da valutare in fase di programmazione e da attuare nel lungo termine.

Il procedimento di valutazione dei rischi è stato applicato ai 5 Gruppi di attività degli opera-tori dei servizi terriopera-toriali (Generale, Impiantistico, Terriopera-torio, Fisico, CMIRL Centro Meteo Idrologico Regione Liguria per un totale di 22 Processi) e ai 25 pericoli identificati. In Tabella 3 sono riportati le fonti di pericolo a maggior rischio.

Tabella 3: Pericoli comportanti il maggior rischio per gli operatori dei servizi territoriali

Pericolo valutato Gruppo

Superfici/luoghi di transito scivolosi, irregolari, ingombri Generale

Superfici (fisse o mobili) in altezza Impiantistico/Territorio Scavi, trincee, pozzi, fosse, scarpate Impiantistico/Territorio

Superfici (fisse o mobili) in altezza CMIRL

Movimentazione manuale dei carichi Generale

Trasferimenti con automezzo Generale

A

ATTTTII 4° SSEEMMIINNAARRIIOO DDEELLLLAA CCOONNTTAARRPP

86

4. CONCLUSIONI

Il lavoro fin qui svolto ha permesso di sviluppare un metodo per valutare il rischio nelle mol-teplici linee analitiche attive presso i laboratori ARPAL e nelle diverse attività svolte dagli ope-ratori territoriali. In particolare per quanto riguarda i laboope-ratori di analisi, caratterizzati da un utilizzo assai elevato di sostanze e preparati, lo schema proposto consente di individuare que-gli agenti chimici per i quali si rende effettivamente necessario il controllo analitico dell’espo-sizione. Si ritiene inoltre che i criteri di valutazione proposti possano costituire un valido rife-rimento per realtà analoghe.

BIBLIOGRAFIA

T. Valente: Il rischio chimico, DIMEL sez. Medicina del lavoro - Università di Genova.

Decreto Legislativo 2 febbraio 2002, n.25: Attuazione della direttiva 98/24/CE sulla prote-zione della salute e della sicurezza dei lavoratori contro i rischi derivanti da agenti chimici durante il lavoro, in G.U. n. 57 8 marzo 2002.

Coordinamento tecnico per la sicurezza nei luoghi di lavoro delle regioni e delle province autonome: Linee guida - protezione da agenti chimici.

Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza sul Lavoro: Linee guida per la “valuta-zione del rischio” - applica“valuta-zione agli uffici amministrativi ed ai laboratori scientifici di strut-ture pubbliche e private.

Regione Piemonte: Decreto legislativo 2 febbraio 2002, n.25, modello applicativo proposto dalla Regione Piemonte per la valutazione del rischio chimico, 2003.

Regione Emilia Romagna, Regione Lombardia, Regione Toscana: Modello di valutazione del rischio da agenti chimici pericolosi per la salute ad uso delle piccole e medie imprese, 2003.

D. Antoni*, E. Ferro*, S. Nidasio*

* INAIL - Direzione Regionale Piemonte - Consulenza Tecnica Accertamento Rischi e Prevenzione

RIASSUNTO

Scopo del lavoro è illustrare i rischi relativi alle varie fasi della lavorazione del legno in rela-zione ai dati di INAIL sugli sull’andamento infortunistico e tecnopatico nel settore dal 1999 al 2003.

I dati mostrano che il primo agente causale degli infortuni è rappresentato dalle macchine, mentre per le malattie professionali è rappresentato dalle polveri di legno.

Un’efficace prevenzione può essere attuata mediante l’introduzione macchine per la lavorazio-ne del legno moderlavorazio-ne e sicure e l’installaziolavorazio-ne di impianti di monitoraggio e aspiraziolavorazio-ne delle polveri presenti nell’ambiente di lavoro. Inoltre, la maniera più efficace e meno costosa di fare prevenzione consiste nell’ informazione, formazione e coordinamento degli addetti a tutti i livelli.

SUMMARY

The aim of this work is to illustrate the risks of each step during the wood processing, accor-ding to INAIL data on work accidents and occupational diseases from 1999 to 2003.

Data shows that the main cause of work accidents is due to the machines, whereas occupatio-nal diseases are mainly related to the exposure to wood dust.

In order to carry out a suitable prevention, it would be important to introduce modern and safe woodworking machines, to set up a monitoring system and a dust suction system in the work atmosphere. Moreover, the most efficient and cheapest way for an adequate health and safety prevention is to inform, to train and to coordinate all the workers.

1. INTRODUZIONE

Il settore della lavorazione del legno è uno dei più rappresentativi della realtà economica pie-montese: delle circa 87.000 aziende presenti in Italia, la regione ne ospita il 7%; di queste, oltre il 40% ha sede in provincia di Torino e oltre il 20% in provincia di Cuneo. Gli insediamen-ti produtinsediamen-tivi sono assai diversificainsediamen-ti e comprendono sia piccole aziende arinsediamen-tigiane, sia industrie di grandi dimensioni.

In un recente studio, effettuato in Piemonte dalla Consulenza Tecnica Regionale dell’INAIL e inerente i casi di tumori professionali riconosciuti nella provincia di Torino negli ultimi anni, l’incidenza di patologie tumorali nel comparto in esame è risultata seconda solo a quella riscontrata nel comparto dell’estrazione e lavorazione mineraria (FERRO et al., 2004). Tale cir-costanza ha indotto gli scriventi ad effettuare uno studio più approfondito del comparto,

mira-A

ATTTTII 4° SSEEMMIINNAARRIIOO DDEELLLLAA CCOONNTTAARRPP

92

to a confrontare i dati sul fenomeno infortunistico e tecnopatico con i rischi specifici delle diverse fasi lavorative del settore. I dati, estratti dalla banca dati INAIL, si riferiscono alle voci di tariffa 5100 (Conservazione e prima lavorazione del legno) e 5200 (Trasformazione mecca-nica del legname elaborato in manufatti in legno).