• Non ci sono risultati.

Comunità, storia e regione: Ucraina-Lituania-Bielorussia

CITTADINANZA, INCLUSIONE, DIVERSITÀ

4. Comunità, storia e regione: Ucraina-Lituania-Bielorussia

Se il regime autoritario di Antanas Smetona era andato piegando le basi e le forme dello stato liberale, la Seconda guerra mondiale segna l’inizio di un cin-quantennio totalitario che dapprima spazza via il patrimonio della cultura

ebrai-20 RÖMER M., Svarbiausios valstybinės problemos Italų fašizme ir Sovietuose, M. Kuktos spaustuvė, Kaunas, 1933, p. 25.

ca locale e, successivamente, chiude il paese nella morsa della dittatura sovieti-ca che trasforma il paese in un sovieti-campo di sperimentazione e trasformazione so-ciale e politica.

Lo spazio della Lituania sovietica viene inglobato nelle maglie del-l’URSS nella veste ufficiale di suo membro plenipotenziale. Il nuovo co-strutto non è, tuttavia, più lo spazio della nazione, ma quello del popolo (liaudis), un concetto ideologicamente costruito come superamento delle lo-giche nazionali borghesi. Riprendendo e formalizzando quanto espresso nel-la prima Carta costituzionale del 1940, il preambolo delnel-la Costituzione delnel-la Repubblica Socialista Sovietica di Lituania del 1978 enuncia precisamente i termini di una Repubblica esautorata di autorità sul proprio territorio e sulla propria cittadinanza:

La Repubblica Socialista Sovietica di Lituania è un membro a pieni diritti del-l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche nel cui ambito viene incarnata l’unità statale del popolo sovietico [tarybinė liaudis] e tutte le nazioni e nazionalità vengono unite in vista della collettiva costruzione del comunismo. Il popolo [liaudis] della Repubblica Socialista Sovietica di Lituania, ispirato alle idee del comunismo scientifico e cosciente di essere parte indivisibile del popolo sovietico [neatskiriama visos tarybinės liaudies dalis], in esecuzione delle norme costituzionali della Repub-blica e in accettazione delle idee e dei principi enunciati nella Costituzione della Repubblica Socialista Sovietica di Lituania del 1940, in ottemperanza con la Costi-tuzione (Legge fondamentale) dell’URSS, origine dell’ordine sociale e politico, non-ché fonte per il regolamento dei diritti, delle libertà e dei doveri dei cittadini della Repubblica Socialista Sovietica di Lituania e [origine] dei principi organizzativi e degli obiettivi dello stato popolare socialista [socialistinė visaliaudinė valstybė] ac-coglie la presente Costituzione 22

.

Trasformata in repubblica sovietica a sovranità limitata, la Lituania viene privata dell’elemento centrale intorno al quale l’idea di nazione politica (la na-zione-popolo di cui prima) e il concetto inclusivo di cittadinanza erano cresciu-ti: il territorio. Si tratta, a ben guardare, di un paradosso. Da un lato, per la pri-ma volta tutti i territori della Lituania etnica così come essa era stata impri-magina- immagina-ta a inizio XX secolo, con Vilnius e Klaipėda, sono riuniti entro una comune cornice territoriale repubblicana. Dall’altro, tuttavia, il territorio della repubbli-ca, dissolto nella immensa patria sovietirepubbli-ca, non rappresenta più la fonte dei rap-porti sociali su cui la cittadinanza viene plasmata. Per quanto il quadro ideolo-gico sia differente, come nel caso del nazionalismo citato da Römer, l’URSS –

22 Lietuvos Tarybų Socialistinės Respublikos Konstitucija (Pagrindinis Įstatymas), in Lietuvos TSR Aukščiausiosios Tarybos ir Vyriausybės žinios, 11-130, 1978, https://e-seimas.lrs.lt/portal/

con la sua politica imperialistica e il suo afflato internazionalista – sostituisce al territorio un’artificiale nazione politica, ossia giuridicamente (ma non storica-mente e socialstorica-mente) costruita, priva delle particolarità costitutive dei rapporti sociali e del ruolo di collante della nazione-etnica che Römer indicava come ba-se per lo sviluppo della nazione politica.

A un paradosso, se ne aggiunge un secondo. L’uguaglianza costituzionale non corrisponde alla mancanza di politiche etniche o di ingegneria etnica da parte del governo centrale. Gli spostamenti di popolazione che interessano la Lituania sovietica fin dai primi anni del dopoguerra (in linea, per la verità, con un’analoga tendenza comune tanto ad altre regioni dell’URSS che ai paesi oltre i suoi confini) finiscono per rendere il territorio della repubblica maggiormente omogeneo dal punto di vista etnico 23. Nel corso dei decenni, sono gli ambienti urbani, nonostante l’afflusso di manodopera russa nei centri industriali, a subire una progressiva lituanizzazione. È questo il caso – emblematico – di Vilnius in cui la popolazione etnicamente lituana diviene maggioranza assoluta per la pri-ma volta nella sua storia nel 1989.

Sullo sfondo della sapiente gestione di una retorica ufficiale improntata alla più rigorosa omogeneità del popolo sovietico e dell’accurato impiego delle poli-tiche etniche in un contesto in cui il futuro è la sola dimensione accettata, il pa-trimonio civico lituano non va perduto. Cambiano, tuttavia, gli spazi e le forme in cui questo patrimonio viene conservato e rielaborato. Il compito viene fatto proprio specialmente dalle comunità emigrate oltre cortina che possono operare senza cadere nelle reti della censura sovietica. Prive del loro contesto di parten-za, la memoria diviene il principale luogo in cui la tradizione civica lituana vie-ne salvaguardata.

Diversamente dal periodo interbellico, in cui il problema della cittadinanza aveva come fine la costruzione di un modello concretamente applicabile alla realtà lituana, dopo la Seconda guerra mondiale la memoria diviene il filtro at-traverso cui la storia recente e meno recente della Lituania viene riletta. Ne con-segue una cristallizzazione del passato che servirà da base, dopo l’indipendenza, per la riproposizione di un modello civico di cittadinanza.

Il movimento della memoria parte dalla constatazione della varietà cultura-le presente nel territorio storico (pur non mettendo per questo in discussione la legittimità della sua attuale frammentazione) assegnandole, in un secondo momento, un valore politico. In un suo intervento pubblicato sulla rivista po-lacca Znak nel 1970, lo scrittore vilnense di lingua popo-lacca Antoni Gołubiew osserva:

23 In Lituania, la componente etnicamente lituana non scende mai sotto all’80% della popola-zione totale.

Di quanti problemi etnici, culturali, linguistici ed emozionali la storia abbia fatto accumulare su quelle terre nordorientali è testimone l’incipit della nostra unica epopea nazionale: “Lituania, mia patria…”, la polonità era tanto strettamente, per-fino organicamente intrecciata a elementi etnicamente non-polacchi che gli abitanti locali, non sapendo come definirsi univocamente, si dicevano semplicemente locali [tutejsi]. Con ciò non intendevano solo [dire] di essere nati lì, ma di ritenere quelle terre come loro terra d’origine, come la loro terra patria, come il territorio [kraj] a cui appartenevano 24

.

Dalla memoria del panorama culturale a quella del patrimonio politico ad es-sa associato il passo è breve. I krajowcy, nonostante la loro effettiva marginalità politica nel panorama d’inizio XX secolo e del periodo interbellico, divengono l’emblema di una concezione della cittadinanza legato alla storia e alla concre-tezza culturale del territorio: “Presa come una vera e propria concezione politi-ca, l’ideologia civica dei krajowcy [krajowość] raggiungeva con le proprie radi-ci i tempi delle spartizioni quando essa si riferiva direttamente alla tradizione storica del Granducato di Lituania e superava di gran lunga verso est le frontiere della Polonia del ventennio” 25.

È tuttavia Kultura, la rivista parigina dei fuoriusciti polacchi, a divenire il principale luogo in cui il patrimonio civico del Granducato di Lituania non solo è sostenuto, ma diviene oggetto di ulteriore approfondimento e teorizzazione. Massimi protagonisti di tale opera di rielaborazione sono Jerzy Giedroyc e Ju-liusz Mieroszewski. Nel 1972, sono proprio loro a presentare sulle pagine di

Kultura la loro idea geopolitica generalmente indicata in letteratura con

l’acro-nimo ULB. Pur sostenendo il diritto all’esistenza di tre unità territoriali indi-pendenti – Ucraina, Lituania e Bielorussia, da cui l’acronimo stesso – Giedroyc e Mieroszewski indicano nel territorio dell’ex Granducato di Lituania un’unità compatta con cui la Polonia ha il dovere di collaborare nel pieno rispetto del-l’individualità dei tre vicini. Nella fattispecie, il sostegno della Polonia al raf-forzamento della libertà politica di Lituania, Bielorussia e Ucraina rappresenta il presupposto per la difesa della libertà della Polonia medesima. L’afflato chia-ramente democratico e rivolto alla pianificazione delle basi ideali della politica estera polacca non è tuttavia rivolto solamente alla classe politica. Al contrario, il piano viene concepito come irrealizzabile se non coadiuvato da un processo di crescita – o riscoperta – civile da parte della società dell’area in questione attra-verso la discussione e il chiarimento delle diatribe emerse nel corso dei secoli di vita comune di quei territori, con particolar attenzione alle dilanianti questioni

24 GOŁUBIEW A., Tutejsi (ze wspomnień), in Znak, 22, 1970, pp. 1306-1320, qui 1307. “Litua-nia, mia patria …” è l’incipit di Pan Tadeusz del celebre poeta polacco Adam Mickiewicz.

emerse nel corso dell’era dei nazionalismi da cui il frazionamento della regione aveva avuto origine 26.

Oltre al suo apporto alla rielaborazione della politica estera, il concetto di ULB esposto da Giedroyc e Mieroszewski presenta due punti di particolare inte-resse per il nostro discorso. In primo luogo, esso ripropone l’ex Granducato di Lituania come un contorno territoriale unitario nel rispetto delle individualità nazionali/territoriali formatesi tra XIX e XX secolo. Di fatto, viene riproposta l’idea del valore fondante della storia e del concreto fatto sociale quale base di cittadinanza. In secondo luogo, la costruzione di un’area di collaborazione inter-statale viene concepita come coessenziale alla crescita delle società della regio-ne in comunità di cittadini coscientemente impegnati allo sviluppo della cosa pubblica. Per quanto Giedroyc e Mieroszewski scrivano quando il crollo del-l’URSS è ancora lontano a venire, il loro progetto non è concepibile senza ipo-tizzare la creazione in tutta l’area di nazioni politiche indipendenti e capaci di misurarsi in prima persona con il proprio passato che è – per definizione – il passato di tutta la regione.

Entro il perimetro tracciato dagli ideologi di Kultura si inserisce il celebre dialogo a distanza tra due grandi figure del panorama letterario europeo – il poeta Tomas Venclova e il Nobel per la letteratura Czesław Miłosz. Apparso in forma di tenzone epistolare sulle pagine di Kultura nel 1979, il loro Dialogo su Vilnius (Dialog o Wilnie) può essere preso a esempio del dialogo che avrebbe dovuto animare la rinnovata vita sociale dell’ULB. Incentrato su uno dei pomi della discordia della politica regionale ed europea della prima parte del XX se-colo, il dialogo addipana lo sguardo critico dei due letterati – l’uno lituano, l’al-tro polacco di Lituania – verso il passato della Lituania e della sua capitale. La discussione è schietta: senza cadere in trasognate lodi dei tempi antichi, i due si soffermano sulla conflittualità incrociata tra lituani e polacchi esistita nel XX secolo facendo del proprio vissuto biografico la lente per la decostruzione della memoria di quei territori. “Negli anni 1918-39 – afferma Miłosz – i lituani non amavano niente di quello che, a Vilnius, io sentivo più vicino a me: i krajowcy, i sogni federali, il regionalismo, i massoni-liberali un tempo al seguito di Piłsudski. Come si è voluto dimostrare, preferivano avere a che fare con l’anima

naturaliter endeciana poiché in quel modo il nemico risultava massimamente

visibile” 27. Il mero tornaconto politico di lituani e polacchi (con il rispettivo

in-26 URBAŃCZYK M., Idea ULB (Ukraina-Litwa-Białoruś) w myśli Jerzego Giedroycia i Juliusza

Mieroszewskiego, in FIKTUS P.,MALEWSKI H.,MARSZAŁ M. (pod. red.), „Rodzinna Europa”.

Eu-ropejska myśl polityczno-prawna u progu XXI wieku, Prace Naukowe Wydziału Prawa,

Admini-stracji i Ekonomii Uniwersytetu Wrocławskiego, Wrocław, 2015, pp. 1-14; WAINGERTNER P.,

Jerzego Giedroycia idea ULB – geneza, założenia, próby realizacji. Zarys problematyki, in Studia z Historii Społeczno-Gospodarczej, 15, 2015, pp. 143-159.

Naro-teresse a fare dell’altro un nemico visibile) viene quindi addotto da Miłosz a ra-gione del progressivo deterioramento dei rapporti tra comunità sul territorio e, di fatto, stimolo al suicidio politico della regione nel periodo tra le due guerre mondiali. Nella sua risposta, Venclova puntualizza come la storia recente di Vilnius e della Lituania riassuma ed esemplifichi la situazione dell’Europa cen-tro-orientale e possa divenire un esempio per tutta la regione:

È un po’ presto per parlare della Lituania democratica. Tuttavia, penso che occorra pensarla come possibilità e come compito. In una tale prospettiva dobbiamo anche riformulare i rapporti lituano-polacchi. […] Vilnius, questa eterna enclave, guada-gna così una nuova occasione. È una città dove s’incontrano più ambiti etnici e in-sieme è un modello per tutta l’Europa Orientale. La convivenza e l’arricchimento reciproco devono sostituire gli antichi dissidi e proprio il movimento antitotalitario può venire di grande aiuto 28

.

Alla vigilia degli anni ’80, la partecipazione al movimento antitotalitario de-ve rappresentare, secondo Venclova, una palestra di democrazia e tolleranza che parte necessariamente da un sincero esame di coscienza avente come proprio oggetto il vissuto storico della comunità nazionale. In particolare, l’antisemiti-smo lituano, gli episodi di collaborazionil’antisemiti-smo e le manifestazioni di autogiustifi-cazione che ancora di tanto in tanto emergono per “difendere l’onore della na-zione” vengono utilizzati come termini negativi per la formulazione di uno schematismo tripartito su cui basare la nuova idea di cittadinanza. I suoi ele-menti basilari sono i diritti umani (“non si deve tacere nessun crimine”), la sot-tolineatura della responsabilità individuale e il rifiuto di quella collettiva (“vi sono e vi sono stati dei collaborazionisti, a volte più numerosi, a volte molto pochi, a seconda della situazione storica, ma non è esistito e non esiste un popo-lo collaborazionista”) e l’equiparazione delle ideopopo-logie totalitarie in quanto ne-gazione della libertà individuale dell’altro.

La ricostruzione del tessuto di una futuribile Lituania democratica viene in-serita in questo nuovo contesto, in cui è ben intuibile l’eco della lotta per i diritti umani del gruppo lituano di Helsinki, di cui lo stesso Venclova fa parte. I diritti umani, a tal proposito, divengono il filo per la trasformazione del nazionalismo che l’anticomunismo pare far riemergere:

Hai ragione: dietro la facciata della menzogna ufficiale – conclude Venclova – in tutta l’Europa Orientale è facile trovare i nazionalismi. È una forza ambivalente,

dowa Demokracja. MIŁOSZ C.,VENCLOVA T., Dialog o Wilnie, Niezależna Oficyna Wydawnicza, Warszawa, 1981, p. 15.

28 VENCLOVA T., Cinquantuno poesie e una lettera, in In forma di parole, 23, a cura di P.U. Dini, Associazione In Forma di Parole, Bologna, 2003, p. 245.

molto pericolosa. Tutto il valore della cultura mondiale si cela nella varietà delle tradizioni e delle lingue; ma quando la lingua e l’origine diventano un amuleto che salva in tempo di carneficine, allora preferirei essere scannato anziché io a scanna-re. L’umanizzazione dei sentimenti nazionali è il problema più importante: dobbia-mo occuparcene con tutte le forze a disposizione 29

.

Basata sull’eco della storia, la costruzione della cittadinanza in Lituania as-sume pertanto un carattere universale. Non si tratta della riedizione di un model-lo già elaborato, ma di un invito a ritrovare nella propria tradizione (quella del Granducato e dei krajowcy cui anche Venclova rimanda) quei valori umani che, sostenendo la dignità dell’individuo raziocinante e moralmente responsabile, possono divenire un’occasione per la (ri)costruzione della comunità nazionale.

Documenti correlati