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La svolta neoliberista

LA PARABOLA CECO-SLOVACCA NELLA PARABOLA DELLA MITTELEUROPA

8. La svolta neoliberista

I popoli dell’ex blocco sovietico, dopo l’abbattimento della cortina di ferro, non venivano a incrociare il welfare state, che aveva assicurato all’Europa occi-dentale nel quarantennio tra il ’45 e gli anni ’80 la progressiva espansione della ricchezza ai ceti meno abbienti, con il riconoscimento di quei fondamentali di-ritti sociali, senza i quali la democrazia traligna in oligarchia o in dittatura o re-sta solo un insieme di atti formali.

Ciò che venivano incrociando quelle popolazioni era il neoliberismo. Le teo-rie dei Chicago boys, applicate inizialmente nel Cile di Pinochet, erano già state ampiamente diffuse grazie a Ronald Reagan e a Margaret Thatcher e in Ceco-slovacchia vengono veicolate da Václav Klaus. Esse significano l’annullamento delle garanzie sul lavoro, che non è più un diritto tutelato ma oggetto di merca-to, e la sua precarizzazione, la privatizzazione del patrimonio pubblico, la limi-tazione o l’esclusione dell’intervento statale nei settori di interesse generale, la subalternità della politica alla logica aziendalistica e alle lobbies finanziarie e imprenditoriali, favorendo l’accumulazione del capitale.

Václav Klaus, che non era mai stato un dissidente, riesce ad assumere ben presto un ruolo di primo piano nella nuova formazione del “Foro civico”, divie-ne subito ministro delle Finanze e poi crea il “Partito civico democratico” che ottiene la maggioranza relativa. Sarà l’artefice della divisione dello Stato e per due mandati presidente della Repubblica Ceca. Egli porta avanti con estrema risolutezza la nuova ideologia neoliberista, che non risparmierà poi nemmeno la neonata Repubblica Slovacca, e ovunque nell’ex blocco sovietico la transizione avviene mediante forme di “privatizzazione forzata” mentre il ruolo dello Stato diventa marginale e le stesse forze politiche “di sinistra” si allineano al pensiero dominante.

Nel frattempo, anche nell’Unione europea si era affermata la versione anglo-sassone del capitalismo per cui il successivo allargamento all’Est non ha rappre-sentato altro che l’imposizione burocratica dell’acquis communautaire, in as-senza di qualsiasi valenza ideale, e l’ulteriore conferma del processo economico e sociale in atto dopo l’89. Di qui il diffuso e sempre più crescente euroscettici-smo.

Lo stesso Václav Havel, che pure aveva espresso un’analisi critica dei mec-canismi di mercato, finì per identificare la democrazia con il rispetto della liber-tà d’iniziativa e il compito del governo con la creazione delle condizioni atte al pieno dispiegamento delle forze economiche.

Non si è trattato pertanto di un graduale passaggio dal comunismo alla de-mocrazia ma di un rovesciamento improvviso e totale delle proprie condizioni di vita, la riconquista della libertà è stata pagata con durissime privazioni, con l’esplosione di profonde disuguaglianze sociali e nuovi squilibri territoriali. L’espansione dell’economia capitalista nell’area ex sovietica, in larga misura ad opera delle aziende tedesche 57, ha comportato in particolare ovunque l’azzera-mento delle strutture produttive preesistenti o il loro passaggio in mani occiden-tali (per es. la Škoda è stata acquistata dalla Volkswagen) con conseguenti sac-che di disoccupazione o sfruttamento della manodopera.

Il fenomeno è diventato di carattere mondiale nel senso che il modello neoli-berista (che potremmo definire anche per certi versi “neocolonialista”) ha ovun-que portato alla concentrazione della ricchezza e all’impoverimento di masse crescenti di popolazione. In questo contesto, e in mancanza di forze sistemiche alternative, si è sviluppata in Europa centrale una tendenza crescente a rivolger-si a personalità che appaiono in qualche modo al di sopra della “politica”, come possono essere imprenditori di successo, oppure si assiste alla creazione di mo-vimenti di natura conservatrice e di estrema destra.

In Cechia vi è stata l’affermazione di Andrej Babiš, l’uomo al secondo posto tra i più ricchi del Paese, riciclato dal vecchio regime, nel quale era organica-mente inserito a livello addirittura dei servizi segreti. Ora però l’oceanica mani-festazione che si è svolta a Praga domenica 23 giugno contro di lui, accusato di frode e di conflitto di interessi, dimostra che si è risvegliata una forte opposizio-ne civile, specie tra i giovani 58.

Analoghe proteste contro la corruzione e contro il ritorno a ideologie

regres-57 In tal modo si è riprodotto sul piano economico il disegno strategico di una Mitteleuropa a guida tedesca.

58 Una critica all’involuzione che ha caratterizzato la vita politica ceca rispetto agli ideali ma-sarykiani e alla tradizione democratica del Paese è espressa nel volume di TABERY E., Opuštěná

společnost. Česká cesta od Masaryka po Babiše [La società abbandonata. La strada ceca da

sive e reazionarie si sono avute in Slovacchia, in Polonia, Ungheria e Romania. La recente elezione di Zuzana Čaputová alla presidenza della Repubblica Slo-vacca e il suo discorso di insediamento il 15 giugno sembrano indicare un nuo-vo corso politico 59, ma d’altra parte è avanzata anche l’ultradestra.

Il fatto è che nei Paesi di Visegrád l’emergenza migratoria e l’incubo terrori-stico sono stati giocati finora sul piano emotivo, sia da forze di governo che da partiti e movimenti antisistema, nei confronti di popolazioni traumatizzate dagli enormi sacrifici affrontati nella transizione, e quindi psicologicamente sensibili allo spauracchio di dover subire ulteriori pesanti condizionamenti economici e culturali.

La xenofobia, in questo ambito geopolitico ma anche nel contesto più genera-le, è l’ultima forma di difesa delle classi medie 60 e basse, e di componenti giova-nili, in una realtà economica che le sospinge sempre più ai margini e non promet-te loro alcuna prospettiva di promozione e di avanzamento nella scala sociale, an-zi fa apparire ineluttabile un futuro di definitiva esclusione. Così la xenofobia di-venta la manifestazione di una tragica guerra tra poveri. Anziché favorire processi di integrazione, dato che alcuni paesi avrebbero estremo bisogno di manodopera, si lucra il consenso approntando barriere. Ma le barriere, come si sa, prima o dopo sono destinate a cadere, con conseguenze imprevedibili.

59 La sua affermazione è stata in larga parte dovuta alla indignazione per l’omicidio del gior-nalista Ján Kuciak e della sua fidanzata. Questi stava indagando sulle connessioni dei politici con la mafia italiana e la criminalità organizzata.

60 Cfr. CHARREL M., Le lent déclin des classes moyennes, in Le Monde, 12 aprile 2019, p. 15, che richiama i dati indicati in OCDE, Sous pression: la classe moyenne en perte de vitesse, Édi-tions OCDE, Paris, 2019, https://doi.org/10.1787/2b47d7a4-fr. (10 dicembre 2019).

ANDREA GRIFFANTE

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