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Storia, territorio, comunità

CITTADINANZA, INCLUSIONE, DIVERSITÀ

2. Storia, territorio, comunità

Al momento della sua nascita alla fine della Prima guerra mondiale, lo Stato lituano indipendente rappresenta qualcosa di più che una semplice novità nel panorama politico del continente europeo. Diversamente dai suoi vicini estone e lettone, la Lituania può rivendicare (e rivendica fin da subito) il legame con una tradizione politica – quella del Granducato di Lituania – di cui si considera l’e-rede.

In età moderna, il Granducato di Lituania era cresciuto sulle sponde sudo-rientali del Baltico fino a toccare, nel momento della sua massima espansione, le coste del mar Nero. Stato caratterizzato da una molteplicità di lingue e genti, fin dall’unione personale tra il granduca Jogaila (Jagellone) ed Edvige di

Polo-3 MARSHALL T.H., Citizenship and Social Class, Cambridge University Press, Cambridge, 1950, p. 23.

4 HALL S.,HELD D., Citizens and Citizenship, in HALL S.,JAQUES M. (eds.), New Times: The

nia (Trattato di Krewo, 1385), il Granducato intesse legami sempre più stretti con il Regno di Polonia. La classe nobiliare di Lituania e Polonia diviene, con il tempo, un tutto omogeneo. Tappe fondamentali del ravvicinamento sono l’esten-sione dei diritti della nobiltà polacca alla nobiltà lituana sancita dal Trattato di Horodło (1413) e l’unione di Granducato di Lituania e Regno di Polonia in un’unica confederazione stabilita dal Trattato di Lublino (1569). Tale sovrappo-sizione non riesce tuttavia a scalfire del tutto le identità territoriali della nobiltà agraria che, nonostante la crescente diffusione del polacco come lingua di corte e le comuni lealtà politiche, continua a considerarsi come appartenente a una distinta comunità territoriale lituana o polacca.

Le spartizioni, nell’ultimo venticinquennio del XVIII secolo, tra Imperi prus-siano, zarista e asburgico (con le terre del Granducato di Lituania assegnate allo Stato degli zar) non solo pongono fine a un’entità plurisecolare, ma divengono un punto di svolta per il senso di appartenenza della regione. Se, infatti, il clima politico rimane caratterizzato – in particolar modo dopo le insurrezioni del 1830-31 e del 1863-64 – da una sempre crescente ostilità da parte del potere za-rista verso gli ambienti nobiliari, tacciati di scarsa lealtà, sono i cambiamenti del panorama sociale a minare definitivamente il volto dell’ex Granducato e le sue lealtà politiche.

L’abolizione della servitù della gleba nel 1861 libera infatti una consistente quantità di contadini – tra cui quelli di lingua lituana – dai vincoli che preceden-temente li legavano al latifondo padronale e pone le premesse per la formazione di una piccola classe di contadini benestanti lituanofoni. Proprio da tali ambienti nasce nella seconda parte del XIX secolo quella che diventa la spina dorsale del movimento nazionale e traccia i limiti di quella Lituania etnica (etnografinė

Lie-tuva) per la quale perorerà la causa dell’autonomia prima, dell’indipendenza

poi.

La democratizzazione del tessuto sociale della regione, tuttavia, non riguarda solo l’intellighenzia che si definisce etnicamente lituana, ma vede altresì la dif-fusione tra le file del notabilato di lingua polacca degli influssi del pan-polo-nismo della destra di Narodowa Demokracja, in continua crescita di consensi nella vicina Polonia zarista.

In un contesto in cui – ad eccezione della numerosissima comunità ebraica – le identificazioni nazionali rimangono ancora fluide, gli strati subalterni della società sono spesso bi- o trilingui e la chiesa rappresenta il principale centro di contatto con la cultura “alta”, la crescente polarizzazione etnico-nazionale porta all’incremento della conflittualità tra gruppi di diverso orientamento per l’accul-turazione degli strati inferiori della società e la loro politicizzazione. Sebbene l’insegnamento in lingue diverse dal russo rimanga limitato fin fino al crollo dell’Impero, le aperture liberali del primo decennio del XX secolo stimolano un rinnovato attivismo sociale. L’associazionismo a carattere sociale e culturale, lo

sviluppo dei partiti politici e la diffusione delle pubblicazioni periodiche diven-gono i veri luoghi per l’allargamento della base sociale dei movimenti nazionali.

A fronte della diffusione dei principi etnici tra le classi colte ed economica-mente attive, l’idea che la democratizzazione non debba necessariaeconomica-mente avere come sbocco il trionfo dell’esclusivismo etnico è presente, seppur in termini mi-noritari, nel discorso pubblico come eco del concetto di nazione politica che aveva caratterizzato i secoli del Granducato. I partiti lituani che tra il tardo XIX e il primo XX secolo si formano, spendono non poche parole per delimitare il concetto di Lituania (e, conseguentemente, il pubblico) cui il loro messaggio politico si rivolge. Nonostante nei programmi politici dei partiti socialisti e so-cialdemocratici polacchi e lituani il termine Lituania continui ad essere utilizza-to senza ulteriori precisazioni in riferimenutilizza-to ai terriutilizza-tori sutilizza-torici del Granducautilizza-to nella prospettiva di una riorganizzazione politica di quei territori su base federa-listica, il contenuto del termine inizia a mutare profondamente 5. In esso, infatti, la storia e l’identità storico-politica perdono progressivamente centralità. La gra-duale democratizzazione del tessuto sociale, a sua volta, spinge per l’utilizzo di nuovi criteri, come l’etnografia e la lingua, che riflettano la crescita delle classi inferiori come soggetti di diritti politici 6.

Ciò nonostante, già a partire dai tardi anni ’80 del XIX secolo, alla sottoli-neatura dei caratteri costitutivi dei soggetti nazionali si affiancano con sempre maggior frequenza i riferimenti al corpo della nazione come a un organismo vi-vente i cui particolari bisogni e necessità possono oltrepassare i limiti del grup-po etnico e del suo territorio. Ne consegue il progressivo allargamento, di sagrup-po- sapo-re volontaristico, dello spazio della cittadinanza che il giurista Petras Leonas de-scrive con concisa efficacia in un suo intervento del 1888: “Si chiama nazione [quel gruppo di] persone aventi in comune la tradizione, certuni costumi oppure talune attività e spesso dotati di una comune lingua e [di un comune]

intendi-5 Odezwa stowarzyszenia socjalistycznego lud polski (Genewa, sierpień 1881 r.), in GALOS A. (pod. red.), Polska w latach 1864-1918. Wybór tekstów źródłowych, Wydawn. Szkolne i Pedagog-iczne, Warszawa, 1987, pp. 106-107; PIŁSUDSKI J., Nasze stanowisko na Litwie, in Walka, 3 no-vembre 1903, pp. 3-5; JODKO-NARKIEWICZ J., Kwestya niepodległości w programach socjalistów

polskich, Krytyka, Lwów, 1901, p. 12; GUMPLOWICZ W., Kwestya polska a socjalizm, Życie, Warszawa, 1908.

6 I criteri etnografici e linguistici impiegati nella definizione di Lituania rimangono, tuttavia, spesso estremamente imprecisi. Esemplare, a tal proposito, è il caso del discorso in lingua polacca in cui, con sempre maggior frequenza, si distingue tra Lituania propria e Rus’lituana appoggian-dosi a criteri di carattere etnico e linguistico. Del vero, in presenza di comunità plurilinguistiche, i criteri adottati non potevano non risultare problematici per loro stessa natura specialmente nel momento in cui la Rus’lituana e la Bielorussia condividevano un’identità linguistica comune. Si veda MEDIŠAUSKIENĖ Z., Lietuvos samprata XIX a. virduryje, in ID. (pod. red.), Praeities baruose LII, Žara, Vilnius, 1999, pp. 217-224, qui 218.

mento degli obiettivi e della [propria] diversità dagli altri” 7. La nazione non co-stituisce, quindi, un vincolo solamente storico o etnico-culturale. Essa, al con-trario, è concepita come una comunità che, pur essendo radicata in un comune passato, rimane saldamente rivolta al futuro e al bene collettivo dell’organismo-nazione che il comune “intendimento degli obiettivi” sussume e che una deter-minata cornice territoriale può servire.

Una simile centralità dei nuovi soggetti per la ridefinizione del concetto di Lituania si consolida nel primo decennio del XX secolo. Nel dicembre del 1905, la Dieta (Didysis seimas) che riunisce a Vilnius le varie anime del movimento nazionale lituano, scinde il territorio etnicamente lituano, che costituisce il cuo-re del territorio nazionale, dal concetto di Lituania. In una delle risoluzioni ac-colte e con cui si richiede l’autonomia per la Lituania, la Dieta sottolinea che essa “deve essere composta dall’attuale Lituania etnica, come nocciolo, e da tut-ti quei territori che a quel nocciolo tendono per ragioni economiche, culturali, nazionali o di altro genere e a cui gli abitanti vorranno appartenere” 8.

Tale idea di Lituania, che diviene dominante e funge da pietra miliare fino alla nascita dello Stato indipendente, nasconde fra le righe la profonda coscien-za delle complesse stratificazioni presenti nella regione. La definizione del terri-torio nazionale nasce dalla constatazione di come la crescita della comunità et-nico-nazionale lituana sia l’epifenomeno della generale trasformazione socioe-conomica della regione, ovvero, di come la regione per la quale l’autonomia viene richiesta rappresenti un complesso reticolo di relazioni socioeconomiche impossibile da addipanare su base etnica 9. Alla cittadinanza che entro questi confini prende corpo viene prospettato uno status di eguaglianza costituzionale senza differenza di sesso, confessione, lingua e nazionalità. Gli stessi principi vengono ribaditi dal principale raggruppamento politico lituano – il Partito De-mocratico di Lituania – nel suo programma del 1906 10.

Simili, ma con una limpida sottolineatura dei diritti connessi alla cittadinan-za altrove assente, sono le considerazioni esposte in un suo libello del 1908

de-7 LEONAS P., Apie tautiszką idėją, in Šviesa, 6-8, 1888, p. 13.

8 Pirmojo Lietuvių tautos atstovų suvažiavimo nutarimai, priimtieji Vilniuje viešuose posėdžiuose gruodžio 4 ir 5 (lapkričio 21 ir 22), in Vilniaus žinios, 24 novembre 1905, p. 1.

9 Mentre la maggior parte della popolazione lituanofona si trovava stanziata nelle campagne frammischiata – specialmente nel governatorato di Vilnius – ad ampi strati privi di una moderna autoidentificazione nazionale, le città erano dominate da polacchi, ebrei e burocrati russi.

10 Tale idea inclusiva di Lituania viene ripetuta in varie occasioni fin dallo stesso 1905-06:

LDP programa (1906 m.), in MIKNYS R., Lietuvos demokratų partija 1902-1915 metais, LII lei-dykla, Vilnius, 1995, p. 199; Lietuvių Memorandumas Rusijos Ministrų Tarybos pirmininkui S.

Vitei (1905 m. lapkričio 5 (18) d.), in MOTIEKA E., Didysis Vilniaus seimas, LII leidykla, Vilnius, 1996, p. 282.

dicato alla storia del movimento nazionale lituano dal giurista Michał Römer. Tra i maggiori intellettuali lituani di lingua polacca del XX secolo, Römer è un esponente di spicco dei krajowcy, un gruppo estremamente eterogeneo di uomi-ni di cultura di lingua polacca legati al latifondo dell’ex Granducato che, rico-noscendosi nei valori civici della tradizione del Granducato, ne cercano di adat-tare le forme alle mutate condizioni socioeconomiche della regione 11. Nel suo studio, il giurista si sofferma sulla legittimità della costruzione del “territorio nazionale” sulla base delle mappe mentali del gruppo che, nel rinnovato conte-sto sociale, ha dimostrato maggior attivismo: “Con il concetto di Lituania – scrive Römer – indico non l’organismo storico-politico dell’antico Granducato di Lituania ed esteso alla Lituania propria e alla Bielorussia, ma quella Lituania etnica, cristallizzatasi con la rinascita di una nazione lituana compatta e pronta a uno sviluppo autonomo” 12. Alla nuova delimitazione del territorio fa, tuttavia, seguito la rinnovata sottolineatura dell’insufficienza del criterio etnografico 13 e della preminenza del dato socioeconomico sulla storia:

Di per sé, la storia non costituisce la base dei nostri diritti. Elaborando i diritti, è necessario volgere lo sguardo al passato storico, ma solo nella misura in cui esso può far luce sulla natura dei rapporti odierni e darne ragione. I diritti delle nazioni vengono determinati in base alle loro necessità odierne e al loro odierno sviluppo, risultato, a sua volta, del divenire storico. Preso separatamente, il passato, privo di legami con la vita attuale, non può essere fonte di diritti 14

.

La cittadinanza è pertanto descritta ancora una volta come un concetto in

di-11 I krajowcy non formarono mai una scuola compatta di pensiero. Essi furono, piuttosto, un ristretto gruppo di intellettuali di solito appartenenti all’aristocrazia fondiaria convinti sostenitori della necessità di tradurre la tradizione civica del Granducato di Lituania in rispetto dei diritti cul-turali e politici dei gruppi etno-nazionali moderni che nella regione avevano visto la luce. La re-cente storiografia è solita distinguere due principali correnti. Da un lato, i krajowcy conservatori si rifacevano alla tradizione civica quale strumento per il riconoscimento ai nuovi soggetti etno-nazionali piena dignità culturale nel quadro di un territorio riorganizzato secondo principi storici ma comunque unitario. Dall’altro, i krajowcy progressisti, riconoscendo la preminenza dei pro-cessi economico-sociali sulla storia, riconobbero piena individualità non solo ai gruppi etno-nazionali, ma anche ai loro territori. In entrambi casi, il detentore dei diritti politici è sempre una nazione politica nettamente distinta dalla nazione etnica. STALIŪNAS D., Hybrid Identities in the

Era of Ethno-Nationalism: The Case of the Krajowcy in Lithuania, in Acta Baltico-Slavica, 42,

2018, pp. 253-270.

12 RÖMER M., Litwa. Studium o odrodzeniu narodu litewskiego, Polskie Towarzystwo Nakładowe, Lwów, 1908, p. 3.

13 “… il criterio etnografico-linguistico non può essere l’unico preso in considerazione; è ne-cessario osservare quale territorio, in base al suo sviluppo culturale, sociale ed economico, costi-tuisce un’unità separata”, ivi, pp. 396-397.

venire e avente, al contempo, come proprio obiettivo e motore il mantenimento armonico della struttura socioeconomica nel rispetto delle peculiarità culturali e storiche dei gruppi che la compongono. Nel contesto del territorio per cui il mo-vimento nazionale lituano rivendica l’autonomia politica, quella culturale di li-tuani, polacchi, ebrei e bielorussi rappresenta il legame con la storia di cui i gruppi etnici autoctoni sono il risultato. Alla diversità etnolinguistica dovrebbe far eco la completa uguaglianza dei gruppi quali soggetti politici di una cittadi-nanza territoriale che se del processo storico è la scaturigine, rappresenta ugual-mente il presupposto per l’armonico sviluppo economico della regione.

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