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La Guerra fredda globale ed il welfare State europeo

COESIONE SOCIALE E SCELTE GEOPOLITICHE

4. La Guerra fredda globale ed il welfare State europeo

Nell’immediato dopoguerra, quasi tutti i paesi dell’Europa occidentale ap-prontarono commissioni di studio, rapporti o piani di riforma della sicurezza so-ciale. Oltre alle riforme del governo laburista, o al plan de sécurité sociale in Francia, anche in Belgio e nei Paesi Bassi furono proposte riforme di tipo uni-versalistico. In Italia la Commissione D’Aragona suggeriva di far propri i prin-cipi stabiliti a Philadelphia nel 1944, pur riconoscendo le difficoltà ad imple-mentare una riforma sul modello inglese 35.

Anche negli Stati Uniti e in alcuni Paesi ex-coloniali come Egitto ed India la sicurezza sociale sembrava essere tra le priorità nell’agenda politica. Nel 1948, il presidente Harry Truman invitava il Congresso ad ampliare gli schemi di pro-tezione sociale, in un momento in cui

è particolarmente importante rafforzare il nostro sistema di sicurezza sociale in una congiuntura così critica, quando vengono fatte costantemente affermazioni false, se-condo le quali le società democratiche non sono in grado di proteggere i propri cit-tadini dalle incertezze economiche e sociali della civilizzazione moderna 36.

35 Tra le leggi più rilevanti, si vedano: “National Insurance Act”, 1946, c. 67; National Health

Service Act, HMSO, London, 1946, c. 81; “Ordonnance n. 45-2250 du 4 octobre 1945 portant

or-ganisation de la sécurité sociale”, in Journal Officiel, 6 octobre 1945. Si veda anche Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, Relazione sui lavori della Commissione per la riforma della

previdenza sociale (4 luglio 1947-29 febbraio 1948), Atel, Roma, 1948.

36 TRUMAN H., The President of the United States Transmitting Recommendations relative to

Extending and Broadening our Social Security System, House of Representatives, 80th Congress, 2nd Session, pp. 1-5, p. 4.

La proiezione internazionale dei paesi occidentali era legata alla creazione di un modello che includesse i sistemi di sicurezza sociale. Le contingenze geopo-litiche e le preoccupazioni di sicurezza militare, coesione sociale e salvaguardia del sistema capitalista erano alla base delle riflessioni dei riformatori sociali americani 37.

Le riforme sociali legittimarono politicamente le classi dirigenti post-belli-che e sono state un primo tentativo di stabilire dei principi comuni tra alcuni dei paesi dell’Europa occidentale. Lo sviluppo di un approccio europeo verso ciò che sarebbe stato definito welfare State va inquadrato nelle dinamiche interne ed internazionali della Guerra fredda. Le politiche di sicurezza sociale costitui-vano un asset strategico per gli Stati occidentali, garantendo stabilità domestica e la proiezione degli stati sociali europei aldilà della Cortina di ferro e persino nelle realtà coloniali.

Nello spazio europeo, un’interpretazione dello storico Alan Milward del-l’evoluzione del welfare State negli Stati europei aiuta a comprendere tanto la relazione tra welfare e spazio geopolitico europeo nel secondo dopoguerra, quanto le divergenze tra i vari modelli di sicurezza sociale. Secondo l’interpre-tazione milwardiana, il processo di integrazione europea è stato spronato dal-l’urgenza degli Stati europei occidentali di salvaguardare i propri interessi stra-tegici domestici ed internazionali 38. La cessione di parti di sovranità rispondeva ad una logica di stabilizzazione economica interna ed internazionale, benché gli Stati continuassero ad avocare a sé aspetti rilevanti di politica economica e so-ciale. Il welfare State ha legittimato e “salvato” il perimetro decisionale dello Stato.

La sicurezza sociale restava un ambito di intervento nazionale, anche se le dinamiche politiche delle riforme sociali cominciavano a convergere. Tali erano anche gli auspici dell’ILO, che dal 1948 (sotto la guida dell’ex new dealer Da-vid Morse) si era schierato con i paesi occidentali nella geopolitica della Guerra fredda. L’ILO è stato anche lo strumento, a livello sovranazionale, di mediazio-ne tra governi e parti sociali mediazio-nella definiziomediazio-ne del patto sociale post-bellico in Occidente ed uno dei maggiori attori nel definire il nuovo paradigma sociale. L’ILO, da cui l’URSS si era ritirata nel 1937, contribuì a plasmare il modello di protezione sociale dell’Europa occidentale.

Sulle considerazioni domestiche si è innestato un meccanismo di competi-zione e scambio tra lo Stato sociale europeo-occidentale e le democrazie popo-lari in Europa orientale che non si basava sull’effettiva struttura dei singoli

si-37 BURGESS W.R., American Democracy and the Welfare State. Introduction, in Proceedings

of the Academy of Political Science, 24, 1950, pp. 109-111.

38 MILWARD A., The European Rescue of the Nation-State, London-New York, Routledge, 2000.

stemi di protezione sociale. Nella più parte dei paesi del blocco comunista si era mantenuto un sistema bismarckiano, mentre gli Stati sociali in Europa occiden-tale differivano tra di loro nell’impianto complessivo 39. Il terreno della compe-tizione era, da parte occidentale, la capacità di garantire la sicurezza sociale ai propri cittadini in misura superiore a quella garantita oltre la Cortina di ferro, inserendo il welfare State in una cornice istituzionale democratica, in un sistema economico capitalista ed all’interno di un’alleanza geopolitica ancorata agli Sta-ti UniSta-ti. Tale strategia si arSta-ticolava sul piano nazionale e su quello internaziona-le. Come notato dal socialdemocratico tedesco Ludwig Preller, “specialmente durante la Guerra fredda è un welfare State generoso che schiera i più grandi battaglioni” 40.

La competizione tra politiche sociali nel secondo dopoguerra non era una semplice strategia politica ma un autentico confronto tra modelli che si auto-rappresentavano come alternativi. Anche in Europa orientale il welfare europeo era oggetto di dibattito politico. In termini ideologici, veniva condannato il mo-dello capitalista soggiacente la sicurezza sociale, specialmente dopo la sovietiz-zazione della politica sociale oltre Cortina dopo il 1947.

Nei fatti, i paesi dell’Europa centro-orientale avevano già un impianto assi-curativo in linea con quello dei paesi occidentali. Perlomeno fino al 1949, in Po-lonia, Ungheria e Cecoslovacchia le riforme sociali includevano anche elementi di sicurezza sociale universalistica. Con l’irrigidimento dei rapporti tra i due blocchi, le classi dirigenti comuniste virarono verso una riproduzione dei mec-canismi di protezione sociale già adottati in URSS negli anni ’30 nella discre-zionalità nell’accesso all’assistenza, nella natura selettiva dell’intervento in fa-vore della manodopera “socialmente utile” e nel ruolo dato ai sindacati nel ge-stire la burocrazia delle assicurazioni sociali 41.

Con la destalinizzazione si aprì una nuova fase nello studio dei modelli di

welfare tra i due blocchi, in un momento in cui la sfida verteva anche sulla

ca-pacità di garantire crescita, sviluppo economico, stabilità sociale e consumi. Nel 1957, il Primo ministro britannico Harold MacMillan si presentava agli elettori inglesi – con riferimento ai loro standard di vita e di sicurezza sociale – dicendo che “non erano mai stati così bene”. Ma anche in Unione Sovietica il welfare

39 BALDWIN P., The Politics of Social Solidarity: Class Bases of the European Welfare State,

1875-1975, Cambridge University Press, New York, 1990; INGLOT T., Welfare States in East

Central Europe, 1919-2004, Cambridge University Press, New York, 2008.

40 Citato in OBINGER H.,SCHMITT C., Guns and Butter? Regime Competition and the Welfare

State During the Cold War, in World Politics, 2, 2011, pp. 246-270.

41 IRONSIDE K., “I Beg You Not to Reject My Plea”: The Late Stalinist Welfare State and the

Politics of One-Time Monetary Aid, 1946-1953, in Journal of Social History, 4, 2018, pp.

era diventato uno strumento di coesione sociale. In un rapporto del 1956, il Mi-nistro della Previdenza Sociale affermava che l’obiettivo della sicurezza sociale era “l’elevazione degli standard di vita sovietici”, attraverso il finanziamento di assicurazioni sociali, assegni familiari, assistenza medica 42. Nel 1961, il Con-gresso del PCUS incoraggiava riforme della sicurezza sociale, assegni familiari, pensioni 43.

Tra gli anni ’50 e ’60, i due blocchi convergevano strutturalmente su cuni aspetti delle politiche sociali che interessavano le società industriali al-dilà dell’appartenenza al blocco occidentale o a quello comunista. Anche nelle democrazie popolari le politiche sociali si stavano riorientando verso forme di protezione sociale simili, nel loro funzionamento, a quelle dei paesi occidentali.

Come già durante la guerra, le politiche sociali furono usate per definire aree di appartenenza comuni, opposte ad altri sistemi di alleanze. Allo stesso modo, le differenze nelle politiche sociali tra paesi non hanno però ricalcato esattamen-te la geopolitica dei sisesattamen-temi politici in concorrenza. Come scritto dallo scienzia-to politico Tomasz Inglot,

il contesto internazionale è necessario per comprendere appieno non solo le traietto-rie dei regimi politici o le traiettotraietto-rie delle politiche sociali nazionali in sé, ma anche la lunga durata dei processi riguardanti il welfare State come un fenomeno globale del XX secolo e oltre. Analizzato su questa prospettiva più lunga, i paesi del centro e dell’est dell’Europa oggi chiaramente dimostrano l’efficace sopravvivenza ed espan-sione del welfare State democratico ed occidentale, perlomeno nella sua incarnazione bismarckiana e beveridgiana, aldilà dei confini tradizionali dell’Occidente 44

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