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Il periodo interbellico e l’internazionalizzazione delle politiche sociali

COESIONE SOCIALE E SCELTE GEOPOLITICHE

2. Il periodo interbellico e l’internazionalizzazione delle politiche sociali

Sin dall’inizio del XX secolo, le politiche sociali rispondevano a necessità di stabilizzazione sociale domestica e a considerazioni sulla capacità di proiezione al-l’estero delle potenze imperiali europee. Il nesso tra politica sociale, legittimazione politica e politica di potenza era ugualmente presente all’indomani della Grande guerra, periodo in cui si delineava l’importanza della costruzione di un sistema di protezione sociale più coordinato per far fronte ai compiti della ricostruzione.

La Repubblica di Weimar è solitamente presa ad esempio della costruzione di un patto sociale che ha allargato i perimetri dello Stato ed i diritti dei cittadi-ni. Il compromesso socialdemocratico combinava repressione contro i comunisti e concessioni in materia sociale. La Costituzione di Weimar riconosceva il dirit-to alla protezione sociale e all’assistenza, e schemi di assegni familiari e pen-sioni pubbliche 4. Sebbene molte di queste misure fossero già effettive in Ger-mania, lo “stato sociale” di Weimar si proponeva di democratizzare la vita poli-tica tedesca e di porre i diritti maggiormente al centro della polipoli-tica sociale 5. Tale compromesso istituzionale e sociale fondava la propria legittimazione sulla restaurazione dell’autorità dello Stato e della pace sociale, e su un programma sociale che ampliava le basi sociali delle assicurazioni obbligatorie 6. L’allarga-mento della protezione sociale, specie in materia di disoccupazione, fallì con l’inasprirsi della crisi e la crescente alienazione delle classi medie e lavoratrici alla Repubblica 7. Il declino dello “stato sociale” di Weimar dimostrò l’impossi-bilità di portare avanti riforme senza un sostegno interclassista ed il supporto degli apparati burocratici dello Stato.

In Francia, la riannessione dei territori di Alsazia e Lorena, che godevano del sistema assicurativo tedesco, poneva il problema dell’armonizzazione della le-gislazione sociale su tutto il territorio francese 8. La guerra inoltre creò nuove

4 Artt. 161-163 della “Verfassung des Deutschen Reichs vom 11. August 1919”,

Reichsgesetz-blatt, 1919, n. 152, p. 1414.

5 BOBBIO N., L’età dei diritti, Einaudi, Torino, 1992.

6 PRELLER L., Sozialpolitik in der Weimarer Republik, Athenäum, Düsseldorf, 1978.

7 MOSES J.A., German Social Policy (Sozialpolitik) in the Weimar Republic 1919-1933, in

La-bour History, 42, 1982, pp. 83-93.

8 CHOLLET M.,HAMON G., Le problème des assurances sociales en Alsace-Lorraine, Giard & Brière, Paris, 1919.

problematiche sociali, alle quali la previdenza privata e mutualistica non poteva per sua stessa natura far fronte. Anche in Francia si voleva garantire la coesione nazionale attraverso una mediazione con ceti ed interessi divergenti. Una prima riforma delle assicurazioni sociali si ebbe tra il 1928 e il 1930 9. Queste leggi fu-rono l’esito di un compromesso dello Stato con il settore mutualistico che, forte della “tradizione francese di previdenza libera” e del suo ruolo nel promuovere la solidarietà sociale nella III Repubblica, si ritagliò ampi spazi di azione all’in-terno del nuovo e complesso meccanismo delle assicurazioni sociali obbligato-rie 10.

Nell’Italia liberale, la Commissione Rava fu incaricata di uno studio per la risistemazione della legislazione sociale nell’ambito della ricostruzione. Nel 1919 furono aumentate le pensioni e varate assicurazioni contro la disoccupa-zione 11. L’avvento del fascismo non modificò il rafforzamento della legislazio-ne sociale dell’ultima fase liberale, mantelegislazio-nendo un’impostaziolegislazio-ne occupaziona-le. Il fascismo inserì le assicurazioni sociali nella cornice ideologica della Carta

del Lavoro, che promuoveva il lavoro come un dovere sociale da tutelare per

rafforzare la potenza della nazione. Il testo menzionava l’ampliamento degli schemi esistenti per incidenti sul lavoro, malattia, disoccupazione, tubercolosi, assegni familiari e disoccupazione giovanile. Le successive riforme hanno deli-neato una frammentazione corporativa all’interno di schemi pubblici obbligato-ri, in cui le casse previdenziali mantenevano inalterata l’impostazione liberale della previdenza sociale 12.

In Gran Bretagna la questione della disoccupazione incise sulle riforme so-ciali 13. La coesistenza di previdenza contributiva e assistenza pubblica solleva-va problemi politici e fiscali, per il potere discrezionale degli apparati ammini-strativi e per il finanziamento dei benefits. Tra il 1931 e il 1935, anni in cui sta-vano emergendo governi fascisti all’estero in presenza di alti tassi di zione, furono razionalizzati in Gran Bretagna gli schemi contro la

disoccupa-9 Ministère du Travail et de la Prévoyance Sociale, Texte officiel et complet de la Loi sur les

Assurances sociales. Loi du 5 avril 1928 modifiée par la loi du 30 avril 1930, Etienne Chiron

Edi-teur, Paris, 1930.

10 SIMON D., Les assurances sociales et les mutualistes (1920-1932), in Revue d’Histoire

Mo-derne et Contemporaine, 4, 1987, pp. 587-614.

11 RAPINI A., Il discorso politico di Luigi Rava: lavoro, democrazia, riforma sociale, in M AT-TERA P. (a cura di), Momenti del Welfare in Italia. Storiografia e percorsi di ricerca, Viella, Ro-ma, 2012, pp. 19-53. “Decreto-Legge n. 603, 21 aprile 1919”, in GU, 1° maggio 1919, n. 104; “Decreto Luogotenenziale n. 6, 5 gennaio 1919”, in GU, 30 gennaio 1919, n. 25.

12 BOTTAI G., La Carta del Lavoro, Edizioni Diritto del lavoro, Roma, 1927.

13 CREW A.et al.(eds.), The Unemployment Insurance Acts, 1920-1930, Jordan & Sons, Lon-don, 1930.

zione 14. Dal 1935, una nuova struttura governativa centrale unificava le prece-denti istituzioni di sostegno ai disoccupati; diminuiva la discrezionalità nell’in-tervento pubblico e si metteva in discussione l’impianto delle Poor Laws. La crisi economica faceva da sfondo ad un dibattito sulla riconsiderazione delle po-litiche contro la disoccupazione. L’allora direttore della London School of

Eco-nomics, Lord William Beveridge, proponeva misure rivolte al lato dell’offerta,

come gli stimoli agli investimenti, criticando l’approccio emergenziale che de-moralizzava il corpo politico e sociale del paese erodendo la tenuta della coe-sione nazionale 15.

Le politiche sociali si stavano internazionalizzando, nel senso di una cre-scente competizione tra modelli politici e di circolazione di idee e programmi 16. I due processi si sono peraltro giustapposti ed è complicato discernere tra pro-paganda ed effettiva diffusione/imitazione delle politiche sociali.

Il fascismo comprese da subito i vantaggi nel propagandare all’estero le pro-prie politiche sociali 17. Il regime promuoveva la coesione nazionale attraverso la collaborazione interclassista; tali erano di fatto anche gli obiettivi dei paesi democratici e liberali, ma il fascismo affermava di essere il solo modello che potesse raggiungerli, ponendosi come terza via tra collettivismo e liberalismo, e dimostrando come “datori di lavoro e operai e professionisti e artisti e artigiani e perfino pubblici dipendenti, adunati nelle rispettive associazioni, possono mar-ciare compatti e concordi senza sostare all’ombra della perfida tradizione demo-cratica” 18. A tal fine, il regime stabilì legami con settori sindacali o politici cri-tici con l’ortodossia politica ed economica in molti paesi europei 19.

Durante la Grande Depressione, nei Paesi occidentali si discuteva su come rispondere alla crisi di fiducia nel capitalismo e nelle istituzioni democratiche,

14 GLYNN S.,OXBORROW J., Interwar Britain. A Social and Economic History, Allen and Un-win, London, 1976.

15 BEVERIDGE W., Unemployment: A Problem of Industry, Longmans, Green & Co., London-New York-Toronto, 1930.

16 RODGERS D.T., Atlantic Crossings: Social Politics in a Progressive Age, Harvard Universi-ty Press, Harvard, 2000; PATEL K.K., The New Deal: A Global History, Princeton University Press, Princeton, 2016.

17 MUSSOLINI B., Il secolo scorso ha visto l’economia capitalistica, il secolo attuale vedrà

l’economia corporativa. Congresso dei Sindacati fascisti, Roma 7 maggio 1928-VII, in ID.,

Mus-solini parla agli operai, Confederazione Fascista dei Lavoratori dell’Industria, Roma, 1941, pp.

25-27; La Carta del Lavoro nei principi generali del diritto fascista, Istituto Nazionale per le Re-lazioni Culturali con l’Estero, Roma, 1942.

18 BOTTAI G., La Carta del Lavoro, cit., p. 12.

19 Questo è stato il caso del Convegno italo-francese di studi corporativi, tenutosi a Roma nel 1935. PARLATO G., Il convegno di studi italo-francesi (1935) con il testo integrale degli atti, Fon-dazione Ugo Spirito, Roma, 1990.

in una rete transnazionale che favoriva la circolazione di idee e progetti anche tra sistemi politici concorrenti 20. Il terzo polo di riferimento era l’Unione Sovie-tica. Nel 1917, si tentò di combinare il programma comunista con la tradizione legislativa prerivoluzionaria. Abbandonate le ipotesi universalistiche, le riforme degli anni ’20 potenziarono le tutele per la classe operaia, a spese di altre cate-gorie sociali. In modo simile ai Paesi dell’Europa occidentale, si separò la pre-videnza sociale per i lavoratori, gestita da casse di categoria, dall’assistenza ai disabili e ai disoccupati, amministrata da agenzie pubbliche. Un’ulteriore restri-zione fu operata negli anni ’30, contestualmente ai processi politici e socioeco-nomici in atto nel paese. La disoccupazione, fenomeno associato al sistema ca-pitalista, fu cancellata dalle categorie statistiche ufficiali, così come le relative assicurazioni, eliminate nel 1930. Mentre in Gran Bretagna si smantellavano i meccanismi discriminatori delle Poor Laws, in URSS, nel clima dello stakano-vismo, fu reso più difficile l’accesso alle prestazioni contro invalidità e malattia. Il controllo sindacale sulle assicurazioni diede agli apparati burocratici un am-pio potere discrezionale, che favoriva certe categorie lavorative a discapito di altre 21. La politica sociale divenne funzionale all’ideologia produttivistica del regime e all’industrializzazione a tappe forzate del paese.

Il fascino che l’URSS esercitava sulle élites intellettuali occidentali non era dovuto alle misure di protezione sociale, di cui si aveva scarsa conoscenza. Si trattava piuttosto di dare risposte alla crisi del laissez-faire che erodeva la legit-timazione istituzionale dei regimi liberali. I coniugi Webb, esponenti dell’ala “collettivista” del movimento Fabiano, ancora nel 1944 parlavano di “una nuo-va civilizzazione” sovietica, mentre lo stesso John Maynard Keynes ritenenuo-va che l’esperimento sovietico scuotesse alle fondamenta i vecchi paradigmi ideo-logici dell’Occidente 22.

Alla vigilia della Seconda guerra mondiale la politica sociale assunse mag-giore importanza non solo nel dibattito pubblico nei singoli paesi. Essa definiva il campo di appartenenza dei regimi politici e ricalcava il sistema delle alleanze internazionali. Le potenze dell’Asse rimarcavano una via “fascista” o “nazional-socialista” alle politiche sociali. Benché le riforme delle assicurazioni sociali in

20 GÖTZ N.,PATEL K.K., Facing the Fascist Model: Discourse and the Construction of Labour

Service in the USA and Sweden in the 1930s and 1940s, in Journal of Contemporary History, 1,

2006, pp. 57-73; SANTOMASSIMO G., La terza via fascista. Il mito del corporativismo, Carocci, Roma, 2006.

21 CAROLI D., Un Welfare State senza benessere. Insegnanti, impiegati, operai e contadini nel

sistema di previdenza sociale dell’Unione Sovietica (1917-1939), Eum, Macerata, 2016.

22 WEBB S.,WEBB B., Soviet Communism: A New Civilisation, Longmans & Green, London-New York, 1944, p. 972; KEYNES J.M., The End of laissez-faire, Hogart Press, London, 1926, ora in ID., The Collected Writing of John Maynard Keynes. Volume IX. Essays in Persuasion, Cam-bridge University Press, CamCam-bridge, 1978, pp. 287-288.

Germania e Italia si ponessero in continuità con le rispettive tradizioni naziona-li, tale discorso era funzionale alla narrazione di un’alterità irriducibile rispetto alle democrazie capitaliste occidentali e al modello collettivista sovietico.

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