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La Seconda guerra mondiale e le “nuove” politiche sociali

COESIONE SOCIALE E SCELTE GEOPOLITICHE

3. La Seconda guerra mondiale e le “nuove” politiche sociali

La guerra ha intensificato la rete di circolazione transnazionale da ambo le parti. La politica sociale ha contribuito a indirizzare le scelte interne e geopoliti-che delle potenze nei programmi geopoliti-che venivano elaborati per il dopoguerra, le-gando l’ordine interno degli Stati con quello internazionale.

La sicurezza sociale ha definito, con connotati diversi in ogni paese, un ap-proccio volto a differenziarsi dalla tradizione assicurativa europea precedente. Il primo uso ufficiale del termine è fatto negli Stati Uniti, con il Social Security

Act del 1935 23. La sua formulazione è attribuita al riformatore sociale america-no Abraham Epstein, che coniò il termine per distinguere la sicurezza sociale dal modello assicurativo bismarckiano 24. Esso è diventato di uso comune duran-te la Seconda guerra mondiale, nell’ambito di un dibattito transatlantico ed in-terno al mondo anglo-americano. Il più importante manifesto propagandistico ne è stata la Carta Atlantica, che tra i punti principali proclamava l’impegno a “liberare i cittadini dal bisogno” riprendendo la formulazione rooseveltiana del-le “quattro libertà” che distinguevano del-le democrazie daldel-le forze dell’Asse 25.

Ispirandosi a questo documento, tra 1941 e 1942 gli Alleati elaborarono pia-ni di sicurezza sociale per il dopoguerra. Il più conosciuto è il Rapporto

Beve-ridge, paradigmatico di un approccio nuovo alla politica sociale, cui fecero

se-guito i Libri Bianchi del governo britannico su assicurazioni sociali, servizio sanitario nazionale e politiche per la piena occupazione 26. Sebbene incardinato nella precedente legislazione britannica, esso fissava alcune linee-guida riprese in altri progetti di riforma: unificazione e razionalizzazione amministrativa, sem-plificazione contributiva, creazione di un servizio sanitario nazionale pubblico, gratuito ed universale. Uno degli aspetti più rilevanti del Rapporto Beveridge è stata l’identificazione tra cittadinanza e diritti sociali, così come sistematizzata

23 “Social Security Act, August 14th, 1935”, 74th Congress, Ch. 531.

24 EPSTEIN P., Abraham Epstein: The Forgotten Father of Social Security, University of Mis-souri Press, Columbia, 2007.

25 ROOSEVELT F.D., 1941 State of the Union Address “The Four Freedoms”. Discourse

Pro-nounced on January 6th, 1941, pp. 20-21; The Atlantic Charter, National Peace Council, London,

1942.

26 Social Insurance and Allied Services. Report by Sir William Beveridge Presented to Par-liament by Command of His Majesty, November 1942, Cmd. 6405, HMSO, London, 1942.

dal sociologo Thomas Humphrey Marshall nei primi anni ’50 27. Ciò che rende-va il piano britannico dirompente era l’ampliamento sostanziale delle basi socia-li dello Stato ed il rinnovato patto tra poteri pubbsocia-lici e società. Gsocia-li anglo-ame-ricani, dopo aver sconfitto il nazismo con la forza delle armi, avrebbero così po-tuto contendere al comunismo l’influenza sulle classi lavoratrici europee.

Il rapporto ha ottenuto ampio successo per l’adesione ai nuovi principi poli-tici e istituzioni sovranazionali affermatesi nella lotta contro l’Asse, pensate per regolare le relazioni internazionali nel dopoguerra. La sicurezza sociale e la pie-na occupazione erano ritenute fondamentali per rilegittimare la democrazia al-l’interno dei singoli paesi e per ricostruire un più pacifico ordine mondiale ed un’economia internazionale aperta 28. Particolarmente importante in tal senso è stata l’International Labour Organization (ILO), schieratasi dal 1940 con gli Al-leati. Durante la guerra l’organizzazione alimentò un fitto scambio transnazio-nale ed intergovernativo che legava le due sponde dell’Atlantico e includeva anche gli altri paesi alleati e gli Stati latinoamericani 29. Gli esperti dell’ILO col-laborarono alla stesura dei piani governativi in Europa e nelle Americhe. Alcuni di loro ricoprirono incarichi politici nei rispettivi Paesi, ed erano perciò consa-pevoli di come la sicurezza sociale potesse rafforzare la democrazia realizzando una coesione interclassista, rispetto a modelli di politica sociale alternativi o concorrenti.

La Dichiarazione di Philadelphia al 26° Congresso dell’ILO sanciva come l’ordine internazionale post-bellico dovesse basarsi su alcuni postulati in politi-ca interna che definivano il politi-campo democratico: “la guerra contro il bisogno ri-chiede di essere portata avanti con inesorabile rigore all’interno di ogni nazione e con uno sforzo continuo e concertato a livello internazionale” – per raggiunge-re – “l’estensione di misuraggiunge-re di sicuraggiunge-rezza sociale per garantiraggiunge-re il raggiunge-reddito minimo ed l’assistenza sanitaria completa per tutti coloro che ne necessitano” 30. Pure la ricostruzione dei paesi europei doveva passare attraverso riforme della sicurezza sociale ispirate alla Carta Atlantica.

Anche la Germania nazista cercò di istituzionalizzare un blocco di alleanze continentali entro cui promuovere politiche sociali come modello per l’Europa

27 MARSHALL T.H., Citizenship and Social Class: And Other Essays, Cambridge University Press, Cambridge, 1950.

28 PINK L., Freedom from Fear. The Interrelation of Domestic and International Programs, Harper & Brothers, New York-London, 1944; FISHER A., Economic Progress and Social Security, Macmillan, London, 1946.

29 MARGAIRAZ M., “La guerre-monde, matrice du Welfare State?”, in AGLAN A.,FRANK R. (dir.), 1937-1947: La guerre-monde, 2, Gallimard, Paris, 2015, pp. 883-912.

30 ILC, Declaration Concerning the Aims and Purposes of the International Labour

Organiza-tion, adopted by the Conference at its 26th Session, Philadelphia, 10th May 1944, BIT, Montreal, pp. 4 and 6.

del dopoguerra, nel quadro del Nuovo ordine economico europeo 31. Uno dei primi obiettivi fu soppiantare l’ILO come centrale internazionale della politica sociale. Nel 1941 furono creati a Berlino un nuovo ufficio del lavoro e una nuova rivista internazionale che richiamava lo storico bollettino dell’ILO di Ginevra. Sebbene le potenze dell’Asse non abbiano mai elaborato documenti che, come la Carta Atlantica, si proponevano di avere un valore universale, uno degli obiettivi delle politiche sociali ed economiche naziste era la crea-zione di un blocco gerarchico di paesi che condividessero alcune linee di indi-rizzo comune.

All’interno dello spazio europeo sotto il controllo dell’Asse, Italia e Germania rivendicavano il primato nella riorganizzazione dell’Europa. La guerra era rappre-sentata come il culmine di una contrapposizione ventennale tra il modello sociale fascista e quello liberale 32. Nel 1941, Mussolini proclamava solennemente a Ro-ma, di fronte ai lavoratori, che una “più alta” giustizia sociale tra le nazioni era il prerequisito per realizzare una “più alta” giustizia sociale tra le classi: “a guerra finita, nel rivolgimento sociale mondiale […] la Rivoluzione Fascista farà un altro passo decisivo in tema di raccorciamento delle distanze sociali” 33.

I Paesi dell’Asse e gli Alleati avevano tutto l’interesse a sottolineare l’esi-stenza di due approcci diversi alle politiche sociali del dopoguerra, che ricalca-vano i due schieramenti. Tale demarcazione era amplificata dai rispettivi servizi di propaganda. Tuttavia, molti regimi sorti dall’occupazione nazista basarono parte della loro legittimazione sull’allineamento al Nuovo ordine europeo, con ciò che ne conseguiva in materia sociale. Nella Francia di Vichy, la “collabora-zione di Stato” ha significato anche la compartecipa“collabora-zione ai progetti nazisti per l’ordine sociale post-bellico. Tale terreno comune era più teorico che effettivo, ma alcuni settori del regime davano una precisa connotazione sociale alla “guer-ra totale” nazista. Le assicu“guer-razioni sociali obbligatorie, le associazioni di assi-stenza e di dopolavoro, le pensioni pubbliche e le politiche familiari erano con-siderate espressione di una rinnovata solidarietà all’interno della

Volksgemein-schaft; l’occupazione nazista permetteva di implementare riforme sociali

ispira-te agli sispira-tessi principi comunitaristi anche in Francia 34.

31 KOTT S.,PATEL K.K. (eds.), Nazism across Borders. The Social Policies of the Third Reich

and their Global Appeal, Oxford University Press, Oxford, 2018.

32 Istituto Nazionale di Cultura Fascista, Plutocrazia e Bolscevismo, Roma, Quaderni di divul-gazione, 1942.

33 MUSSOLINI B., La più alta giustizia sociale fra i popoli condizione essenziale per la più alta

giustizia sociale fra le classi. Teatro Adriano, 23 febbraio 1941, in ID., Mussolini parla agli

ope-rai, Confederazione Fascista dei Lavoratori dell’Industria, Roma, 1941, p. 40.

34 BOUVIER-AJAM M., L’Etat français sera corporatif, Office Central d’Organisation Corpora-tive, Paris, 1943.

Spesso i programmi sociali rimasero solo sulla carta o si scontrarono con una radicata stratificazione amministrativa e legislativa. I rispettivi piani di riforma sociale erano conosciuti e studiati, e spesso ingenerarono un meccanismo di competizione su questo terreno. Durante la Seconda guerra mondiale, il tema della protezione sociale è stato al centro dei progetti politici e della propaganda. Tanto il Nuovo ordine europeo prefigurato dai nazisti quanto la Carta Atlantica legavano intrinsecamente il patto sociale nei singoli Paesi con il sistema di al-leanze internazionali. L’elaborazione di riforme della protezione sociale sempre più avanzate si poneva in diretta competizione con l’altro grande modello socia-le in guerra, l’Unione Sovietica. Proprio il confronto con il comunismo nell’im-mediato dopoguerra è una chiave di lettura per comprendere come il welfare

State post-bellico abbia ridefinito le politiche nazionali e le aree geopolitiche

europee.

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